Critica Sociale - anno XLI - n. 4 - 16 febbraio 1949

88 CRITICA SOCIALE spetto delle leggi e· dei regolamenti da parte dell'Am– mini~trazione, sia per compiere opera di persuasione, incoraggiamento ed assistenza fra i rei. Sarà un organo collegiale, di carattere giudiziario ed amministrativo, con.competenza ad emanare prov– vedimenti soggetti ad appello. In secondo luogo si dovrà concedere liberamente in dati giorni ed ore la visita del carcere a persone che diano affidamento per condizione sociale, professione ed età, le quali possano constatare che le leggi e i regolamenti sono scrupo– losamente osservati e possano anche compiere opera benefica di soccorso ai carcerati più miseri. Attraverso questo contatto con la pubblica opinione si otterrà che la galera non sia « una tomba di vivi dove nessuno saprà mai più cosa succede » e insieme che essa pro– duca, cop l'esperienza diretta dei visitatori, un reale effetto preventivo. Dovrà essere ampliato il passaggio agli -istituti di riadattamento sociale e più razional– mente regolata la liberazione condizionale (allargando i limiti _di concessione, ammettendola a prescindere dalla gravità del reato commesso,· poichè si deve giu– dicare H comportamento effettivo del detenuto, lascian– dolo poi, fuori del carcere, esente dàila « Ubertà vigi– lata >l). Dovrà· essere introdotta· 1a relegazione per risolvere radicalmente il problema della recidiva, essendo inutili le « misure di sicurezza » per i delinquenti abituali, professionali ò per tendenza. Al riparto dei condannati in base alla recidiva, all'in– dole del reato, all'età e al lavoro· - · sommariamente promesso, ma raramente realizzato dall'ordinamento attuale - s1 dovrà aggiungere la ripartizione in base all'ambiente di provenienza (come si fa ora a fini didattici, per i. minorenni). Si dovrà procedere finalmente ad una -radicale sepa– razione fra i condannati comuni e politici; separa– zione, e quindi diversità di trattamento, così ovvia che soltanto un regime_ immorale come quello fascista, erede in ciò di quello borbonico, poteva negare. Ed infine, per vincere la crisi della liberazione allor– chè il condannato, tornando nel mondo deì liberi e passando dal buio improvvisamente alla luce 1 resta stordito ed incerto, si provveda ad una assistenza efficiente. Mentre è opportuno lasciare all'iniziativa privata, e cioè ad enti di beneficenza (già soggetti al controllo dello Stato), l'assistenza interna, deve lo Stato assumersi il compito dell'assistenza esterna. Infatti la lotta contro la recidiva è utile alla società, alla stessa stregua· della prevenzione e della repressione del reato, e l'attività assistenziale forma un complemento, ai fini rieducativi del condannato, di tutti i provvedimenti mes~i in atto durante l'esecuzione penale. Perciò, si creino in ogni provincia Centri di lavoro postcarcerario (di lavoro manuale ed intellettuale), ove affluiranno facoltativamente i detenuti liberati dagli stabilimenti penali della provincia per trovarvi un'oc– cupazione provvisoria alle condizioni fissate dagli or– gani sindacali. Questa assistenza, diretta dai rappre– sentanti delle diverse « Commissioni di sorveglianza » della provincia, si integrerà con l'opera di speciali uffici in seno a questi «centri» per porgere agli ex-. detenuti che hanno ormai trovato uno stabile lavoro libero, suggerimenti, aiuti, raccomandazioni per· vin– cere· le ostilità e i pregiudizi che essi incontrano .. La riforma è urgente, è un dovere sociale. Le inno– vazioni qui proposte sono già in atto negli altri Paesi. Settanta mila sepolti attendono giustizia, legalità e dignità di uomini. Gli italiani liberi dimostrino che la civiltà di un popolo si misura anche dal suo compor– tamento verso il popolo dei reclusi. Sicoit Bibl1oteéaGino Bianco L'avvenire socialista Concludendo una sua recensione alla nuova edi– zione del volume di Rodolfo Mondolfo Sulle orme di Marx, Panfilo Gentile afferma che il mito del proletariato innovatore è svanito, perchè il prole– tariato appare anch'esso una pedina manovrata da élit.es o da dittatori, che, ove trionfassero, trasfor– m erebbero il mondo in. una prigione alla russa o in un collegio per minorenni alla inglese. Questo giudizio dello scrittore liberale ha certa– mente trovalo-, per la sua superficialità, facili con– sensi: ma di fronte a così sommaria e generale condanna vale la -pena di ricercare quale fonda– mento esso abbia, al vaglio di un confronto con la realtà della vita sociale, che, rimanendo fedele al– la mentalità provinciale, limito a un· settore della - periferia, da me conosciuto. Mezzo secolo fa, all'inizio dei moti socialisti, l'a– gricoltura nell'Alto Tevere era in condizioni molto misere. II grano dava dalle otto alle dieci semen– ti; gli attrezzi agricoli si limita.vano ad arcaici ara– tri, alla vanga e alla zappa; per il taglio del fieno necessario al bestiame vaccino si adoperava la «col– tella», che al co.Iono richiedeva dura fatica p~r molte ore; l'uso della trebbiatrice era ancora limitato, continuandosi ad usare largamente i bastoni sno– dati ,per « battere » i,J grano; ai trasporti si prov– vedeva, fuorchè nelle strade maestre, con la treg– gia, una slitta preistorica, anteriore alla scoperta della ruota. I contadini venivano in città scalzi, por– tando a tracolla sulle spalle le scarpe; l'analfabeti– smo, diffusissimo, praticamente poteva dirsi totale, perchè il leggere era una eccezione e lo scrivere si limitava alla faticosa apposizione di una firma sui conti colonici, qwando il « padrone » si degnava di farli. In città mancava quasi ogni traccia di vita in– dustriale; vi era molto artigianato, e, se è facile entusiasmarsi per qualche mobile o per qualche pregevole ferro battuto, deve dirsi che questi erano prodotti di eccezione; in genere l'artigianato pro– duceva poco e male, con una attrezzatura primor– diale. I fabbri avevano l'antico mantice, manovrato · da un •robusto garzone, l'incudine, il martello e la lima; stavano in -due o tre, al massimo, in nere botteghe; peggio di loro vivevano i vecchi bullet– tai, che nei mesi estivi lavoravano nelle ore nottur– ne per evitare lo strazio del caldo. L'attrezzatura dei falegnami era anch'essa primordiale. I murato– ri lavoravano dalle dieci alle dodici e più ore al giorno; manovali e terrazzieri facevano una vita di cmpa miseria,' e tale era la considerazione sociale in cui erano tenuti che ad un grosso proprietario nostrano si attribuiva l'affermazione che con gli operai si r.agionava bene, quando sbadigliavano per la fame. Unico svago l'osteria, con la sbornia do– menicale. Non. faccio un quadro di maniera: ripro– duco realisticamente quello che ho vedut0 e osser– vato da ragazzo. Oggi la situazione è ·profondamente cambiata. La produzione agricola è raddoppiata; nei poderi del piano e della c ollina è d'uso generale l'aratro a car– retto, e largo abbastàn.za è l'impiego dei trattori; moltissimi hanno l e seminatrici, le falciatrici, i trin– ciaforaggi; molti azionano· questi ultimi con motori elettrici o con motori a· scoppio; largo è l'impiego de11e turbine per irrigaiione. Il contadino non va più scalzo; spesso veste bene; adopera con larghez– za la bicicletta, e qualche volta la moto; reclama, anche nelle ·frazioni più disagiate, la quarta e la _quinta elementare; legge i giornali, magari• di un partito solo, ma le'gge; qualcuno compra la radio. In città, alla vecchia bottega artigiana si è sosti– tuita la officina meccanica, con il ventilatore per la forgia, il tornio, il trapano azionati dal motorino

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