Critica Sociale - anno XLI - n. 6 - 16 marzo 1949

CRITICA-SOCIALE 137 . p(J'tuti discutere gli argomenti di interesse comune, e porre eosì una buona ,volta a coatatto quelle esperienze così di– verse del giovane che •lavora nelle fabbriche e di quello che studia. Una iniziativa del genere· ·(non importa' qui eccessiva– mente il fatto che l'affermarsi della dittatura peronista le abbia poi tolto vigore), è, ci sembra, un fatto di per sè degno dell'attenzione di chi in Italia si inter,essa ai pro– blemi del>JeUniversità, al loro ambiente e alla loro vita; specie se si tien conto del fatto che si trattava •in quel caso dell'iniziativa non di un pugno di studenti isolati. ma della gran massa degli universitari argentini. Quanto lontano da quell'ambiente questo che noi abbiamo nei nostri Atenei, nel quale sarebbe purtroppo quasi inimmaginabile una ini– ziativa del genere· di quella sopra ricordata ! VI Nòi siamo così giunti, alle conclusioni, che vogliamo pur trarre da questo breve schizzo della vita universitari.a sud– americana, e che naturalmente si riferiscono al problema che ora più ci interessa, ed è la vita universitaria italiana. In ' Ìtalia l'ambiente universitario è assai complesso, e non è qui il caso di esaminarlo particolarmente. E' necessario no– tare scltanto che al quadro ·relativamente semplice da noi tracciato di' una lotta fra due forze. opposte, proprio èlella vita universitaria sudamericana, in Italia si sostituisce oggi un giuoco di forze alquanto più complesso, che impone molte volte una lotta su d,ue fronti. Il problema tattico-po– titico si presenta quindi più diffici\e da risolvere, ma non è nostro compito in questo luogo esaminarlo. Vogliamo infatti accennare soltanto ·alcune ·conclusioni d'indole più generale (del resto già evidenti). ,In primo l1wgo è èhiare che un rinnovamento delle Università a– vrebbe una stragrande importanza,. non solo per lontane (se pur indubitabili) ripercussioni sulla vita della nazione, ma anche ~mmediatamente colla creazione di µna Università· giovane, aperta e vicina ai problemi della società, e in tal caso portata a prendere subito una attiva parte nella vita nazionale, In secondo luogo a noi pare che a questo rinno– vamento in Italia i partiti di terza forza non si accingano con l'impegno· dovuto: soprattutto inerte, e ciò è molto gra– ve, appare la· massa studentesca: essa è quasi del tutto estra– nea: anche ad analoghi movimenti, che raccolgono i loro ade– renti piuttosto fra i professori; tuttavia, nella sua inerzia, più che opposizione, appare pur accessibile ad una azione svolta con dedsione per portarla ad interessarsi vivamente dei problemi concernenti il rinnovamenfo sociale e culturale. delle università italiane, e la preparazione della stessa clas– se studentesca ai propri doveri particolarmente alti verso la società e il suo progresso. In terzo luogo ci sembra che un .movimento del· genere, dentro alle università, dovrebbe esse– re libero da obbligatorie desinenze di partito (alla vita di partito dovrebbe piuttosto preparare che portare immediata– mente), costituendo invece un .m·ovimento autonomo e tipi– camente universitario, tendente in primo luogo a suscitare negli universitari un più vivo senso delle proprie responsa– bilità verso i loro problemi. Ef certo però, e questa è l'ultima .conclusione che vogiia– mo trarre, che un simile movimento dall'interno, per poter divenire efficiente, dovrebbe essere aiutato da un'azione ri– formatrice dall'esterno, mirante ad aprire le porte dell'Uni– versità a più larghe masse di giovai,ì meritevoli, provenien– ti da quelle classi a cui la dura realtà di una vita sociale ingiusta toglie ora ogni possibilità di accedere ai benefici dell'alta cultura. Il rinnovamento che <"OSÌ si produrrebbe nell'ambiente socialè universitario porrebbe le necessarie pre– messe di una reale trasformazione in senso progressista della vita universitaria. Ed è chiaro che un'azione del ge– nere dovrebbe essere uno dei fini perseguiti con magisiore intensità di sforzi da parte di quei partiti pohtici che si propon,sono un autentico rinnovamento di questa nostra so– cietà. Còwe questo fine debba ,essere cc-nciliato con la par– ticolare situazione .in cui si trovano ora le Università italia– ne, sovraccaricate da un numero troppo alto di studenti, co– me possa invece operarsi una più razionale selezione di co– loro che all'istruzione universitaria hanno diritto, è questio– ne che potrebbe essere utilmente •discussa negli ambienti uni- versitni e politici progressisti. · · .ARR1coLEVI BibliotecaGino Bianco La scienza non vive in regime dittatoriale_ I fini politici della teoria di Mitc,iurin perfezio– nata dal Lyssenko, di cui parla il nostro collabora– tore, sono stati recentemente e in modo chiaro ri– velati dalla orchestrata stampa comunista. Nell'Uni– tà del 16 dicembre 1948, un articolo -di Rubens Te– deschi tendeva a dimostrare che dalle teorie di Mendel e di Morgan derivavano le teorie razziste del nazismo. Per la verità l'articolista ricono– sceva che queste ultime « rappresentano una de– viazfo.nie arbitraria dalla genetica classica> e adducev!l come sol.a prova del suo asserto il fatto che un paio di razzisti hanno citato Men– del. Ma tant'è. Sulla stessa Unità del 21 dicem– bre era poi riprodotta parte di un discorso dello stesso pontefice della genetica sovietica, T. D. Lys– senko, sufficientemente polemico ma scarsamente scientifico. Nell'articolo che segue sono posti in luce taluni aspeftlti della polemica e, quel che 111 stampa comunista non ha {alto, si parla anche del modo seguito dai sovietici per convincere gli scien– ziati russi dissidenti della verità del nuovo. verbo. La C. S. Dai numerosi filocomunisti del nostro tempo, di quelli che possiamo chiamare " rivoluzionari emo– tivi », l'opposizione al eomunismo ufficiale è consi– d.erata lHiJ..amanifestazione di spirito piccolo bor– ghese o · « riformista ». Questi amici e compagni della classe proletari.a confondono le gesta dell'in– surrezione bolscevica, della guerra civile e della guerra mondiale con il caratterè rivoluzionario del movimento, e · quindi non si sono accorti che da molto tempo ·l'Unione Sovietica, mentre al suo in– terno si è irrigidito . il sistema delle caste che costi-. tuiscono la sua struttura sociale, ha ormai accet– tato concetti non soltanto « borghesi ,, nel vero senso della parola, zp.a addirittura contrari al pro– gresso dell'u.manità. La spiegazione di questa involuzione del carat– tere rivoluzionario del bolscevismo, carattere che indubbiamente esso ebbe nei suoi primi anni, in « controrivoluzionario » o, meglio, reazionario, è di estrema importanza per il movimento socialista, giacchè non bisogna dimenticare che il movimento comunista deve i suoi successi in molti paesi del m·ondb al suo appello alla coscienza di classe degli operai e alla sua fraseologia pseudo-marxista. Nel passato vi è stata una opposizione al comunismo che, se talvolta era pienamente giustificata dalla coscienza delle realtà del momento, altra volta de– rivava dalla ripulsa di qualsiasi azione rivoluzio– naria, frutto di Spirito piccolo borghese, di cui è esempio eloquente la posizione ,anticomunista di alcuni sindacati americani e, se vogliamo ritornare ad un passato infelice, la rabbia testarda di Noske contro tutti coloro che turbavano l'" ordine,, come egli lo intendeva (1). Ora, poichè la nostra opposizione di principio al comunismo ufficiale ha ragioni ben diverse, è quan– to mai necessario. sotto'.ineare l'abisso che esiste tra la fraseologia marxista ed il contenuto sociale (1) Anche recentemente si è scritto che NoskJe ·è stato ruc– cisore di Liebknecht e di Rosa Luxemburp;. Conviene ricor– dar.e che il caso Noske era tutt'altro: era 11 caso dell'attivi– sta al potere senza idee proprie. che si è lasci.alo. trasci– nare dai propri nemici credendo di comandarli. In altri ter- 111ipi, il caso Noske è un esempio del c.:anno che provoca l'assenza di quella diffidenza necessaria al moviniento so– cialista che giunge al potere ln paesi dove esistono caste PQ– litlcanti di militari. E non è U solo esempio. 1 socialisti spa– gnoli nel 1931 ed i nostri compaF;ni venf'zuelani recentemente hanno dato la ste~sa prova di non aver compreso la nrce~– sità di non confidare poteri reali al nemici di una repub– blica in costifuzlone.-

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