Critica Sociale - anno XLI - n. 8 - 15 aprile 1949

184 CRITICA SOCIALE ranno sovranamente determinate dall'Assemblea costituente italiana». Fu invece sostituito da un testo, proposto dall' Armellini: « La R. R. avrà col re$tO d'Italia le relazioni che esige la nazionalità comune». Si trattava di parole assai vaghe. Ma risveglia,rono sentimenti ben precisi e vivi nell'animo di tutti. Il complesso della legge ebbe 120 voti favorevoìi, 9 con– trari in senso assoluto. C'erano stati anche altri 14 no, con voto motivato, ma in complesso non avversi allo spirito delle deliberazioni ·prese. Quando l'assemblea si sciolse erano le 2 di notte del 9 febbraio. Per togliere alle decisioni votate ogni c? ·attere di irre– ligiosità, la Commissione municipale indiceva in San Pietro, per l'II, un Te Deum, « per •rendere grazie al Cielo del nuovo governo proclamato». Vi erano particolarmente in– vitati i rappresentanti della nazione che vi affluirono in gran numero. Il fatto diede luogo a discussioni e dissapori. Una larga parte del clero ne approfittò per mostrarsi solidale col Papa. Si •iniziavano così quei contrasti t,ra autorità ecclesiastica ed autorità laica, che dovevano, per oltre mezzo secolo, creare negli uni uno stato di disagio, negli altri uno stato di avversione che sul puro terreno religioso non sarebbero nati. Guardando serenamente indietro non si può concludere che in un modo. Liberata dal potere temporale, la Chiesa abbandonava le scorie della vita e poteva risalire in Quelle alte sfere dello spirito, in cui l'aveva posta il suo fondatore. Se oggi è meno lontana di un tempo da quelle leggi di amo– 'l'e e di giustizia, che sono le basi della predicazione di Cristo, è in virtù di quella liberazione. Colle armi straniere. Ben persto la nnova Repubblica si travò nel pieno di avvenimenti politici esterni della più inattesa giravità. Già il IO marzo si annunciava l'inizio della· crisi toscana e , si aveva notizia di incidenti significativi, non lievi, che si • erano svolti, con sacrificio di sangue, a Ferrara, tra le truppe austriache che presiedevano la città e la popolazione. Il 23 era il giorno della « fata! » Novara, a cui dovevano seguire !'.armistizio di Salasco e l'abdicazione di Carlo Al– berto. Anche Genova si era arresa. La Costituente reagiva, come poteva, all'irrompere delle sventure nazionali. Su proposta di Mazzini, considerando che « per la guerra di indipendenza nazionale, per -la tutela dei diritti conquistati, pei pericoli di assalto straniero, le armi sono necessità supreme ed urgenti », p,rovvedeva alla riorganizzazione dell'esercito ed al suo potenziamento. Per iniziativa parlamentare veniva raccomandato alla Giunta di guerra la creazione di un « Battaglione sacro » cogli ufficiali privi di, comando effettivo e non addetti a determinato uf– ficio. Decretava soccorsi ai feriti e alle famiglie degli estin– ti nella guerra per l'indipendenza nazionale. Annunciava (22 marzo) che le schiere repubblicane e con le Subalpine e con le altre italiane avrebbero combattuto assieme, nelle pianure lombarde, avvertendo : « non sia ·fra loro gara che di va– lore e di sacrifici». Trasformava la Guardia civica .jn na– zionale, col compito di provvedere alla difesa della Repub– blica dai nemici interni ed esterni e di partecipare alla co11- quista della-indipendenza. Passando dalle parole ai fatti, la destinava subito, per proposta di Saffi, alla guerra immi– nente. Poneva i Carabinieri « corpo tra i più distinti della Repubblica», a disposizione .dell'esercito combattente. Sosti– tuiva con impiegati le guardie di finanza, per farne pure un battaglione di combattenti, e accoglieva la domanda degli· studenti universitari di partecipare ai combattimènti. Nella · seduta del 12 a.prile votava alla unanimità la proposta di con– siderare « in diritto, come di fatto», •iJ Po fiume nazio– na'le. La Costituente e la Repubblica non avevano - altrettanto era già avvenuto in Francia - depresso ma esaltato l'ar– dore patriottico. Intanto la guerra si avvicinava alla frontiera della Re– pubblica, la guerra per la restaurazione, del Papa. Il governo francese aveva chiesto alla sua Assemblea nuove notazioni per uno sbarco da effettuare in un punto BibliotecaGino Bianco delle coste <!elio Stato romano. Una divisione, pronta a sal– pare, era stata concentrata a Tolone. Si era diffusa la vo– ce nei Corpi, che erano chiamati a difendere l'incolumità della Repubblica romana. Ma nulla era stato comunicato, nè in linea ufficiale nè ufficiosa, al governo interessato. La situazione non era chiara. Alcuni fatti parevano la– sciare libero p:i.sso alle tendenze ottimiste. Risultava che li. Francia stessa non aveva frapposto difficoltà ai volontari del suo paese, che ir1tendevano uscire per correre a soccorso della Repubblica romana. Mazzini si credeva perciò auto– rizzato a dire: « La Francia non può contaminare la sua bandiera repubblicana, nè violare la Costituzione che impone il rispetto di ogni nazionalità». Pochi gi<1rni dopo (il 24 aprii<>)l'avanguardia della spe– dizione francese si presentavi. clinanzi al porto di Civita– vecchia, e il suo comandante dirigeva un proclama e agli abit-<1ntidegli Stati romani ». Il suo mandato era chiaro. E~.cone la parte saliente: « La Repubblica francese ha risoluto di inviare un CorpÒ d'armata nel vostro territori©, non per, difendere il presen– te Governo, che essa non ha mai riconosciuto, ma per al– lontanare dalla vostra patria gravi sventure... Essa ha cre– duto che nella sua posizione sia in particolare modo chia– mata ad intervenire per facilitare il ristabi.!imento di un regime egualmente lontano dagli abusi per sempre distrutti dalla generosità dell'illustre Pio IX e dall'anarchia di que– sti ultimi tempi». Era dunque la guerra. Il forte di Civitavecchia si trovava nelle mani dei romani. Il triumvirato, che allora reggeva la Repubblica, aveva dato immediato ordine al Preside della città di difendere il paese, di resistere fino all'ultmio sangue, pena la sua testa, l« sua vita. ,.La Costituente, dinanzi al pericolo, si costituiva in As– semblea peFtllanente. ~< Sarà dichiarato traditore della pa– tria e come tale punito - decretò - qualunque rappresen– tante del popolo che non ,rimanga al suo posto>. Fu redatta tirta immediata protesta per l'invasione < non provocata da1la condotta della Repubblica verso l'estero, non preceduta da comunicazione alcuna da parte del Governo francese ~- Si pubblicarono successivi proclami alla popola– zione, di cui lo spirito è contenuto in queste parole dovute a Mazzini : « Importa che nessuno dica: I romani vollero e non seppero essere liberi ». Intanto i Francesi erano sbarcati a Civitavecchia. Il Mu– nicipio e la Camera di Commercio non avevano creduto di fare resistenza « venen".!o essi come amici ». Che cosa era accaduto? L'aiutante di campo del Comandante la spedizione aveva in una sua comunicazione scr,tto: « Il Gòverno della Repubblica francese, animato Ja inten– zioni liberali, dichiara di voler rispettare il voto della mag– gioranza delle popolazioni romane, di venire come amico allo ·scopo di mantenervi la suà legittima influenza e deciso di non imporre• a queste popolazioni alcuna ...forma di Go– verno che non ·sia da esse desiderato». · La manov,ra aveva servito. Si era alzato un albero al cui lato avevano trovato posto la bandiera francese e quella na– zionale. Soldati e popolo avevano bivaccato insieme. C'era stato anche aperto tradimento? Fu un'ipotesi. Per appurare la verità l'Assemblea subito provvide a porre -in istato di accusa il Preside (1) e il Comandante della città. Ma oramai le proteste non bastavano. Occorreva far fronte alla guerra incalzante su terra ferma, mantenere l'impegno: < al– la forza sarà risposto colla forza ». 11 30 giugno la Repubblica doveva dichiararsi sopraffai• ta. Già Bologna aveva, fin dal maggio, dopo una eroica di– fesa di otto giorni, ceduto di fronte alle truppe austriache avanzanti. Anche Ancona aveva capitolato, mentre i Nà– polerani avanza,vano su Velletri. Roma una missione speciale affidandola a quel Lesseps, il armi, ma la frode. Oltre le espressioni amichevoli del pri– mo momento, ·il Governo francese, in un momento in cui (1) Questi arveva h::Viato una sua protesta al Comandante francese. Vi aveva, fra l'altro, scritto: « La forza può molto nel mondo, ma mi ripugna credere che I,a, Francia repubbli– cana voglia abbattere colla forza i <i'irltti di una repubblica nata sotto i medesimi suoi aus.pici :,,

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