Critica Sociale - anno XLI - n. 4 - 16 febbraio 1949
CRITICA SOCIALE 75 \ della scissione ad oggi, il 'nucleo di coloro che ci seguqno sul terreno delle lotte sindacali. Era na– turale che una classe proletaria cresciuta nel pe– riodo del predominio fascista (che rendeva im– possibile la formazione di una coscienza politica) e spiritua:lmente form/lta in un'atmosfera in cui dominavano i clamori e le violenze, non fosse di– sposta a seguire i metodi diversi che noi dimo– stravamo di voler seguire e abboccasse facilmen– te alle accuse di tradimento che venivano mosse contro di noi. Ma noi abbiamo per converso il consenso di una pa'rte numerosa di quei ceti medi, i cui interessi non hanno alcun motivo di contra– sto con quelli del proletariato manuale. Anzi, nei primi tempi della liberazione quelli e questo pro– cedettero in un pieno accordo, che fece sperare in una consapevole preparazion·e di una nuova classe dirigente, pronta ad assumere la direzione della vita politica e sociale. Poi l'operaismo osten– tato di certi gruppi politici, l'irrequietezza di una parte del proletariato che urtava contro le abitu– dini riflessive dei ceti medi, •L'incitamento all'in– disciplina che esautorava entro le fabbriche e ne– gli uffici coloro che avevano funzioni direttive e senso di responsabilità, hanno finito per disgusta– re una: gran parte dei ceti medi, come hanno cla– morosamente dimostrato i recenti episodi svoltisi in alcune delle più importamti aziende industriali della provincia di Milano. La nostrà 0pposizione contro ogni forma di demagogismo, condotta con l'esclusiva preoccupazione di s·alvare la democra– zia e di provvedere nelle forme più efficaci e ra– zionali alla graduale elevazione delle classi lavo– ratrici hanno impedito che questi gruppi delusi ed irritati dei ceti medi andassero ad ingrossare le file del fascismo come avvenne tra i•l 1920 e il 1922 sicchè essi sono ancora una forza di riserva della democrazia, ma facilmente possono cadere in forme di mentalità piccolo-borghese. E' questo il pericolo che può correre lo stesso nostro parti– to, pericolo contro H quale esistono però fortuna– tamente, e si sono chiaramente palesate ·nel re– cente congresso di Milano, valide forze di reazio– ne per difendere e rinsaldare l'ispirazione prole– taria del nostro movimento. , Se noi oggi riusciremo a purgare il movimento proletario dalle passività di questi metodi agita– tori che non hanno nessun fine che possa essere confessato, riusciremo a ricomporre quella unità · di tutti i ceti della classe lavoratrice e a formare un esercito che marci veramente per le vie mae– stre del socialismo. Questa ricongiunzione del proletariato manuale con i ceti medi che esercitano più utili funzioni nel comp1esso delle attività eco– nomièhe è uno degli aspetti più caratteristici e più interessanti della auspicata unità socialista. Se l'aspirazione di essa parve tepida, al recente nostro congresso di Milano, nelle parole non for– tunate di qualche oratore, deluso da qualche resi– stenza che aveva trovato lungo la via la nostra buona vo<lontà di unificazione, essa è però sempre viva e ardente nell'animo della grandissima mag– gioranza del nostro partito. Non sentiamo per:t;an– to di poter associarci alle parole sfiduciate e amare scritte nel loro giornale da Romita e da alcuni amici suoi. Sentiamo che l'unità socialista, reclamata dalla forza stessa deHe cose oltrechè dalla nostra ansia, è in cammino e sarà presto un fatto compiuto. . ·. u. G. M. BibHotecaGino Bianco La politica dei blocchi e l'Unione europea La situazione in.ternazionale, dominata negli ulti– mi tempi da eventi di capitale importanza e tali che potranno avere:, anche più di quelli degli ulti– mi anni, influenza nella storia futura dei popoJi (fa– cile .previsione questa) mostra, attraverso una flui– dità che non c.onsente ancora di trarre conclusioni decisive,._ alcun'i possibili· sviluppi prossimi, che noi auguriaJUo non '[)orlino a cristallizzazioni. Gli avvenimenti, ben noti, che si son.o susseguiti nelle ultime settimane, possono, secondo noi, essere considerati in due grandi gruppi. Da un lato le ini– ziativ,ei -dell'Occidente, che hanno avuto il loro ini– zi-0 con le ,elezioni •americane e con il conseguente rinnovamento al Dipartimento di Stato, e potreb– bero raggiungere il -loro punto ·culminante con il concr,etamento .delle trattative ,per la stipulazione del Patto Atlantico. Elementi essenziali di queste ini– ziative son-0 le ,riforme interne -degli Stati Uniti, sia sul piano economico (la nuova politica di coordi– namento annunciata da Truman), sia sul piano sin– dacale (la ritrovata coesione delle due grandi orga– .nizzazioni dei lavoratori americani A.F.L. e C.1.0., in funzione della lotta contro le infiltrazioni comuni– ste), sia sul piano militare (la fusione delle forze armate statunitensi sotto un unico comando; la di– rezione di questo comando affidata al ,generale Eisen– hower, tornato dal suo bu,èn retiro dell'università di Columbia, e tutte le altre misure annunciate dal sottosegretario. alla Difesa Forrestal nella sua r,ela- zion.e ,del 25 dicembre scorso) (1). · Ad essi fanno corona (dico corona, non nel sen– so che siano· di minore importanza, ma nel senso che senza i primi non '[lotrebbero verificarsi nella stessa forma e con le stesse possibilità di sviluppo) le trattative per la formazione del Consiglio euro– peo e più •genericamente per l'Unione europea, gli accordi sullo statuto della Ruhr e sulla formazione dello Stato della Germania occidentale. Dall'altro lato .stanno le -0rmai ben note iniziative de~ governo sovietico. Anzitutto le tre cui radio Mo– sca ha dato pubblicità: la dichiarazione del Ministro degli Esteri contro l'Union.e occidentale ed il Patto Atlanlico; quindi la nota di minaccia e la richiesta di un patto di non aggressione alla Norvegia; infi– ne l'intervista di Stalin. A queste è da aggiungere la notizia che era venuta ,poco prima da Mosca, della costituzione del Consiglio per la reciproca assisten.– za economica fra l'Unione sovietica ed i cinque, pae– si satelliti: (1) Riproduciamo di questa relazione la parte che riguarda s·pecificamente l'organi~zazione delle forze armate: « Dobbia– mo continuare a irrobustire le nostre forze armate, il nostro esercito, la nostra mµ.rina e la nostra av.iazione, dobbiamo saldarle in un uni,co blocco ;per il combattimento, rifornirle delle armi e dell'equ1paggiamento di cui esse necessitano e stabiU.re come esse ,potranno essere impiegate ne~ modo più efficace in ca.so di emergenza. Dob.hiamo difendere e sviluppare le nostre risorse naturali, ricostituire le esaurite riserve di materie IJ>rime strategiche ed essenziali, promuovere le ricerche eà i perfez~onamenti scien– tifici, fare un •programma per l'utilizzazione, in caso di emer– genza, del potenziale umano e deHe attrezzature industriali, nonchè stabilire il metodo per far si che i bisogni delle pro– duzioni civile e militare vengano soddisfatti con iÌ minimo sforzo per l'economia nazionale ... 11 raggiungimento di tali obiettivi ha lo s-copo df prevenire e non di provocare la guerra; perchè, f.inchè le nazioni del mondo non daranno corso a un'azione effettiva ,per l'elimina– zione del ,potenziale belljco come ,strumento della politica nazionale, la maggior garallzia di pace e di sicurezza sarà per noi la nostra forza e la forza à'ei popoli liberi del mondo che a noi si rivolgono per amicizia, aiuto e consiglio >.
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