Critica Sociale - anno XLI - n. 4 - 16 febbraio 1949

CRITICA SOCIALE 79 proporzioni il fenomeno della disoccupazione, d'altra parte le organizzazioni sindacali non hanno saputo affrontare il problema con sufficiente chiarezza di idee. La politica del lavoro della C.G.I.L. è stata condotta unicamente nell 1 int<\t1to di a$sicurare una immediata occu– pazione oltre che una adeguata remunerazione alla popo– lazione lavoratrice, senza per altro preoccuparsi di concor– rere a creare le premesse necessarie ad una stabilizzazione della occupazione stessa. Il carattere economico ha ceduto in molti casi al carat– tere sociale dell'azienda anche e soprattutto per una erro– nea impostazione di politica economica del Governo, il qua– le, anzichè venire incontro ai bisogni dei lavoratori e delle aziende nell'attuale fase di depressione, attraverso il soste– nimento della domanda generale, ha tenuto passivamente la via degli investimenti privati senza peraltro indirizzarli al– l'attuazione di obiettivi determinati e colmare il diminuito ritmo degli investimenti stessi con nuovi interventi di utilità economica e sociale. Da questa sommaria analisi il lettore accorto avrà rile– vato che la soluzione dei problemi del salario e della occu– pazione non può essere unilateralmente perseguita nè dal Governo, nè dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori, nè tanto meno dalle associazioni padronali. Tra,ttandosi di sol• levare i settori depressi, di incrementare l'occupazione ope– rai~ nei settori di attività produttiva più favorevoli, e di realizzare, attraverso un delicato sistema compensatore, il necessario equilibrio che solo può avviare verso la stabiliz– zazione della nostra economia; @. evidente che qualsiasi a– zione a carattere sezionalistico o corporativo non può avere che effetti negativi, mentre, d'altro lato, una azione di clas– se che non fosse armonizzata con le linee generali della po– litica economica governativa risulterebbe praticamente ste– rile ed inattuale. In questo senso pensiamo che grave er– rore sia stato quello di non avere a suo tempo compreso l'importanza di una discussione tripartita, la quale avrebbe servito, se mai, a meglio chiarire di fronte al_ Paese le rispettive responsabilità. In questo senso ancora noi pensiamo che l'attuale pro– blema degli aumenti salariali posti sul tappeto dalla C.G.I.L. avrebbe dovuto essere impostato e risolto nello spirito di quella politica di «raccoglimento~ che !'on. Santi aveva proposto e dalla cui attuazione inestimabili benefici sareb– bero derivati alla classe lavoratrice e al Paese. Rl;:NO Fl!RRARA Agli abbonati agli . . amici I tempi SOIII. O oertamoo.te duri. Duri specia.lmiente per 1Jai vita della cu ltura, d el peru;rero, pell' lo stu– dio e per gli studiosi, men.tre lia stanchezza, lo scet– ticismo e lo sterile pessimismo distolgono tante energie dalle attt'Vità utili e disinooressate. Anche per la nostra rivista,, la sola in Italia e una delle poche nel mondo che, fedele aJllanobiJ.e ed alta tradfaione impersonata per noi Die1lia fi. gura di Filippo Tuliati, esprime oggi la voce del' sodi.alismo dem.ooratd.ooal ·di sopra delle tendenze oontilngenti, è dura la vita. Il sociaJ.ismo ha attra- - Ve!rSato in quest i anni crisi e traVQgli, ha subito oollpi e r'ioovut o fieri.te, ma è pur vivo non solo nel– la fede e nei cu.ortii di chi ma.i lo ha abbandonato, ma nelllla esig,enza delle cose e degli uomini. Far 'sentire ciò, e al tempo s'te$so prepai,are at– traver so lo studio le proposte oooorete è com– pd.to e m,che della nostra Rivista. Ma per poterlo as solvere, SOID.O necessari ]lii, solidarietà, l'aiuto di chi comprende tutto questo. Abbonarsi e procura.re n uovi abb onati è il modo migliore di appoggia.re la nost.ra. f atica. BibliotecaGino Bianco Vittoria del socialìsmo 1n Israele Fra i tanti elementi che contribuiscono oggi a far conver– gere in modo particolare l'attenzione del mondo intero verso il nuovo Stato d'Israele, uno deve certamente avere, per un socialista d'Italia o, comunque, d'Europa, uno speciale valore; mi riferisco alla vittoria del socialismo ebraico, nelle 'elezioni per l'Assemblea Costituente del nuovo Stato. La vittoria è stata netta, giacchè, come è noto, i due partiti socialisti esi– stenti, e che collaboravano già nel precedente Governo e nel– la Confederazione del Lavoro, la « Histadrut », hanno otte– nuto oltre il 50 per cento dei seggi. La vittoria del Socialismo ebraico. Questa netta affermazione del socialismo merita, secondo me, di essere analizzata nei suoi motivi e nelle sue prevedi– bili conseguenze, .tanto più quanto più il socialismo appare oggi in molti paesi d'Europa frazionato e suddiviso, indebo– lito r.ispetto a quel che era nell'immediato dopoguerra, e soprattutto (è necessario. guardare in fronte la realtà) non più rappresentativo della gran maggioranza delle classi la– voratrici. Per rendersi conto di come mai il socialismo ebraico sia invece giunto, almeno fino ad oggi, ad essere l'espressione più autentica del sionismo stesso, superando le gravissime pro– ve, anzitutto della costruzione economica e sociale e della di– fesa di essa contro interessi arabi ed inglesi coalizzati, poi della costruzione politica dello Stato, della g4erra, (con le sue enormi difficoltà militari e diplomatiche), e contempo– raneamente dell'assimilazione di ingenti masse di immi– granti, per capire ciò, io credo, bisogna non limitare l'esame al movimento socialista ebraico stesso, ma allargare lo sguar– do all'ambiente in cui esso ·ebbe ad agire, alle forze che lo favoriva-no o gli si opponevano. L'unità o la divisione delle classi lavoratrici, il loro aderire a forme più genuinamente socialiste di lotta e di trasformazione sociale, o il loro pro– pendere verso violente esplosioni di forza, o la loro supina obbedienza a un autoritarismo (che può fregiarsi di nomi e di simboli assai diversi), dipendono solo parzialmente da un atto di libera scelta delle classi lavoratrici stesse: esse sono parzialmente determinate dal modo di agire delle altre forze componenti la società, dalla generalità dei rapporti e delle rea– zioni economiche, sociali e morali. Io credo che lo sviluppo del socialismo in Israele sia di– mostrazione del modo in cui particolari condizioni esterne . possano offrire buone chances alla cl;,,sse lavoratrice, ma an– che come queste buone chances bisogni non lasciarsele sfug– gire. Una delle più importanti condizioni di vantaggio della classe lavoratrice ebraica nella sua lotta sembra essere stata quella di aver scelto una strada talmente irta di difficoltà tecniche e politiche, da non temere che il capitale privato, ebraico o non ebraico, considerasse l'investimento in Pale– stina un buon investimento. Così cértamente era più difficile procurarsi il pur necessario capitale per la costruzione dello Stato, ma d'altra parte una porzione relativamente alta di questo veniva donato dall'ebraismo mondiale alla nascente Na– zione e ai suoi organi direttivi prestatali. Così apparve sulla scena economica uno strano tipo di ca– pitale, che rinunciava ai propri diritti individualistici a fa– vore della Nazione, o meglio di quella ridotta porzione della nazione ebraica che abbandonava i Paesi della Diaspora per recarsi a colonizzare i deserti della Terra Santà. Era per il sionismo una grande responsabilità l'amministrazione di que– sto capitale_ Se non fosse esistito sufficiente slancio perso– nale, sufficiente volontà costruttrice, sorretta da motivi ora idealistici ora pratici (giacchè la persecuzione infuriava sem– pre in qualche luogo); se fossero prevalsi criteri puramente filantropici, miranti solo a risolvere il problema di quegli E– brei che via via ne avevano abbastanza delle persecuzioni, ma non a creare una nuova· Nazione completa e variata nelle sue parti e nella sua economia; se non fosse esistita la ca– pacità di creare le nuove forme sociali che sole permettevano la messa in opera_del capitale donato dalla forza di quel !e~

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