Critica Sociale - anno XLI - n. 6 - 16 marzo 1949
142 CRITICA SOCIALE non si può neppure ritenere per sicuro che questo grande opportunista, proprio in casi del genere, avrebbe poi per– sistito nel rifiutare e nel lasciare inutilizzati mezzi così ef– ficaci per i suoi fini. III. Fu Lenin completamente consapevole delle conseguenze del suo operare negli anni decisivi della seconda rivoluzion'e russa? A questa domanda nessuno può rispondere. Talune espressioni dei suoi scritti lasciano scorgere che nel 1917 egli si rappresentava in ùna forma eccessivamente semplici– stica i rapporti esistenti e in forma per niente complicata alcuni complessi problemi, come· ad esempio la costruzione di un nuovo Stato, la socializzazione, e la stessa rivoluzione mondiale: Tuttavia la grande forza di Lenin fu sempre quel– la di non persistere negli errori, quando venivano ricono– sciuti tali, e di piegare preveggentemente il timone, per ret– tificarli. Così le sue false previsioni del 1917 potrebbero ap– parire semplicemente come singoll errori, ma non mai ~o– me una concezione fondamentalmente falsa, ed egli sareb-' be giunto ad un compromesso con la realtà, su basi diverse da quelle dei suoi successori. Se noi vogliamo, in conclusione, trarre le debite conse– guenze dalla biografia dello Shub, dobbiamo riconoscere che gli essen,ziali eleinenti dello stalinismo sono già esistenti nel leninismo. Stalin può rivendicare a buon diritto di essere il legittimo erede di Lenin e di avere ulteriormente svilup– pato in modo organico l'eredità di lui. Si arriva del pari .alla conclusione che il conflitto tra bolscevismo e socialde- mocrazia era già pieno e inconciliabile in un periodo in cui Lenin si chiamava ancora socialdemocratico e riteneva lui stesso di essere eff~ttivamente tale. Il leninismo quindi non si può in alcun modo considerare erede del marxismo, alla stessa stregua, che lo stalinismo è invece erede del lenini– smo. Lenin si era staccato dal marxismo genuino, cioè dal marxismo democratico, con una profonda frattura, anche se ne accoglieva talune opinioni dottrinarie. Le radici delle' sue concezioni pe!ìetrano profondamente nella tradizione rivolu– zic;,~aria russa, il cui compito non consisteva già ne1 demo– cratico mutamento di un regime borghese, ma ne1l'abbat– timento di un dispotismo orientale. E questo. compito •i– chiedeva mezzi diversi. A loro volta questi mezzi annulla– vano la stessa sostanza del marxismo russo, del quale ;I bolscevismo rimaneva soltanto l'esteriore involucro, ad in– ganno degli aderenti e degli avversari. Queste considerazioni che si posso~o ricavare dal libro dello Shub mi sembrano tanto più importanti in quanto lo Shub non sembra affatto propenso a fare interamente pre– pria la politica degli avversari di Lenin, i menscevichi.. Pur senza approfondirsi .maggiormente in questo problema, si ricava talora tale impressione, dal fatto che l'autore appro– va, o per lo meno giustifica, le obiezioni di Lenin contro la loro politica, pur rifiutando la politica di Lenin. Questo si dica specialmente per i rapporti dei menscevichi con la democrazia borghese della Russia. Shub dimostra di non condividere ,la concezione men;cevica sulla· sua crescente forza e comprende la tesi di Lenin che non si poteva lot– tare con essa contro lo zarismo. Proprio la circo~tanza che questa biografia non rechi in alcun modo il marchio delle vecchie dispute interne di par– titi e sia anzi piuttosto influenzata da un inconfessato sen– timento di considerazione per la capacità di Lenin, la rende doppiamente pregevole nei punti in cui essa· tratta critica– ~ente l'opera di Lenin. Noi abbiamo ricavato da essa solo alcuni punti che ci pa– revano particolarmente interessanti 1>er le coJinessioni col presente, e non possiamo assumerci qui il compito di se– guire nel particolare, con tutti i relativi alti e bassi, lo svi.– lùppo personale e politico di Lenin. Indubbiamente la sua opera ed il suo influsso hanno avuto una parte maggiore di quella degli altri suoi contempora– nei per la formazione del nostro mondo attuale. Per colo– ro che, per giudicare, tengono a formarsi un crlterio ob– biettivo, il libro dello Shub, che ci auguri.amo di vedere tra- dotto, diventa indispensabile, · BENEDlK'.I' KAU'.I'ZKY ·BibliotecaGino Bianco FATTI E COMMENTI della st~mpa italiana ed estera L'esprlmento laburista. In • Crilique » del febbraio, Jean Piel pubblka un lnteres: sante articolo sui • Successi e limiti dell'esperimento Jaborl– rista • Inglese, prendendo le mosse da due llbrl francesi re– centi: quello d.\ P. Waline sulle relazioni tra padroni e ope– rai nell'Inghilterra odierna, e l'altro di F. Renaudeau sul Partito ,Jaborista Ln Gran Bretagna. Ancora un anno o diciotto mesi fa, nota il Piel, si poteva mettere in dubbio che l'esperimento la.borista potesse essere ·vita•le. 1J dubbio non è ormai più possibile. I progressi rea– lizzati durante il 1948 sono tangibili. A parte tutte le consl– dcraz.ioni dottrinali e qualche •riserva che possa formularsi, il bi-lancio, quale può ~esser chiuso oggi, si impone J1.lJ'atten– zi01re. Ess,o suggerisiee la questio.ne: a credHo ci'l qu8.H forze, di quali metodi, d-i quali istituzioni si ha diritto di i,scriVére queste· rea.Iizzazi001i, nel paese senza dubbio economicamente più evoluto d'Europa; irealizz~zionl che contrastano collo scac– co, f.ino a nuovo ordine, di tentativ•i analoghi, coll 1assenza anzi di og,ni tentativo degno del nome, neHa maggior parte degli altri paesi dell'Europa occlden-tale7 I due libri citati possono ap 1pu111to,secondo' il Piel 1 costituire urna fonte di in– formaz·ione recen'OO e vali<i.'a su certi aspetU essenziald del– l'es.perimento inglese. II Renaudeau, nel suo .Jibro in cui traccia le origini, lo svHuppo del ParU.to laburista fino ad oggi e ne descrive le o~anizzazione e le tendenz-e attuali, r-Hevando le grandi t&ppe del movimento , fi.no al suocesso finale d~lle elezioni del 1945, senza esem,pio in a1loun altro dei paesi democratici, aJtribul– sce il successo all'incontro fina:le di un movimento sindacale che era rius.cito a d•iventa.re il ra.p;presenta-nte esclusivo della classe operai-a, e dd una ideologia, ,per lungo tempo avulsa ci'alln rea!ltà, ma çhe, arvendo acquistata coscienza dei suoi M• miti, è gliunta in· fine ad inseriirvÌs,i, quando la forza del mo• vlmento sindacale ebbè raggiunto la sua pienezza. Tra movi– mento sindaoa•lc e movi1mento intellettuale fu allora reaUzzato il ,punto d'equ'J.llbrio ed è, sui! ,piano poHtico, )I Partlt-0 del lavoro cm, l,o .rlll!>prescnta. Dopo, questo ,punto di equl-libl'l-0 è ,potuto variare, seconòo una curva che si flette talora in un senso, taJora in un alt~o; ma l'equiilibrio genera,le ·non è pjù stato m-ina:cciato. A che attribuire la realizzaz.ione dure– vole deHlequilùbrio tra •le due forze? Al senso poJitlco degli •inglesi, s~erisce il Renaudcau, senso poMtico, che sarebbe il risultato di \lna appli'Ca_z·ione continu~ da lungo tempo, del metodi <lernocmtici, e più un abito uquLs.Uo che un felice istLnto . ., Ciò rimane, ,nota id Piel, molto ,n,el v•ago, e nooi s-1 faFebbe senza dubbio ,che sposta,re\ la difficoltà mettenilo l'accento .sulla coes-io'n.e 1p·ersi&t•entedell'ambiente nazionale britannfoo, ' che contrasta colJa sua disgregazione nelJa maggior parte degli '3Hri •~aes,i euro1pei. Non è dubbi-o, però, che qui si toccé vefa– mente uno diegili asp.etti CSsenziaH: è un fatto che, nell'ln.sie– me, ,iin Gran BrJta,gna, la volontà di inditpendcn.za nazionale è restaila fino ad oggi più forte degli 1 -nteres,s,I di classe, più determinan.te delJe decisioni degli individui e dei gruppi, B cui com,portmnento con.Unna a sottomettersi di buon grado a una di-sci·plina., che ri~ponde a questa volontà. La lealtà naz.iona•le doWa claisse capirta11s·ta ha avuto, a questo riguardo, una iparte ds,cisi,va; essa l'ha con-dotta, per non correre il r.i.schi,o di rompere •la coesione nazionale, ad acconsentire poco a poco, e .prima che fos,se trOiPIPO tardi, alle conceS6lonl, che han.no :perm~so una evoluzione .progressiiva, evitando le es•plo– s,ioni. Le stesse te.ndeMe hain,no orientato verso il coru;egulmen-: to di .realizza zioni concrete lo sviluppo del ·mov,iniento tra– ~:u,n,ionista, id quai.le sfugge all'itIJ.flucnza d04Tllina,ntedeHe ideo.: logie, che han.no t,u,multuoS1W111ente .anima,to H movi1mento ope– raio altrove e, a mi.sura che furono ottenuti .-isultatl positivi, queste c.onqwi,ste hanno s,emp,re pjù man,tenuto. ,J'azi·one del m-0vi,mento nel limiti di un'opera di con,soHd8,mento, c.b~ preparava nuovi progressi. Le realizzaziiOJLi con.crete han.no iinldotto U movi•menrto a IDlirare all'i.nteg,razione della tota.Jità deJle forze operaie ·i'D una forza unica e coerente- nel quadro nazionale e ciò, per lungo tempo, a spese di ogni considera– zione programmati.ca, talchè solo .nel 1918, doq>o 20 anni daHs creazione del Partito, è a,pparso il primo programma a ten– denza statali-sta. Le tappe di que, s.ta integrazione sono des-critte con prec1,s~one nel Ulbro del \Vali.n.e, il qua-le rileva che la volollllà di mono– ,polio · si"1daèale ci'ellc T-rade Und011s, madJ1rado ie tendenze
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