Critica Sociale - anno XLI - n. 4 - 16 febbraio 1949

CRITICA SOCIALE 87 delli, 'la situazione rimase immutata. Si costruirono sol– tanto alcune .carceri giudiziarie, ma non si provvide a creare veri e propri istituti penitenziari, persistendosi nel sistema di utilizzare vecchi edifici demaniali. Il più delle volte si tratta di locali privi di luce, senza possi– bilità di organizzarvi il lavoro e la scuola, sprovvisti dei più elementari servizi igienici. I detenuti, o vi sono abbandonati alla rinfusa, o ristretti in celle infelicis– ilime, che sebbene costruite per un solo detenuto, ne contengono spesso tre. Il problema è gravissimo, perchè queste condizioni ambientali rendono impossibile la realizzazione delle finalità sociali che il fascismo ha assegnato all'esecuzione penale ». Essendo dunque imprescindibile la necessità di edi– ficare nuovi stabilimenti penali, il Ministero 'formulò, in data 30 aprile 1940, le norme di tecnica edilizia cui ci si doveva attenere per realizzare un piano com– pleto di costruzione e di organizzazione di nuovi istituti di prevenzione e di pena, « riconosciuto che con prov– vedimenti frammentari non sarebbe stato avviato il . problema ad una soluzione radicale ». L'esecuzione di questo piano sarebbe stata graduata in un decennio (1940-'50) in tutte le provincie d' Italia, utilizzandosi al. massimo grado nei lavori, per ragioni morali ed econo– miche, la mano d'opera dei detenuti. Viceversa, con la , guerra scatenata dal fascismo, il piano edilizio rimase lettera morta: anzi su 231 stabilimenti carcerari, 27 stabilimenti per misure di sicurezza e 31 istituti per i rpinorenni, la· guerra ne distrusse totalmente 30 e dan– neggiò più o meno gravemente gli altri, rendendo ancor più precaria la situazione dei detenuti, nel frattempo quasi raddoppiati di numero! · * * * Ho già illustrato in altri giornali e riviste la tragica situazione attuale del carcere italiano, e cioè· lo sfrut– tamento sistematico del lavoro del detenuto, la fame cronica cui egli è soggetto, la mancap.za di garanzie legali e di giustizia nell'interno degli stabilimenti (lo scandalo di Poggioreale non è che un esempio), la man– cata separatione fra imputati .e condannati e fra le varie categorie di quest'ultimi, l'assenza di misure atte all'elevamento spirituale dei reclusi, il loro fatale peg– gioramento fisico e morale, ecc. Si può dire in sostanza che le innovazioni .introdotte con la riforma del 1931 (nuovi codici penali e nuovo « Regolamento per gli istituti di prevenzione e di pena») sono restate nella realtà molto approssimative. E poichè ogni riforma éomincia dentro le carceri, es– sendo queste rimaste le stesse, con gli antichi incon– venienti (mancanza di luce, spazio, impianti lavorativi, ecc.), la situazione generale è pressocèhè immutata da allora ·e ripropone urgentemente una riforma. In seguito alla pressione dell'opinione pubblica, com– mossa da questa scandalosa situazione, e in base al– l'art. 27 della Costituzione della Repubblica (per cui Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato), è stata nominata, alla fine del 1948, una ennesima Commissione di studio, composta di 3 senatori e 3 deputati. Non so - per la negativa espe– rienza di tutte le altre Commissioni d'inchiesta - che cosa concluderà. Comunque è bene fissare i caposaldi cui tale Commissione ,dovrebbe attenersi per realizzare una effettiva riforma penite11ziaria. Premessa di ogni riforma è la costruzione di nuovi edifici, senza cui tutte le norme di diritto e di politica carcerarfa, per illuminate che siano, risultano inefficaci. Soltanto con stabilimenti specializzati si potrà otte– nere la selezione dei condannati e, quindi, il loro rad– drizzamento morale, l'organizzazione dei servizi e del lavoro, l'istruzione civile e professionale, la profilassi sanitaria ed igienica, e in definitiva la rieducazione dei reclusi nell\nteresse della comunità. Le· spese per la BibliotecaGino Bianco costruzione di carceri sono indispensabili e produttive, come per gli ospedali. Victor Hugo disse : Chi apre una scuola chiude una prigione, ma un carcere concepito non come luogo di perdizione è anche una scuola di risanamento morale dei cittadini caduti e quindi un impegno e non un peso per la società. Nelle nuove case di pena il detenuto abbia la salva– guardia della sua salute (ad esempio, lasciandolo nella regione nativa) e non, come ora, l'occasione di ulte– riori danni. Si provvedano i locali di bagni é docce settimanali, infermerie, laboratori. Al detenuto si dia un vitto sano, adeguato, e non quella specie di dieta diabetica Guelpa-Allen, che ora lo conduce alla denu– trizione, all'esaurimento organico, alla t.b.c. Gli si dia un lavoro adatto e remunerato in misura non irrisoria. La paga sia quella stessa corrisposta ad un lavoratore libero, diminuita di tutte le spese pel mantenimento e pei vari risarcimenti, e con la tutela della C.G.I.L. Lo si fornisca di una assistenza sanitaria effettiva e della assicurazione presso l'Istituto di previdenza s.ociale. Al detenuto « imputato » si dia un lavoro facoltativo per_potersi acquistare il sopravitto e non gli si infligga l'infamante condizione di dormire insieme a due o tre altre persone in una cella apprestata per uno, condi– zione peggiore di quella dei condannati che, soggetti a isolamento notturno, dormono uno per cella. Si do– vranno inoltre modificare quelle disposizioni i cui van– taggi sono inferiori agli inconvenienti cui dànno luogo : 1) i condannati siano sempre chiamati col nome e non col numero di inatricola, perchè ciò pregiudica la loro rieducazion.e; 2) poichè bisogna fare del condannato non un buon detenuto, ma un futuro buon cittadino, si stabilisca una raziona1e · autonomia. (self-government) dentro gli sta– bilimenti penali; 3) si aboliscano del tutto l'isolamento diurno (tran– ne se richiesto dal detenuto o per eccezionali esigenze organizzative, disciplinari ecc.), le sezioni di rigore, di correzione e di punizione; 4) sia soppressa l'imposizione delle manette (stru– mento di abiezione, come un tempo la catena e la palla di piombo al piede); 5) sia risolto il problema dei rapporti sessuali, per evitare l'adulteriQ fuori àella galera e l'omosessualità all'interno di essa (ténendo conto di ciò che si fa all'estero). Per l'elevamento morale dei condannati si aumentino le possibilità di potenziare la parte sana della loro personalità, con conferenze educative, speciali trasmis– sioni radiofoniche, pellicQle moralizzanti, concerti o spettacoli teatrali organizzati dagli stessi reclusi, eser– cizi sportivi in palestra, ecc. Quale premio per la buona condotta si aumenti la frequenza dei contatti con la propria famiglia, accre– sceqdo il numero dei rapporti epistolari e dei colloqui. Si permetta al carcerato di mantenere, col ricavo del proprio lavoro, la famiglia lontana, affinchè questa non si sfasci col passar degli anni. Si distribuisca un gior– nale, unico per tutti i reclusori d' Italia, appositamente redatto (nel 1870 fu ideato a Milano il periodico Ria– bilitazione e a Roma, nel 1920, fu pubblicato un set~ timanale dal titolo La domenica del ca1<cerato). Si abolisca il giudice di sorveglianza, istituendo presso ogni stabilimento penale una «Commissione» di magistrati, di funzionari, di cittadini, di esperti in antropologia, psichiatria, pedagogia, sul tipo di quel « Consiglio di sorveglianza » esistente nel precedente ordinamento. Questa Commissione eserciterà un con– trollo interno del meccanismo carcerario (il quale rion deve essere lasciato alla discrezione delle persone ad– dette, quando tutte le altre attività statali sono sog– gette a controllo), visitando obbligatoriamente, con pe– riodica regolarità, i detenuti, sia per garantire il ri-

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