Critica Sociale - anno XLI - n. 7 - 1 aprile 1949

CRITICA SOCIALE 163 3) era fatto divieto ai Con.sigli di proporre leggi che riguardassero affari ecclesiastici o misti che fossero con– trarie ai canoni o discipline della Chi~sa, che tendessero a variare lo Statuto; :li fare ,liscussioni riguardanti le re– lazioni diplomatiche-reJ.igiose della Santa Sede all'estero; -4) mentre i ministri laici in stato di accusa .dovevano essere giudicati dall'Arto Consigliò, gli ecclesiastici dove– vano deferirsi a,] Sac,ro Collegiio. S) nel caso di Sede vacante, restavano sospese le ses– sioni dei Consigli; non si potevano fare elezioni, il Mi– nistero degli affari esteri passava se.nz 'aktro al Sacro Col• legio. (Non si accenna agli obblighi finanziari accollati allo Stato nel riguardo del• Pontefice, del Sacro Collegio, delle Congregazioni ecclesiastiche, ecc.). Lo Statuto del Governo temporale contenev_a due altri articoli, che meritano di essere posti in pa,rticolare evi<lenza, perchè spiegano la paralisi dei Governi, che furono a capo dello Stato fino alla fuga del Papa. L'art. I diceva: « Il Sacro Collegio dei Cardina-li elettori del Santo Pop– tefice, è il 'Senato inseparabile dal medesimo». L'art. 52 soggiungeva: « Quando i Consigli hanno ammesso la ,proposta di leg– ge·, sarà questa presentata al Sommo Pontefice e proposta al Concistoro seg-reto. Il Pontefice, udito il voto dei cardi– nali, dà o niega la sanzione». L'a'l"ticolo 44 aggravava la situazione. « Se· il Sommo Pon– tefice - diceva - non dà la sauz.ione, dopo il voto dei due consigli, la proposta non potrà essere riprodotta nel corsq · della sessione». La sovranità popolare, ammessa in princ1p10, era così fe– rita a mort~. Come bene ha rilevato il Montaloini: « Un \,[ini~tero, sia pure presieduto da un Cardinale, doveva attendere dal Pontefice quello che un altrn corpo di con– siglieri gli consentirà di concedere». Il S giugno era l'adunanza di apertura del Consiglio dej deputati, il 24 novembre (poco più di sei mesi dopo) il Papa prendeva la via del volontario esilio a Gaeta. Frattanto si erano succeduti parecchi minister,i senza molto conchiudere. Aperta o larvata era l'ostilità che i ministri incontravar,o quando volessero attuare una politica fattiva. Non è però da tacere che la situazione internazionale era assai delicata, l'avvenire dei vari Stati itali;mi incerto, dato. l'andamento della guerra contro l'Austria e le e-risi pro– dottese in alcuni dPi governi locali, su cui si era fatto il maggiore _assegnamento ,per un'azione comune. Vi era stata in più l'aggressione dell'Austria agli stessi territori pontifici. Dopo poco più di un mese dalla !}rima· seduta del Con– siglio, il Mamiani, M~nistro dell'Interno, dovette ammettere l}Ubblicamente che erano nate forti discrel}anze, per cui il Ministero aveva pregato il Principe di gradire le sue di– missioni, che non erano state nè accettate, nè respinte. In un'altra occasione {24 agosto) un deputato (Bonaparte) poteva dire in seduta: « Sfamo v,ittime di un potere occulto, che pa'l"alizza il legittimo Governo». Un altro (Sterbini) affermava a sua volta: «Non ho veduto ancora niuna delle nostre leggi, con la sanzione sov,rana, riportata dalla Gaz– zetta ufficiale, li che doveva farsi, se la nostra Costitu: zione fosse una realtà». La crisi liberale e la fuga di Pio IX. Si maturava una crisi··e questa ou'1minò,grandissima, colla chiamata di Pellegrino Rossi nel nuovo ministero costitui– tosi sotto la presidenza del Cardinale Soglia. .J] Papa lo aveva voluto per le sue doti personali e le sue idee. Non era certo animato da avversione o tiepidezza verso la causa italiana. In una sua lettera postuma, che pubblicò il Farini, c'era l'aperta esaltazione del valore, se non del senno, degli italiani, c'era l'espressa certezza che gli italiani, se l'aves– sero voluto, avrebbero potuto da soli scacciare gli austriaci. :Ua si presentava come avversario di Mazzini, come un re– stauratore, almeno in !}arte, dell'autorità temporale dei Pa- li~ come un nemico deciso d~lla causa repubblicana. Una •sera, rincasando, la sua vettura fu circondata da un folto gruppo di congiurati ed egli, spento da· un colpo di ibliotecaGino Bianco pugnale, che gli recideva la carotidé e lo faceva cadere sui pr,imi gradini del suo Ministero. Seguirono dimostrazioni di popolo. Sue delegazioni sali– rono il Quirinale e furono ricevute dal Soglia e dallo stes– so Pontef-ice. La prima chiedeva : I) la promulgazione deUa nazionalità italiana; 2) la convocazione della Costituente; 3) il compimentp delle misure votate dalle Camere nei riguardi della guerra; 4) l'accettazione .del programma Mamiani del 5 giugno; S) la costituzione di un governo democratico di persone di fiducia della ,popolazione (se ne indicavano alcuni nomi). Il Papa si •riservò di decidere. In quelle ore tempestose avvennero bensì fatti spiacevoli, come, pur troppo, in ogni caso di sovraeccitazione degli animi, ma nella storia assai unilaterale che alfonso Balley– diF scrisse (1851) sulla Rivoluzione di Roma, non abbiamo letto di violenze che fossero fatte a,l Papa. Questi chiamò l'abate Rosmini alla Presidenza del nuovo Ministero, a cui furono aggiunti ministri graditi alla parte liberale e democratica. Dimessosi il Rosmfoi, lo sostituiva monsignor Muzzarelli, con questo programma: mettere in atto le deJ.iberazioni del Consiglio dei deputati e quindi convocare una Costituente in Roma per attuare l'atto federativo invocato a sa,lvaguar– dia degli niteressi generali della patria comune. Si aggiun– geva che il Principe aveva assenti.lo a commettere la deci– sione ai Consigli deliberati v,i. Ma il Principe· aveva già segretamente deciso di lasciare lo Stato e rifugiarsi a Gaeta. Partendo aveva, senza ag– giungere a,ltro, lasciato per scritto al Marchese Sacchetti, foriere maggiore dei Sacri palazzi, l'incarico di avvertire -il Ministro del•l'Interno, raccomandando a lui ed ai' suoi colleghi di vegliare all'ordine ed alla quiete della città. Era questo un implicito atto di fiducia e il r-iconoscimento evi– dentr del mandato che ad_ essi aveva dato. Qualche giorno dopo, il Pontefice elevava invece protesta ai diplomatici esteri accreditati presso di lui ed in un «Breve» diretto ai suoi « diletti5simi Sudditi» dava ragione della sua decisione. Si erano usate violenze contro di lui e si era manifestata la volontà di prorompere in altre. Temendo di non avere la piena libertà nell'esercizio della suprema libertà della Santa Sede, si era a_llontanato. Terenzio Mamiani, Ministro degli Esteri, rivolgendosi al « Corpo dip.\omatico » sulla fuga del Papa, asseriva invece che « il Santo Padre non aveva patito la minima violenza o minaccia r,ell'e5erci1io degli atti della sua autorità. Ogni vòlh che è · 5coppiato, · furioso e terribile, l'uragano si è sempre arrestato innanzi all'altare>. Il Papa compiva un altro atto di ostilità. Dichiarava « d,i nessun valore e di nessuna lega,lità » gli atti di Governo compiuti dopo la sua partenza e nominava una C01mnissio– ne Governatwa ,per la gestione dello Stato. Non ostante la illegalità costituzionalè di quesù1tto, il Consiglio dei de– putati deliberava di inviare a S. S. una ]}ropria deputa– zione per invitarla a ritornare. I due prescelti furono fer– mati al c<>nfinedello Stato Pontificio. Pio IX aveva dichia– rato di non volerli ricevere. Non si può dire che le Assemblee legislative, anche di fronte afl'aperta ostilità del Papa, si siano mostrate impul- _ sive e precipitose. Abbiamo 'filetto gli atti parlamentari dell'epoca. Nessuna intemperanza contro il Papa, nè al momento della sua par– tenza, nè quando si conobbero i termini deHa .sua protesta al Corpo diplomatico, nè quando, modificando il suo primo div,isamento, affidava ad una Comm,i.ssio11e di sua nomina la direzione dello Stato, esautorando e il ministero in ca– rica e le stesse assemblee. Rispettosamente l}arlò il Presidente. Cauti furono i de– putàti. Neppure di fronte alla scoraggiante ripulsa ricevuta gli animi perdettero la loro doverosa serenità. I Ministri avevano intanto provvisto al mantenimento del– l'ordine pubblico. Le assemblee avevano continuato la trat– tarione degli affari correnti e discusso più volte i problemi dell'indipendenza italiana e il modo di pervenirvi. Si era an-

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