Critica Sociale - anno XLI - n. 5 - 1 marzo 1949

CRITICA SOCIALE 113 raia che ,conserva le più belle quaii,tà del carattere inglese e ,quando un ,passo avanti è fatto in Inghil– terra: il terreno conquistato non è, di regola, mai più perduto. Se i figli dei « ohartisti », per le ragioni in– dicate sopra, non furono del tutto alla loro altezza, nipoti promettono di esser degni dei nonni ». Resterebbero ora da vedere, dO'I)o_questa luruga parentesi, i rap,porti tra la politica ,pratica del bol– scevismo colla teoria marxista, !Per <eoniolu,dere que– sta ;serie <di articoli sul !bolscevismo. Ma l'articolo, che dove·va essere l'ultimo, -ci è riiuscito già molto più lungo del p,revisto, e siamo •perciò costretti a ,rimandare ,questo discorso a un altro articolo. . FAUSTO PAGLIARI TRENT'ANNI DOPO Tre barbe Gh>va riandar con la mente a quella lontana conferenza operaia e socia<lista interalleata che si tenne a Londra sul finire del febbraio 1918, per far con.fronti o induzioni,· o ,per accertar delusioni e svanite speranze, per quanto .pungente sia quel ricordo ora che non -c'è più a celebrarlo il più de– .gno, il più illustre, il più amato dei tre delegati italiani a qnel,la conferenza indetta per ipromuove– re, al più presto possibile, una via d'uscita per as– sicurare al mondo <la r1ace. Il 20 febbraio del 191°8, partirono dall'Italia per Londra, in rap,presentanza del Partito Socialista, Eman:Uele Modigliani e Alessandro Schiavi e, per la Confe.derazione Generale. de.J Lavo•ro, Ludovico d'Aragona. Il viaggio fu lungo e fortunoso e non mancò, sul– la Manica, l'alla!'me per « sottomarino in vista » ma senza seguito, nè con,seguenze. Allo sbarco a New– haven, al visto dei passaporti dei delegati alla con– feren.za della pace, scorgemmo àal rasserenato sor– riso de ll'impiegato, J'alito di speranza che apriva il cuore di tanti inigle.si ansiosi di veder ,por ter– mine alla conflagr azione re fiduciosi che fossimo noi a lasciar scorgere uno spiraglio incoraggiante. Da Charing Cross Station, via di corsa alla sala della -conferenza che ,già era nella sua seconda giornata e stava esamim.ando, in seduta p,!enaria, il lavoro compiuto da!Je Commissioni sul testo del– la mozione finale. Modigliani domandò subito la ·parola per dolersi che fossimo arrivati in ritardo, chiedendo che le commissioni tornassero a iriunirsi per dar modo ai sopravvenuti di parteciparvi, ed entrando di scor– cio nella disoussione della· mozione, là dove si e– sprimeva iJ voto ,ohe si affrettasse la fine deLla guerra, uscì ,nell'espressione -che si dovesse auspi– care une paix quelconque -purchè fosse rapida, al fine di por tel'mine al tormento dei popoli. Alla se– ra ci incontrammo infatti coi francesi sotto la pre– sidenza ,di Arthur Henderson il quale insistette, ri– fere:ndosi alla pace, sull'aggettivo spe·edy - rapida - e che nel testo finaìe, si tradusse nel,l'accennato as soon as may possible. Fu questa la modificazio– ne dovuta all'insistenza degli italiani i quali, nella trattazione degli scopi di guerra; si fecero eco del– le deliberazioni- che erano state prese nel conve– gno di Roma, e parteciparono anche ai lavori del– la commissione per la •convocazione della confe– renza internazionale socialista -ché avrebbe dovuto tenersi a Stoccolma e che non si tenne perchè i delegati socialisti di vari paesi non ottennero i pas– saporti. Principio essenziale della mozione era questo, lo stesso pér il quale ancor oggi ci battiamo: « Quali che possano essere ,gli scopi per i quali la guerra fu intr!llJ')resa, ,)'intenzione fondamentale della conferenza interalleata, accettando la conti– nuazione della lotta, è di assicurare per l'avveni– re alla democrazia ogn-i possibilità di sviluppo ». E non solo internazionalmente, ma anche nel– l'ambito di ogni nazione: · ibliotecaGino Bianco a Londra « Ma ,]'accettazione sincera delle regole e delle de– cisioni dell'organizzazione internazionale impljca una .democratizzazione completa in tutti i Paesi; eli– minazione di tutti i poteri assoluti che sin qui si inea,riearono di scegliere tra la guerra e la pace; assemblee parlamentari elette da e per il diritto so– vrano del popolo; soppressione della diplomazia se– greta, Àa sostituirsi con una politica estera sotto– posta al •contro,!lo delle assemblee legislative; pub– blicazione ,di tutti i trattati, che non dovranno mai contraddire aHe stipulazioni della Società delle Na– zioni, sotto la responsabilità assoluta del Governo e, in. particolare, del Ministro ·degli Esteri <li ogni Paese verso i ris•pettivi Parlamenti. « Solo una politica siffatta permetterà l'abbandono sincero di ogni forma di imperialismo. Con l'in– staurazione generale -della democrazia, assicurate da ogni aggressione le effettive garanzie internazionali, la Società delle Nazioni condurrà all'eliminazione totale della forza còme mezzo •per •risolvere i con– flitti internazionali ». Ahimè! nè la diplomazia all'aperto, nè .Ja Società delle Nazioni ci risparmiarono nuovi imperialismi e una nuova ,guerra. DeH'Italia, la conferenza fu pre– murosa e sollecita a favorii:e le aspirazioni: « La C. I. esprime la sua calda simpatia per i po– poli di lingua e di razza italiane, i quali sono stati lasciati fuori dalle frontiere assegnate per motivi strategici, in seguito agli accordi •diplomatici del passato, al Regno d'Italia e sostiene .Ja loro riven– dicazione tendente ad essere riuniti ai loro fratelli di razza. « Riconosce che possono essere necessari accordi per salvaguardare gli interessi legittimi del popolo italiano sui mari vicini, ma riprova gli scopi di conquista ·dell'im,perialismo italiano, e -ritiene pos– sibile dare soddisfazione a quei bisogni legittimi senza negare i bisogni degli altri nè annettere ter– ritorii altrui. « Quanto alle popolazioni italiane disperse sulla costa orienta•le dell'Adriatico, i rapporti fra l'Italia e la pÒ·polazione jugoslava dovranno fondarsi sui principii di equità e di conciliazione, per evitare ogni motivo di future discol'die. « Se a,gglomerazioni di Slavi sono comprese· nella nuova Italia, e agglomerazioni di Italiani·. si trove– ranno in territorio slavo, dovranno essere stabilite garanzie reciproche per assicurare alle une e alle altre la libertà ·dell'autonomia locale e ,dello svilup– po naturale della loro particolare attività>. E, dopo trent'anni, i socialistì son qui, come al– lora, ad affermare gli stessi concetti nella ineffet– tuale applieazione di tutti gli altri fin qui applicati. Ma ancora un punto di quella mozione m.erita di esser trascritto ·perchè riguarda un fenomeno allora previsto e temuto nel trapasso dalla in,dustria di guerra alla industria di pace e ~bbattutosi sul no• stro Paese come un flagello: .Ja disoccupazione. « Considerando ,ohe la disoccupazione, vi è detto, come la carestia, non sono soltanto u·n disastro per

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