Critica Sociale - anno XLI - n. 8 - 15 aprile 1949
CRITICA SOCIALE 181 ter essere utilizzati per un numero di giornate sufficiente– mente granrle. Noi ci troviamo a una svolta di un'impor– tanza eccezionale per quanto riguarda l'applicazione di nuo– vi mezzi meccanici ,per la lavorazione del suolo e per la ·raccolta e trasformazione dei prodotti. Le notizie che ci giungono dall'America ci fanno credere che gran parte del nostro macchinario agricolo sia superato e dovrà pert-into essere sostituito da quei nuovi mezzi che la tecnic·a e ,l'in– dustria vanno prepa,rando. La riforma agraria nella Ya lle padaria, oltre che rendere inutile parte dell'attrezzatura a– ziendale, renderebbe impossibile l'impiego di nuove ma~chi– ne, IPOichè la ridotta ampiezza delle aziende non consenti– rebbe più il foro economico impiego. L'aspetto deleterio del– la riforma del ,regime fondiario starebbe nel fatto che essa, qualora fosse compiuta, abbasserebbe notevolmente il ren– dimento del lavoro dell'uomo, i1 quale dipende da molteplici fattori: soprattutto vi ha influenza l'impiego di capitali sot– to forma di concimi, di acqua di irrigazione, di macchine per la lavorazione del suolo, per la raccolta, la manipola– zione e trasformazione dei prodotti agrari. Nel nostro ca– so, lo abbiamo notato, la riforma agraria limiterebbe gran– demente l'impiego di macchine nell'agricoltura, le cui con– seguenze si ripercuoterebbero dannosamente sul rendimento de! lavoro. Effetti negativi dello S1J1embra1mento delle unità aziendllli. Lo smembramento deJilegrandi unità aziendali, non vi può essere dubhio, provocherebbe un abbassamento della pr.:xlu– zione e del tenore di vita di tutti i lavoratori dei campi. Peggiore però sarebbe i-1quadro da noi succintamente trac– ciaro qualora la frantumazione delle grandi unità si volesse ottenere ponendo un limite alla proprietà. Supponiamo chP. l'autorità provveda a limitare la proprietà terriera e fissi l'estensione massima che ognuno può possedere in roo op– pure 150 ettari. Fatalmente, tutti coloro che posseggono terra in rriisun superiore al limite fissato cercherebbero di sfuggire ai danni reali o semplicemente temuti dell'esp,roprio. Innanzi tutto non impiegherebbero più capitali sulla terra soggetta all'esproprio, non solo, ma la sfrutterebbero il più possibile per trarne il maggiore utile. Lo sfruttamento as– sumerebbe forme -impensabili ed è da prevedere che tutto ciò che è asportabile dalla terra destinata all'esproprio sarà asportato. Alberi, impianti meccanici, colture legnose, gelsi, 01beri fruttiferi e via dicendo scomparirebbero, la tern da espropriare diverrebbe terra bruciata. Il fenomeno sarà tan– to .più esteso, quanto più durerà la riforma. Sul tempo ne– cessario al compimento di una vasta trasformazione dell'at– tua.le ,regime fondiario conviene non farsi i.Jlusioni. Si pensi solo al tempo materiale occorrente a1lla misurazione di al– cuni milioni di ettari di terra sparsi per tutto il paese, e non sarà difficile oopire che il tempo va calcolato almeno in un decennio. Si può pensare che lo Stato voglia compiere la riforma -rapidamente e disponga di un esercito di agri– mensori, abbia una falange di . estimatori, una schiera infi– nita di funzio~ari, tale da portare a te11IT1ine !'operazione in pochi anni. Anche in tal caso il tempo necessario alla ri– forma sarà necessariamente lungo .per ragioni finanziarie. L'esproprio di alcuni milioni di ettari di terra e la forma– zione delle nuove ,proprietà, dotandole di strade, fabbricati, stalle, portici e degli indispensabili strumenti di lavoro, ri– chiedono capitali ingentissimi. Dubitiamo che il nostro pae– se possa sopportare nel breve volgere . di pochi anni uno sforzo finanziario imponente per realizzare tale programma nella sola sua parte di generale impostazione. N,cessità del limite mmimo. ·1,a riforma della proprietà a cui è fondamento il limite di reddito o di superficie, anche ad un esame superfi,: 1 ile si dimostra un mezzo ,pericolosissimo, che, mentre non rea– lizza i vantaggi che dalla riforma si attendono, non evita i gravi inconvenienti che sempre accompagna?o tali opP.r~- zioni. Tuttavia, bisogna ,riconoscere che se s1 abbandona 11 «limite> difficilmente può compiersi la riforma della pro– prietà. Esso soddisfa molte esigenze soprattutto di caratte– re politico e morale, occorre perp usarlo in maniera che si adatti alle esigenze tecniche ed economiche'. Econom,ca- iblioteca Gino Bianco mente non è solo la grande proprietà che manca talora ai suoi doveri, ma anche la piccola, specie quella non auto– noma. Il «limite», se può essere utile in alto, lo è a mag– gior ragione anche in basso. Pertanto se il « limite» si vuole imporre, esso deve e~stre applicato dovunque l'estensione della proprietà ostacola la produzione e l'evolversi delle categorie contadine. ImpFci– t2.mente l'affermazione vuole che il «limite» sia posto per le grandi, ma anche per le piccole prQJ)rietà. Nessunb può possedere più di... e meno di...., se il «limite» per le gran– di proprietà. può essere indicato in roo ettari, per le pic~ole può indicarsi nella superficie necessaria ella vita della fa– miglia contadina. Ma affirychè il «limite» non provochi la rovina rlell':igricoltura deve essere disposto che sono esenti dall'esproprio tutti coloro i quali dimostrano di avere la capacità e la volontà. di compiere suUa loro terra 1a tra– sformazione agraria necessaria per un maggiore sfruttamen– to del suolo e migliori rapporti sociali. La nostra impostazione ci sembra offrire notevoli van– taggi. Essa consente innanzi tutto di promuovere il progres– so dell'ag,ricoltura, poichè i proprietari, nella maggior parte dei casi, pur di salvare •la terra compiranno notevoli sacri– fici . finanziari, dedicandoli al miglioramento della produ– zione. Il progresso. che si può ottenere in tal modo EOIJ è del tutto valutabile, poichè sarà sufficiente compiere qual– che esproprio senza indennizzo là ove la terra è negletta per costringere tutti gli altri a compiere quanto è n~=es– sario per una ,più elevata produzione. La formazione delJa piccola proprietì. avverrà gradualmente e solo dove i,er essa c'è possibi.Jità di una sana e durevole vita. Il tempo, che nel case, della limitazione indiscriminata lavorava per !a .ovina dell'agricoltura, può invece essere ottimo alleato per un pro– gresso indefinito. I dispendiosi capitali necessari determi– nati dal limite dell'esproprio non sono più indispensabili. Anzi, è la disponibilità di mezzi che determina l'esproprio, nel senso che se lo Stato aivrà disponibilità notevole trove– rà sempre terre mal coltivate da esp-ropriare ,per riordinare la proprietà, se invece i mezzi saranno scarsi limiterà l'e– sproprio alle sue disponibilità. La ,riforma può <furare un decennio, d11eo tre, ma non importa alcun pericolo per la produzione. Non si rende necessario creare una dispendiosa organizzazione burocratica con tutti gli inconvenienti per– tinenti alla medesima. La soluzione -da noi proposta non ha nulla e non vuole avere nulla di miracoloso: è la solu– zione semplice del buon senso che consente di fare e di non fare, senza incorrere in gravi pericoli. FRANCESCO SAJA IL PROGRAMMA DEL PARTITO La nostra Casa editrice, d'accordo con la Dire– zione del Partito e con l'Istituto Studi Socialisti ha provveduto alla pubblicazione in opuscolo del testo completo del Programma d'azione del P. S. L. I., già apparso nei numeri 4 e 5 di « Critica So– cialie » (1948). L'opuscolo consta di 56 pagine ed è edito fuori serie nella nostra collana al prezzo e ~ziona.le di 25 lire. Richiamiamo l'attenzione di tutti i COJDpagni e simpatizzanti sulla opportunità, anzi sulla neces– sità, di consultare questo documento, frutto dello studio dei nostri compagni più preparati nei vari campò.della vita politica, economièa e sociale e di diffonderne la conoscenza. Per prenotazioni e acquisti rivolgersi in Piazza Diaz 5.
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