Critica Sociale - anno XLI - n. 4 - 16 febbraio 1949

CRITICA SOCIALE 95 culturale e politico, e storico, tocca tutti gli uomini, si col– lega a problemi comut'li e alla soluzione dei problemi co– muni porta un contributo. A questo significato del persona- ,· lismo, più che a quello strettamente teoretico, bada il Mou– nier nel suo libro: Il personalismo nella crisi della civiltà. Che una crisi ci sia, chi ancora negherebbe? E non solo crisi esteriore, delle strutture sociali, ma crisi totale. Il no– stro autore tien conto dell'impostazione marxistica del pro– blema della crisi, ma si allaccia per alti-o verso ai suoi più sottili indagatori, Huizinga, Benda, Burzio, Huxley, che han ..messo l'accento sullo smarrimento spirituale dell'uomo, il qua– le ha perso le vecchie fedi, e non sa rinnovarle o sostituirle. D'altra parte, l'uomo si impegna come non mai per la sua umana civiltà : il cristianesimo, nell'ortodossia e nell'eresia, ravviva in tanti la sua' fiamma, il liheralismo vuole rompere il legame con la passiva conservazione, il marxismo man– tiene la sua funzione di eccitamento al progresso; special– mente in Europa, la quale, vecchia di secoli, è al centro della crisi, e al centro sarà della sua soluzione, se si trat– terà di un superamento, e non di un impoverimento nel gio– vane edonismo americano o nella laica religiosità orientale. Per il marxismo, tra questi grandi filoni, ·è l'interesse più profondo di Mounier; cristiano, come dicevo, ma con poca fiducia nell'attuale concrezione storica del cristianesimo, in– timamente legata al disordine costituito. Il marxismo, in– vece, è nel cuore della crisi, l'affronta, lotta per l'uomo. Ma la sua concezione, già è chiaro, appare al persona– lista chiusa ed unilaterale, perchè ritiene che basti cambiare le strutture sociali per cambiare l'uomo. Il suo sforzo, al– lora, si orienta verso la conquista dell'economia, dimenti– cando, ancora una volta, le molteplici dimensioni della per- . sona umana. Giustamente i marxisti si ribellano ai predica– tori che dicono: « cambiate l'uòmo, e l'uomo guarirà»; poi– chè l'uomo è legato al suo mondo, e se non si nutre, muore, e se non ha casa e libri e strumenti, vive come un bruto, non si cambia l'uomo senza cambiare il mondo dell'uomo: quei signori ingannano lo spirito, che vuole il bene, con chiacchiere sÙflo spirito, e ne mettono la forza al servizio dell'ignavia. Ma errore inverso ed eguale è credere che basti, per salvare l'uomo, la rivoluzione materiale; essa, sen– za la rivoluzione_ spirituale, darebbe ricchezza di mezzi a chi non saprebbe usarne. La « rivoluzione materiale anzitut– to e solamente» è una viltà, quella di chi sa forse affrontare il nemico, ma non ha il coraggio di scrutare a fondo la sua natura umana; l'andatura eroica è vile al confronto della vo– lontà pura e cosciente. Ecco dunque la funzione politica dei ' personalisti; essere i ribelli della rivoluzione, il pungolo nel– la sua carne, perchè la lotta sia per la libertà dell'uomo. L'uomo intero, che ha bisogno di mangiare, o idealisti, tna che ama e pensa e prega, o materialisti. Nato contro il tota– litarismo borghese, il personalismo combatte quel totalita– rismo che al primo s'oppone, ma come quello sacrifica la dignità dell'uomo. Parecchio vi sarebbe da discutere, intorno _al libro del Mounier. Preoccupato, forse senza rendersene conto, delle accuse che i comunisti lanciano senza esitare contro chi, ac– cettando il meglio di Marx, pon s'adagi' negli schemi di una ortodossia filosoficamente debole, timoroso di perdere il con– tatto con la rivoluzione, egli indulge talvolta a quel confor– mismo del non conformismo rivoluzionario, contro il quale, pure, talora mette in guardia ; .così, è davvero frettoloso il giudizio sul liberalismo, che, come costume civile e politico, è, per quante condanne s~ ne siano pronunciate, condizione necessaria, se non sufficiente, della società umana. Indulgen– do al gusto delle antitesi nette, non approfondisce critica– mente il pensiero del Marx, nei cui scritti, specialmente gio– vanili, avrebbe potuto trovare proprio i motivi di una inter– pretazione personalistica, capace di preparare certi necessari incontri. Ciò non ostante le sue pagine aiutano davvero, co– me egli si augura, a pensare e a creare Ma è una lotta difficile. Nato daila crisi, il personalismo è pur esso faticato da un'intima crisi: la sua stessa natura di direzione e prospettiva ed esigenza, anzi che di determi– nata filosofia, ammette molti sviamenti, e soprattutto può avviare all'incertezza. L'esigenza di purezza rischia di di– ventare subito incapacità di impegnarsi. Qui sta il più ricco BibJi0tecaG·no Bianco interesse umano, qui la grande difficoltà di essere persona– listi. Il Mounier sente questa difficoltà, e ne ha paura, ha paura di diventare un esistenzialista negativo, un imbelle, di ridurre la sua libertà a quella degli uomini di cui parla Sar– tre, la libertà dei fili che il vento ha strappato alle ragna– tele. e ondeggiano a dieci metri dal suolo. E si rifugia in un'affermazione dogmatica, con la quale si salva da quel timore, ma, mi sembra, tradisce se stesso: comunque, an– che se i nostri ideali dovessero disgraziatamente essere ri– pudiati dai nostri compagni di lotta, r;o; saremmo con loro, con la rivoluzione. Il personalista, invece, mi sembra che debba ferma~si alla posizione che era del Mounier medesi– mo al principio del suo impegno volitico: lavorare per una rivoluzione socialista e cristiana che, per le vie rlella liber– tà, riscatti l'uomo dalla crisi morale e materiale del nostro tempo. Ma se lo spirito della violenza dovesse prevalere, e la rivoluzione minacciasse di schiacciare l'uomo sotto il gre– ve peso "di una lucida pazzia, e ,ngannarlo con nuovi miti e soffocarlo con altre op.pressioni, :;llora egli dovrebbe ri– fiutarsi, senza timore di diventare per questo il filo ondeg– giante descritto da Sartre: quel giorno, tra la cieca rivolu– zione e la cieca reazione che quella susciterebbe, rifiutarsi alla violenza ed operare nel silenzio dell'attesa sarebbe an– c.ora lottare per l'uomo, e salvarlo per i figli, che continue– ranno a cercarne la dignità. UBERTO SCARPELLI CARLO AzIMONTI: Cinquant'anni di vita sociale nell'Alto Mi– lanese - Arti Groflche Pellegatta, Busto, .pp. 70, L. 100. Gli albori aurei dell'organizzazione operaia ne1 bustese sono rievocati da Carlo Azimonti neHa prima parte del suo volu– metto « Cinquant'anni di v.it.a ,sociale nell'Alto Milanese». Rie– cheggiano i ricordi delle paghe da 60 centesimi al g.iorno, ci'el'le misere condizioni materiaU e morali degli operai e delle operaie che lavoravano 12 ed anche 14 ore al g.iorno, della formazione delle prime commissioni di scioperanti jn una delle quaU, r.aig~zzo ancora, si trovò elett,o anche lui, perchè era fra i ,pocbissfan.i che sapessero ,leggere. Di quei tempi che sembrano tanto lontani è messo anche in evidenza il contrasto fra le esigenze della 'lav9razione della terra e quelle della nascente industria tessile, ed i vantaggi che all'una e- all'a1tra ha portato la conquista delle otto ore di ·lavoro. .. Delle discussioni che 5:i avevano al Circolo Socialista, l'Azi– monti non si mostra troppo entusiasta ,per la troppa vivacità delle stesse, che finivano anche in zuffe fra riform.isti, rivo– luzionari, intransigenti, ecc. tante erano le tendenze fra le qu?-li un povero operaio doveva raccapezzarsi. La volontà di fare degU -spiriti ipill ci'is,posti a sollevare le condizioni mate– riali dei lavoratori si concentrava nelle Camere del Lavoro, tielle cooperative, nella stampa, nell'amministrazione dei co– muni, finchè la guerra 1915 e, peggio, il dopoguerra dispersero tutte quelle fatiche. Nomi del •passato e delle p.ill varie concezioni sociali si incontrano nel la facile e piana lettura del libretto. De Amicis, Pram•polini, Saldini, Decio, Bernaroli, e tanti altri sono ri– cordati .fra coloro che in diversi campi contribuirono alla elevazione del proletariato. L'imlport~nza, o meglio, la premi– nenza del sindacato rispetto al partito politico sia esso anche socialista, è forse un .po' troppo accentuata nelle consi<lerazioni svolte a commento delle opere compiute; ma non bisogna di– menticare che Azimonti a,ppartiene a ·quella categoria di per– sone che ,preferiseono i fatti alle cùscussioni teoriche ed a lui si .può anche perdonar~ l'esa1tazione dell'organizzazione operaia, alla quale ha dato tanta parte della sua attività. G. G. Leirgete e diffondete il quotidiano del P. S. L. I. L'UMANITA' Direttore: UGO GUIDO MONDOLFO Vice-direttore respons.: A....'<TONIOGREPPI Autorizzazione Trlbun .e.le Milano 8/10/1948 n. 646 del Registro Tipografia Plnelll • Milano _ Vie Farnetl. 8

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