Critica Sociale - anno XLI - n. 2 - 16 gennaio 1949

/ 30 -CRITICA SOCIALE Ecco allora i comunisti ,passaJ'leall'attacco. E poi– chè attacoo significa critica, ,ecooli f(We quello per cui non sono adatti. Dalle' articoless•e dei "cannoni" tornili a suo tempo nelle moscovtte scu-olie di mi– stica e tattioa comunista, ai piccoli spunti dei cro– nisti e dei oorrispondenti, tutta unn s,erte di attac– chi, spesso pu.efili, sempre demagogici, quasi mai condili del sah:: vz'tale dell'inlellig,enza, ri,empiono quelle fuci11ie di lJlerità standard, modello Mosca 1948-49, che sono i giornali cominformisti ufficial– menfo o ufficiosamente ispirati (e finanziati). Che cosa sia questa specie di critica di mo,ltr,e sfumatane ma del solo solito colore, non è difficile . immaginare anche per quelli (e fanno male, perchè perdono .di vista uno degli atteggiamenti carotteri– stici di gente del nostno iempo, -in&ressanti per una storia del costume) che la stmn.pa comunista non leggono. Noi siamo i soliti troditori, i soliti non socialisti, servi, ecc. ecc.; che abbiamo fatto ,e continuiamo a fare il gioco de-i capitalisti \ecc. ecc. E nulla c'è, nulla che costruisca. Eviden~emente, ooloro che pur sono abili n,e,U'edificare grosse e sbUenchie costruzioni ,economiche, o po-litiche, o in– tellettuafistichie, sulla fr1klbile base di un motto o di una soorica /ras.e di Len!in, o· di Stalin o di chi che sia, ,e le mandano avanti a colpi di fanatismo, sul lerrieno neale, fatto di probkmi che si pongono ogni momento, naufragano. Mi paiono, qu,esti belli– cosi, simili a qUJeig,UJerrieriantichi, per la verità un po' barbari, che insultavano l'avversario prima di combalte:re: salvo che costoro ignorano poi l'arte dlella scherma. Tutto sommato, vo,rrei dare. a questi censori un consiglio: vedano, in materia di. critiche, qu,elre che noi stessi facciamo a noi ,stessi. E' vero che noi criti– r.hiamo pe•r oostruire, per migliorore. Ma se su que– sto ~err.eno non poss•ono anche loro porsi, S•istiano alqiteno zitti. Daranno proµa di maggione intelli{lien– za, o di minore bestialità. PEIFRUS La politica estera dell'Italia Pubblich~CB1ao, sebbene in ritardo, il discorso del c1Yrnpa– gno Zcrgari sulla politica es,fera dell'Italia (che abbiamo· annunciato già nel numero del 16 dicembre in cui usciw . il testo di quello del nostro Direttore), per dare una docu– mentazione quanto più possibile precisa del contributo del n,o,stroGruppo parlamentare alla dits<cussione svoltasi in Par– lamento. LA CRITICA SOCIALE ZAGARI. Signor Presidente, onotevoli colleghi, ritengo necessario premettere al mio intervento una breve dichiara– zione. atta a chiarire, al di fuori di ogni equivoco, la posi– zione attuale del nostro Gruppo parlamentare. Questo perchè interpretazioni tendenziose di una parte della stampa delle decisioni del Gruppo hanno tentato di rendere ambigua quel– la che è stata ed è una posizione chiara e precisa. Si è ricama– to in questi giorni intorno a una mozione che io e altri colleghi del nostro Gruppo avevamo in animo di presentare alla Camera per proporre in"modo sintetico· il nostro punto di vista sui proble~i della politica estera. Si" è voluto inol– tre addirittura affermare, che alcuni deputati, che avevano dato la loro firma alla mozione, l'avrebbero poi ritirata nel . corso ·di un'animata riunfone .. Nessun deputato ha ritirato la firma alla mozi~e, ma ii Gruppo nella sua stragrande maggioranza ne h;t accettato il contenuto. Se discussione vi è stata, essa è stata esclusiva– mente sull'opP,ortunità di esprimere tale contenuto in una mozione, o di travasarne la sostanza nella dichiarazione fina– le di voto del nostro Gruppo. Il fatto importante è che il nostro orientamento - tome · è stato dimostrato dagli ~nterventi ··dei.colleghi Mandolfo e Calosso, •e come ~spero io sarà dal mio -- è chiaro e nei precisi termini della mozione che si intendeva presentare. Qual'è il contenuto sintetico di questa mozione? Anzitutto che l'attuale situazione internazionale impone in modo ca– tegorico al Governo e al. Parlamentò di assumere chiara– mente le propr,ie responsabilit;i. indicando i limiti precisi en– tro i quali il nostro Paese può e· deve assumere impegni in– ternazionali. Noi intendiamo che si debba compiere ogni sforzo per uscire dall'isolamento in cui ci ha relegato il · trattato <li'pace, ma non intendiamo dipartirci dalla norma fondamentale che ha guidato la nostra politica estera fino ·ad' oggi: il so~tanziale mantenimento di u"!a rigorosa indi• pendenza nei confronti dei due graudi sistemi politici ohe si contendono il mondo. Respingiamo perciò it) modo tassa– trvo la semplicistica formula che si esprime nell'alternativa: o isolamento diplomatico o patti militari. Di conseguenza l'unione militare di Bruxelles, come ogni altro impegno della stessa natùra, esauriscono per noi la loro funzione nell'a'mbito di llUella ,politica di equilibrio tra le grandi potenze succeduta all'incapacità dimostrata dai vin– citori di dare al mondo, dopo il grande conflitto, un nuovo ordine internazionale. Sono perciò estranei ad una politica estera, quale l'Italia può oggi condurre, tale da pote'r riven– dicare una sostanziale revisione del ·nostro· trattato di pace così come una funzione effettiva nell'Europa e nel m(!>ndo. Revisione e funzione che noi vediamo esclusivamente realiz– zarsi nel quadro di una distensione internaziohale fra le grandi Potenze e mediante la costituzione di una pacifica indipendente federazione tra le nàzioni democratiche d'Eu- ropa. . Noi siamo neutrali, in questa nostra visione dei problemi della politica estera italiana, ma .respingiamo, come norma di politica estera, una neutralità non neutrale, intesa a iso– lare completamente l'Italia e a ridurla a strumento della cieca ,politica delle grandi potenze. Siamo federalisti, poichè vediamo nell'Europa il solo mezzo di sottrarci al nostro se– colare isolamento, a quella posizione di marca di frontiera destinata a trasìormarsi alternativamente nel primo insan– guinato bastione di questo o d, quel sistema di grandi po– tenze; ma ·c0me combattiamo una. neutralità non neut'rale, così allo stesso modo respingiamo dal nostro cammino uno spurio federalismo rivolto a coprire g;li anacronistici ten– tativi di ripres<1 di una vecchia e sedicente poJ,itica di po. tenza. Tale sinteticamente il contenùto della mozione. Tale l'orientam.ento délla stragrande maggioranza del nostro Gruppo e, io ·pen~o, della stragrande maggiorà.nza def no– stro Parti'to. Ed ora veng.o ai temi che l'esperienza di questo dibattito onorevoli colleghi, ha spinto dinnanzi a noi e che attendono ancora di essere sviluppati in quest'ultimo scorcio delle no- stre discussioni. · Possiamo noi dire, allo stadio attuale, che <iJUestodibat– tito abbia raggiunt.o la chiarificazione che noi potevamo au– gurarci sarebbe stata raggiunta? Abbiamo visto .dai più disparati settori di quest'Aula le– varsi delle timide invocazioni verso la realizzazione di quella che è stata chiamata l'unità morale <ileipopolo italiano, aprendo un varco qui dentro a quella che è l'ansia di mi– lioni e milioni di italiani che vedono ancora il :Earttasma della guerra lambire le loro case; si è levata la prospettiva di una politica nazionale, prospettiva che le ore gravi spin– gono s_empre avanti quando il destino globale di un popolo è in 1 gioco. Unità morale, politica, nai,ionale, neutralità, tutti concetti atti ad esprimer~· sinteticamente e drammaticamen– te l'emergenza in cui il Paese, gettato oggi dal suo déstino in µn crocevia della storia,, .è v~nuto a trovarsi. Ma è arrivata l'ora per noi, oggi 'che il destino ci trova separati da un muro di quasi invalicabile fanatismo, oggi in cui due· diverse concezioni della vita sembrano parassi• BtbliotecaGino Bianco

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