Critica Sociale - anno XLI - n. 2 - 16 gennaio 1949

28 CRITICA SOCIALE / I \, europeo l'America farebbe opera accorta se .non eser– citasse nessuna azione per indurre l'Italia a porsi nel novero delle nazioni che il Patto atlantico sareb– be destinato a « proteggere». Quand'anche, nell'in– tenzione dei proponenti e di tutti gli stipt\,lanti, il patto avesse un carattere rigidamente difensivo, in questa atmosfera di sospetti da cui è sventurata– mente pervasa tutta l'Europa non si potrebbe evita– re che si speculasse in misura· sempre maggiore so– pra i temuti intenti aggressivi dell'America a danno della pace e della liqertà europea, e che si inasprisse pertanto quel dissidio interno che già logora l'Italia e che potrebbe. divampare in una vera guerra civ1le. Di questo pericolo anche i nostri u·omini politici, per quanto grandi siano le loro simpatie per l'America ·e la loro fiducia negli intendimenti della politica ame– ricana, debbono tenere il massimo _conto. D'altra parte noi non crediamo che qualsiasi im– pegno di difesa assunto dall'America verso l'Italia possa diminuire il pericolo che noi corriamo, nel ca,– so che sçoppi- un conflitto ::trmato. Noi saremmo an– zi più ·fortemente esposti ad un'invasione russa, sen– za Ìà .più lontana possibilità che possano accorrere tempestivamente in nostro aiuto forze sufficienti del-. l'opposto blocco. Senza chiuderci m un grette egoi– smo, noi abbiamo tuttavia il diritto e il dovere di evitare che un nuovo disastro devasti le nostre eon– trade, le qµali Silrebbero le più esposte _a diventare un campo di battaglia, con tutte le conseguenze che l'esper.ienza recente ci ha purtroppo dimostrato/ e che noi non potremmo questa volta risanare se non attraverso decenni di miseria e di sofferenze, s2e~ cialmente per il nostro proletariato. Il vantaggio del– l'adesione •ad un patto come quello di cui si parla_ non potrebbe consistere se non nella .gicurezza che noi potremmo avere che il blocco occidentale, se la vittoria gli arridesse, s'impegnerebbe a ricostituire la aostra ùnità politica nel caso che questa fosse stata disgregata, per effetto di invasioni, nel corsti della guerra. Ma questo risultato noi potremmo ugual– mente ,raggiungere come corrispettivo della- procla– mazione della neutralità e dell'impegno di difenderla contro chi tentasse di violarla. Sarà poi interesse dell'unò come dell'altro degli opposti blocchi di veni– re ad aiutare questa nostra difesa. non per i nostri be~li occhi, ma per impedire aLla forza avv:ersa la c·onquista di vantaggiose posizioni. . · Mà ·in pari tempo ripetiamo ancora unà volta ·che l'Italia ha altro modo di prov-vedere alla propria si– cu.rezza e al mantenimento della pace nel vantaggio di_tutto il mondo: _i~t~n~if!cando l'-oj>e_ra propria ~ stimolando le altrui mmatlve pe.rche 1t disegno· di organizzare g;li « Staf1 Uniti » d'Europa si traduca ormai in concrete iniziative," con la sollecita costi– tuzione çii un'assemblea di rappresentanti dei Gover– ni o, meglio ancora, dei Parlamenti di tutti gli Stati democratici europei, la quale formuli- la Carta della - futura Federazione. E' troppo vicino, troppo forte il·pericolo che tutto il mondo corre,.lperchè ci sia le– cito di non senti.re -la necessità di non perdere a-ltro· tempo. . * * * Tali sono i problemi che i,J futbiro congresso deve aver presenti ,con la massima chiarezza in tutti i mo– menti ·delle. sue discussioni. Se questo avverrà, di ,fronte alla coscienza dei. grandi compiti che si pro– spettano all'opera nostra cadrà evidentemente ogni tentativo di ,rièorrere a meschine arti e finzioni per cerca re di accaparrare àlla propria mozione il mas- BibliotecaGino Bianco- simo numero di aderenti; cadranno tutti quei tenta– tivi settari· che potrebbero compromettere la saldez– za, l'unità e la futura espansione del partito; ci sen– tiremo tutti, sopra le differenze di particolari ap– prezzamenti, animati da · un solo intento: creare un grande partito che .sia interprete dell'arùma so– cialista e dargli forza per attuare un va-sto e nobile programma che rafforzi le speranze di pace e avvi– cini a noi it giorno in cui potremo salutare l'avvento di una più alta giustizia fra gli uomini. U. G.M. Il ritorno di Rodolfo MQndolfo Rodolfo Mondoilfo è tornato z"n Italia, dopo il lun– go soggilorTl!oin Argentina, dou,e ero sfuggito alle pers,ecuzz'oni razziali. ,., Salutiamo con commossa cordiaNtà il maestro, il compagno, il colhlb,oratore di « Critica Socia~e >. {l pensie:rò e. la prass,i c/Jelsoci'<llismo democrati– co in l/n.l,ia mo.fto 'deu-011:0 a R-0dolfo Mondolfo. Il su•o libro « SuUe -0rme ,di Marx», reverinemente ri– pubblicato in nu,oua edizione, si che appare rin– uerdito dagli -eu•enti e dal tempo tra.soorso, ·segna le uie maestne die·l socialismo democrotfoo nel nostro Paese. · ·' Più cfie mai sentiremmo qm'ìidi l'es,igenza di par– lane ·di lui, della sua opera, 'della sua posiziÒnJ.e. },fa poichè il no·slro Direttore, p,er comprensibili ragio– ni, ebb1e ritegno ,che foss1e la redazione della « Cri– tica» a tess1ere l'elogio di suo fratello, diamo la pa– rola ad un fido amico e discepo,lo del Maestro tor– nato tempo,ronJ.ewrnente tra noi. . -(LA REDAZIONE DI c. S.) E' trascorso ,poco più ,di un anno da quando, do– po oHr,e un ventennio di esilfo, ritornava, sia rpure solo in visita te<Illporanea, a rivedere la Patria e gli amici Gaetano Salvemini,' intorno al quale si raccolsei;o tutti gli uomini liberi d'Italia,- per. espri– mere aJ.I'insigne Maestro e al tenace- -com:batte.nte tiella libertà il loro compiacimento e la loro gioia .. ,E questa gioia e questo · compiacÌ!lllento si-amo certi ,che in questi giornd torneranno a vibrare nel– l'animo e nel cuore di tutti gli uomini Iibeui d'l– talia, per il ritorno di un altro insigne Maestro e ardente combattente della libertà, Rodolfo Mondol– fo, che, nel 1939, in ·seguito· alle inumane e incivi– li persecuzioni razziali del fascismo, -dovette recar– si in esilio. Non a ,ca.so , tra i tanti che. pur -con ·elevatezza di iri,gegno e nobiltà •di carattere soffersero l'esilio, combatterono o morii:on0 per la ca,usa della libertà, unisco qui RodoMo Mondo1fo ,e -Gaetàno Salvemini. , Non è solo l'affetto, che ad entrambi ,mi lega, che mi ha spontaneamente suggerito -di associare, in questa cara circostanza, i loro nomi. Ma anche il ricordo di una delle pi,ime lotte clandestine, se non la prima, contro il trionfante fasci-smo, q1;iando Sai, vernini da Firenze lanciò il « Non mollare », che in Bologna ebbe Mon-dolfo come corrispondente, fidu– ciario e centro di diffusione. ·E nel rischio della lotta contro il fascismo .si cementò ancor ,l!)iù'l'a– micizia che già Ii univa dagli anni lontani degli studi universitati. _ Per questo e per· altri ricordi mi è venuto spon– taneo di associare i nomi di questi due uomini che, pur i,:osì diversi di temperamento, hanno comune, non solo un forte ingegno e una vasta e profonda

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