Critica Sociale - anno XLI - n. 8 - 15 aprile 1949

188 CRITICA SOCIALE piegavano 2.755 operai. Qualche teleria, qualche fabbrica di merletti e 15 cantieri lavoravano in piccolo a Venezia e nel Padovano. Ma la concorre,– za tedesca, protetta dall'Austria, impediva lo svi– luppo cli queste ,industrie e la polizia fiscale vien– nese mirava a imporre sempre più decisamente al Veneto una fisionomia agricola. Non così bene poteva essa riuscire n.el suo in– tento in Lombardia, ove le forze industriali e finan– ziarie opponevano più vai'ida resiste.nza. Menomata nel periodo napoleonico •dalla concorrenza france– se, l'industria lombarda non. era ancora costituita da complessi accentrati, bensì era sparsa nelle cam– pagne e coordinata dall'opera dei mercanti-impren– ditori. Sviluppata molto in alcune zone in generale collinari e sopraelevate, dove erano le energie idrau– liche (Bergamo, Como, Brescia, Milano), essa aveva il suo fondamento spec-ialmente nelle aziende tes– sili (filatura e tessitura della lana, della seta, del cotone, del lino ,e della canapa) e metallurgiche (fer– ro, statue, oggeHi dorati, campane di rame e bron– zo, carrozzerie). FIiande, filatoi e torcitoi erano disseminati in varie ·plaghe; i telai meccanici si trovavano invece p·articolarmente a Milano e a Como, ove raggiunse- La pratica della cremazione Nell'ottobre dello scorso anno le ceneri. di Treves e Tu– rati sono state trasportate dal cimitero parigino del Père Lachaise a Milano. Tutti i giornali hanno illustrato il si– gnificato commovente dell'episodio e .rievocato la figura dei due granrli socialisti. Nessuno però ha spiegato perchè essi, come t:iuti altri, voikro far cremare anzichè inumare le loro salme. Non si è parlato di ciò: discorrerne è per ta– luni scottante, per ahri inutile. Come se il problema della cremazione fosse, per un verso o per l'altro, da ignorare. Anche il Congresso nazionale delle Società federate itabne per la CrP.mazione ~voìtosi a Torino, è passato inosservato. Molti pregiudizi mettono quasi al bando questa pratica mortuaria che possiede tradizioni remotissime e presenta indiscutil,ili vantaggi. Tutti. i popoli dell'antichi•tà, dai Greci ai Romani, praticarono la cremazione, talora promiscua– mente con l'inumazione, talora come onore accordato ai più .degni e apoteosi per i vincitori. Gli stessi Cristiani delle origini la praticarono, come risulta dalle urne trovate nei cimitP.ri primitivi. F!l soltanto più tardi che si affermò· che il metodo cristiano di disporre del cadavere doveva essere l'infossamento perchè Cristo era stato jnterrato in un se– polcro. Successe così per il Cristianesimo ciò che avvenne per i paesi prossimi all'India per il buddismo: i· credenti si sfor– zarono d'imitarP il fondatore della nuova religione e se i buddisti vollero essere cremati come 10 era .stato Cakya– Moun, i crist,iani vollero essere interrati .come Cristo. Ma ·1a rngionc forse più vera, storicamente, per cui il Cristiane– simo abolì la cremazione - e ciò avvenne ufficialmente con .un editto di Carlo Magno nel 789 - non fu il considerare tale sistema i;agano o contrario alla fede. Fu piuttosto una ragione d'indole economica. Essendo in quei tempi la ere• mazl.one un r~to costosi•ssimo - proprio il contrario di ciò che accaèe · a,iesso - i Parlri d'allora, disapprovando il lusso ed esallanrlo ,b povertà, predicarono l'uguaglianza de– gli uomini anche dopo .Ja morte e quindi una destinazione de11a salma che accomunasse ricchi e indigenti. Non altre sono in serie storica le ragioni religiose contra– rie alla crem:izione. Infatti l'argomentazione che il corpo, destinato a rivivere e divideFe l'immortalità dell'anima, non potrebbe risorgere nel giorno del giudizio universale se ve– nisse cremato, non regge e non viene affatto sostenuta dal– .la Chiesa. Come potrebbe, allora, avvenke la resurrezione Biblioteca·Gino Bianco .-o nel '55 un qu,into del totale. Gallarate, .Busto Ar– sizio e Monza divennero i centri maggiori della fi– latura e tessitura del cotone; Crema e Cremona del Iino; Bergamo, Como, Milano della lana; Brescia, Como, Bergamo dei prodotti metallurgici. DaJJ.e 22 fabhriche di seta esistenti nel '27 in Lom– bardia si passò nel '45 a 272 di cotone e lana, 3.033 di tela, 731 di nastri. La cifra di 1.860.000 libbre di seta prodotte ned 1800 nel Lombardo-Veneto sali a 4.710.000 nel '41 su circa 11.500.000 di tutt'ltalia. Nel 1804-14 la media dei bozzoli si aggirava sui 7 milioni e mezzo di kg., nel 1846 sui 20 milioni. La produzione del ferro era scesa invece da 400.000 quintali nel 1805 a 100.000 nel 1847. Ma comincia– vano a sorgere nel 1845 e negli anni ,seguenti officine di una certa ampiezza, quali la Grondona, la Bouf– fier (Elvetica, oggi Breda), la Schlege,l, la Edoardo Suffert, la Balleydier, per costruzioni meccaniche di vario tipo. A metà secolo, 17 erano gli stabili– menti lombardi per i grossi lavori in ferro; 20 of– ficine esist,evano a Mi.Jano per la costruzione di macchine idrauliche, 19 per altre macchine; a Tre– viglio e a Monza due offiçin.e ,n attrezzavano per le ferrovie. (continua) .GUIDO QUAZZA dei cadaveri che furono straziati e di,spersi negli infortmµ, negE incendi e nelle esplosioni delle guerre? E come potrebbero i 400 miliardi di uominv vissuti sulla terra - secondo Flammarion - dalle origini dell'Umanità ai temp,i nostri, riuni•rsi nella piccola valle di Giosafat a sud di Gerusalemme i.t giorno del risveglio, come pretende la tradizione? Per la cremazione non v'è alcun divieto dogmatico o ca– nonico: se la Chiesa ha espresso parere sfà'vorevole è sol– tanto perchè 'la cremazione è nelle simpatie dei non credenti. li Congresso ~torinese, accettando un o.d.g. approvato il. ~7 aprile 1948 al Congresso della Federazione internazionale, tenutosi all'Aia, ha inviato un'istanza al Pontefice affinchè venga revocato il divieto della cremazione. Può darsi che l'istanza <1bbiasuccesso. Vi sono prove di una attenuatà intransigenza da parte della Chiesa cattolica, - rispetto al divieto formulato da Leone XIII, e le funzioni religi0se sono oggi accordat.e (purchè in privato) al defunto che volle farsi incinerire. Se la Chiesa si renderà conto che le _Società cremazioniste non sono affatto le fortezze del , ;ibero -pensiero antireligioso, la sua politica probabilmente muterà. Ne! corso dei secoli la Cremazione cadde in disuso nel• l'Europa. La Rivoluzione Francese, combattendo i pregiudi– zi, aprì le discussioni sull'opportunità della cremazione. In Italia, ove ne\' 1822 il poeta Shelley era stato cremato sulla spiaggia di· La Spezia per ordine dell'amico suo Byron, con l'affermarsi delle idee progressisòe, furono fondate, nella seconda metà del secolo, varie società cremazioniste in di– versi centri. Al loro programma - di cui _si fece più tardi assertore Alberto Mario· sulle colonne •del1lasua « Lega della Demo– crazia» - aderirono Garibaldi, Mazzini, Carducci, Cavai– lotti, G. B. Bottero, Olindo Guerrini, Tullo ·Massarani, A. Ghisleri, F. Caletti, ecc. E' nota la controvers.ia per .Ja salma de Garibaldi. L'e~oe aveva incaricato •l'amico suo dott. Prandina di comporre un rogo con gli arbusti odorosi della sua Caprera e gli aveva indicato anche H luogo ove doveva erigerlo. Aveva stabilito che lo deponesse nel .suo lettino da campo, vestito della ca– micia rossa, e che un pugno di ceneri fosse ,raccolto e de– posto presso le tombe delle sue figliole ed i,J resto disperso ali venti! Invece il governo, manovrato dai• reazionari, impose che la salma di Garibaldi, eroe nazionale, fosse tumulata come quella d'lln qualunque borghese. « Ricordi l' I taJia che l'ombra di Garibaldi Ancora lamenta conteso l'epico rogo>

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