Critica Sociale - anno XLI - n. 4 - 16 febbraio 1949

14 CRITICA SOCIALE milanese, con atti e atteggiamenti che sembrava– no diretti a impedire lo stesso funzionamento del– l'amministrazione. Lasciamo andare numerosi epi– sodi su questioni di minor conto, come, ad esem– pio, la resistenza opposta contro la proposta di adibire per la soddisfazione di urgenti necessità locali fino aUora adibiti a luoghi di divert_imento di partiti politici e di organizzazioni affini; e at– teniamoci ad altri fatti più significativi. Attorno all'E.C.A., che è ente paracomunale, andava orga. nizzandosi l'opera di assistenza, necessariamente intensa in un periodo critico come quello che tut– t'oggi perdura. Occorreva un avviamento ad una organizzazione sempre più perfetta di quest'ope– ra, per evitare ingiusti doppioni e più ingiuste lacune; .e invece i comunisti reclamano che la di– stribuzione di certi aiuti sia fatta a mezzo di altri organismi non coordinati, principalmente della Camera del Lavoro, divenuta già da tempo stru– mento della loro politica. Le finanze comunali sono oberate, tanto che ogni bilancio si .chiude con ùJ:?- pauroso « deficit » senza che possano com– piersi alcune· opere pubbliche necessarie a restau– rare la città dai danni della guerra e a dar lavoro a molti disoccupati. Si ravvisa l'opportunità per– tanto di alleviare le finanze comunali del peso di un personale esuberan_te, specialmente dopo che la riduzione de-1tesseramento permette di alleg– gerire la pletorica complessità dell'ufficio anno– nario, licenziando quegli impiegati, uomini è don– i;ie, cui le condizioni familiari permettano di so– stenere senza gravi disagi il dan,no di una tem– poranea disoccupazione. I comunisti oppongono un veto, cui si associano anche quei loro compa– gni che in un primo momento avevano ricono– sciuto la necessità e l'opportunità del provvedi– mento, aggravando così ~e difficoltà delle :ffinal'.).ze comunali e impedendo utili iniziative per la-vita citta,dina. ' I dipendenti comunali si agitano e minacciano sciopero, spinti da legittimi motivi a uno stato di malcontento, che l'incitamento comunista man– tiene vivo e cerca di esasperare. Si reclamano ur– -genti provvidenze. Attendere l'aumento. immedia---,– to del gettito delle imposte dirette non è possibi– lè, anche pèr le limitatissime facoltà che in ma– teria lia il Comune. L'amministrazione propone un aumento del dazio sul vino, che certo è una delle ·m·eno odiose (anzi è una deìle poche accettabili e opportune) imposte indirette. Anche contro tale aumento i ·comunisti reagiscono con clamorose manifestazioni. Similmente avvenne, e più di una volta, per l'aumento, cui si dovette ricorrere, del– le tariffe tranviarie e per quelle dell'energia elet– trica. Le aziende municipalizzate che gestiscono questi servizi sono rette da persone di piena fidu– cia dei comunisti. le quali si dimostrarono allar– mate della possibilità che si dovesse 'sospendere in tempo prossimo l'esercizio dei rispettivi servi– zi, se non si provvedeva ad accres_cere i proventi.. L'amministr.azione corn,unale, dopo aver ferma– mente richiesto che si studiassero- con la maggior oculatezza tutte le possibilità di riduzione delle spese di gestione, si sente costretta a ricorrere all'aumento delle tariffe. I comunisti, senza indi– care nessuna possibilità di diversi solleciti prov– vedimenti, assumono atteggiamento di demagogi– ca opposizione e tuonano contro gli affamatori del popolo, facendo assegnamento sopra il senti- BibliotecaGino Bianco mento civico che spinge costoro ad assumere una odiosa responsabilità per evitare una parziale pa– ralisi della vita cittadina e una sospensione di sa– lari a migliaia di lavoratori. E così è in num~ro infinito di altri piccoli epi– sodi, i quali accrescono continuamente le diffi– co-ltà già gravissime della pubblica amministra– zione e rendono ogni giorno più difficile una col– laborazione nella quale doveva cimentarsi la vi– talità dei metodi democratici. La crisi scoppia su incidenti di poco conto, insorti in occasione del– l'ultimo sciopero generale, ma agli occhi di tutti, anche degli osservatori più superficiali, appare subito che la vera causa è ben. più profonda. I comunisti adducono che i metodi tradizionali della democrazia non sono più sufficienti, che ociciorre instaurare ora i metodi nuovi della democrazia « popolare » ( sic !) , della democrazia « progressi– va», della democrazia « diretta», quella cioè che si fa valere non con la legittima forza del numero espressa in forme che sono il frutto di medit.:ite convinzioni, ma con clamori di piazza elevati da minoranze che riescono a farsi valere in quanto suscitano negli altri non persuasione e consenso, ma paura di violenze. Su .questa via, per gli spon– tanei sviluppi di siffatti metodi di azione o per le reazioni che essi suscit,mo, si va dritti dritti alle dittature, che sono negazione· di democrazia anche se si intitolano al popolo o al proletariato. Scoppi:,ita la crisi dell'amministrazione fu su– bito evidente che da parte di alcuni gruppi citta– dini si tendeva a rendere impossibile qualsiasi aJ– tra soluzione. che non fosse quella della gestione commissariale ; mentre da altre parti, o per inte– ressi particolari o per gelosa preoccupazione di impedire il 'fallimento dei me-todi democraticj, si cercò subito con ansiosa cura che la crisi fosse composta nell'ambito di un nuovo accordo del-le forze cittadine, e si escogitarono le più varie com– binazioni. Ma da ultimo una sola soluzione appare veramente atta a costituire una situazione nella quale sia possibile riprendere e svolgere in modo ,organi(lo ed efficace l'attività comunale: l'assun– zione della responsabilità amministrativa da par– te di co-loro che sono divisi nei 'clue tronconi del partito socialista. Da opposte parti si coneorda · che questa è la sola possibile via d'll$cita. Ancora una volta, in un episodio locale, il socialismo ap– pare come l'unica forza atta a risolvere le diffi– coltà di una situazione così difficile da parer quasi dfsperata. Esso solo appare capace di incanalare le forze di malcontento, che ora si agitano con– vulsamente, verso un'azione costruttiva diretta a ricomporre la compagine della vita sociale in ·un ordine che non sia più gravato dal peso del pre. dominio capitalistico e da tutta la serie di tur– bamenti che ne derivano. Non sappiamo se l'idea che si è· affacciata alla .mente di molti possa tradursi in realtà, vincendo le molte resistenze. che tenteranno di ostacolarné l'attuazione. Ma il fatto re.sta ugualmente per noi pieno di significato e ci riprospetta in tutta la sua pienezza il proqlema dell'unificazione sociali– sta, sul quale rite'.niamo opportuno tornare per metterne meglio in luce alcuni aspetti che ne di– mostrano la necessità e l'urgenza. Siamo noi i primi a riconoscere che il nostro ,partito ha sin qui scarso seguito nel proletariato, ·sebbene sia continuamente cresciuto, dal giorno

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