Critica Sociale - anno XLI - n. 7 - 1 aprile 1949

CRITICA SOCIALE 149 quillante, anzi prospetta senza troppe reticenze la necessità di porsi sulla via della repressione. Che tutto ciò sia accolto con giubilo da certuni che pensano che i problemi interni si debbano risolvere manu mi/,itari, da certi nostalgici del « pugno di ferro» fascista, da· certi inveterati reazionari che smaniano di vedere 1a rotta Hperta e totale della classe la– voratrice, per averla ancora pronta e umiliata - e che que– ste speranze vengano aizzate in maniera sempre più insi– stente dalla stampa di destra - è cosa sin troppo sintoma– tica delle forze sociali in agguato, che intendono prevalersi della situazione per rafforzare la loro posizione di privile- giato dominio. · Un partito socialista deve risolutamente fronteggiare que– sti peric;oli. Non si tratta però soltanto di opporsi• a queste congiunte forze .del conservatorismo sociale e della reazione filo-fascista. Si tratta di chiedere esplicitamente al Gover– no di cui si fa parte una spiegazione sulla linea di condot– ta che esso intende adottare e di porre ad essa le opporture condi,zioni ed i necessari limiti. Tutto questo d~termina, a mio persona;le avviso, una si– tuazione nuova : nuova anche rispetto a quel documento di .« precisazione e specificaziione delle condizioni per la colla– borazione governativa» ch'è rimasto in sospeso, in vista del Congresso. Rimediare alla frattura in blocchi interni. ~ Altra conseguenza interna del Patto Atlantico è stata l'avere scavato più profondamente la frattura che div.de le forze politiche del nostro Paese, a tutto detrimento della de– mocrazia. Ai due blocchi esterni, çhe con i,! Patto Atlan– tico hanno finito col consolidarsi e col contrapporsli, senza più margine mediano, corrispondono, su piede di similare ostiJi.tà, , due blocchi interni. Quella da noi tanto depreca– ta « spaccatura » del nostro Paese in due schieramenti an– tagonistici - a cui hanno concorso, per opposti interessi e per opposta faziosità, tanto .iJ P. C. I. quanto la_D. C. - è anch'essa « fatto compliuto ». Lasci-amo pure in disparte l'ipotesi, catastrofica, di quel che potrebbe avvenire se la tensione inter.nazionale avesse ad acuirsi o se dovesse spalanca.rsi il baratro di un nuovo conflitto, e ammettiamo pure che lo stato di pace - ahi– mè! questa pace, ch'è una « guerra fredda», possa conti– nuare a sussistere, senza urti troppo violenti e senza dege– nerare in guerra civile. Dobbiamo ri!evare allora le prospettive amaramente pes– simistiche che si avrebbero_ se il presente stato di cose aves– se a perpetuarsi così com'è. L'uno e l'altro blocco interno è infatti esposto ad un rapido processo di degenerazione. E ciò per una vera democrazia è tanto più deleterio in quanto se da un lato scailza ed inceppa lo stesso meccanismo del metodo democr;itico, dall'a!ttro ha come risultato l'allontana– mento dalla vita pubblica di sempre più vaste forze popo– lari, cacciandole in margine e provocando in loro uno stato d'animo asseri-teistico, indifferente, disilluso, sì che su di esse non si può contare per una difesa attiva della demo– crazia. Da un l.ito abbiamo un blocco g_rossomodo democratico, ma al quale -l'avvenuta adesione al Patto Atlantico inferisce ormai in maniera ufficiale !;impronta di « blocco filo-ame– ricano ». Nello schieramento politico attuale -e nella assen– za di· un'opposlizione costituzionale democratica, esso rischia di consolidarsi •e perpetuarsi come « blocco di governo ». Tutti al governo gli uni; e non soltanto all'opposizione, ma addirittura in posirione di « fuori gioco» quelli del blocco opposto. Ne deriva in primo luogo quel sempre più eviden– te e sempre più accentuato predominio della D. C., come fulcro dirigente e com~ forza stabilizzatrice, che riduce gli altri partiti che con lei condividono le responsabilità di go– verno, non solo a subordinarsi alle sue diretl'ive ed ai suoi criteri, senza poter contrastarli e tanto meno sostituirli con nitri, ma a divenire dei satelliti politici della D. C., dotati bensì di una formale ed apparente autonomia, ma privati di un'influenza politica determinante. E' quello ch'lio chiamo lo stato di fatto di un « partito unico-plurirrw » (e converrà BibliotecaGino Bianco riprendere altra volta l'argomento). Ma ne deriva ancor più quella divisione della ~ta nazionale tra «governanti» e « go– vernati», che, se è umiliante per una democrazia perchè riesuma la distinzione tra «padroni» onnipotenti e « suddi– l'i » proni e conformisti, tanto più lo diventa con la pros– simità del fascismo in cui essa equivaleva a quella tra «eletti» e « rep.robi », tra « nazionali » e « antinazionali :i>, tra « cittadini attivi» e « cittadini passivi », e insomma tra. dominatori e dominati. Da un lato stanno quelli che « do– vrebbero provvedere» (e troppo spesso non lo fanno); dal– l'altro quelli che « stanno ad aspettare», spesso pérdendo tutto, fiducia e speranza comprese. Dall'altro canto l'opposto blocco (che già si tende a ga– bellare in toto come «filo-russo») vede consolidarsli la sua COIT'pagine- e qui a giubilare è il Cominform ! - e viene portato ad allinearsi su di un ben preciso asse polit1co: che è quello del P.C.I., ossia del Cominform, ossia degli inte– ressi della Russià Sovietica. Ciò è davvero preoccupante, non solo perchè larghissimi strati della classe lavoratrice si muovono nell'ambito di questo blocco (con il conseguente rischio del profilarsi, con carattere spiccatamente classista, di un contrasto tra « blocco proletario» e « blocco borghe– se»), ma soprattutto in quanto già si erano venuti manife– stando &intorni sempre più evidenti di distacco di tutte que– ste forze dalle manovre politiche e sindacali dettate dal Co– minformismo nostrano. Una visione statica di questa situazione non promette al– tro che un sempre più esasperato antagonismo tra i due schieramenti. Con il pericolo di una involuzione reazionaria per il primo, e di una sempre più acuta insofferenza della sitt'll7ione, per il secondo. Se si vogliono vincere queste prospettive pessim,stiche ed allarmanti bisogna sbloccare la situazione. A tal fine non paiono prospettarsi, per un partito socia– lista, eh~ due ~e. Ed esse in certo qual modo si ricollegano alle rispettive posizioni della « destra » e della « sinistra :i, del nostro Partito. La prima di queste due vie, che muove dalla collabora– zione governativa, si concreta -in un nuovo indirizzo di go– verno. Più che mai diventa indispensabile ed urgente una politica risoluta, realizzatrice, progredita, rivolta ad attua– re radicali riforme, capaci di incidere non solo sugli aspetti politici ed economici, ma anche sulla struttura sociale del nostro paese. Si tratta di dimostrare - ma con i fatti con– creti, non con le demagogiche promesse, con le generiche « assicurazioni » o con la prospettiva di riforme di là da venire - che l'accettazione di un patto militare non impe– disce affatto una trasformazione profonda che scalzi i pri– vilegi, che colpisca i profittatori, che elir'ìini speranze rea– zionarie; che incida sugli interessi costituiti e sui parassiti– smi vecchi e nuovi, che rimedi ad uno pseudo-liberismo ch'è sperpero, caos ed inerzia, e che vada concretamente incon– tro ai bisogni ed alle aspirazfoni popolari. Solo l'efficienza della democrazb e la sua capacità di trasformare. gli ingiu– sti rapporti potrà forse, e soltanto alla prova dei fatti, sa– nare la div,isione interna. Ma, poichè siamo assai ·lontani da ciò, si tratta di provocare un vero e proprio « nuovo corso» dell'azione di governo, in senso schiettamente socia– ,te e popolare, senza infingimen ti e inganni. L'altra via consiste nel dar vita, in contrapposto ad un governo che a opare ·più che mai prono alla volontà deter• minante del)a D.C., alla alternativa di un vasto partito di democrazia socialista, che ponga agli italiani le prospettive di una soluzione socialista ai problemi interni e li tolga dal– l'impaccio attuale di doversi schierare, in definitiva, o con la D.C., contro ogni rrospettiva di rmnovàmento, o eon il Cominform: contro ogni assestamento democratico, salvo a ridursi, scoraggiati e delusi, a ritrarsi dalla vita: politica. E' sempre quel postulato di un socialismo democratico, risoluto certamente a non lasciarsi coinvolgere nel gioco sahotato– rio del' Cominform, ma non meno risoluto a non abdicare alla propria iniziativa ed a suggerire soluzioni socialiste, che abbiamo posto bensì con la nostra scissione, ma che abbia– mo così incertamente e debolmente adempiuto. Quale che possa esserne la posizione - all'opposizione o ad un go-

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