Critica Sociale - anno XLI - n. 5 - 1 marzo 1949
102 CRITICA SOCIALE r..no trovati in un certo imb_arazzo di fronte a talune pro– spettive filo-occidentaliste della nostra politica est'!ra, onde venivano a cadere certe preoccupazioni e riserve determi– nate negli nltìmi mesi dall'esigenza di una « politica attiva> del Conte Sforza, significava anche una sconfessione delle preoccupazioni di molti democratici cristiani, spec. \lmente della sinistra, che in una non-adesione italiana a patti mili– tari ed in una sua posizione di riserbo e di neutralità cre– devano di scorgere un ideale allineamento della po;ithi. este · ra italiana all'azione ed all'insegnamento della Chiesa. Inutile ricordare invece nei particolari, malgrado il temno d'arresto a questo riguardo -segnato dal recente Concistoro segreto, come la politica della Chiesa sia in questi ultimi tempi venuta assumendo una intonazione sempre più ,pic– cata.nente e risolutamente anti-comunist-a, che costituisce un singolare, anche se, vogliamo crederlo, autonomo, contro– gioco della politica estera americana, marciante ormai riso– ìutamente sulla conclusione del fatto Atlantico. Inutile dire come la D. C., per quella sua mancante 'lÒS– sibilità di reale autonomia di cui abbiamo detto sopra, abbia risentito di questo mutamento di direttive e come la pres– sione della Chiesa in questo momento abbia particolari ri– percussioni sui suoi stessi indirizzi, mettendo in un éerto imbarazzo la stessa sinistra democristiana. Un altro scacco per l'autonomia politica della D. C.. ci sernbra di poterlo scorgere in una recente lettera dell'epi 0 scopato emiliano. Per la prima volta non più un partito politico, come la D. C., o un'organizzazione sindacale a questa connessa, come la L.C.G.I.L., ma la stessa Chiesa detta, con la sua superiore autorità, la condanna e la scon– fessione della C.G.I.L., e indica come dovere, per i lavora– tori cattolici, l'adesione alla «libera» C.G.I.L. (anche se ciò può costituire una clamorosa smentita all'asserito carattere «aconfessionale» di questa!). Non c'interessa sapere se, data la nota gravità della situazione emiliana,· questo intervento sia stato sollecitato o meno: ma il fatto della intromissione ecclesiastica rappresenta indubbiamente una invadenza in un campo in cui la D. C. aveva esplicato ia sua azione esclu– siva. In realtà questa « esclusività», sino ad ora più o meno esercitata e difesa, è ormai compromessa. Intendiamo allu– dere al contrasto, non ·più potenziale, ma attuale (se è vero che avrebbe formato uno degli argomenti del colloquio tra il Pontefice e De Gasperi) tra Democrazia Cristiana e Azio– ne Cattolica. Proprio quel difficile equilibrio interno,, assi– curato nella D.C. dall'autorità del proprio.« vertice» e dalla coincidenza della sua funzione di direzione del Partito con quella di direzione -dello Stato, è minacciato da un richiamo ad una « dipendenza» più fotte che non quella verso il ;,ar– tito, cioè dalla «dipendenza» verso le direttive della Chie– sa, attraverso l'Azione Cattolica. E questa - donde la di– fesa della «sua» prerogativa dei comitati civici - non in– tende· svolgere più un'attività marginale di proselitismo re• ligÌoso, dove la politica ha riflessi soltanto indiretti, ma un'azione di sempre più spiccata intromissione politica, an– che se fuori dell'ambito parlamentare. Il compromesso cHè si sarebbe_ raggiunto tra A. C. e. D. C. dimostra in realtà quale vasto ambito di problemi, attinenti alla vita politica, sociale e spirituale del Paese, la Azione Cattolica si riservi. E come soprattutto si riservi di agire con· un'azione più capillare, più a diretto contatto con le masse « non-politi– cizzate », più immediatamente popolare di quanto non rie– sca a fare la D. C., attraverso il suo proseli-tismo politico, angustiato dal conformismo in cui viene· tenuta la -sua « ba– se>. E' forse prematuro congetturare che ad un'àzione pre.:– minentemente parlamentare e governativa, a cui verrebbe astretta la D. C., sta -per contrapporsi una penetr.azione ed un'azione extra~parlainentare dell'A. C.: ma !"aggiramento delle posizioni «politiche» della D. C. con un'azione oiù « diretta», forse socialmente più avanzata, ma indubbia– mente ancor più direttamente ligia ai voleri della Chiesa, è in atto. A tutto scapito, naturalmente, deHa già limitata « autonomia» della D. C., anche per il fatto che l'A. C. domina larghissimi settori degli ambienti politici e parla- mentari della D. C.- · Un ultimo avvenimento degno di nota è stata l'Assem– blea Organizzativa della D. C., svoltasi ai primi di gennaio BibliotecaGino Bianco . . a Roma. La v1v1ss1mapreoccupazione dell'unità del partito ha avuto due conseguenze che si riflettono negativamente sulla stessa democrazia interna del partito: la prima il re– ciso rifiuto di ammettere la costituzione di frazioni e d1 tendenze, ribadendo così, in odio alla « sinistra » democri– stiana, l'autoritarismo dei «vertici> e la funzione di e su– periore mediazione » dei dirigenti ; la seconda lo sforzo ,Ji sfuggire ad una pre~isa formula tecnico-organizzativa 0 èr dare al Partito, come un tutto, la possibilità di esprimere i propri autonomi postulati sui più importanti problemi del Paese, lasciandone la trattazione, pressochè esclusiva, no• !6nto al' gruppo parlamentare, la cui deficienza di omolj'e– neità e la cui mancanza di autonomia sono state me,,e chiaramente in luce, quanto alla più ristretta cerchia de.,.'' uomini della D. C. al governo: Limitiamoci, per ora, alla segnalazione di questi avveni inenti. Quale possa essere poi in definitiva la loro influenza sulla D. C., sulla sua compagine interna, sulla sua aziom politica è ancora troppo presto per indovinare. Ma, a par– te i suoi limiti d'origine, che abbiamo rapidamente anali:i– zato, è certo che contro la D. C., per la prima volta for~t, si manifestano forze ed ostacoli più forti di lei. GIULIANO PISCH., ' I Le funzioni dei sindacati nelle "Democrazie Popolari~, Dorpo la fine della guerra, la struttura interna dei sindacati ,poJa,ochi, ungheresi e rcimen1 s1 e mu– tata. In questi paesi l'attività dei ,partiti comuni– sti nel periodo tra• le ,due guerre mondiali fu· le– gaJ;mente vietata dai sistemi di governo esistenti. Naturalmente, nonostante il divieto, esistevano co– munisti ed anche dei .partiti comunisti ille,gali. Per quanto l'illegalità e la clandestinità esercitassero. specie sui gio;vani inteJ.lettuali, una forte attrazio– ne, l!Jer l'aura romantiica e l'im1pulso eroico, i grn.p– pi comùnisti non avevano gran.de im,portanza nu– merica. Do:po 1a guerra fecero ritorno da Mosca i capi comu•nisti polacchi, ,ungheresi e romeni .che v'i e– rano emigrati e, con l'av,poggio e l 'as.si• stenza delle trlllPipe d'?cc<upazione ru-sse, tentarono co11 grande f'erv,ore di . organizzare dai ,piccoli· gru1p,pi illegali un ·potente partito comun:ista. Era logico che essi bentassero di porre le mani sul movimento operaio. Tuttavia le masse organizzate ,dei sinda,cati unghe– resi, ,polacchi e. romeni non voùévano saperne di comunisti -che 'si apipoggiavano a,d una ,potenza stra– niera e che lavoravano secon.do 'istruzion1 stranie– l'e. In tal modo ,per i comunisti ,restava a disposi– zione solo quella 1parte ,della classe lavoratrke che non era organizzata o ehe lo era nei sindacati gial– li. Essa venne - senza ri,guandi per i,l suo pas– sato - attratta nel partito comun'ista ad un terna>o con le lusinghe e con la forza. In, questo sforzo i co– munisti non esitarono a tramare con pez:sone in– ternate nei camrpi a ca-usa del,la loro precedente at– tività fascista. Essi promisero a costoro, se fossero entrati nel partito comunista, un condono della ,pe– na e la liberazione: Le masse acquisite ,con questi mezzi, anche se av.evano dei s·entimenti ,di destra, vennero :poi inseri,te nei sindacati, secon:do la loro profession.e, accanto ad altri mem,bri del partito. Con questa tatti,ca i comunisti riuscirono a pe– netrare nei sindacati, a romperne l'interna unità, e a ra.fforzare 'il peso delle loro masse. In ta1uni s1ndacati, specie quélli di scarsa entità numeri-ca, i comunisti riu1Scirono, grazie a queste immissioni in massa, a conquistare la maggioranza e la direzione. Nel consiglio supremo dei sindacati essi, si assicu-
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