Critica Sociale - anno XLI - n. 8 - 15 aprile 1949

182 CRITICA SOCIALE Nota sul latifondo La estensione della ,proprietà fondiaria non è l'e– lemento fondamenta,Je nè, tanto meno, quello deter– minante un dato tipo di agricoltura. Caso mai è ve– ro il contrario e cioè che il tipo di agricoltura in– fluisce sulla estensione della proprietà. Questa se– conda affermazione trova conferma nelle indagini statistiche sulla distribuzione della ,proprietà fondia– ria: a seconda delle zone è diversa la percentuale occupata dalle diverse classi di estensione. La prima aMermazione, invece, trova conferma nella situa– zione di fatto delle più svariate zone, ma trova nel Meridione la sua espressione più significativa: va– sti territori ad identico ordin.amento produttivo pre– sentano i più svariati tipi di proprietà, da quella polverizzata a quella estesissima. Il termine «latifondo» ci ha po,rtato 5pesso ad errate interprehzioni deUa situazione meridionale e a confondere spesso gli obbiettivi di una efficiente azione- risanatrice, perchè ha concentrato la nostra attenzione solo sulle grandi e grandissime proprie– tà a,d agricoltura estensiva, con rotazione disconti– nua basata sul cereale e sul pascolo, povera di in– vestimenti fondiari e priva di abitazioni per la po– polazione contadina. Ma v'è un'altra realtà, ben niù importante nel Mezzogiorno: è la realtà di una me– dia, piccola, e anche piccolissima, polverizzata e frammentata proprietà fondiaria che presenta iden– tiche caratteristiche tecniche di estensività. Que5to latifondo contadino è frammisto al latifondo bor– ghese e nobiliare, cioè capitalistico, ed è diffusis– simo in tutte le zone, s.pecie in terne, collinari o montane, al punto da rappresentare la forma oiù diffusa. Nel Meridione continentale lé proprietà fi. no a 5 ettari coprono quasi il 36'% della superficie; mentre quelle fino ai 25 ettari, limite che, dati gli ordinamenti produttivi in atto, si può assegnare a!la precarietà, ne coprono .ii 56'%; le proprietà' con red– dito imponibile inferiore alle 5.000 lire rappresen– tano il 55% del reddito imponibile complessivo. In Sicilia il fenomeno è identico per quanto legger– mente attenuato. Questo fatto denuncia il latifondo contadino e la sua precarietà. Da esso deriva quella complessa ec·.o– nomia contadina basata sulle poche spanne di terra in proprietà, sui pochi metri in affitto, sull'.ettaro a compartecipazione, sul lavoro salariato prestato in a.Jtre diverse aziende. L'impresa contadina si mani– festa così nei molteplici aspetti che la compongono, impresa frantumata su spezzoni di terra diversi, go– duti in forma diversa, lontani l'uno dall'altro e an– che dall'abitazione. Il latifondo borghese o nobiliare non è diverso se non nella estensione .più vasta e nel-la organizzazio– ne capitalistica, vale a dire ~a gestione con mano d'opera salariata o, anche, compartecipante, e l'ab– bozzo di una organizzazione aziendale: In questa ca– tegoria si trovano estensioni varie: dalla media e– stensione compresa fra i 100 e 50Q ettari (circa il 20% della superficie) .alla grande da 500 a 1000 (cir– ca il 6% della superficie) alla grandissima oltre i 1000 ettari (circa il 4'% della superficie). Pòichè que– ste grandissjme proprietà ·di oltre 1000 ettari sono quèlle che più colpiscono l'attenzione non. i,arà ma– le dire che esse coprono in tutta Italia l'estensione di 875 mila ettari' di cui 190 mila nel Meridione con– tinentale e 96 mila in Sicilia. La percentuale di su– perificie complessiva coperta da queste -grandissime proprietà del Meridione continentale e fn Sicilia è uguale alla percentuale media di •tutta Italia. Non è il Meri<l.ione. che prèsenta la maggior concentra– iione rehtiva della- proprietà fondiaria •privata, ma BibliotecaGino Bianco il Lazio, nel qualr le proprietà di oltre 1000 ettari copron0 una percentuale di circa 4 volte ,uperiore, cioè il 15;2'% c sopratutto la Toscana, in cui tale percentuale si eleva al 17,71%. Nella stessa Toscana le proprietà estese oltre 100 (cento) ettari coprono più della metà d~lla superficie mentre nelle diverse regioni Meridionali si oscilla intorno alla terza par– te, -con un abbassamento che raggiunge appena 1'11,7 per cento nella Campania. Nel quadro generale dei comrplessi ,problemi so– ciali agrari del Mezzogiorno (come di o gni altra re– gione d'Italia, del resto, ma forse n .el Mezzogiorno più che in qualsiasi altra) la distribuzione della pro– prietÌI fondiaria non appare i'! problema centrale se non in determinate e ben localizzate situazioni in cui il monopolio terriero viene accanitamente con– servato a tutela di privilegi di cui i contadini e· la collettività fanno le spese. Ma -basta dir questo per comprendere che anche in questi casi, non alla esten– sione della proprietà, bensì alla persona del pro– prietario si deve imputare il disagio. Volendo restate n.el ristretto campo che riguarda la proprietà fondiaria, il problema de.I miglioramen– to si concreta nella organizzazione su di essa di uni– tà aziendali razionalmente costituite, sufficiente– mente attrezzate e gestite mediante sistemi -di con– duzione a base dei quali deve porsi il pieno rico– noscimento dei diritti del contadino e della sua di– gnità personale, oggi duramente mortificata e av– vilita. Si potrebbe dire che si tratta di spezzare il circolo chiuso di un ordinamento che tuttora sa di feudalesimo perchè fa del contadino un servo <' fa del proprietario, anche se imprenditore, un sempli– ce esattore di vendita anzichè un agricoltore gesto– re d'impresa. Alla terra, alla quantità di terra, tutto viene domandato e tutto viene subordinato. Stando così le cose mfo v'ha chi non veda che la bonifica, la trasformazione fondiaria e la revisione contrat– tuale assumono importanza preminente. Ora si sta per varare una riforma fondiaria che farà perno sull'articolo 44 della Costituzione, il qua– le dice c:he alla estensione della proprietà terriera privata saranno fissati limiti allo scopo di conse– guire il razionale sfruttamento del suolo e di stabi – lire equi ra1>porti sociali. Orbene, la presenza <! l.el latifondo «contadino» vicino a quello capitalistico dice chiaramentè che la razionale coltivazione e gli ' equi r apporti sociali 110n si possono ottenere adot– tan.do lo· strumento del limite. Sono difatti ad ordi– nam ento latifondistìco estensivo le proprietà picco– le come le medie e come Ie grandi. Ben altri stm– menti oceorrono per arrivare a trasformare in a– gricoltori i .latifondisti del Meridione, latifondisti che, come si è detto, appartengono a classi diverse: nobili,, borghesi e persino contadini. E' all'esame delle Camere il progetto sui con.tratti agrari il quale muove dal principio di bloccare l'at– tuale situazione contrattuale, cristallizzando classi e categorie nei rawporti oggi ìn co,rso e sugli appez– zamenti oggi goduti. Inutile dire quanto ciò possa intralciare, se non proprio ostacolare, il necessario movimento di revisione progressi-sta che leghi in nuove e superiori forme di conduzione agricoltori veri e intraprendenhi con lavoratori fiduciosi nel– l'avvenire. · Le finalità produttivistiche e sociali di una rifor– ma agraria, speci,almente nel Meridione, bisogna cer– care .di real.izzarle con strumenti più elastici e più ef.ficienti; elastici per adattarsi con. facilità e rapi– dità alle -diverse situazioni; efficienti per i mezzi fi– nanzi ari· atti ad operare le necessarie trasformazioni di ambiente e per· le sanzioni atte a colpire, senza scrupolo alcuno; laddove occorra; ma anc•he per p_re– miarc laddove si riscontrano benemerite iniziative e r,ealizzazioni. ALDO PAGANI

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