Critica Sociale - anno XLI - n. 2 - 16 gennaio 1949

CRITICA SOCIALE 43 cola,pe/chè si mira a sistemare bene una certa aliquota della popolazione contadina, abbandonando la restante parte alla p~rmanente disoccupazione; - non la maggiore indipendenza e il più elevato tenore di vita dei contadint _per le stesse ragioni; - non l'auw~nto della produzione perchè si intralcia la razionale organizzazione delle aziende. Dal punto di vista sociale si è scelta la strada peggiore e la si percorre sbagliando. Ma l'errore d'ordine sociale· va riguardato insieme all'aspetto tecnico ed economico. E tutto dipende dal principio della più stabile permanenza del la~ , voro e del conduttore sul fondo. L'intero progetto ruota intorno a questa disposizione fondamentale. Val quindi la pena di esaminarla in profondità. Anzitutto conviene un acrostamenfu che chiarisca la si– tuazione a coloro che non conoscono a fondo i caratteri del– la produzione agricola e· della organizzazione sindacale. Il principio della stabilità sul fondo vuol avere punti di con– tatto con il blocco dei licenziamenti nelle aziende industriali. Però chi favorisce l'accostamento commette il gravissimo errore di non considerare la posizione profondamente diver– sa in cui si trovano le aziende dei due tipi di attività. Nel– l'industria il provvedimento ha carattere di transitorietà, mentre nell'agricoltura lo si vor_rebbe rendere permanente, quindi valido anche oltre i periodi di emergenza. L'azienda industriale che licenzia può anche non voler più riassumere : gli operai oppure può non volerne riassumere in egual nu– mero perchè può chiudere o restringersi; l'azienda agricola che licenzia non può farlo se non per riassumere un ugual numero' di lavoratori. Non rientra nella struttura tecnico– economica dell'azienda agraria la possibilità di chiudere ov– vero di limitare la produzione. Inoltre i diritti del lavoro (dell'assorbimento di quella determinata quantità di lavoro) non sono forse tutelati in agricoltura dalle disposizioni sul– l'imponibile di mano d'opera? ll principio della sfab-iJitànel fondo. Noi sosteniamo che quel principio và decisamente com– battuto perchè contrario agli interessi della produzione e dei lavoratori. Infatti: - crea un'atmosfera di dubbio nei contraenti che non fa– vorisce la fluidità dei contratti nè il buon andamento della gestione agricola ; - ostacola la selezione dei lavoratori ; - favorisce i contadini ricchi e sistemati e danneggia quelli poveri e non sistemati ; - limita inutilmente (cioè senza contropartita attiva) l'i– niziativa miglioratrice dei proprietari e produttiva degli im– prenditori; - tende alla cristallizzazione delle classi e delle categorie agricole; - contrasta con la sola politica del layoro possibile in una agricoltura come la nostra che ha esuberanza di brac– cia; politica che· si realizza oggi ~ediante i turni di lavoro e la distribuzione delle colture a compartecipazione· fatta con criteri di perequazione ; - crea privilegiati e derelitti nella massa lavoratrice. Questi due ultimi punti dovrebbero far molto meditare coloro che appoggiano il principio che si vuole instaurare e lo appoggiano credendo di favorire i lavoratori. Oggi la prassi sindacale arriva a risolvere problemi fon– damentali attraverso quella forma di solidarietà sociale che è connaturata alla pratica dei turni. Il principio della sta– bilità non può darci la possibilità di ottenere neppure que– sto beneficio, perchè chi ha l'occupazione la mantiene, e chi non l'ha non arriverà più ad ottenerla. Noi giudichiamo che questa disposizione relativa alla du– rata sia la più importante del progetto o almeno quella che vuole essere la fondamentale innovazione da portarsi ai con– tratti agrari. Ma al pari della riforma agraria basata sulla formazione in massa di nuova piccola proprietà coltivatrice, questa direttiva è più propria dei paesi in cui abbonda la terra e scarseggiano le braccia .E' strano osservare come facilm.ente si dimenticano i dati fondamentali della nostra si– tuazione, caratterizzata da molte braccia su poca terra. Noi crediamo sia una pericolosa illusione quella di cercare il prolungamento dei contratti agrari moltiplicando le diffi– coltà per il loro scioglimento anzichè cercando di creare le condizioni per una· leale stipulazione. Oltre la scadenza i contratti durano a seconda della qualità e del carattere delle persone. Se due contraenti non vanno d'accordo è inutile forzarli con la legge alla mano. Chi vuol rompere il rap– porto troverà mille appigli, e siccome tutto finirà in una vertenza che si trascinerà davanti ai giudici i quali debbono giudicare in base a principi elastici (la giusta causa) e con scarsa possbilità di produrre prove sicure, ne deriva che solo i furbi prevarranno e solo coloro che possono spendere per seguire il giudizio fino in fondo. Questi appunti critici dovrebbero far seriamente meditare i sostenitori di questa riforma. Ma costoro dimostrano di esser tanto ciechi da non accorgersi neppure di un altro dato di fatto fondamentale. A parte l'aspetto tecnico, l'aspetto economico, l'aspetto so– ciale e anche l'aspetto morale della direttiva seguita (aspetti che sono tutti negativi) in favore di essa non· militano nep– pure ragioni di consistenza pratica. Basta chiedersi quanti sono, in tempi normali, i mezzadri che annualmente cambiano podere o gli affittuari che alla· scadenza dei contratti non li rinnovano. I traslochi rappre– sentano una perce11tuale minima. E non sempre si tratta di escomi dati da conduttori a mezzadri, ma spesso di licenze che• i mezzadri stessi chiedono nel loro interesse. Ora per questi pochi casi non si può dare un tal contenuto a tutti i ·contratti. Io son certo che i mezzadri per primi rifiutano una fai disposizione che a lungo andare non può che danneg– giarli nell'assestamento che col tempo tutti vanno cercando in causa· del variare della composizione familiare· e delle at- tività del podere. · La verità è che la disposizione può esser buona ed accetta– bile solo per periodi di emergt:nza e solo per contraenti liti– giosi. Quale errore più ·grave di quello di stabilire per tutti una regola che valga per le; eccezioni? Tutta l'architettura del progetto è di tal genere. E ne ab– biamo la riprova nelle modifiche anche importanti che sono state apportate in Consiglio dei Ministri. Di fronte a questi fatti noi affermiamo che la conclusione è una sola: il progetto non è perfezionabile. Esso dev'essere · completamente riveduto perchè sbagliate sono le premesse e le ispirazioni .• Ar.oo PAGANI IL PROGRAMMA DEL PARTITO La. nostra Casa.editrice, d'accordo con la. Dire– zione del Partito e con l'Istituto Studi Socialisti ha. provveduto alla pubblicazione in opuscolo del testo completo del Programma. d'azione del P. S, L. I., già apparso nei numeri 4 e 5 di « Critica So- ciale» (1948). · L'opuscolo consta. di 56 pagine ed è edito fuori serie nella. nostra. collana. al prezzo eccezionale di 25 lire. Richiamiamo l'attenzione di tutti i compagni e simpatizzanti sulla opportunità, anzi sulla neces– sità, di consulta.re questo documento, frutto dello studio dei nostri compagni più preparati nei vari campi della vita nolitica, economica e sociale e ap– provato ufficialmente dal nostro recente Congres– so, e di diffonderne la. conoscenza Per prenotazioni e acquisti rivolgersi in P,iazza Diaz 5.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=