Critica Sociale - anno XLI - n. 5 - 1 marzo 1949
114 CRITICA SOCIALE . il Paese che colipiscono, ma costituiscono un impo– verimento del restante de) mondo, la Conferenza proclama il •dovere di ogni Governo di intrapren- . dere •immediatamente un'azione, non soltanto per soccorrere i disoccupati, ma -per prevenire fin d'ora, per quanto è possibile, la disoccupazione. E' neces– sario che i movimenti operai di tutti i Paesi eser– citino una pressione sui rispettivi Governi per- pre– parare numerosi progetti di lavori pubblici e di abitazioni operaie, migUoramento e rimboschimento di terre incolte. « Questi lavori saranno necessari in un prossimo avvenire, non per soccorrere i disoccupati, ma per– chè, intrapresi con sufficiente· larghezza in ogni lo– calità, .parallelamente alle diverse imprese capitali– stiche, han.no per effetto di mantenere occupate durante tutto l'a-nno un numero di braccia corri– spondente al.Ja domanda collettiva di lavoro, evitan– do~così la -disoccupazione. Oggi mai è risaputo che per tal mezzo è possibile prevenine la disoccupa– zione involontaria o involontariamente prolungata. Se i Governi non lo impiegano, la loro negligenza ne è responsabile come lo sare,bbe di una epide– mia». Ed ·eccoci .di nuovo qui ad arginare con gli stessi criteri allora suggeriti il flagello devastatore. Il Times -del 25 .febbraio, riportando e commen– tando la mozione, scriveva che « nell'insieme, essa · è motivo ancor più di soddisfazione che non di obbiezioni », per il posto ,preminente che essa dà alla Società ·delle Nazioni progettata dal Presidente Wilson, e postulata come futuro custode della demo– crazia e come la chiave per prevenire future guerre, e per il riéonoscimento del fatto che l'impianto di un'effettiva autorità supernazionale implica la piena democratizzazione di futti i ,paesi, coll'abolizione dei poteri autocratici e di altri aspetti della politica presente o ,passata delle -nazioni». Quanto all'Italia, il· gran.de giornale conservatore ammette che la sua questione è trattata ·con minor chiarezza, però affantica clausola una se ne ag– giunge affinchè « ,gli slavi in territorio slavo· abbia– no· a go·dere del diritto di autogovernarsi ». « In complesso, conclude, H ·memorandum è sano e no– tevole. La gran questione è di sapere qual risposta daranno i socialisti tedeschi a questo notevole do– cumento. Esso è un'innegabile sfi.da democratica,che essi ben. difficilmente potranno ignorare». Sebbene non presenti, al ,pari ·dei nordamericani, i socialisti tedeschi erano davanti agli ·occhi di tut– ti i loro compagni. Lo si vide al pranzo di chiusura. offerto al risto– rante Holborn, presieduto dall'Henderson, che lo aprì con il colpo di martello rituale e cinque minuti di raccoglimento per invocare il Signore,. fra gli attoniti sguardi de,gli scettid meri,diona1i. Ai brindi– si. l'Henderson, « Se iò comprendo; la. posizione del Lavoro alleato, ebbé 'a dire, è questa: noi cerchiamo la vittoria; ma non cerchiamo una vittoria militari– sta o diplomatica. Noi cer.chiarno ì,J trionfo dei gran- - di prin.cipii e dei nobili ideali. Noi non subiamo l'influsso delle ambizioni im.,perialistiche e degli egoistici interessi nazionalistici. Cerchiamo la vitt©– ria, ma dev'essere una vittoria deHa morale inter– nazionale e deHe forze spirituali, che trovino espres– sione in una ·pace basata sugli inalienabili diritti, della comune umanità ». Quindi, aggiungeva, « lasciatemi dire enfaticamen– te che sebbebe noi non cerchil}mo esclusivamente una pace francese, una .pace italiana, o una pace inglese, noi siamo t11tti, io credo, contrari ancor di ,più ad una pace tedesca. Noi non vogliamo « un.a pace a qualunque costo ». E Ramsay Macdonald incalzava: « Si dice che i socialdemocratici tedeschi son caduti in disgrazia. Io vi dico che l'unico modo di far riacquistar loro favore e stimà è quello <li porli in faccia alla ve- Biblioteca·GinoBianco rità <della democrazia. Metteteceli di nuovo di fron– te, par.late loro ancora l'antico linguaggio interna– zionale deHa li'bertà democratica e dell'idealismo democratko, ed io non ho alcun dubbio che ritor– neranno indietro >. Infine, alzando il bicchiere, Emile Van,dervelde brindò daip,prima al proletariato russo, che aveva reso all'Europa e,d al mondo H servigio di liberar la Russia dall'oppressione zarista. Esso ha suscitato gran.di speranze e una terribile delusione. Ma la rivoluzione russa, disse, significa un ul, teriore progresso nella storia. Egli brindò poi agli operai degli Stati Uniti che un .giorno saranno coi de 1 legati dei popoli europei; e tra non molto. Finalmente, egli brindò ai socia– listi 1edeschi ed austriaci i quali, come i russi, ave– vano provocato una terribile delusione. Dopo Lou– vain ed Aerschot gli operai belgi si appellarono ai socialisti tedeschi, ma al loro grido risposero solo Rosa Luxernbour,g, Liebknecht e pochi altri indi– pendenti. Adesso, ancor una volta, gli operai alleati si rivo1gono a loro, ed egli è certo che l'appello non sarà stato fatto invano. Colla Germania rappresen– tata dal socialismo e dalla democrazia essi sperano di poter presto stringersi la mano nello sforzo per la pace democratica. . ,.. .. AU'ultima seduta plenaria della Conferenza assi– steva anche l'a,mbasciatore russo Litvinov, ma egli era solo ambasciatore desMnato dal suo Governo a Londra, come lo era, pure presente, Kamenev desti– nato a Parigi~ perchè il Governo inglese considera" va Litvinov com('l un cittadino privàto e aveva mes– so Kamenev in condizione di ,dover riprendere le valigie e tornarsene verso la Russia per poi vedersi bloccato dalle guardie bianche in Finlandia. ' Con Litv-inov, Kamenev ,e Zahlkind èi ritrovam– mo c;!aipprima in una cameretta al mezzanino di mi alberghetto di Soho, e poi in uno dei moltepÌici ri-storanti A.B. 1 C. della City, ptilito e modesto, dove, con. un paio di sce.Jlini o poco di più, si faceva. co– lazione con poco pane, poco pesce, e poco riso dol– cé, e con un caffè saccarinato, ma, insomma, quan– do la conversazione è interessante non si osserva quel che si ingoia. Le fi,gure dei tre bolscevichi son rjmaste nitide nella memoria: Kamenev di media statura, biondo (35 anni), sorridente, affabile ,i cor– tese; Litvinov taig,liato più rozzamente, 'tarchia!©, quadrato, rasato con,ie un attore, occhialuto e taci– turno; terzo, Zahlkind, il più occidentale di tutti, ancor ,giovane pur avendo i capelli fortemente ar– ·gentati, laureato in una scuola su,périore francese e quindi parlatore spedito e cor-rett@ in quesfa lin– gua, dotato di una cultura e di una perspicuità si,n.– golarL Di Kamenev scriveva allora il Price sul Man– ches~er Guardian, che « il suo bolscevismo era più ideale che militante ». La conversazione fu :presto avviata per soddisfare la nostra fame di notizie, di gtudizi e ,d'i previsioni. Ai nostri quesiti, « perchè avete sciolta l'assemblea costituente »; si risponde: « perchè la battaglia con– tro la borghesia non è finita. Finchè essa dura, la unica organizzazione .di battaglia del proletariato non può essere che il Soviet. Quando tutti si saran– no sottomessi alfora i vari strati sociali riavranno la po,ss,ÌJbih 1 tà e iii mezzo di esprimere liberamente dal lovo. seno i lor>o·rap,presentanti l-egitMmi nelle assembiee legislative -e amministrative ». « E come si regola là polizia degli stabilimenti? « Negli stabilimenti una commissione di orperai provvede con l'industriale che è diventato una spe– cie di direttore; alla, gestione te'cnica e amminis.tra– tiva dell'a.zienda .. NoB si riceve un'ordinazione sen– za l'accordo con la commissione operaia ». « E i contadinj sono con voi?>. « I bolscevichi, ci rispondono, sono i .padroni del-
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