Critica Sociale - anno XLI - n. 3 - 1 febbraio 1949
58 CRITICA SOCIALE ri >. Forse laggiù è sembrata diversa dal ricordo delle battaglie d'un tempo; certo· non capita spesso di trovare tessere della S.F.1.0., là tra le macchine a vento che soffiano l'aria umida e calda dal fondo dei pozzi. Chiari erano i moventi, e i pretesti, poli– tici dello sciopero dei minatori; ma persino i quo– tidiani svizzeri di destra hanno dovuto ammettere che < la politica disordinata di tutti i governi ha creato una situazione intollerabile per molti lavo– ratori». Le miniere sono nazionalizzate, ma uno scavatore da pozzo guadagna 26.000 franchi al me– se; e il costo della vita sale sempre, circa il 30% in olio mesi. Bisogna andare giù, n,ei cunicoli ciechi, tra gli uomini seminudi nel frastuono e nella pol– vere acre e nera dei martelli, delle pistole e dei picconi, per capire il lavoro, la forza e i sentimen– ti delle miniere, polveriera di Francia. Parlano le cifre stesse dello sciopero: i < più duri > non sono i più comunisti, ma gli uomini del lavoro più duro, quelli che più sentono lo sfruttamento. Secondo il comunicato ufficiale del Ministero dell'Interno, il 2 novembre nel bacino di Bestèges sono tornati al– le miniere il 30% dei lavoratori di pÒzzo, e il 62% di superficie: e a Carmaux, nel Tarn., il 35% di · pozzo, e il 65% di superficie. All'ora delle paghe questa gente da antracosi, da figli rachitici, da do– meniche disperate per bettole, non può e non vuol capire le esigenze del bilancio dello Stato: vede so– lo quello familiare, e il tenor di vita di troppi pri– vilegiati. Così si raccoglie la forza esplosiva della miseria: come una mina. E, allo stato attuale dellt> cose, quella della miseria è una mina che serve ai comunisti. Situazione non facile, perchè forti e tra– dizionali sono le tentazioni parlamentari e i pericol: dell'interclassismo in un paese dove, nascendo so– cialisti, (chi non è stato socialista, in Francia?) sl può morire facilmente Paul Boncour o Millerand: e soprattutto perchè la pressione comunista rendt> facili o quasi automatiche le alleanze col centro, " i compromessi verso la destra. · Stretti nella tenaglia della violenza comunista I' della miseria, i socialisti guadagnano simpatie, f quindi voti, difendendo con energia la libertà, ma. tollerando la miseria, essi vanno a rischio di perde– re non voti, ma iscritti. Ripiegando sui ponti d'oro del partito d~opinione, vanno a 'rischio di perdere la necessaria composizione sociale, e quindi la for– za organizzativa: senza volerlo, favoriscono pro– prio i comunisti, che dalla « Storia > di Stalin, Be– ria, Molotov eccetera, hanno imparato a considerare necessario, per la vittoria della rivoluzione, lo schiacciamento dei partiti che operano nelle file della classe operaia. Proprio dopo lo sciopero· dei minatori, Blum ha rivolto (12 novembre) un appello ai rivali dei vecchi tempi di Sarraut, dico i radicali, per « fondare so– lidamente quel governo stabile di democrazia so– ciale che è l'aspirazione di tutta la Francia repub– blicana>. Dato il rapporto attuale delle forze, prtò essere un sacrificio necessario, e generosissimo, per salva– re la Francia; ma codesto esempio dei francesi non sembra applicabile ad altri paesi, soprattutto ove una- maggioranza utile possa costituirsi anche senza l'apporto socialista, e ove (cito ancora da Blum, da un articolo del 9 luglio dopo il congresso) i partiti corresponsabili al governo non si rendono conto della necessità e dei conseguenti impegni della pre– senza socialista. CINA. - E' fin troppo facile paragonare la Cina d'oggi alla vecchia Russia. Non parlo di rassomi– glianze psicologiche, tra i dirigenti zaristi e Ciang– Kai scek, quale si rivela, inconsistente e retrivo, nel suò stesso testamento « Destini della Cina », per tanto tempo negato agli Occidentali; ma, ad ogni modo, segni particolari dei generali cinesi d'oggi BibliotecaGino Bianco.- e di quelli russi del 1917 indicano, per cosi dire, la « graffiatura di una legge più alta ». Anche la vecchia Russia, costretta a rincorrere i paesi più progrediti, non aveva osservato i turni della storia; e infatti il suo sviluppo indica una in– confondibile combinazione di stadi diversi del processo storico:. è la cosidetta legge dello sviluppo combinato, nel senso di un « avvicinamento di di- · verse tappe del cammino, di un amalgama di forme arcaiche con forme più moderne >. Sottomessa alle banche, l'industria finiva per essere sottomessa al mercato monetario dell'Europa occidentale; e i molti stranieri che portavano lontano utili ingenti, influenzavano naturalmente i rispettivi Parlamenti in ordine alle cose di Russia, e viceversa. D'altra parte il forte concentramento industriale indicava, Ira le vette capitalistiche e le masse po– polari, la mancanza di stadi intermedi. Evidente era la fame di ter~a; e necessaria come il pane la riforma agraria; ma agli occhi dei dignitari, dei possidenti e dei banchieri appariva incredibilmen– te complessa, e difficile, e lontana dai criteri pro– duttivistici: una vera quadratura del circolo. Me– glio aspettare, mangiando rubli a milioni, perchè, tanto, le campagne erano tranquille; e in effetto la tranquillità era assicurata solo dal fronte, che chia– mava e divorava a milioni i contadini. Sembra quasi un quadro delle cose di Cina fino a ieri. In Russia la legge dello sviluppo combinato porta prima all'abbattimento del marciume medio– evale, e quindi alla rivoluzione d'ottobre. In Cina, cacciati i giapponesi, si pone immediatamente il superamento della fase Ciang-Kai scek. Sono cose ormai vecchie; e infatti già quattro anni fa (come appare dal New York Times del 27 agosto 1944) il dr. Sun ebbe a dire, in una classe di addestramento presso la direzione del Kuomintang: « Il compito più importante è far sorgere una vera democrazia nella Cina. Dobbiamo ritornare alla nostra maniera originale con. orgoglio, e proclamarci rivoluzionari. .. La responsabilità di questo compito deve essere por– tata da noi stessi. .. Oggi il partito comunista è l'op– posizione. Se noi non andremo avanti, vi andrà il partito comunista >. E, con buona pace dell'am– b'asciatore inglese sir Archibald Clark-Keer che · scambiava tranquillamente i comunisti cinesi per « democratici del secolo decimonono >, nel 1940 Edgar Snow (Battaglia per l'Asia) dichiara che il partito cinese non è leninista nel senso comunista della parola, ma solo perchè non lo è più di quello che non lo sia oggigiorno la Russia stalinista. Quan– to al resto, dall'anticon.fucianismo alla fedeltà alle posizioni,· più o meno ufficiali, del Comintern. tutto è chiaro: altro che « partito agrario ». (Anche il compagno Preti sostien·e tesi nettamente opposte, cioè alla l}err [Umanità, 9 novembre] in base a ele– menti di giudizio che non sono indicati e che quin– di non posso discutere). Mao Tse Tung, presidente del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, puntualmente confer– ma nel rapporto del dicembre 1947 la fedeltà alla linea leninista-stalinista, e indica quanto sia vasta e lusinghiera la piattaforma economie.a della rivolu– zione, con la confisca della terra delle classi feu– dali, con la confisca del capitale monopolistico (quattro famiglie controllàno circa 20 miliardi di dollari. americani) con la difesa dell'industria e del commercio nazionale. Notare che si minaccia di abolizione solo la classe dei latifondisti, dei finan– zieri e dei ·dignitari, cioè il feudalismo e la grande borghesia, ma non la piccola e la media proprietà. A questo punto il- giudizio su Ciang-Kai scek è unanime in Europa e in ·America: governo ineffi. ciente e corrotto. Non tutti però vanno al di là di una valutazione d'ordine psicologico o moralistico: e invece il problema della classe dirigente attuale può essere risolto solo raccogliendo uomini nuovi
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