Critica Sociale - anno XLI - n. 4 - 16 febbraio 1949

QO CRITICA SOCIALE cronica o, per lo meno, a una continua incertezza di v\ta, ed i contadini poveri, che vivono segrega– ti dal consorzio civile, perchè ... Cristo si è fermato ad Eboli. Il socialismo si realizza in profondità, ed è ve– ramente liberatore, perchè alla cooperazione for– zata che Marx diagnosticò si viene sostituendo gfor– no· per giorno una cooperazione libera per l'autodi– sciplina nella fabbrica e per l'appassionata parteci– pazione al processo produttivo nell'agricoltura e nell'industria più moderna. L'approdo del moto socialista non è un regime di costrizione e di mortificazione totale dell'indivi– duo, ma un regime di libertà, che si conquista fa– ticosamente attraverso prove dolorose ed esperien– ze, diverse da paese a paese, condizionate al grado di sviluppo economico, alla capacità organizzatrice della borghesia, alla maturità di strati più o meno vasti della classe operaia. Il collegio per minorenni dei laburisti inglesi o la prigione degli orientali so– no fasi transitorie: non realizzano il socialismo che è fenomeno economico; sono soltanto tentativi po– litici in.tesi (con successo o senza successo) ad af– frettarne la realizzazione. Il ffome cerca necessariamente il suo sbocco al mare : prorompe o aggira, ma al mare bisogna che giunga. GIULIO PIERANGELI La torre di Babele · nel comun1smo Siamo in parte, ma non in tutto, d'accordo con l'autore del seguente articolo, che, è un noto stu– dioso dli problemi economici. Il suo giudizio sul– l'effetto delle dittature fascista e stalinista, che entrambe, non danneggiano il capitale ma i lavora– tori soprattutto attraverso la soppressione della libertà sindacale e l'uso che del capitale viene fatto in. vista di fini politici anzichè economici, ci trova consenzienti; ma su vari altri punti non possiamo non disse'T!,tire.Su due punti, in particolare, che sono accennati soltanto di passaggio, ma abbastanza chiaramente, per consentirci e imporci dli esprimere il nostro dissenso. Il primo è l'identificazione, che l'autore fa, della "valutazione economica" con quella "sociale" nell'uso che del capitale· farebbero i finanzieri. Pensiamo che sia vero che• una produ– zione veramente economica non possa non àvere fini sociali, ma è anche vero che l'iniziativa privata usa i-l capitale nella produzione con fini che possono anche essere economici, in quanto conferiscono all'incremento della pubblica ricchezza, ma non rie– scono a conseguire inte1·amente lo scopo, perchè impediti dai fini · speculativi cui l'iniz-iativa tende. Se così non fosse, si sarebbero evitate molte di quellè crisi dlel capitalismo, che hanno tormentato e tut– tora tormentano l'umanitc L'altro punto, pure troppo sommariamente accen– nato, è quello relativo al nazionalismo. E' peccato che l'autore non chiarisca meglio il suo pensiero· a q111estoproposito. La "e·conomia nazionale" che. l'autore propugna può essere, p-ensiamo, una orga– nizzazione non priva di certi vanta.ggi, e può anche essere ritenuta necessaria per un certo periodo di tempo nella società attuale, come si sta facendo ad esemlpio in Inghilterra (noi però non siamo di que– st'opinione). Ma la realizzazione concreta di certi obiettivi limitati al camp·o nazionale può essere una via per la realizzazione del socialismo soltanto in quanto non costituisca -µn incentivo a queUa autar– chia che ha come sbocco naturale, anche se non BibliotecaGino Bianco dichiarato, la guerra, e che ha come risultato imme– diato l'immiserimento. Unità, organicità, e special– mente "anelito alla sufficienza" sono bellissi'TIU cose, mJa non è certo il nazionalismo, anche jntew in un senso molto limitato, senza cioè la retorica e l'albagia che abitualmente lo accompagnano, a _darle. L'anelito alla sufficienza ha da essere per noi anel-ito a procurarci con il nostro lavoro quanto basti ad una vita umana. E' in questo senso ,he la sufficienza costituisce una manifestazione cmi– creta della l'ibertà, cosi per gli individui come p11r i popoli. Ma che cosa questo abbia a vedere con certi con– fini spesso arbitrari, con un mondo chiuso, il mondo nazionalistico, che preclude all'uomo la possibilità d'inserirsi nel mondo degli uomini, che è il suo, danneggiandolo economicamente e impoverendolo spiritualmente, non riusciamo a capire. Pubblichiamo tuttavia l'articolo, perchè esso , il frutto di una seria meditazione, e perchè da una onesta polemica non possono venire se non risultati fecondi. « La Critica Sociale » Il cosidetto « marxismo di sinistra », che sarebbe poi un aspetto antistaliniano ed antitrotzk1sta del leninismo, individua la degenerazione dei partiti comunisti aderenti al Kominform nella prevalenza di considerazioni economiche sulla lotta di classe. Portati all'esasperazione rivoluzionaria dal metodo dialettico, più che dall'essenza del marxismo, i :e sinistri » ritengono che ogni lotta di classe è lotta politica, esclusivamente politica e violenta, sia nel mezzo sia nel fine. Non' si comJ}rende allora bene· perchè i « sinistri » sieno contro la de generazione staliniana, che poi in fondo non è c.he il più logico sviluppo della « poli– tica rivoluzionaria leninista » che era già in pro– gramma nelle Tesi di Lenin, tra,do,tte dal Pascal in lingua francese, nelle " Pages choìsies » del 1926. L'abbattimento di ogni struttura democratica in tutte le associazioni operaie di classe, anche dopo la conquista del potere, fa parte anch'esso del pro– cesso distruttivo della economia tradizionale bor– ghese ed è essenziale allo sviluppo delle energie rivoluzionarie del proletariato? _Se cosi fosse, non vi sarebbe alcun motivo di porre sotto processo Stalin, che ha sviluppato il determi– nismo leninista fino alle conseguenze del puro capi– talismo di Stato. Se distruggete la libertà nel Sindacato operaio, voi negate immediatamente la stessa tecnica sinda– cale- e comprimete in termini di oppressione e di schiavitù l'anelito al migliorament0 ed alla lotta che è a base dell'associazionismo o;peraio. A=ettiamo anche che un partito di classe guidi il sindacato di categorie e lo vitalizzi in senso rivo– luzionario. Ma, un bel momento, quel sindacato do– vrà anche tutelare e difendere certi interessi econo– mici essenziali della categoria e non è escluso che venga ;perciò in contrasto con interessi non meno legittimi e vitali di altre categorie inquadrate in altri sindacati, .animati e guidati dallo stesso Par– tito rivoluzionario di ·classe. Poichè i « marxisti di sinistra » insistono nella loro certezza che le classi sono soltanto due: « bor– ghesia e proletariato », in lotta mortale permanente, e che le categorie economiche sono irrilevanti, si pensa che essi non immaginino che nell'interno di una delle due classi vi possano essere contrasti di interessi e perfino lotte economiche acute. E invece questi contrasti esistono e le associazioni operaie non possono non ténerne conto; che farà allora un partito rivoluzionario antidemocratico ed antipar– lamentare? O li dirime coi suoi buoni uffici, se -è ancora par-

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