Critica Sociale - anno XLI - n. 8 - 15 aprile 1949

CRITICA SOCIALE 179 grn,ve e preocct11pante, ma come evitare ciò? Si potrebbero nominare impiegati ,per concorso ; ma è .possibiÌe farlo in un'attività così delicata? Vi .possono essere state del,Je pre– ferenze non giustifo:a!bili ; trattamenti economici, ,;celte non adatte: io ho chiesto ,e chiedo l'intervento del Consiglio nel– le nomine ; posso non avere visto e non vedere tutto. Ma il rappresentante di una corrente deve essere aiutato da!la corrente che rappresenta, ed io non fui aiutato mai; s1 son fatte e si fanno accuse di sperperi, di abusi o altro : non sarebbe meglio indicare quali sono? Vi è una questione più g,rave indubbiamente: la periferia. Devo dire - e l'ho detto - che la periferia è ben diversa dal centro. Nel 1 la periferia è indubbio che il metodo della imposizione, magari deJ.la sopraffazione, è in molti casi 1>raticato: è un metodo che conosciamo bene! Devo ricono– scere .però çhe al «centro» sono sempre stato invitato a se– gnalare i casi gravi. Si vo1eva, in una cooperativa, imporre un comunista rper sostituire un nostro compagno; ho chiesto l'intervento e questo è aivtvenuto. Vi è ora il ca!so di Pado– va, penoso quanto mai (io l'ho saputo da una comunista ... e non dal P.S.L.I.) e me ne sto interessando. Ma la realtà è quella che è: negare che i comunisti, co– me del resto la democrazia cristiana, cerchino di assumere una posizione di predominio ad ogni costo, è assurdo. E' vero che poco per volta, se non resistiamo, saremo messi fuori deHa porta dappertutto. Per questa situazione Pier ha la sua soluziofie pronta: uscire dalla Lega! Io dirò il mio modesto pensiero. I Partiti possono ,permettersi i:t lusso di fare tutte le soissioni che vogliono; in essi, oltre che le idee, agiscono i temperamenti diversi e il danno può non essere grave, in generale, perchè ne deriva una maggiore coesione fra coloro che si staccano per riunirsi con un più vivo senso di solidarietà. Ma nel sindacato, come nella coo– perazione, la scissione a-rreca un reale pregiudiz,io perchè_ non sono solo uomini che si dividona, ma è la classe, nella sua unità naturale, che si indebolisce e si frantuma. Mi si risponde : « ma se rimaniamo, i comunisti fanno J1 noi altrettante focacce, ci fanno violenza, disperdono i no– stri compagni, ci rendono l'ambiente irrespirabile». Rispon– do: dove se ne è andata la nostra volontà di proselitismo, la nostra ca,pacità di resistenza? Mi ricordo che, agli inizi del socialismo, a 'l'orino, ci eravamo data la .paraila d'ordi– ne: iscriversi in tutte le Società di mutuo soccorso, nelle cooperatiive, nelle associazioni; essere presenti dappertutto, parlare dappertutto quanto più gli avversari erano agguer– riti. Quante seggiole ho visto alzarsi minacciose, ma l'idea nostra è passata. Perchè non resistiamo? Perchè non ci di– fendiamo e non lottiamo? Dobbiamo proprio abbandonare il campo e la lotta? ? Io ho detto e dico sempre chiaramente alila Lega : « io resto e lavoro accanto a voi .perchè le idee passano attra– verso gli uomini che operano· bene» ; e cerco di fare de.J mio meglio. Nè mi si proibisce di parlare: a Torino, a Reggio Emilia, a Bologna, a Parma, ecc. ecc. sono andato a parlare in rappresentanza della Lega e nessuno certo si è iUuso che avrei parlato a favore del comunismo; sape– vano che non a,v,rei parlato contro perchè questo era il mio doivere di lealtà socialista, ed è dovere che io richiedo a tutti - comunisti o non - quando parlano a nome della Lega, di osservare. Capisco che la cosa non è facile, so– prattutto .per chi ha nel cervello dei temi obligati, e chiedo a Pier se egli si sente di osservare tale linéa di condotta. Senza di che, come chiederlo agli ailtri? Sul giornale « La Cooperazione Italiana» spesso leggo ar– ticoli dei quali non approvo il contenuto, ma vi appaiono anche articoli che approivo. Io ,vi scrivo spesso; e non mi pare di sostenere sempre idee ortodosse per i comunisti, ep– pure i miei articoli sono pubblicati. Ritirarsi, dunque? perchè i comunisti ci fanno violenza? Nella Lega, al centro, ciò non è vero; vi si discute come quando eravamo maggioranza noi. A volte ci si eccita, a volte no, e per queli!o dovremmo andarcene? Alla periferia i comunisti fanno violenza ai nostri compagni? Tolino ed io siamo ,proriti a ricevere ogni segnalazione e ad interv.;,– nire con tutti i mezzi al <t centro>. So bene che la peri feria ha aderito al Fronte popolare nonostante il parere diverso della Lega; m:1 ciò non vuol dire che si debba abbandonare il posto e tanto meno fare una cooperazionè dipendente dal BibliotecaGino Bianco P.S.L.I. Se mai dovremmo farla ,veramente al di sopra ~ei partiti. Ma non si deve violentaTe la verità. Dire che la Lega, con maggioranza comunista, non ha realizzato nulla di bu0no equivale a voler negare ciò che ho lamentato da parte de– gli altri; che Emilio Canevari ha avuto grandi benemeren– ze, tanto più meritevoli in quanto .egli ha preso la Lega dal nulla, senza locali, senza mezzi e l'ha portata in Via Sapri, vale a dire in una sede degna, nella quale essa ha potuto fare passi più siouri. Io non sono nè comunista nè filo-<:o– munista, ma non debbo, non posso onestamente dire che non si è realizzato nulla: il mu1ino-pastificio di Corticella è un monumento che ognuno deve riconoscere senza fare il « ·servo sciocco» di alcuno. Affermare gli errori, i demeri– ti di chi non appartiene 011lanostra idea è un diritto, ma riconoscere i meriti dove ci sono è, tanto più per noi, un dovere. La ragione che io vedo per usoire dalla Lega, è il fatto di non essere coadiuvato dai compagni. Per il resto la mag– gioranza della Lega sa bene che io non sono il suo « servo sciocco». Pier crede che, solo perchè non ci ;nsultiamo, noi si i;ia sempre pronti all'àmplesso, ma non è così. Io -lavoro guardando ad una meta: realizzare una colla– borazione nella quale vi siano rinunce mie verso la mag– gioranza e ugnali rinunce da parte di questa verso di me: questa è collaborazione. Siamo ancora lontani da questa meta. E' ,llu3ione sperare che la si possa raggiungere, al centro e alla periferia? Io non so dare una rispost"; non mi pare clie l'attuale maggioranza del Consiglio <lella Lega voglia escluderlo ma certo non è essa sola a decidere e qui sta tutta· la difficoltà. Ad ogni modo, non mi sento ancora di dovere assumere .Ja responsabilità di una irrepanbile scissione anche nel campo cooperativo. MARIO CASAJ,INI La riforma agraria Da quattro anni nel nostro !)aese si discute intorno alla riformà agraria, cou ;1 solo risultato di avere allarmato i proprietari di te-ere e deluso le categorie che della riforma davevano invece gode.re i benefici. Non vogliamo discutere sulle cause della mancata rifor– ma, ma, invece, fare nn esame degli attuali orientamenti per tracciare, se ne fosse il caso, fo dtrettive a cui ispi-rarsi per un concreto e non infecondo lavoro. Le manifestazioni positive nd campo della riforma si sono concretate in due progetti di ,riforma dei contratti agrari, elaborati, dal par– tito comunista uno, e l'altro dal Ministro dell'agricoltura. Le critiche mosse dalla stampa ai due progetti e soprattutto a quello dèl ministro Segni son@ taH da non lasciare dub– bio alcuno· sull'improvvisazione, per non dire la S1J1)erfi– cialità, con ila quale si è tentato di intervenire in ·un settore deJ.icatissimo de-Ila nostra agricoltura. ·volutamente non en– triamo nel.Ja dis~ussione dei progetti, poichè ormai da mesi non si parla d'altr0, e a noi invece preme di ~aminare l'al– tra riforma, qnella della proprietà. I li,miti della proprietà terriera. Tecnici e cU!ltori di economia se ne sono occupati diffu– samente, talora con serietà d'intenti, tal'altra sotto la spin– ta della fede politica che pro fessano, spesso ponendosi su posizioni astratte e teoriche ! onta.ne da ogni l)ratica con– cretezza. Le manifestazioni di coloro che '.(lei problema si sono occupati ci consentono cli ricondurre le diverse ten– denze nei confronti della riforma a due concetti fondamen– tali. Uno vuole a fondamento della riforma un. «limite> a– prioristico alla proprietà, l'altro nega la !-imitazione della proprietà, poichè essa significherebbe la rovina della nostra agricoltura. · Si sarebbe indotti a oredere che la limitazione della pro– prietà sia voluta dai partiti di sinistra, ma non è così. Per quanto ci è dato conoscere, sono gli uomini della democra– zia cristiana a .ritenere che il «limite» sia un va•lido stc".J– mento per -realizzare la promessa riforma agraria. Pensano

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