Critica Sociale - anno XLI - n. 8 - 15 aprile 1949

174 CRITICA SOCIALE Formalmente la autonomia di questi partiti non è minimamente toccata e compromessa. Essi conser– vano ap,parentemente integra la loro struttura e la loro libertà; apparentemente il divario dei' loro pro– grammi e delle loro concezioni non viene toccato; apparentemente ,la loro opera di ,proselitismo non viene compromessa. Formalmente l'unico rapporto esistente con il partito predominante non è altro che quello - non certo nuovo in democrazia - di una partecipazione ad -un governo di coalizione, parte– cipazione che in teoria è semlJ)re revocabile. La real– tà è diversa. La collaborazione governativa pone il partito in situazione di incondizionato avallante del governo, senza distinzioni, e di subordinazione al– le direttive fondamentali che solo è in grado di im– primere al governo il partito ·preponderante, ,ren– dendo del tutto marginali o inoperanti riserve e dissensi. La partecipazione si riduce ad ordinaria amministrnzione, spettando in ogni caso agli uomini del partilo preponderante l'inziativa, i termini ed i limiti di qualsiasi riforma o attività legislativa, con una implicita rinuncia a contrastarvi o a contr..1p– porvi criticamente altre soluzioni. Attraverso tale sistema l'influenza .di partito, sotto l'aspetto di ri– vencliçazioni caratteristiche e di esigenze program– matiche, s'attenua o si annulla, di fronte all'esigen– za personalistica della leale, concorde e fattiva col– la:borazione tra gli uomini che condividono le re– sponsabilità di governo. In tal guisa si marcia verso quella i,potesi-che non esito a chiamare del « partito unico-plurimo ». Unico perchè ad un solo e preponderante partito spett'.\ di esprimere le direttive dell'azione di governo; pluri– mo perchè agli altri partiti non resta che· un'azione di assecondamento e di fiancheggiamento, che im– pedisce loro una caratterizzazione ed una compe– tizione rpolemica. La :cosa ·diventa ancora più grave quando, come nel nostro caso, tutti i partiti che veramente muo-· vono, in piena autonomia, sul terreno democratico, sono coinvolti e irretiti nella compagine govern.'lti– va dominata dalla D. C., mentre i .partiti guidati dalle ideologie corriinformiste vengono mes'si espli– citamente in una posizione di « fuori gioco ». La lo– ro opposizione è condannata ad una assoluta ·ste– rilità, erl essi fanno di tutto per renderla ancora più s1erile. L'alternativa. Di .fronte a questa situazione, di cui ho cercato di delineare le tappe più minacciose, i margini di salvaguardia della democrazia vengono a ridursi. Non 5(amo ancora alla fase di una crisi <l.e-llade– mocrazia -- ma in Italia le crisi ,deUa democrazia sono sempre state rapide. e -travolgenti -, nia assi– stiamo ad una involuzion.e e ad un isterilimento del– la democrazia che non possono non preoccupare. Specie ora che vanno sempre più prendendo il so– pravvento forze ·politiche e sociali che per la demo– crazia costituiscono un diretto pericolo. L'unica via pe1 ridare alla democrazia un suo to– no autentico ed un suo vigore, rendendola strumen- 1o convinto ed efficace di masse popo.Jari - le qua– li vanno rendendosi conto della- inanità assoluta del gioco cominformista -, è quella di resuscitare nel Paese l'alternativa di una ·compagine di democra– zia socialista, che, fuor delle angustie e dei compro– messi della collaborazione al governo, indichi rti nuovo le vie delle con.quiste sociali e del Fiscatto popolare, della _çollettività nazionale e della eman- ciipazione dei lavoratori. · Ma il tempo e gli eventi stringono. I prossimi con– gressi del P.S.I. e ·ctel P.S.L.I. saranno forse l'estre– ma occasione per poter dare concretezza, raccoglien– do ad unità tutti i socialisti democratici, a questa soluzione. Se la si lascerà cadere, dopo sarà troppo tardi. GIULIANO PISCHEL BibliotecaGino Bianco 1 giovani non sono f uscisti Con questo articolo intendiamo aprire una discussione sulla questione dei gio– vani, che varie manifestazioni recenti hanno riportato, nel nostro Partito e an– che fuori, sul piano dell'attualità. L'focompatibilità di carattere tra i vecchi e i giovani, e la funzione di « terza forza» degli uo– mini di mezza età, sono attuali in ogni tempo. Mai però il contrasto tra i due estremi è stato tanto acuto come ora, e si è espresso in termini tanto vivaci e, sovente, paradossali; e mai è stato più difficile alla generaziorne che si trova a cavallo fra le altre due il compito della sua azione me– diatrice. Nella vita politica il contrasto è ancora p,iù accentuato. Colpa del fascismo? Anche; ma l'imputazione, così isolata, è troppo semplicistica. Vediamo quel che avviene tra noi socialisti. E intan;to chiariamo pregfodizialmente che, avendo gli avvenimenti forzato anche le età, « giovami » de– vono qui intendersi qUlelli tra i 25 e i 35 anni. Non mancherà, occasione di parlare degli altri. I « vecchi socialisti » hanno avuto il loro periodo • eroico sul finire del secolo scorso e all'inizio di questo; ma la bonaria . « dittat1_1ra» giolittiana ba poi disarmato il loro impeto, stabilendo a volta a volta, sotto la pressione politica .e sindacale del so– cialismo ormai organizzato, dei punti di incontro tra le istanze più urgenti della plebe che si faceva proletariato e le resistenze di un padronato che si andava· formando ,come borgh!lsia. Poi, il movimen– to socialista, guastato dalla guerra, fu travolto nel 1922, e ormai tutti s:\'.ppiamo come non offrì - e non poteva offrire - efficace resistenza al fasci– smo, dietro al quale era tutto l'apparàto dello Stato borghese. Sconifi<tti, i s@cia,liJsH; si, dispe,rsero. Molti< emigra– rono e certamente irrobustirono le loro coscienze in esilio; ma interruppero il contatto con la vita att1va del paese e con le nuove gernerazioni, e nella loro lqnghissima sofferenza talora si inasprirono, difficilmente riuscendo a li,berarsi dai rancori nati dai fatali diss,ì,dii della emigrazione. Di quelli che rimasero, alcuni resistettero, « esuli in patria », e oonobbero carcere e confino. Altri (vent'anni sono lunghi) già nel declino dell'età, assillati dalle ne– cessità della vita quoti·diana, si adagiarono in una resistenz·a ip.olle, e si adattarono e si arrabattarono V 111eglia,ffari e negli impieghi e nelle professioni. E si impigrirono, senza più speranze e si imborghesi– rono, tornando più tardi al socialismo per ·;entimen– to, per tradizione, per nostalgia del loro passato. Gli uomini che allora erano su la ventina e non si lasciarono allettare dalla v.ita comoda o dalle carriere, si abbeverarono alle· pure fonti di Gram– sci, •di Gobetti, di Rosselli; ma si inaridirono in tali incompiu~e, stroncate avventure del pensiero, senza altre esperienz'e, con. un orizzonte chiuso, spiluccando dai libri e dai giornali permessi e da quelli di contrabbando, raffazzonando una cultura smozz.icata tra i qua·derni di Croce i testi delle ac- • 1 cadiernie fasciste, senza possi,bilità di vagliarla e di temprarla con la esperienza diuturn.a dalla quale erano spiritualmernte e spesso fisicame.n te . tagliati fuori. Intanto crescevano le generazioni del « littorio » .. E poichè la vita non si f1erma, e il fascismo ebbe u_n periodo in cui dovette, bene o male, incorag– giare la cultura e la specializpzione e tenerla in certo modo a livello con la evoluzione degli altri palesi (fu tra il 1930 e il 1935 che le università tor, narono ad avere qualche sprazzo dell'antico fulgo– re), i giovani studiosi non sempre si appagarono

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=