Critica Sociale - anno XLI - n. 4 - 16 febbraio 1949

CRITlCA SOCIALE 93 stloni di blocchi, di espansiolle, di colonialismo pongono at– tualmente problemi economici, politici e militari di primo plano, si vede. frequentemente l'antagonismo dei due blocchi cancellarsi dietro altre unioni e disunioni dì interessi. Dì fatto, quelli che si chiamano blocco orientale o blocco occiclentale sono del}e unioni eterogenee e friabili. Non si finirebbe più a voler elencare i dissid,i latenti, pre– senti, virtuali fra gli Stati che compongono il preteso blocco occidentale. Ogni cancelleria conserva abbastanza lagnanze e pretese per giustificare un , .conflitto non .importa quan<i.;o e non importa con chi. Tutti gli accordi sono di obiettivi e di durata limitati, e -spesso rimessi .in causa. ' La diplomazia ha per compito principale di cercare il rbezzo di rottura _pel' ogni accord~ firmato, cosi come i mezzi di accordo• nei ca-si, di rottum. I litigi. sono cosi. frequenti che si sente s,pesso la formula contrad.ittoria di ~ blocco 4,iviso ». E il blocco orientale? ·Formalmente~ esso è costituito da una rete di accordi che Legano, <i'a una parte, l'U .R.S.S. ai paesi vicini, dall'altra questi •siatefJHt tra loro. Praticamente, questi sono tenuti nell'orbita russa dalla supremazia mHitare della metropoli, dalla sua imposizione economica e daUa di– rezione politica che il p.arti\o staliuiano im<pQne. Che cosa valgono questi legami? Senza neppure insdstere sul fatto che un paese moderno isolato, qualun.que sia la forza del suo ' esercito, non potrebbe v-erosim.ilmente resistere ad una coali– z-ione universale, si può dire •seniza esitazione che nè la pres– s.ione militar.e, nè l'espropriiazione de'gli alleati ~ono fattori di una buona intesa: ciò suscita inevitabilmente resistenze di carattere uazionalista. E il legame politico? 'In primo -luogo si sa che H regime delle « democraz.ie popolari » non è nei paesi satelliti Il frut– to W una evoluzione o di una rivoluziione -sociale interna. Imposti dal di fuori, i governi stalini'ani di questi paesi debbo11,o o lottare o allear.si con le forze sociali reali. Nella· misura in cui lottano, essi s.i oppongono ad una parte pre– ponderante del loro popolo; nella misura in cui si alleano, essi urtano le mire russe. In entrambi i crusi, vi sono anta– gonismi gravi e latenti, litigi durevoli. In secondo luogo, le istanze supreme, da cui dipendono questi governi, non sono prive di mutamenti: urti personali, r.ivalità di gruppi, l'am– bizione dei candi.dati, gli scacchi, le o.lsgrazie, le morti modi– ficano la compòsizione e l'orientamento politico degli orga– nismi dirigenti. La stabHità dei governi delle « d·emocrazie popol,ari » non è garantita nè dall'esterno nè daU'interno. E-s– -si possono quindi resistere a lungo o cadtre J.m,provvisamente o mutare di direzione· (1). La coesione tra i paesi dell'Est europeo è forse più si-cura di quella d~ll'Occid,ente, ma non molto. In ogni caso, i pretesi blocchi si trovano divisi à.'a an– tagonismi interni 1profondi. La lotta fra le dlle coalizioni" non è che uno dei fattori della congiuntura politica internazio– nale. Questa resta prima di tutto costituita dallo sviluppo dei problem,i posti. da tutti gl.i Stati, piccoli o grandi, coalizzati o no. E in ogni p.aese i governi dipendono - in modo più o meno diretto ma decisivo - dal rapporto delle forze so– ciali interne. La situazione dnt-ernaz.ionale non .può, se non in casi ecce– zionali, (guerra, occupazione) ·o attraverso una ·lunga stabi– lità (1pure eccezionale) imporre una modificazione alla strut– tura sociale di una nazione. Per contro, una mocìifiéazione - ,per evoluzione o per crisi interna - nel rapporto delle forze sociali di un paese trascina sempre necessariamente un cambiamento nella situazione internaz-ionale. La grandezza .del paeae in causa non ha nulla a che ve– dere con l'ampiezza di questo cambiamento: un pugno di sio– n.fsti nella pkcola Palestina, per esempio, l'atteggiamento d•i alcune migliaia di berlinesi, uno spostamento anche parziale (1) Lo scisma jugoslavo ha p1·eso, agli occhi degli os.ser– vatori occidentali, una importanza eccezio·nale perchè è posto .,n un piano nazionale che è loro familiare. Cosi l'apparenza di una destra e di una sinist•ra nei partiti comunisti italiano e francese ha suscitato molta curiositti. perchè ricorda abitu– dini parlam-entari. Di fatto 7 naztonali5rmo, .sinistrismo, mode– ratismo non sono che punti di appoggio per gruppi nemici che po.ssono senza difficoltti. scambiàrsi le posizioni senza ce.s.sare di combattersi. ln ogni sistema dispotico, gli antagonismi sociali non han– no alcuna possibilitti. di espressione autentica. Essi si tradu– cono dapprima in malintesi individuali, poi gli individui si a8sociano per l'attacco e la difesa in gruppi politicamente non orientati. D'altra parte, le organizzazioni di ogni _specit sono animate dallo spirito di corpo e da ambizioni rivali senza programma politico. Ecco perchè, in simili regimi, non si vede alcuna stabilità politica apparente, mentre una guerra civile permanente for– nisce ogni giorno un contingente di vittime ai campi di con– centramento in cui agonizzano milioni di esseri. Biblioteca Gino Bianco di voti nelle elezioni parziali -in un certo ·paese, provocano prese di posizione d,elle grandi potenze e si r,i,percuotono sul– le loro relazioni reciproche. E ciò prova che la politica in– ternazionale è più tributaria della volontà dei popoli di quanto si dica. Meglio, tutte le considerazioni .prece<i:Cnti non concernono le relazioni mondi-ali se non in quanto esse sono rapporti fra Stati, tra governi. Se si considera la situazione sotto l'aspetto della lotta di classe, il e bi-blochismo », come il na– zionalismo, perde ogni base reale e non è altro che un osta– colo intelleth.1;alistico alla comprensione chiara degli avveni– menti, non è ·più che una inibizione per gli oppressi. 'schema per schema, questi, sia che aippartengano a paesi coalizzati, o indipendenti, o colonizzati, potrebbero piuttosto pensare che essi hanno a che vedere con un solo blocco: quello che li opprime». Le nuovepersecuzioni degli uniati. Mentre la condanna -òel cardinal .primate di Ungheria au– s,cita commenti in tutto il mondo, riteniamo interessante r-i– •produrre un articolo a firma Emil K., a-pparso in The Inter– mdrium Bulletin del dicembre 1948, sulle persecuzioni comu– niste alla chiesa cattolica greca- « Un capitolo a parte nel conflitto che si svolge attualmente in Europa centrale e orientale tra lo Stato e .la Chiesa, è lo sterminio de'lla Chiesa cattollica greca. Il 21 ottobre 1948 se– gna la data finale · della -sua ,liqu.idazione. AlLora, infatti, notizie da Bucarest rj.feriscono ,i particolari della cer.imonia per il ritorno della Chiesa cattolica greca dl Romania in seno a-Ila Chiesa ortodossa. La distruzione della Chiesa calto1ica greca è stata effettuata in due temip.i. Il primo è stato la sua Uquidazione nei terri– tori della· Polonia annessi alla Russia ci'Uranf:e la guerra. Il , seoondo è stata la sua liquidazione in Romania. Benchè in periodi di•versi, queste due operazioni sono state effettuate più o meno con lo stesso metodo, caratterizzato, per grandi linee, da quattro elementi successiv.i: dap,prima, Mosca fece delle proposte ass·ai oscure di collaborazione; poi esigette chiara– mente il pa"Ssaggio della Chiesa cattolica greca nell'ortodossia; in s,eguito fece ricorso ai suoi metodi terroristici e infine mo– bilitò l'attività degli apostati, preparati da tempo. I pxiocedimenti sov.ieti,ci cominciarono in Polonia nel 1944. Nel novembre Pi quell'anno i1 governo sovietico invitò una à:elegazione della Chiesa cattolica greca, presieduta dal priore dei .padri Basiliani, Clemente Szeptycki, la quale udi parole osclÌre a proposito della collaborazione con il regime. In se– guito fu convocato a Mosca il. metropolita Slipyi e l'arcive– SfOVO à'i Stanislawow, ai quali ,fu chiesto di ,passare all'orto– dossia con tutta la loro dioce~i. I due vescovi rifiutarono categoricamente, c-i.ò che provocò le misure successive del re– gime. Si adoperò .n metodo d-ell'« addomesticamento economico », che consisteva nel nazionalizzare puramente e semplicemente i. beni ecclesiasti-ci, e quello del'l'offensiva degli ambienti or– todossi, già completamente dominati Q'al regime e struttati per fini politici. Questo metodo fu completato dagli arresti. Già nell'aprile 1945 furono arrestati e deportati in Russia il metropoJ.ita Slipyi e quattro ves•covi, oltre a centinaia di pre– ti. Di questi non si hanno notizie. Le ultime informazioni • loro riguardo si ebbero nel 1947, quando esSi furono giudi– cati dal tribunale di guerra di Kiew e condannati a pene va– rianti fra i 10 e i 20 anni di caPCere. Contemporaneamente agli arresti, i bolscevichi provocaro– no la creazione del « Comitato d',iniziativa per la conversione degli Uniati all'ortodossia », capeggiato da tre sacerri:oti. Nel maggio il comitato pubbUcò un-a lettera al clero greco esor– tandolo a ro·mpere con 1'Unione ed a ,passare alla Chiesa ortodossa. I tre capi d•iventarqno vescovi e convocarono un concilio che proclamò la liquidazione dell'Unione. ed il pas– saggio degli Uniati alla Chiesa ortodossa. In Romatu.a, l'ordine di ,successione dei procedimenti sovie– tici era un po' modificato. Si cominciò con le mi,sure di ter– rore e con l'espropriazione. Nel marzo 1947 fiirono arrestati più d•i 350 -preti. Poi si passò alla ,pressione sui vescovi cat– tolici greci per cono.ùrii nel quadro della collaborazione, ma la Chiesa cattolica greca tfu lasciata in pace quaSi un anno. Solo nella ,primavera del 1948 il regime si mise all'opera con decisione. Nel maggio 1948 i vescovi cattolici greci, convocati a Bucarest, furono invitati a rompere con Romà. co·me prima ti.sposta al loro Ti,fiuto, es-si furono oggetto di attacchi de~l• Chiesa ortodossa di Romania, completamente dominata dal re– gime e sottomessa al patriarca di Mosca. Intanto ricomincia– rono gli arl'esti. Solo à:i.chi,arando il passaggio alla Chiesa or– todossa si poteva evitare l'arresto. L>uttimo atto dell'operazione. è .stata l'enh'ata in scena deltll

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=