Critica Sociale - anno XLI - n. 3 - 1 febbraio 1949

54 CRITICA SOCIALE senso di evitare un'invasione - non aumenta certo oon una nostra eventuale adesione al Patto Atlantico, e non è certo maggiore di quella che potrebbe dare una posizione di no– stra neutralità che sia seria, effettiva, vigile e aliena da qualsiasi intento di doppio gioco. Ma c'è qualcuno che pensa che, se non aderisce al patto atlantico, l'Italia resterebbe più esposta al rischio di un'in– vasione. E si dice che essa resterebbe al di fuori di quella linea di resistenza Alpi-Reno che verrebbe adottata, nel caso di riluttanza dell'Italia. Sono argomenti speciosi t validi tutt'al più come stru– mento di pressione e di suggestione diplomatica). E' curio– so come al riguardo si ragioni con una mentalità superata. Si pensa cioè che sia possibile, in questo 1949, dopo tanta esperienza accumulata, il ripetersi della situazione europea prima e dopo Monaco, quando alle invasioni successive da parte di Hitler di singole nazioni confinanti, corrispon– deva la sgomenta acquiescenza da parte delle potenze de– mocratiche. Ciò non è più oggi. Yalta ha tracciato quella sciagurata linea di demarcazione dell'Europa, che ha però il merito di essere una controgaranzia per i paesi dell'Eu– ropa Occidentale. Se alla Russia Sovietica è stato possi– bile portare il suo espansionismo militare-imperialistico sino aila cortina di ferro, sovietizzando i paesi che erano nella sua sfera di influenza, essa sa benissimo che qualsiasi pun– tata, in grande o in piccolo, essa tentasse a-1di qua della cortina di ferro, qualsiasi aggressione operasse al di qua della barriera divisoria, sarebbe immediatamente un casuJ belli. Ma non già di una guerra limitata al solo paese ag– gredito, bensì di una guerra generale e mondiale, implican– te necessariamente e fatalmente l'intervento americano. L'e– pisodio di Berlino ammonisce. E' cosa ancor più certa e più ovvia che ciò avverrebbe ove si trattasse di un paese stra– tegicamente importante com'è l'Italia. La conclusione da trarsi, circa questo· argomento della « sicurezza nazionale>, è che, se una garanzia americana derivante dal Patto Atlantico non sarebbe in grado di ri– sparmiare. l'invasione del nostro paese, nella deprecata ipo– tesi di un'aggressione, avremmo invece, anche senza una preventiva nostra adesione a patti militari, un appoggio ed un intervento generale, se fossimo aggrediti. C'è quindi da pensare molto ponderatamente se, nell'ac– céttare o nel sollecitare la nostra inclusione nel Patto Atlan– tico, noi, senza costituirci affatto una maggiore sicurezza, non peggioriamo invece la nostra situazione. O, per lo me– no, non rifiutiamo altre, e a noi più consone, prospettive del possibile nostro gioco dip,lomatico. , La sicurezza nostra e ·quella dell'Europa. Ma, sem:ire per restare sul terreno della e sicurezza >, resta a vedere se l'adesione al patto atlantico dell'Italia o di paesi come l'Italia rappresenti poi un aumento della e si– curezza~ della compagine che si vuole. creare. In altre pa– ròie: ail'aumento quantitativo degli aderenti corrisponde ef– fettivamente un aumento di rafforzamento materiale e di rinsaldamento dei vincoli? La risposta •l'ha data, in un acuto articolo del e New York Herald Tribune> del S gennaio, Walter Lippmann, che non è certo nè quell'ultimo arrivato nè quel voltagab– bana che qualcuno vuol far credere (5). e Io penso che co– loro che reputano ovvio che qualsiasi paese che non si tro– vi nell'interno dell'orbita sovietica debba venir compreso nel– la coalizione occidentale, si sbaglino profondamente. E penso che lo sforzo di comprendere tutti nella coalizione occiden– .tale .tenda non a rafforzarla, ma ad indebolirla, a diminuire la sicurezza dell'Europa e a cagionare instabilità nel mon– do occidentale. E' del tutto impossibile per gli Stati Uniti forgiare un anello di ferro intorno al perimetro dell'impero sovietico in Europa ed in• Asia. La difesa contro l'espan• sione militare sovietica non può essere assicurata attraverso tentativi di organizzare, armare, equipaggiare e finanziare una grande, coalizione accerchiante, composta di alleati 'dub– bi e intimamente deboli>. E il Lippmann, dopo avere rilevato come l'inclusione dei tedeschi, austriaci e italiani offrirebbe alla Russia Sovie- (5) L'articolo del Lippmann è riportato nel n. 3 di e Relazioni lnt~rnazionali > del 3 gennaio 1949. ibliotecaGino Bianco tica eccellenti pretesti per lamentare la violazione dei trat– tati ed impegni internazionali, osserva che e spingere questi paesi deboli ed esposti ad impegnarsi in una coalizione mi– litare non può che renderli ancora più deboli. Infatti, se essi entreranno a far parte della nostra coalizione, dovranno rinuiiciare ad ogni possibilità di star fuori della guerra, senza riceverne in cambio la garanzia di venire efficace– mmte difesi>. E' quindi proprio da considerazioni che muovono da una maggiore coesione del vincolo del patto atlantico e da un suo maggiore rafforzamento che il Lippmann fa discendere la conseguenza che e non vi è ragione perchè non dobbiamo incoraggiare gli scandinavi, gli austriaci, gli svizzeri, gli italiani ad adottare la politica di neutralità che conviene ai loro interessi ed è conforme ai loro desideri>. La garanzia di sicurezza non è infatti data dai numero e dal potenziale dei paesi che dovrebbero aderire al patto atlantico. « La reale protezione dalla guerra> - specifica il Lippmann - e è e continuerà ad essere il fatto che l'e– sercito rosso, se avanzasse, provocherebbe la mobilitazione di tutta la potenza degli Stati Uniti. ·La e sicurezza> del– l'Europa riposa su questo fatto>. E gli fa eco nel Cor– riere della sera dei I febbraio l'articolo di fondo di Augu– sto Guerriero: « La vera forza dell'alleanza atlantica non è costituita dalle poche decine di migliaia di uomini che l'A: merica tiene in Germania e neppure dalle pochissime di– visioni che l'Inghilterra potrebbe mobilitare, o dalle poche che potrebbe mettere in campo la Francia. La vera forza è costituita dalla potenza degli Stati Uniti. Una potenza lon– tana, una potenza che avrebbe bisogno di un certo tempo per mobilitarsi, ma che si mobiliterebbe e sarebbe immensa>. E' d'altra parte manifesto che un paese che - come sem– bra stia facendo la Svezia, ed il suo esempio è ammoni– tore - non s'acconciasse ad aderire al patto atlantico, non potrebbe in alcun modo venire abbandonato al proprio desti– no, nell'ipotesi di un'aggressione, e abbandonato ai lupi >, come dicono gli americani. « Una politica siffatta> - os– serva giustamente il Guerriero - e sarebbe un delitto ed un suicidio: perchè essa darebbe via libera àll'avversario ed il giorno in cui questo s'installasse in alcuni di quei Paesi, la difesa di quello che ·resterebbe dell'Occidente sa– rebbe assai più difficile e potrebbe diventare impossibile>. Coniro la nostra adesione al patto atlantico. Senza addentrarci in alt;e e più delicate ragioni di coe– renza di partito, è per questi motivi che dobbiamo opporci ad un inserimento dell'Italia nel patto atlantico e dissociar– ci da una politica estera che questo nostro inserimento sem– bra anche troppo sollecitare, puntando sul gioco dell'Ame– rica e della Francia, contro la logica riluttanza ingle!!C. Se non verrebbero aumentate le garanzie di e sicurezza> per il nostro Paese ( ciò che forma o dovrebbe formare la principale preoccupazione di quanti a tutto prepongono l'e– sigenza di « sict,trezza>), troppi sono d'altra parte i lati oscuri della· controp,irtita. Svanita l'ipotesi di una garanzia unilaterale e gratuita americana, resta il fatto che la garanzia inerente all'al– leanza viene fornita a chi, sia pure cooperando con gli altri partecipanti, intende mettersi in grado di validamente di– fendersi. Ciò ha un significato ben preciso: riarmo. E le intenzioni che abbiamo sopra documentato non consentono iHusioni. Poco rifeva che questo riarmo debba verificar~i con ,la fornitura di equipaggiamento militare americano, e che da parte nostra non si abbia a fornire che la carne da cannone. Poco rileva chi! questo riarmo, anzichè essere affidato alla casta chiusa e invero ancor poco rassicurante dei nostri generali, venga effettuato con la e consulenza militare> americana. Una volta entrati nel cerchio di ferro dell'alleanza, è logico e, diremrr>o, è giusto, che proprio i paesi più esposti, com'è il caso dell'Italia, più vengano riar– mati e che ivi più duro, impegnativo ed intenso abbia a farsi sentire i-1controllo della potenza garante. Messici per questa vìa, la cosa c~e più ci c·oprirebbe di ridicolo sarebbe - co– m'è chiaro - pensare di poterla contrastare ad esempio..., votando contro la concessione cli crediti militari o contro l'aumento dei bilanci militari, anche se, com'è fatale, ciò comportasse il correlativo sacrificio delle esigenze della clas– se lavoratrice.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=