Critica Sociale - anno XLI - n. 5 - 1 marzo 1949
CRITICA SOCIALE 111 lica ,del la:borismo inglese della " erosione riformi– stica », che potrebòe considerarsi una concreta a•p– plicazio1J1e della teoria marxista quale viene in ter– pretata, nei suoi efomenti_ essenziali, da Rodolfo Mondolfo, -si conformi al •marxismo di Mari, scien– ziato e rivoluzionario insieme, ma « anzitutto rivolu– zionario », secondo i,l giudiz io dat one dall'Engels nel suo elogio in morte del ,gran.de amico. A,bbiamo già avuto occasion e di r ilevare che per il prof. Schum,peter l'evoluzi()llle era realmente, se– condo il ,pensiero essenziale di Marx, la genitrice del socialismo, pieno come egli era del sentimento. di una logica inerente a'i fatti sociali; cosicchè, se nei suoi scritti molti luoghi sembravano contrad– dirvi, in realtà in questi passi Marx contraddice da 9è al suo !Pensiero 1Più iprofondo e ·più maturo. Per Marx la rivoluzione è una rivoluzione nella matu– rità dei tempi, anche se è vero che nel suo pensiero l'azione •politica assume spesso l'aspetto particolare della rivoluzione. L'accento sulla violenza è del resto comprensibile in chi aveva vissuto nei suoi anni for– mativi tutta l'agitazione del 1848 e, d'altra parte, la maggior parte dei suoi ascoltatori non avrebbe pre– stato orecchio a un messaggio nel quale mancasse il sacro suono -delle trombe. Non è qui il luo,go ,di entrare in questioni ese– getiche sull'~ essenza» del marxismo vero, qui solo accennate per la parte che ha rpiù diretto ra,prporto alla sua politica ,pratica, perchè, senza voler negare l'importanza di queste ,discussioni dei teorici, come dke R. Mondolfo, « figli e padri di storia ad un tempo », ai profani come noi d, i questioni metafi– si-che, queste sottili.controversie dogmatir.he ed ac– cademiche richiamano in. mente quel che a nche un peri,patetico .consumato come Don Ferrante disse -più d'•una volta, con .gran modestia, della filosofia aristotelica. E' vero che le ,parole clegli scritti, S!pes– so polemici, -dei fondatori del « socialismo scien– tifico», come han ,più volte rilev,ato loro stessi, non bisogna pesarle con una bilancia di iprecisione. Ma ancora ultimamente il Rube!, nella già ricordata ,pre– fazione alla sna antologia ,di scritti di Marx, notava che, dopo .un secolo di marxismo e ·antimarxismo, persiste sempre negli interpreti quel dualismo tra !,a scienza pura marxista e la sua ,parte applicata, su cui si è impegnata la battaglia teori-ca del Bern– stein, della quale quella ,di Lenin contro i mensce– vichi non è stata che ,una variante russa. Ed egli stesso richiama il -giudizio - « una •vera autocriti– ca » - che Marx dà, in for,ma ironica, sull'opera , teori,ca e ,pratica della sua vita, in q,,1ella singolare bozza di recensione del « Capitale » scritta da lui, poco dopo la sua pubblicazione, in una lettera ad Engels, pubblicata nel carteggio Marx-Engels, e da questo a sua vo'lta ri;pro·dotta quasi letter.almente in un suo articolo, nella quale il libro· viene pre– sentato come un'opera ad un tempo scientifica e «tendenziosa» (4). Il ,dualismo, che ,per il Bernstein caratterizzava tutta l'oipera di Marx, colla esagera– zione delle .facoltà creatrici .dell'azione rivoluzio– naria per la tra:.fonmazione socialista della società moderna, è riaffermata in.fatti anche da critici re– centi, i quali, o scorgono nel marxismo, invece di una sintesi, un eclettismo di elementi contradittori, come il Baratono, che vede nel marxismo due facce, quella del freddo economismo e l'a[tra del romanti– cismo quarantottesco, .più strettamente orientato verso la ipresa di 1possesso violenta del potere, o considerano la tattica rivoluzionaria parte essen– ziale e cenn·a-Ie della dottrina, come Elie Halévy e A. Vèn,e, il quale, nell'ultima ,parte del suo libro, con larghe citazioni dei te~ti di Marx e con riferimenti (4) Le iateressanti recensioni-réclame del t-0 volume del «Ca– p!IB!e • pubbli<iate da Engels nel 1867 in vari periodici sono riprodotte dal Czòbel, con una sua_ Introduzione, nel 2" volu– me del Alar:z:-Bnget, Archiv del 1927. ibliotecaGìr-ioBianco ai commentari di Lenin, espone quelle ·che egli chia– ma le grandi divisioni della politica preconizzata da Marx (5). Per altri critici l})erò, come si è già detto del La– ski, .più che una contraddizione tra teoria e prati– ca nel marxismo, :occo11re tener ,pres ente l'evolu– ziooe del pensiero di Marx e Engels d.al « Manife– sto" in poi e, per il problema che qui ci interessa, merita ,particolare rilievo un recente studio di Lu- . cien Laurat ,sul « Manifesto " nei suoi ra~porti col mondo moderno. Il Laurat (6), partendo dall'esame del ca,pitali:.mo quale era un ,secolo f.a, a.Jl'eipoca deil MaHifesto, e quale è attualmente, traccia la cor– ris,pondente evoiuzione della dottrina socialista e marxista già viventi Marx e Engels e sotto l'im– pulso dei discepoli, ,dopo la loro IIIl0rte. Marx, egli dice, non è nato marxista e tanto lui che Engels diventeranno marxisti nella mi:.ura in cui il loro a,plJ)orto prevarrà sul fondo inizia:le -dei loro ,prede– cessori ed è l'e:,perienza •della « Comune» parigina che li porterà ad abiurare ,gli ultimi vestigi dell'u– topismo e dell'apriorismo. Occorre (l)erciò distingue– re, nella stessa dottri-na elaborata da Marx e da En– gels, un « premarxismo » dal «marxismo» evoluto e auten Uco, queV!o della seconda fase della loro vita militante e dei consigli ,prodigati -da Engels ai di– sce,poli alla vigilia della morte. Fondato su questi due punti ca,pita,Ii: fidea di evoluzione, op-posta al– le rkette dottrinarie, e l'idea •di Ubertà, op,posta ai sistemi coercitivi, dopo fatta propria l'i-dea di Prou– dhon, che il proletariato deve emanciparsi da sè acquistando la «-capacità» e la maturità indispen– sabili, il ma,rxis,mo realizza l'unità ,del socialismo col movimento operaio, Tifi-utando,si di prescrivere il suo corso atl movimento reale della classe ope– rai.a secondo una ri-cetta dot-trinaria. Perciò, men– tre iÌ bolscevismo leninista non è ,per il Laura! che un vero e pro,prio ritorno al « ,premarxismo » del i848, dra,ppeg,giato in formule mai·xiste, e il bolsce– vismo staliniano non ha più nulla di comune, non solo col marxismo, ma nemmeno con qualsiasi s,pe– cie di socia:lismo, ciò che resta .ancor vivo del mar– xi:,mo nel socialismo con temporaneo sono per lui i partili socialisti che ,p,rati.cano una IJ)Olitica ispi– rata agli insegnamenti dei grandi continuatori di Marx, quali, a,d esellllPiO, il socialismo scandinavo e olandese e il « Labou,r Pauty » britannico, nel qua– le l'empirismo è predominante sulle pretese doUri– na:li, ma ,che agisce nello stesso senso. Fabianismo e laborismo. Questo raworto che il Laurat ,stabilisce tra la po– lihca pratica del s-ocialis,mo inglese e la teoria del marxismo, ,conce.pito col Renner, come un sociali– smo empirico e sperimentale, ci riporta alla già ri– cordata prefazione del Partito -laborista alla sua edizione del « Manifesto », seco1:1-dola quale il La– borismo ha le sue radici •dirette nella storia del– l'Inghilterra, nei movimenti ideologici e sociali in– glesi, dai « levehl-ers > ai « fabian.i », e nel pensiero dei socialisti inglesi, da John Ball a Sidney Webb, che le Trade Unions hanno reso possibile di tra– durre in iprati,ca. « Le nostre idee sono siate di,f• ferenti da quelle del socialismo continentale, che derivavano più direttamente ,da Marx; ma noi pure siamo stati ispirati per •ce-nto vie diversi dai pen– satori e combattellti europei e soprattutto dagli au– tori del «Manifesto>, i quali erano i primi ad am– mettere che i princi·pi devono essere a,pp-licati alla luce delle condizioni esistenti». E, ricordando quan– to del programma ,politico del «Manifesto»· è già (5) E. HALEVY: Histofre du socialisme europeen. Paris, Gal– Iimard, 1948 - A. VÈNB: Vie et doctrine de K. Marx. Parls, Le5 éditions de la nouv:e.lle France, 1946. (6) L. LAURAT: Le Manifeste communiste de 1848 et le mon– de d'aujourd'hui. Paris, EdWons Sclf, 1948.
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