Critica Sociale - anno XLI - n. 3 - 1 febbraio 1949

CRITICA SOCIALE 57 rio una guerriglia che in definitiva ne minava la forza: tutto ciò dimostra doli militari e di uomo di Stato, molto al di sopra del comune (1). Ma gli alleati hanno ripagato Ciang ed il suo pae– se, per questi inapprezzabili servizi, mollo male. A Yalta ed a Potsdam, con un completo oblio della de- .bolezza interna del Giappone, vennero prese quelle rovinose decisioni che consentirono alla Russia di prender parte alla guerra contro il Giappone e le offersero la possibilità di occupare e di saccheg– giare la Manciuria, dopo una campagna quasi senza spargimento di sangue.• Non si trattava con ciò sol– tanto di togliere alla esausta Cina un compenso a ti– tolo di riparazioni, tanto più dovuto, in quanto essa aveva condotto la ·lotta contro il Giappone quasi sen– za appoggio. La Rùssia potè approfittare della Man– ciuria. come di un territorio per il reclutamento di rlna armata comunista cinese, ai:mata con la preda bellica giapponese. Certamente sarebbe però falso scorgere in queste ·circostanze soltanto la causa della catastrofe del go– verno nazionale. In realtà questa non è che la fine di un regime di profonda corruzione fondato sui ge– nerali e sui grandi capitalisti, che rendeva impossi– bile a lungo andare la prosecuzione della guerra. Ma tuttavia non si dovrebbe dimenticare, nel mo-· mento in cui Ciang-Kai-Scek si ritira in volontario esilio, ciò che gli alleati gli devono e quanto essi sono corresponsabili delle sue sventure. Col suo ritiro egli ha aperto la via alle trattative tra i due partiti in lotta e questa via potrà cond4r– re, in una maniera o nell'altra, ad una intesa, vero– similmente in forma di una coalizione tra comunisti• ed elementi democratici del Kuomintang. Ma una simile soluzione politica non è che l'inizio del la– voro pratico che deve essere condotto per il miglio– ramento dei rapporti economici e sociali. La fine della guerra civile potrebbe rappresentare di per sè un essenziale sollievo per il paese affranto. La que– stione del disarmo interno costituirà però la pietra di paragone per i11tendere se i comunisti si consi– derano semplicemente come gli agenti di Mosca, che hanno da curare e procurare la sua potenza militare, o se essi operano invece effettivamente e seria– mente per il miglioramnto del destino delle masse. Un tal compito non può peraltro essere intrapreso con misure organizzative o politiche. Anche se la corruzione scomparisse tutto d'un tratto e i gravami fiscali scendessero ad una misura sopportabile, ri– marrebbe pur sempre un'eccedenza di popolazione valutabile ad una dozzina di milioni di uomini, che non sono più riassorbibili dalla economia rurale, an– che se essa avesse un impulso verso la sua intensi– ficazione. Una reale soluzione del problema la si può trovare soltanto in una rapida e moderna industria– lizzazione, e a tal fine gli Stati Uniti dovri;bbero for– nire i mezzi necessari. Truman, in occasione della prestazione del giuramento quale Presidente, ha an– nunciato un piano mondiale per lo sfruttamento del– le forze di produzione e per l'elevazione del livello di vita. Un governo di coalizione cinese, che rappre– sentasse gli interessi delle masse lavoratrici di quel paese, non. avrebbe da far di meg!io che vedere ?i mettere a profitto questo annunc10. Se questa via potrà essere percorsa liberamente ed agevolmente, o sarà invece resa impossibile ed incandescente dalle tenzoni interne dei partiti, è cosa cui solo il futuro potrà rispondere. La vittoria dei comunisti non ha certo tolto di mezzo l'incertezza del destino della Cina. 8ENEDJKT KAUTZKY (1) I duri giudizi dati da gran porte della stampa america– na, e anche da uomini respons,;a.bili di quel paese, sulle ca– pacità politiche di Ciang-Kai-Schek contraddicono questa va– iutaztone e pongono in luce errori che sono certamente causa lmportan~e della rovina del regime nazionalista cinese. (Nota Ili CRITICA SOCJALR). BibliotecaGino Bianco Da Pechino a Parigi~) Ecco il titolo di un vecchio libro di Luigi Barzini che, presentando un suo viaggio è la metà del mon– do vista da un'automobile, avvicinava terre favo– losamente lontane e diverse. Oggi le due città sono i poli della lotta e delle speranze che agitano l'Asia e l'Europa, e hanno tali e tanti problemi comuni che quasi sembrano vicine: così vicine che le cose di Cina e di Francia potrebbero essere, in un certo senso, e entro certi limiti,· pietra di paragone di certe cose d'Italia. FRANCIA. - La « Critica Sociale > del 1• dicem– bre ha pubblicato un articolo di Gallardo che, ri– conosciuta necessaria, per ragioni aritmetiche più che politiche, la partecipazione dei socialisti al go– verno di Francia, considera « loro compito assicu– rare il libero funzionamento delle istituzioni demo– cratiche per operare poi in esse le trasformazioni sociali necessarie e urgenti. Per questo secondo compito occorrerà al partito socialista francese l'ap– poggio della classe lavoratrice stessa>. D'accordo, natural mente, con Gallardo su questa ultima esi– gen.za ; ma quale linea ha seguita la S.F.I.O., in vista di tal e obiettivo? Anche le ultime illusioni della Resistenza sono da tempo svanite. Era stata la bella guerra, la guer~ ra della simpatia generale, perchè nell'azione comu– ne e tradizionale contro i tedeschi si spegnevano gli antagonismi; ma dopo la liberazione, l'alleanza del– le classi si è fatalmente spezzata: e a poco a poco gli uomini alla maniera di Queille e di Reynaud hanno potuto portare al centro delle speranze e del– le responsabilità della Quarta Repubblica i loro vecchi vizi parlamentari e il loro infinito amore per le combinazioni ministeriali. Forse i socialisti avrebbero dovuto a suo tempo inquadrare la nazionalizzazione delle miniere e del– le industrie siderurgiche in un.a adeguata pianifica– zione delJe attività economiche; ad ogni modo, co– me già la Resistenza, anche il dirigismo ora è in crisi: e le forze della terra, delJ'industria e della speculazione 1 tentano, attraverso le vecchie classi dirigenti, una « politica tecnica"• e una impostazio– ne amministrativa, senza alcuna cura sostanziale dei problemi sociali. Il Governo rappresenta la maggio– ranza politica, ma sul piano economico manca, in– torno al tavolo del Consiglio dei ministri, la mag– gioranza: sia per sostenere il ritorno del liberismo, sia per realizzare il controllo dei prezzi e il coor– dinamento della produzione. Si grida contro la demagogia dei comunisti, ma alle classi lavoratrici si è offerto e si offre ben po– co: cioè i soliti appelli alla pazienza e alla fiducia, in nome delle esigenze del bilancio. Intanto, secon– do « Cronache Sociali >, veri trust del mercato nero regnano impunemente sui settori-chiave degli ap– provvigionamenti (latte, vino, carne); e proprio in recenti relazioni ufficiali si trova un quadro, ap– prezzabile per realismo ma oscuro, della disinvoltu– ra amministrativa e delle raffinate distrazioni di troppi alti papaveri della vita pubblica. Si agita lo spettro del comunismo; ma certi spettri non si allon– tanano comprimendo il tenor di vita e spezzand~ aJi strumenti di difesa delle classi lavoratrici: se– ~ondo Piovene (Corriere della Sera) il governo di Queille ha invece proprio « lo scopo di impedir~ u~ pericoloso avvicinamento fra le tre confederaz1001 operaie, che metterebbe fine a una scissiona tanto faticosamente avvenuta>. Per esempio in novembre, per il famoso sciopero dei minatori, 1 B1um ha scritto importanti articoli; ha detto che lo Stato entra in azione non per op– primere il proletariato, ma per liberarlo. Ha com– mosso tanta gente, ma, si direbbe, la sua voce noit è andata giù, nei pozzi e nelle teste dei « musi ne--

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=