Critica Sociale - anno XLI - n. 3 - 1 febbraio 1949
CRITICA SOCIALE 60 un brivido 'di sof(erenza, di umiliazione, e non ne tragga impulso alla lotta per la giustizia. 'Che fare contro questa specie di corruzione? Quel giovane indifferente potrà non commettere delibe– ratamente male alcun.o, ma la sua sola presenza è dannosa, perchè egli, con la. confessione esplicita della sua povertà interiore, spoglia la guerra, la morte, la violenza d'ogni grandezza tragica, e quel– l'orrore non- pienamente rivissuto, quelle atrocità piatttamente rievocate da una coscienza atona e sorda dovranno rimanere a lungo, spietatamente, senza un grido che li riscatti. La precipitosa conquista di una libertà sessua– le senza precedenti ha creato un permanente squi– librio nei rapporti fra i sessi. Il fatto più importan– te della vita morale si è ridotto, al di là dei forma– lismi tradizionali che sussistono per l'inganno pie– toso degli ingenui e la giustifcazione dei furbi, alla sua integrale nudità fisiologica. Ciò può rallegrare i più accesi vitalisti, ma, se essi scorgessero che tiz– zo fumoso è rimasto di tanta antica fiamma, la loro esultanza affogherebbe in un gorgoglio di com– miserazione. , . Soltanto le statistiche della prostituzione ufficia– le ci suggeriscono malinconiche considerazioni sul decadimento dei costumi; ma vi è un'altra prostitu– zione, che noi stessi incoraggiamo con la cedevo– lezza incosciente del nostro mondo morale, la qua– le si è insinuata così profondamente nella moderna vita sociale da non potersi più distinguere ·daJla parte sana di essa. Come certi tumori che non pos– sono essere tagliati per l'inestricabilità e la pro– fondità delle loro radici. Francamente, dopo tanto largheggiare teorico .e tanto pratico infangamento, la rigida regola mono– gamica propugnata dal Forster e dalla sua scuola ci pare la sola capace di in.frenare questo torbido e generale rigurgito di vita istintiva. La sola libertà è la libertà dalle passioni. .Una gioventù che non senta la bellezza di questo ideale etico è una gio– ventù condannata a cercare la propria felicità nel– l'equivoco di una libertà che l'abbassa rapidamen– te al livello degli insetti. E poichè la libertà assolu– ta è il guiderdone degli esseri irragionevoli, e la loro unica dimensione poetica, l'uomo, nella purità invidiabile di questo canto, è una terribile stona– tura. Insistere in questo errore è delitto contro la propria, dissimile, più aspra e complessa natura. , -Vi sono due esperienze in cui la gioventù può tuf– farsi: l'ascesi, il distacco, e il faustismo, la sintesi _ totale delle esperienze umane. Al di fuori di ·esse vi è l'ignavia di un'esistenza senza luce, il cui stato d'animo fondamentale si trova espresso in un ter– mine oggi metà letterario e metà filosofico: nausea. Nausea è il tradimento inconsapevole ai confusi i– deali cui ci si sente chiamati come da un'irresisti– bile, voce del sangue, la mancata risposta a tutto– ciò ,che vuol essere urgentemente inteso, concepito, sofferto, assimilato;• nausea è l'incapacità di una ri– cerca attiva delle ragioni del vivere conclusa aprio– r'isticamente in una negazione aberrante; nausea è infine l'uniforme dettato spirituale - religioso, politico, estetico - éon cui le civiltà isterilite nu– trono a forza le generazioni giovani, obbligandole ad affrontare, con una cultura di superficie e una è~scienza posticcia, i problemi aperti del passato, le angosce presenti e le incognite del futuro. Ebbene, l'ascesi è spenta, il faustismo è spento, t' la nausea dilaga spaventosamente. Una ragione c'è, ed è che il vuoto lasciatò dalla religione tra– dizionale e dalla religione. :·omantica doveva in qualche modo es,!ìere riempito. Il rimedio è uno solo: tornare alla purità originaria del sentimen– to religioso e del sentimento romantico, cioè alle radici eterne dello spirito e del cuore umano. ' La difficoltà maggiore di un rifiorire di coscien– ze religiose sta nell'assurdità del mondo in cui vi- Biblioteca_GinoBianco viamo. Un mondo eh., non vuol essere nè angelico, nè demoniaco, è un mondo assurdo. La santità nac– que da un bisogno di opporsi alla satanicità delle cose umane e tli trascenderla nell'amplesso mistico col divino. Er:i un senso diffuso nei popoli occi– dentali fino all'illuminismo, epoca in cui la pseu– doscienza demonologica soppiantò la reale proble– matic1tà di un mondo soggetto all'influsso di Sata– na e finì col riderci sopra. Oggi l'identità mondo– diavolo è definitivamente spezzata: da ciò l'impos– sibilità della formidabile antitesi demonio-angelo, cui tenta di sopperire l'abortiva santità perseguita dai clericali. E' un progresso non credere più al– l'inferno? La conseguenza è il crollo dell'ideale a– scetico, la scomparsa di ogni slancio mistico nella gioventù moderna. E, più oltre, l'incredulità che ha travolto la santità del lavoro, del matrimonio, della creazioni' artistica, della vita umana in generale, non ri!Jt-tte forse il venir meno di quelle grandi luci individuali ::he furono i santi e i mistici? Tutta l'energia di cui la società moderna era ca– pace è stata trasfusa in una concezione distorta e omicida dell'eroico. Huizinga vl dedica un capitolo della sua « Crisi della civiltà> e riconosce amara– mente che questo fermento positivo - l'attivismo, lo spirito di sacrificio -, non sostenuto da ideali altissimi, ma asservito alla politica di alcuni Sta– ti, ha contribuito più potentemente di ogni altro fat– tore aJla rovina della civiltà. Che ne è della gioven– tù tedesca dopo l'imbastardimento eroico dell'epo– ca hitleriana? Di questa gioventù studiosa e tenace, che tan lo lottò e sofferse per scuotere l'accidia delle vecchie caste dominanti e fare della Germa– nia un paese moderno, il nazismo ha distrutto per– fino il ricordo, scavando l'odio attorno alle nuove generazioni. Nell'Unione Sovietica una intera ge– nerazione è stata modellata nel culto della violen– za per i « nemici del regime> e il mondo « borghe– se», mediafite un sislema!ico svuotamento della grande e generosa anima russa. Lo stesso culto del– la violenza ebbe i suoi rituali nell'Italia fascista; la stessa infatuazione eroica ha pervaso, come un ma– lefico contagio, la restante gioventù europea ed ha affascinato quella d'America. La silenziosa abnega– zione del lavoro civile continua ad essere sover– chiata dal clamore delle fanfare. Lo spirito di sa– crificio, l'attaccamento al dovere, l'amore per la terra nativa - tuttora vivi in molta parte della gioventù - si stemprano in una vacuità retorica che trasforma i cittadini in automi, l'entusiasmo costruttivo in fanatismo persecutore, polverizza nei giovani lo spirito critico e fa del fondamento es– senzale delle virtù civiche lo strumento addome– sticatore delle ideocrazie. Contro -questa disastrosa involuzione, non ci re– sta che tentare disperatamente un rovesciamento radicale della « praxis > della ·violenza: l'estremo opposto, cioè il culto integrale dell'antiviolenza, senza limiti pseudoetici, senza riserve mentali, la « non-violence > cristiana, tolstoiana, bramanica e gandhista, è la sola forza ideale capace di instilla– re nell;, gioventù di tutto il mondo uno spirito nuo– vo, potentemente costruttivo, dinamicamente inte– so allo sviluppo di nuove concezioni della vita mo– rale, p quindi al disancoramento della società dalle sue vec:rhie basi di oppressione e di misconosci– m!'nto t'ffeltiv,, dei diritti individuali. (L'appoggio entusiastico dei giovani parigini al « cittadino del mondo >, Garry Davis, è un bellissimo esempio). Tutti i mezzi di prevenzione e di risanamento mes– si in atto per il miglioramento qualitativo e la rie– ducazione della gioventù - non escluso il più ra– zionale tra essi: la lotta contro la miseria - non avranno che un'efficacia assai dubbia finchè il cer– chio della violenza, che· incombe sull'epoca attuale come un mito di finale dissolvimento, non sarà spez- zato. Gumo CERONETTJ
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