Critica Sociale - anno XLI - n. 6 - 16 marzo 1949

CRITICA SOCIALE 123 colonne eh~ imperversano in Italia e in Francia. Oggi io ripeterei con lo stesso calore, e con forza di p,ersuasione ancora maggiore, che se domani il Governo, per una diversa v:alutazione degli interessi italiani, seguisse u,na politica diversa da quella che noi abbiamo affermato, noi potremmo deplorare la cosa e cercare di evitarne gli effetti che ci paiono dannosi, ma non minaccere]Jlmo nessuna insurre– zione perchè non intendiamo .di pveparare, sulle rovine della nostra patria, il trionfo di un regime a cui"siamo aspramente avversi, e di cui, a ogni mo-· do, anche se fac'essimo su di loro un diverso giu– dizio, non vòrremmo mai esser.e strumenti a danno degli interessi del nostro popolo e della pace. E questa, se Dio vuole, è posizio'ne ben di\llersa .da quella dei Thorez e dei Duclos, e dei loro ami-ci italiani. u. G. MONDOLFO Saluto a1 c9mpagn1 ~er seri motivi personali .e familiari e per una lunga serie di considerazioni, ho lungamente cer– calo di tenere lontano dà me il peso e la responsa– bilità della segreteria del Partilo che ora mi è stata - affidata. Ho finito per cedere alle reiterale insi– stenze venutemi da molte parti, perchè mi è parso che per la devozione e il disinteresse con cui da cinquantaquattr'anni ho posto l'opera mia. al servi– zio del Partito e dell'idea socialista e pe·r lo sforzo di sereno equilibrio che ho cercato sempre di dare all'opera mia nelle lotte che si sono agitate per tut– ti questi decenni ,nell'interno del Partito, per la cura che ho sempre posto nel temperare gli eccessi delle altrui passioni, la scelta della mia persona po– tesse rafforzare nell'animo dei compag_r,zi la volontà e la speranza di ristabilire quella concordia di sen– timenti e di opere che ha confortato il nostro fati– coso cammino nei primi due anni di vita del P.S.L.I. , Questa distensione. degli animi, e la pronta ri– presa di una cordiale intesa e collaborazione, pur attraverso la dis_parità del~e opinioni, io considero mio compito essenziale ne-l momento in cui assumo l'ufficio di segretario del Partito. L'opera mia sarà naturalmente ispirata al pensiero espresso nella mozione da noi presentata al Congresso, che voleva e puoi essere un'organica concezione verso cui pos– sono gradatamente confluire tutte le forze genuina– mente socialiste. Certo è però ch'io mi guarderò bene dall'indul– gere a qualsiasi accenno di spirito settario, per cui i compagni possano temere che il Partito degeneri in fazione. Ascolterò tutte le voci, chiederò il con– corso delle forze di pensiero e d'azione di tutti i compagni, secondo lo spirito del socialismo demo– cratico; farò tutto il possibile perchè dalla loro collaborazione esca po~enzia{a l'efficienza del no– stro movimento, nel quale tanta speranza ha posto ' la parte più sana e consapevole del nostr.o proleta– riato e di tutto il Paese. Non mi fa meraviglia che nell'animo di qualche compagno, abituato a sentire attorno a sè unanime consenso, abbia destato amarezza il sentirsi oggi, negli apprezzamenti della situazione e del compito che ce ne deriva, separato da compagni sin qui concordi con lui, e che questa amarezza abbia po- . tuto ispirare parole e giudizi aspri ed ingiusti. Que– sti episodi io intendo, e noi tutti intendiamo di– menticare, sicuri di poter disarmare con l'opera nostra il sospetto da cui essi furono ispirati; sicuri che i nostri atti faranno ben presto ritenere persino inverosimile che si sia lanciato contro noi il sospet– to che vogliamo uccidere il Partilo violando lo spi– rito democratico e/te è lfl s11a 11ila, che vogliamo ricondurlo nella situazione in cui era il P.S.I.UP. , conii-o la cui assurdità e mènzogna n~suno cer io BiblìoteèaG·inoBianco _Ilproblema della lealtà Improvvisamente insorto, e tosto sedato, il «caso,, del· compagno on. Lopardi, sottolineato dalle dimis– sioni, poi rientrate, del compagno saragat («caso» sul quale non intendiamo minimamente insistere analizzandone e commentandone i partiçolari) porge il destro per affrontare uno dei più scabrosi problemi che si pongano per un partito democratico e socialista: il problema della « lealtà », corr\e fu · detto, dei suoi esponenti parlamentari e dei suoi uomini politici rappresentativi, quando il partito faccia parte di un governo di coalizione. E' ammis– sibi:e - e fino a qu!J.l punto è ammissibile - la critica ed il dissenso sull'operato del governo, vi– gente la collaborazione? Notiamo subito, a scanso di malintesi, che il problema non concerne affatto il manifestar_si di correnti contrarie alla collaborazione governativa nel seno del partito, correnti che in un partito democratico hanno naturalmente legittimo diritto di cittadinanza. Il problema è limitato ad un più ristretto settore, e cioè al comportamento dei par– lamentari e degli uomini responsabili di questo partito, quando la sua maggioranza è favorevole alla collaborazione governativa. Credo ci si trovi abbastanza facilmente concordi nel condannare - agli effetti della stessa efficienza di un governo democratico - quel sistema di « dop– pio gioco », istaurato al tempo del governo tripar– tito dal .Partito Comunista, quando, mentre alcuni suoi massimi. esponenti sedevano al ba.neo del go– verno, ,contro lo stesso governo veniva condotta da altri uomini rappresentativi una violenta campagna di opposizione e di denigrazione. D'accordo nel condannare questo aspetto negativo, è la determi– nazione dell'aspetto positivo, cioè del comporta– mento di « leale collaborazione » da assumere, che appare problematica. Non esitiamo ad asserire che se questa « leale collaborazione » dovesse comportare per un partito– la neces5ità di dare un incondizionato appoggio all'operato del governo, di far tacere critiche e riserve, generali e particolari, di eliminare ogni particolare iniziativa parlamentare ed ogni riven– dicazione extra-parlamentare, di rinunciare al di– ritto par~amentare di interrogazione e di interpel– lanza per non turbare l'armonia del complesso governativo, e di -rinunciare a dichiararsi insoddi– sfatti perchè la risposta viene , da rappresentanti di un governo di cui si fa parte, tutto questo deter– minerebbe un insieme di cose del tutto intollerabile per un partito che tenga soprattutto alla propria ;rntonomia, e rappresenterebbe un ripudio di quelle esigenze di democrazia e di socialismo di cui siamo portatori. Sarebbe, anzitutto, una minorazione per la stessa democrazia. Un governo di coalizione è un conglomerato di forze politiche diverse e di uomini politici di diverso orientamento. Il loro associarsi in una collabora– zione governativa è fondato s,ul compromesso - sempre e necessariamente instabile -· sicchè cia– scuno è e resta quello che deve essere e restare. Si tratta di trovare l'equilibrio tra comunanza effet- •· reagì con più r(soluta veemenza del nostro Faravelli. lo chiedo che si vigili sull'opera nostra· con oc– chio allento, con ferma volontà di denunciarne gli errori e correggerli, ma senza prevenzioni, senza ingiusl·e vio.lenze di atteggiamenti -e di ]10role, aven– do di mira solo l'interesse del Partilo, del Paese, del Socialismo . A questo fine darò tutta la mia passione di so– cialista; per questo fine cercherò di dare il massi– mo i:mpulso a quell'opera di unificazione coi socia– listi democratici che sono ancora fuori del nostro Partito, sicchè ne venga nuova forza alla nostra bat– taglia e ci sia data la possibilità di isolare coloro che nascondono sotto il nome di democrazia e· di sociansmo l'asservimento agli interessi di regimi totalitari. u G. MONDOLFO

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