Critica Sociale - anno XLI - n. 4 - 16 febbraio 1949

92 CRITICA SOCIALE ----------------------- --------------------- FATTI E COMMENTI della stampa italiana ed estera · Il Congresso del P. R. I. Del recente Congre,;•so del P.R.I. sc.rJve s.s-. nell'Italia So– cial-ista del 10 febbraio l'arti·colo che ri•produciamo: « Gli osservatorJ politici non sono stati tened con il Con– gresso del P.R.I. e ,lo hanno dato ,per scontato in tutte le sue possibi1i conclusioni sin dall'.inizi-0 dei suoi lavori. Si è sempre portati a con,;;iderare con una specie di pre-. venzione .i ra-pidi giudizi di questi osservatori che in genere non vanno troppo per il sottile; ,guardano alle grosse questio– ni .in gioco e non· trovandole s,postano subito l'attenzione su altri argomenti; ma questa volta bisogna r.iconoscere che i repubbHcani non hanno fatto molto per correggere quel primo_ sbrigativo giunlzio. Guaf!dando ind.ietro, riandando ai quattro giorni di lavori, non si troveranno, con la m.igliore buona volontà, molti vertici su cui fermare lo sguardo. Un Congresso di partito è sempre una buona occasione per fare il .lJ>unto su quel partito, per misurare la vitalità della sua ideologia nel ,particolare momento storico in cui impo– sta la sua azione, valutarne le possibilità di incidenza i-n questa situazione storica. A ,maggior ragione questo discor– so valeva per il P.R'.I. il quale, anche se tale rilievo non p.ia– ce e urta gli amici repubblicani, si è tro.;ato recentemente a dover considerare con-elusa una parte, la gran parte, della sua missione, e a dover fronteggiare le incognite di un nuo– vo corso scarsamente elaborato in precedenza. E 1 proprio a questo im 1 pegno che l'ultimo congresso repubblicano ci sem– bra abbia mancato, .preferendo invece insistere su un generi– co ottimismo di maniera, nella difesa cioè dell'opera svolta dai mini-stri nella loro azione di. governo e nella rkerct1. di tutti i motivi per cui nonostante tutto s'ha ci'a essere allegri. Nessuno vuol togliere, naturalmente, a ~un m.inistro J:J di– ritto di difendere la sua opera di fronte al suo ,partito. Ma... ..:es-t modus in re.bus » e vi .è, cioè, prima di tutto, la ne– cessità di ~go·mbrare ;il campo da un equi,voco ,i,n cui ~ facile cadere. Un conto, cioè, è dif.endere l'azione di un ministro, un altto conto è riuscire a difendere ed enuclea;re in essa .i prJncl.pi di una direttiva politica. E' Ja stessa differenza, tutto sommato. che si può trovare fra la tecnica e la 'politica. Ora n-oi pensiamo che l 'op.inione pubblica seguenri.'o i la– vori di,, questo congresso abbia capito chiaramente che l'on. Pacciardi, poniamo, e l'on. Sforza hanno fatto benissimo nel loro uffici-o di ministri, ma nello stess,o tem·po s~a resta– ta altrettanto .pel'plessa nel riconoscere .in ,qùella azione una azione politi.ca s,pecificatamente repubblicana. ,La mancanza di chiaxezza su questa distinzione può por– tare a cqri'osi spostamenti di Prospettive. Come qu,ando, per esempi-o, l'on. Pacci-ardi ha rivendicato al suo partito il mè– rito dell'ordinato svolgimento delle elezioni politiche.· E' vero che in quell'epocil Pacciardi era ministro dell'ordine pub– hli.co, ma è vero anche che ( « a Cesare ,quel c:he è d•i Ce– sa,re ~) se quelle elezioni avranno un no•me, quanto ad or– dine .pubblico, sarà 'Piuttosto quello ci:l Scelba. Qualcosa o.1. simile, anche se in questo caso il diS"corso dovrebbe essere 'Più complesso, si dovrebbe dire per la po– litica estera. Qui indubbiamente l'on. De Gasperi di fronte alla storia dovrà spartire gli onori con l'attuale titolare del Dkastero degli Esteri. Ma è lecita tuttavia la domanda: è Sforza che ha realizzato la politica estera del P.R.I. o U P.R.I. ha sposato la politica estera dJ Sforza? Nel migliore dei casi bisognerà convenire che si è 'trattato ·di un felice i•n– contro. Molti dirigenti, nel corso del congresso, si sono lagnati perchè si erano visti nel· passato accusati di « astrattismo » e di mancanza di concretezza. Non avete visto, hanno ribat– tuto, che il nostro è stato il primo congresso organizzato a sezioni separate, ognuna pr_eoccupata ci.'i studiare. ·soluzi~ni di alcuni ,problemi di urgente attualità? Anche qui si tratta di intendersi. Certamente, l'esempio del– le sé"zioni se·parate è un esempio di grilnde serietà di cui molti farebbero bene -a far tesoro. Ma davvero in questo mo– do cl· si può mettere l'anjmo in pace sicuri di aver pagato il propr.io contributo alla concretezza? Davvero si è evitato in tal modo il pericolo di un facile ottimismo? Diremmo di no, ed anche in questo traiamo vjgore alla nostra con– vinzione dalle prese di posizione ufficiali degli esponenti repubblicani. Si veda la conclusione ò.'ell'intervento di Pacclardi. Egli ha -detto .che vi è qualche cosa di nuovo nel nostro paese, uno Biblioteca· Gino Bianco spirito nuovo di cul proJ!rlo In questi giorni celebrativi del– la Repubblca Romana si può valutare la portata. « C'è qual– cosa da dire ad onore della D.C. che commemora una rc:– pubblica che ha cacciato il Paa>a. Credo che ora posso mo– rire e non domando più nulla alla vita perchè avrò doman!., Palla onore in nome delle Forze Armate repubblicane di consegnare la niedaglia d'oro al vessillo della Repubblica Romana del '49, e su proposta ò.'el Comune democristiano I Qu 1 esto vuol dire che non domandano a no.i le rinunce e le umlHazioni che hanno chiesto ai comunisti e dànno una grande prova di J.iberalismo che va ascritta a la'ro onore>. E' proprio su questo terreno che si imposterebbe utilmen– te una discussione sul « realismo » e sulla « concretezza ». Una medaglia su un gon·falone e l'assenso di una maggio– ranza comunale basta davvero ai repubblicani per conside– rare combattuta e v-inta la battaglia per Il liberalismo D.C.? E proprio in questo momento in cui il partito di maggioran– za ,;tn dhnostrllndo di voler farsi pagare ad usura la conCefl.. sione sul gonfalone? ::t. I blocchisono intangibili? ' Con .quest<> titolo la ri-vista francese La republique fédérale (Masses) di febbraio pubblica un articolo di S. Rubak che riproduciamo. « L•an,agonismo tra H blocco ·occici'entale ed il blocco orlea– tale è diventato un tale luog,o comune che serve di semplici– stica ,s-piegazion-e a tutte le vicissitudini della politica inter– nazionale. Questo modo di porre le questioni non fa che tra– sporre su un ;piano più vasto i Punti di viista del raziona- 1.ismo, secondo i quali t1.1tta.la vita ,politica appare dominata dall'antagonismo delle nazioni. Si parla di gruppi di nazioni invece che di nazioni i.solate, ma il modo di pensar.e resta lo stesso. Come i nazional-isti esigono i-I sUenzio e la rassegnazione degli oppressi per la ragione che ogni dissenso interno e fa il gioco dello straniero », cosi i « bi-blocchisti » temono ogni rivendicazione che « farebbe il gioco » del blocco avverso. La potenza militare degli Stati spaventa coloro che stanno iall'appar.enza unitaria delle nazioni; essi non vedono che questa stess~ potenza diJ>ende dalla coesione nazionale e, per conseguenza, dalla loro propria ideologi-a nazionalista. Cosi è ,per i « bi-blocchisti ». Ogni tentativ,o rivoluzionarlo, nell'uno o nell'altro blocco, oltre ,a « fare il gioco » ecc., sem– bra loro J.rrisorio di fronte alla potenza sc]li-a-éciante dei bloc– chi, e ciò perchè essi non, considerano questi blocchi come instabili, rosi da contraddizioni insolubili. , I rivoluzionari sociali,s,ti hanno respinto la concezione na– zionalista. Invece di considerare le ,popolazioni umane nel quadro <ii frontiere spesso fuori posto, essi procedono scien– tificamente all'analisi delle società. Non è possibile che ess-1 rinun-cino a questo -metodo rper 1-aisciare H · passo al bloc– chi,smo. ~ Cosi com.e non si contesta l ' esisten.za organica ·degli Stati, non 6'i può contestare .il f.a.tto degli accordi internazionali. La magg.ior parte degli Stati sono, certamente, legati più o meno strettamente, gli uni agli Stati Uniti, gli altri all'U.R.S.S. Ila la IÌozione di blocco ha·. un significato più compleio e, a que– sto titolo, essa q.on possiede che di grado di verità assai de– bole di- uno schema. Prendére un tale sohema ,per un dato della realtà è esporsi &&li slogans bellicosi, è interdirsi ogni p·rospettiva d'azione, è, infine, rinunciare a comprenCLere la congiuntura internazionale. Da una parte, tutti gli odi contro i popoli procedono da questo schematismo... D'altra parte. se nell'antagoni-smo dei ci'ue blocchi un impero come l'Unione francese o come il Commonwealth. non sono che pedine ao una scacchiera in cui gU avversari sono i" governi di Mosca e di Washington, quale prospeUl"8. d'azione può offrfrsi ad una o a più organizzazioni che, in ogni paese, non rappresen– tano che una parte, talvolta inf.ima, della popolazione? Che cosa possono alcuni nuclei rivoluzionari combattuti da tutte Il •partL? C_lle cosa possono gli individui? Qual'è -il militante al ·quale Jl pensiero dei due hl.occhi entagon.irStl non ha mai dato un senso òi impotenza individuale, di sproporzione tra i suoi -sforzi e la lor,o ,portata? Per uscire dall'impas.,e al pensa talvolta alla creazione di un terzo blocco, di una terza forza internazionale. Ma come giungervi, se non con 1a dis– sociazione di uno o di entrambi i blocchi precedenti? Ora. questa di6sociaz.ione è inconciliabile con la coesione che al afferma nella nozione stCssa di blocco. CJ::iecosa pensare inflne della spiegazione della congiuntura internazionale medianté il conflitto dei due blocchi? EHa rende, per esempio, inconcepibili gli allarmi del diplomatld ci"ell 'Europe. occidentale quando sembra profilarsi una lnteaa dJretta tra I governi russo e amerlcan·o. E ee è vero che · 1a nostra epoca è quella dell'imperialismo; se è vero che le qoe-

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