Critica Sociale - anno XLI - n. 3 - 1 febbraio 1949
I CRITICA SOCIALE 71 europea. La logica conseguenza di ciò è che la conversione dell'economia tedesca verso la .socializzazione e la vera o·e– mocrazia deve procedere di pari passo con la sua integrazio– ne nella comunità europea. Gli aiuti •Mar.shall sono conslde– ratl nel1e zone occidentali com.e una generosa politica con– dotta nell'interesse della maggioranza, ma I sodalistl ed I sindacalisti debbono condurre una lotta dura contro le for– ze, che, sostenute dal capitalismo americano, tentano di abusare degli aiuti amtricani e delle riforme in corso per un conso– lidamente alla politica liberista. Anzitutto i Tedeschi com– prendono che la scelta in Germania, e ,probabilmente in tutta l'Europa, non è fra capitalismo (' .socialismo ma fra sociali– smo democratico e dittatura dei proletariato. I Tedeschi nella lo.r:o grande maggioranza hanno mostrato chiaramente che essi non vogliono una nuova Germania modellata sullo schema 3ovietico, •ma sarebbe un fatale' inganno credere che antico– munismo significa procapitalismo. Ci sono molli che amano intendere in questo modo, ma essi sono in un grande errore. La maggioranza è quanto mai antic0tpitalista, essa guarda avanti verso U"Qa riforma sociale della sua politica e sarebbe ben lieta se una nuova Germania cosi rifatta contribuisse alla ricostruzione deJJ'Europa ». Il planoquinquennale norvegese. lJalJa rivista londinese The Times Reuiew o( lndustry ri– produciamo parte di un a•rticolo sulla pianificazione in Nor– vegia, ;pubblicato per intero àal bollettino < Segnalazioni stampa • dell'I.R.I. Il Ministro del Commercio norvegese, Erik Brofosso, ha tracciato lo scorso anno un programma d'investimento, ba– sato principalmente ,su di un aumento della ca,pacità delle industrie· elettro-chimiche ed elettro-metallurgiche, che a sua volta si baserà su di un aumento del 0 50% della produzione di corrente del paese. Il programma, che comprende anche la maggior parte delle altre industrie che lavorano 1per l'esportazione, mira ad au– mentare la capacità della Norv-egia ci'i procurarsi valute al– l'estero di 1 miliardo di corone (50 1nilioni di sterline) per il 1952, ed a pagare quell'aumento di importazioni che è ne– cessario se la Norvegia deve ri'Prenderc il livello di consumo individuale che aveva prima della guerra. Il retroscena di questo nuovo programma di investimento è il decadimento della posizione commerciale della Ndrvegia, in conseguenza cìella guerra. Sebbene dopo la gu~rra l'eco– nomia norvegese abbia fatto buoni et sotto certi aspetti, no– tevoli progrcssit molti fattori hanno in gran parte annullato le conquiste fatte finora. Questi fattori sono stati fino· ad un certo grado comuni a tutta l1Europa, ma non per questo sono meno gravi. L'eliminazione della Germania, ad esempio, che prima della guerra forniva quasi un quinto delle importazioni norvegesi, ha avuto le più gravi conseguenze. Ha portato con sè un ge– nerale riorientamento del commercio dell'Europa all'emisfero occidentale, con un grande aumento della deficienza di dollari che esisteva già prima della guerra. Finora tuttavia non si è avuto alcuno strumento di com. ~ pensazione, nella forma di convertibilità, come quando lu Gran Bretagna era il « banchiere mondiale ». li granci'e aumento delle impor:tazioni dall'emisfero occi– dentale, e particolarmente dagli Stati Uniti, con un aumento non equivalente delle esportazionit si è maggiormente accen– tuato coll'aumento dei prezzi dei beni americani sviluppatosi nel 1946-47. Per la fine del 1947 si rese evidente la necessità di ridurre notevolmente le importaziOni di dollari, se la Nor– vegia non voleva indebitarsi. Durante la guerra la Norvegia riusci ad accumularsi molta valuta estera coi proventi deJla sua flotta mercantile, ma alla fine dell'anno scorso questa fon– te di reddito si era gravemente esaurita, e, per il peggiora– merito -L'elle ragioni di scambio, di,minul mollo più rapida– mtnte del previsto. Fino dal principio era stato previsto che le importazioni avrebbero aovuto essere eccezionalmente forti per compensare il d~~rezzltmento degli impianti e dei materiali in conseguenza della guerra. Ma si ~perava che sarebbe stato ,possibile fi– nanziare queste importazioni fino, ,ad esempio, al 1950t per la quale data i fabbisogni straordinari che la ricostruzione richiede sarebbero stati soddisfatti. Per quell'epoca, anche, la flotta mercantile, della quale metà è andata perduta du– rallte la guerra, sarebbe stata ricostruita e in grado <-ì dare un contributo alla valuta estera sufficiente a far fronte al deficit derivante dalla diminuzione degli scambi commerciali, come avveniva prima della guerra. Allorchè venne preparato l'c Economie Survey for 1948 >, tuttavia, si ,riconobbe come inevitabile la necessità di strin– gere la cinghia. Si è progettato di ridurre le importazioni e <li.· tentare <SI aumentare le esportazio>:>I. Siccome la maggior Biblioteca.Gino Bianco parte delle importazioni della Norvegia negli anni post-bellici consistette di beni strumentali - macchinarlo, materie prime e combustibili - si temeva che la riduzione potesse avere riJpercussioni sulla produzione e sull'occupazione, ma si pre– sero degli, accordi per assegnare una quota maggiore di rifor– nimenti aJlc industrie che lavoravano per l'esportazione. Le statistiche per la prima metà. del 1948 indicano che le autorità sono state in grado di dirigere l'economia della nazione nel modo desiderato. Più importante, forse, ~cl miglioramento del commercio estero nella prima metà dell'anno, è stato il riassestamento della produzione nelle industrie che lavorano rispettivamente per i mercati nazionali e d'esportazione. Dall'epoca della guerra in poi c'è stato oelle industrie che lavorano per il paese un'aliquota di produzione molto più alta ri~petto alJe industrie che producono per l'esportazione. Mentre alla fine dei 1947 l'aliquota totale di produzione del– l'industria nel suo complesso aveva superato l'indice base del 1938, agli effelti del miglioramento quella che ha contato è stata l'inc;·ustria per la produzione interna e non quella che produce per l'esportazione. Questo and~mento erat evi– dentemente, naturale dopo una guerra nella qu-ale la Korvegia era isolata dai normali sbocchi di esportazione all'estero, ma in considerazione della necessità di aumentare le es-portazio– ni verificatesi durante la guerra, esso dovette subi re un ca– povolgimento. Il nuovo programma quadriennale mi.ra ad espantlere ul– teriormente le industrie d'esportazione. La chiave per questa espansione sarà il progetto iniziato immediatamente dopo Ja gqerra per aumentare del 50% Ja quantità di elettricità prodotta nel decennio 1945-55. Secondo il Ministro del, Commercio ci sono anche mollt possibilità di aumentare la produzione di ferro cd acciaio sulla base dei minerali Ilorvegesi trattati mediante l'energia idroelettrica norveges-e. Sarebbe naturale per la :'\orvegia espandere la sua produzione di ghisa e di acciaio grezzo per l'esportazione all'Europa, e forse agli Stati Uniti. Sono al– l'esame dei piani per la ricostruzione delle miniere di ferro 6'i SOr-Varanger che sono state distrutte durante la guerra, e saranno anche maggiormt:nte sviluppate le miniere di Fos– sdalen. Il rame, lo zinco e lo zolfo sono altri articoli che si possono 1produrre in Norvegia in quantità maggiori. Il nuovo stabilimento per il ferro e l'acciaio, che deve essere costruito a Mo i Rana, nella Norvegia Settentrionale, darà un contri– buto importante all'economia uorvegese riducendo il fabbi– sogno d'importazione. Il Governo stima che per il 1955 il paese risparmierà almeno 150 milioni di corone. Un altro attivo importante per l'avvenire è il legname. Qui il fattore limitativo dopo la guerra è stato la scarsità. derivante daJla c•eficienza di manodopera ~ dal tempo sfavorevole durante la stagione in cui si abbattono gli alberi. L'obbiettivo stabi– lito per la stagione 1948-49 è stato fissalo in 7 milioni di metri cubi, dei quali 3.600.000 metri cubi saranno assegnati per la fabbricazione della polpa, carta ed altri ,prodotti, alcuni dei quali sono ancora in fase di esperjmento. Poichè l'assegnazione di liegname a queste industrie è stata la sta– gione scorsa di soli 3 milioni di metri cubi, le prospettive di aumentare la produzione sono buone. Le altre industrie principali norvegesi sono la pesca e la marina mercantile. La llotta peschereccia -è stata ricostruita piuttosto rapidamente in quanto la Korvegia ha vasti can– tieri per questo tipo di lavoro. La cattura di pesce dopo la guerra è stata abbondante, ma è progettato un ulteriore au– mento ~el 40% nel corso di quattro anni, cosicche la produ– z:ione media aumenterà per il 1952 a 1.300.000 tonnellate, contro 950.000 tonnellate del 1939-40. Un fattore limitativo fonda.mentale in tutti i progetti per l'espansione industriale in Norvegia è la manodopera. Dopo la guerra è stato raggiunto uno stato di occupazione virtual– mente completa, con più offerte che domande C:-i lavoro. Il migli,oramento della produzione va infatti attribuito al nu– mero delle persone occupate in confronto a prima della guer– ra. Il numero di persone occupale era nel 1947 del .15% mag– giore che nel 1939, ma la produzione era solo del 5% mag– giore eh~ in quell'anno. Tuttavia sembra poço probabile aumentare 1@ forza lavo– rativa, e qualsiasi aumento della produzione dipende ora c.."'a un maggiore sforzo individuale associato ad una maggiore meccanizzazione di industrie come quella dell'agricoltura e foreste che ora richiede molta manodopera Direttore: UGO GUIDO MONDOLFO Vice-direttore· respons.: ANTONIO GREPPI Autorizzazione Tribunale Milano 8/10/1948 n. 646 del Registro Tipo~r•ft• Pinelli - Milano _ Via Farnett. 8
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