Critica Sociale - anno XLI - n. 7 - 1 aprile 1949
CRITICA SOCIALE 151 clausola siffatta potrebbe ancora essere aggiunta. Infatti è noto che la nostra adesione al patto non era desiderata soprattutto dall'Inghilterra e da alcuni ambienti del Se– nato americano. Nella discussione parlamentare non si è accennato a que– sto elemento di fatto, che ha un valore basilare, nè da parte degli oratori favorevoli nè da parte di quelli contrari alla nostra adesione. Sarebbe stato .bene invece che il fatto fosse stato messo nel suo giusto rilievo. Non è possibile che la opposizione ad una nostra adesio– ne ,e perciò ad un invito perchè aderissimo, sia stata inspi– rata solamente da ragioni di natura politica o da risenfi– menti pott-bellic, per il nostro atteggiamento durante l'ul– timo conflitto mondiale. Io ritengo che i dirigenti militari delle Potenze maggiori, e soprattutto dell'Inghilterra, ab– biano valutata la nostra situazione geografica e politica non molto diversamente da quello che fecero i capi militari tè– deschi quando consigliarono Hitler ad evitare, · per quanto possibile, la iattura del nostro intervento. Ritengo, infatti, che il Mediterraneo possa essere giudicato come teatro com– plementare, ma non decisivo di lotta, e che conseguente– mente, dal punto di vista strategico, la sua eliminazione, almeno per quanto riguarda la nostra Penisola; possa es– sere desiderabile perchè rappresenta una economia di forze e una possi\)i.Jità di concentra·rè i mezzi disponibili sul pun– to decisivo che si trova evidentemente ancora una volta sul Reno. Inoltre, i capi militari anglosassoni, e forse quelii di qual– che altro Paese, si preoccupano della necessità di .dovere ,n caso di guerra non solamente distrane almeno una trentina di divisioni per il teatro di operazioni i1aliano, ma anche affrontare le insidie di una guerra partigiana che, con· la divisione del Paese approfondita dalla nostra adesione al pat– to, sta trasformandosi da possibilità in probabilità. Credo pertanto che la clausola di potere esonerare qual– cuno dei partecipanti dall'intervenire ci rigua.-rdi molto da vicino e se fosse inserita potrebbe rappresentare un'àncora di salvezza. Altra caratteristica da rilevare è quella emergente da tutto il- patto e particolarmente dal preambolo, dall'art. 3 e dagli art. 5 e 12 e cioè che si tratta di promuovere la sta– bifità e il benessere (si noti: anche il benessere) nella zona dell'Atlantico settenttionale. Per il che si pone la domanda se l'Italia si trovi neH'Atlantico settentrionale e non invece nel Mediterraneo che è il mare meridionale di Europa per eccellenza. Sta bene che oggi la interdipendenza economico-strategica delle varie parti di un continente o addirittura di più con– tinenti è evidente,' ma la dizione ha anch 1 essa un valore, specialmente quando si tratta di un Paese aderente che, come l'Italia, non ha materie p"rime, ha industrie che tirano avanti come possono ed ha invece notevole ésuberanza di ottima mano d'opera anche militare (mi si perdoni la cru:. dezza · della espressione) ; ciò che significa carne da can– none in gran copia e di ottima qualità; tanto per chiamare pane il pane e vino il vino. Infatti, se si legge l'art. 3 e ancor meglio l'art. S del trattato, ci si domanda come farà l'Italia a mantenere e svi-luppare la propria capacità individuale di resistenza da attacchi armati secondo quanto prescrive l'art. 3, e quale forza armata impiegherà, sempre allo scopo di ristabilire e mantenere la sicurezza della zona nord-atlantica, secondo l'obbligo sancito dall'art. 5. Anche su questo punto non si è discusso in Parlamento .Il Governo ha detto che non aveva mercanteggiata la nostra adesione con upa revisione delle clausole del trattato di pace e, dal punto di vista della dignità nazionale, nulla vi è da eccepire al riguardo; ma gli obblighi sono obblighi e, quando si prendono, bisogna mantenerli. E allora sorge spontanea la domanda. Le Na– zioni promotrici d_elpatto modificheranno, naturalmente con– tro la volontà della Russia (in questo caso più che giu– stificata), le clausole militari del trattato di· pace? 1blioteca G. o Bianco In altre parole, saremo riarmati in ogni senso per poter mettere a disposizione dei pr_omotori del patto quel numero di divisioni più o meno corazzate e quella flotta aerea e marittima che essi riterranno necessari? In caso afferma– tivo è evidente· che la nostra forza armata, terrestre, marit– tima ed aerea si trasformerà in una appendice delle più po– tenti forze armate dei promotori del patto e che il viaggio ·del Capo di Stato Maggiore in America avrà avuto un ri– sultato che non può rallegrare il popolo italiano. Oppure saremo lasciati disarmati come Io slamo oggi, i11 modo che non ci potremo neanche difendere, come si sa– rebbe potuto o dovuto fare chiedendo il diritto di essere neutrali e il contemporaneo diritto di organizzarci difensi– vamente col tipo di Nazione armata che può essere impie– gata solamente per la difesa e mai per l'offesa? In questa seconda ipotesi è evidente che il suddetto viag– gfo del Capo di Stato Maggiore in America non avrebbe apportata utilità alcuna o che la nostra condizione sarebbe peggiore di quella di una nostra neutralità disarmata e per– ciò assurda. Infatti r.oi non av,remmo mezzi per difenderci e, se fossimo attaccati, il nostro territorio diventerebbe cam– po di battaglia fra le opposte forze contendenti, con in più lo svantaggio che la nostra adesione ci avrebbe senz'altro portati in uno dei due campi contro l'altro a priori e non vi sarebbe quindi a nostro favore neppure il vantaggio mo– rale (che non è solo tale) di essere vittime di una viola– zione della nostra neutrali,tà. A meno che la nostra funzione sia già decisa e debba limitarsi a fornire basi navali ed aeree o ad avere un pic– colo Esercito 1:Jenarmato e ben equipaggiato dagli altri, e che abbia perciò tutte le caratteristiche degli Eserciti mer– cenari, ivi compresa quella di eserci-tare una azione bellica per Ùn tempo limitato, ma necessario e sufficiente per l'ar– rivo dell'Esercito dei consociati, che dovrebbe assicurarci li– be!'tà ed indipendenza! E' una ipotesi tutt'altro che assurda anche perchè era vagheggiata in taluni ambienti mi!i,tari che avevano cercato di allettare (quasi fosse una forma di di– sarmo) alcuni compagni socialisti, quando si credeva che in Italia il socialismo avrebbe avuta una funzfone predom,– nante nella vita politica nazionale. Si ha insomma l'impressione che le decisioni siano state prese sotto l'incubo ossessionante di una minaccia comunista e sotto il comune denominatore di una negazione del comu– nismo; entrambi elementi che possono portare ai risultati elettorali del 18 aprile (non voluti neppure dalla maggior parte di coloro che hanno votato per lo scudo crociato) ma che non hanno probabilità e neppure possibilità alcuna Ji conseguire effetti positivi perchè paura e negazione sono, per definizione, elementi puramente negativi. Come ·ognun vede vi è materia per discutere; se possibile, certamente, per mettere in guardia il popolo italiano dalle sorprese dolorose alle quali può andare incontro. Il socialismo in Italia ha un compito ben arduo e diffi– cile, e il suo banco di prova sarà l'avvenire e la fortu~a del popolo italiano. LEONARDO GATTO ROISSARD Agli abbonati ritardatari Mentre sollecitiamo tutti g11i amici, il cui abbonamento è scaduto e che non hanno an– cora provveduto a rinnovarlo, a inviarci al più presto la quota, avvertiamo che, per in– superabili. motivi dli ,economia, saremo co– stretti a. sospendere l'invio della Rivista ai ritarda.tari fin dal prossimo numero.
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