Critica Sociale - anno XLI - n. 8 - 15 aprile 1949

186 CRITICA SOCIALE 2. - L'economia a.gral"ia e le classi socia/(. Se,b'benie il ritorno deB' Austria fosse stato gene• ralmente saluta,to oon gfofa, i Lomba,rdo-Veneti non erano tuttaviia soddisfatti del regime imposto da Vienna. « L'antica nobiltà - scriveva il conte Giu– lio Giuseppe Strassoldo, govematòre della Lom– bardia, il 29 lugJi,o 1820 - 1e tutta la gente attacca– ta al regime anteriore al 1796, dolente che non sian– si ristabiliti i pr ivilegi e che p[uttosto siasi confer– mata ,gran par.te della legislazione francese, ha pe'r– duto qrnell'affetto che aveva conservato per l'Austria durante il periodo rivoluzionario. Il clero non col– to, cioè la maggior parte, si lamenta dell'indirizzo antipapale, della legge sul matrimonio che deve e– seguire, dei Hbri scolas,tici messi all'indice. II terzo Stato è costi,tuzionale e non ama il Governo che si limita ad esser giusto e paterno, senza adottare le massime demagogiche del giorno. I commercianti in particolare, già avvezzi a fornire le merci stra– niere a quasi tutta Fltalia, non troppo lesi nei loro interessi per non far coro al resto dei malcontenti. Gli impi1egati i,nflne, quantunque servano con retti– tudi,ne -e competenza, e quantunque adempiano in– teramente il loro stretto dovere in ogni occasio ne, sono tuttavia ben lontani dall'essere anima.ti da qrnello zelo attivo e qu-asi appassionato c osì neces– sario ai tempi nostri e che non si sviluppa che a cagione e in favore dei partiti politici. E a noi man– ca un partito di questa natura. Guardando a Milano ed alle provincie ,di Lombardia, non si vedono che dei sudditi che ohbediscono a qualsiasi Governo, dei ,segua·ci ·d'un antico ·regime che noi non possia– mo più ristabilire, e un gran numerò di partigia– ni più o meno ardenti deI!e i>dee liberali, i soli che s'agitino, e s'agitano disgraziata.mente in senso con– trario al Governo. Occorre quindi contare sulla for– za p1er tutte le eventualità future».- 1 due milioni circa di abitanti della Lombardia· e quelli poco meno nume·rosi del Veneto si occu– pava-no per quattro ·quinti di agricoltura, per il re– sto· d'industria o commercio o profession,i varie. L'economia di queste negioni era quindi basata fon– damentalmente sull'agrico,Jtura, e le classi sociali traevano 1'a loro fisionomia dalla varietà dei lavo– ri e delie co-lture agricole. Una vita nomade e d'isagiatissima ,e,ra quella dei pecocai di montagna e dei bovari 'di collina, co– stretti a scendere d'inverno a-I piano e a patteggia– re .Ja loro ,esist11:nzaco~ proprietari_ di J?ianur~. Nel: la zona montana i piccoli propnetan coltivatori erano numerosi, ma possedevano, pochi metri di ter,reno' per 1o più a terrazze, una casupola ,,quasd sempre di pietra, un po' di granturco, di frumento e di segala, un orticello e qualche capo di bestiame. Perciò erano sempre soggetti al peri_colo di cadere nella -mi-seria. Gelsi, frumento, granturco e soprattutto viti pro– speravano nelle colline, nonostante la scarsezza del concJme e del foraggio, per l'op1era alacre dei fitta– voli coltivatori delle coloni;e parziarie (o mezza– dri.e), nelle quali- erano divise le proprietà, general– Ill1ente non superiori à 100 ettari. II proprietario for– niva .J,a terra con -alcune piante (gelsi, viti), la face– va dissodare· e spesso anticipa-va il bestiame ·e gli strumenti più costosi, come carro e aratro, che gli venivano restituiti dal colono allo scadene ·del con– tratto. II prodotto era generalmente diviso a metà. Non era-ne;>ancora completamente scomparsi i mas– sari, che con l'aratro e alcuni buoi coltivavano il podere, dando al proprieta-r'io un « fitto a grano». I propr1etari di coHina per lo più vivevano nelle città o nei centri di commercio e si recavano nelle loro terre soltanto per viJl.egg[,atura o per ispezio– ne; spesso anzi si servivano, per il controllo e la @estiorue, dei fattori. .Molto più fertile e produttiva era la superficie BibliotecaGino Bianco agraria di pianura, che si estendeva a circa un ler• zo della superficie generale. Ricca l'irrigazion,e, fa– vorita dal doloe declivio, dai fontanili e da,i laghi; vaste le tenute, in cui lavoravano maestranze sele– zionate con 11endimento assai elevato. Riso, forag– gio, ~rumento, gelso, lino ernno i prodotti più ab– bondanti. L'irrugazi-one, la rotazione ,d,eUe colture e lo stallatico usato in grande quantità portavano il livello produttivo a un grado molto elevato. I ,proprietari erano ricchi capitalisti viventi in città, che dnv,estivano i capitali nelle loro terre. La coltivazione era nelle mani dei fittavoli, anch'essi benestanti, abitanti nei grandi casali, sormontati dalla ·cupola a campana, veri centri di tutta l'atti– vdtà agricola. Alle dipendenze di essi lavoravano diverse categorie di contadini specializzati, quali il casaro, il cam,paro, il fami,glio, il bifolco, il ca– va'llante, i'l pilato11e, il bazzalone. Essi erano allog– giati gratuitamente e, oltr,e al salario, ricevevano parte del prodotto. Agli ordini di ciascuno specia– lista erano i giornalieri, anch'essi con alloggio gra– tuito, viveri a razi,on,e quotidiana, un maiale all'an– no. II loro tenor di vita era assai basso, poichè sot– toposto a!Le vicende stagi,onald, e il vitto alquanto scarso (pa11e di gr.ano e segala o polenta, riso o pasta con cavoli e rape, insalata e frutta, condimen– ti in oli.o o lardo), l'abitazione umida e oscura. Mentne il reddito delle terre di montagna era soarsissimo (]'1 o 1¾ 1%)·, qrne!Jo di pdanura saliva al 41% e in media gli investimenti fondiari rendevano il 3!%, così che la classe media e i mercanti di cam– pagna, erano -spesso attraMi a preferire l'impiego di c-apitale nell'agricoltura a quello più redditizio, ma più variabile e incerto, de!J'industria e del com– mercio. Dal 1815 al '48, sp,ecialmente in Lombar– ·dia, si ebbero vari-azioni oscillanti dal 2 al 51%, con una media del ,3-4 1%. J 3. - Connivenze e resistenze de,i ceti agricoli vel'– so l'asS'ervimento ausil'iaco. In generale Ja prevalenza dell'economia agraria rendeva alquanto conservatore lo spirito generale dei lombardi e dei veneti. Chiusi ai contatti ester– n,i i pi'o coli 11> r01Pdetari, lega-ti a calcoli di sfrutta> m,ento i gran.di, m:m 11estava che una limitata fro– zdon.e della bocghesia rurale ad avere, sia_ pure con molta circospezione, aspirazioni rinnovatrici. Era– HO i fittavoli dell,e grandi proprietà, generalmente benestanti e intraprendenti, i medici di campagna, gli ingegneri e d sorveglianti idrau%ci (campa.i d'açqua), i tecnici specialisti. In istato miserevole di ,esistenza, in condizioni di– sastrose di :iign,or-anza-,non affezionata alla terr-a, la massa dei braccianti giornal'ieri costituiva un vero Lumpenproletariat suscettibile di fermenti, ma insensibile ai richiami ideali, ,e di norma sog– giaceva al complesso in,esfri:cabile delle relazioni tra i vàri- _ceti agrani. Non abitando i propri,etari nelle campagne, il distacco fra essi e questi gior• nalieri avventizi si aggrav,ava sempre più, special– mente nene zone in cui per ragioni dli lavoro que– ste categoll'ie di lavoratori agricoli si ·trovavano ra– dunate in forte numero. Centri di fermento e di urti spesso violenti erano anche molte 11egioni mon.tane, in cui i dir,itti d'uso e di p,ascolo e l'usurpazione dei beni comunali pro– vocav,ano conflitti d'ogni genere, non placati affat– to dal decreto governativo del 16 aprile '39 sull'a– lienazione dei demani. Nel Cadore continue agita– zioni 111ascevano dalla di>visione dei boschi; nel Ber– g,amasco e nel Cremònese erano i contrasti tra con– oeidenti e mezzad,ri o affittuari. Il clero av,eva su' tutti una grande influenza, e specia'lmente sulle categorie più umili, per l'opera religiosa e ancor più per quella assistenzial,e, scola– stica, giurasdizionale .

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