Critica Sociale - anno XLI - n. 2 - 16 gennaio 1949
42 CRITICA SOCIALE il diritto di proprietà al serv1z10 dell'interesse generale e fonda sul lavoro il diritto di godimento della terra. Ap– punto per questo non concede al lavoro solo dei diritti, ma impone anche dei doveri. Quando i contadini abbandonano la terra, come avviene in Francia, ed aziende organizzate su terreni fertili minacciano di chiudere i cancelli per man– canza di mano d'opera, nessuna meraviglia che si tenti di frenare l'esodo regolando i contratti sul principio della lun– ga durata, dell'acquis;to per prelazione da parte dei con– duttori o mezz.idri, del controllo dei canoni, del· rimborso p~r le migliorie, del diritto ad una abitazione sana, dell'i– stituzione di tribunali paritetici elettivi specializzati per i contratti agrari, affinchè la liquidazione delle vertenze e del– le pendenze sia rapida. Tutto ciò serve egregiamente alla Francia che si trova nelle condizioni che ho detto. Si con– cede molto alla mano d'opera aflìnchè la mano d'opera non si decida ad abbandonare la campagna. Ma mentre da una parte si fanno concessioni, dall'altra si impongono dei do– veri, primo fra tutti la buona· conduzione e l'aggiornamento col progresso tecnico. La riforma francese è una riforma socialista che lascia intatto qµanto c'è ~i vitale nell'ordinamento capitalistico e mira diritto all'interesse generale. Il progetto italiano, in– vece, muove da chi afferma di' aver un sacro rispetto della propri~tà, ma viceversa la sfrutta senza contropartita attiva di benefici d'ordine sociale o produttivistico. .. Voi tutti ricordate che le elezioni si sono avute il 18 aprile. Le Camere sono state convocate verso la metà di maggio. Ai primi di maggio, appena noti i risultati delle elezioni, fuori della sede naturale per impostare il proble– ma della riforma agraria, il partito che ha ottenuto la mag– gioranza assoluta ha ufficialmente annunciato di voler fare la riforma con un deciso orientamento verso la formazione in mass!! di piccola proprietà contadina. Le conseguenze di tale affrettata ed ingiustificata enun– ciazione vi sono note: alla perplessità è succeduta la para-, Hsi; con la paralisi è ar.rivata la speculazione affaristica nel già incerto mercato terrie_ro e nelle/· conduzioni; e nella baraonda scatenata da 11ngiornalismo incompetente solo po– che voci di tecnici br_ancolanti nel buio, perchè tenuti al– i' oscuro di ogni concreta formulazione, si sono levate, non clamorose, ma ugualmente solenni e ammonitrici. La mozione del 4 maggio, votata dal Consig lio Nazionale della Democrazia Cristiana, diceva di vole.re realizzata in Italia una riforma agraria mirante: 1) a d una migliore di– stribuzione della proprietà e dei redditi fondiari; 2) alla massima 'occupazione della mano d'opera agricola ; 3) alla maggiore indipendenza ed a un più elevato tenore di vita dei contadini; 4) ad un aumento della produzione. Su queste finalità nulla da ·eccepire. Tutti possiamo es– sere d'aGcordo .Dove l'accordo è mancato è stato sulla for– mula adottata per raggiungere lo scopo e cioè il limite .alla proprietà fondiaria e lo stralcio del supero per l'asse– gnazione ai contadini. Ci siamo battuti per demolire questa formula ed abbiamo trovato gradi_ta ospitalità sulla stampa per la quale la libertà di opinione non è espressione vana e priva di senso pratico. Ma la polemica si è ,inaridita per– chè ci siamo sempre sentiti rispondere due soli ritornelli. Il primo è: questa riforma deve essere giusta perchè è avversata dai comunisti e dalla Confida; il secondo invece è questo: voi criticate a vanvera giacchè il progetto ancora non è stato pubblicato e quindi voi non lo conoscete. Que– ste sono posizioni mentali che ogni uomo. di buon senso do– vrebbe ripudiare. Però io non posso esimermi dal ripetere qui che non ~ vero che i comunisti critichino seriamente queste direttive, giacchè il loro ·progetto è sostanzialmente identico a quello ministet"iale. E ripeto altresì che la Confida ha anch'essa il sacrosanto diritto di esprimere la propria opinione, prima di tutto perchè vi partecipano individui che hanno gli stessi diritti degli altri cittadini, poi perchè è direttaménte inte– ressata ,infine perchè la sua opinione è di competenti. Ma quello che intendiamo particolarmente rilevare è la strana condotta di una polemica che avrebbe dovuto illuminare l'opinione. pubblica e che invece è stata soffocata dal silen- BibliotecaGino Bianco zio dei promotori della riforma. e Lasciateci lavorare in pace > sembrava dicessero. Ma ormai sappiamo a qual ge• nere di lavoro attendevano: la traduzione pura e semplice della legge francese del 13 aprile 1946. Che la Confida abbia diritto di criticare e di dissentire l'ho già detto. Ora aggiungo che a nessuno deve essere le– cito ventilare la disonesta e sleale prevenzione che la Con– fida sostenga solo interessi gretti e posizioni retrograde. E questo' dico .non solo perchè una simile posizione pole– mica è quanto di più antidemocratico possa escogitarsi, ma anche perchè esistono in verità uomini della Confida asser– tori di innovazioni feconde dal punto di vista economico, cioè tecnico e produttivistico, e anche sociale, cioè riferen– tisi alle condizioni di vita delle masse contadine. Io posso essere, e ritengo di esserlo, in questa assemblea, il più convinto della necessità di una .riforma agraria nel nostro Paese; ma per quanto radicale o progressista io sia non mi permetterei mai di considerare senza rispetto e gran– de attenzione quanto voi agricoltori esponete in materia. Uno dei più grossi errori, d'ordine morale questa volta, che si sono commessi in materia di riforma agraria, è quello di considerare gli• agricoltori come imputati. Io, pur essendo più spi~to di tanti altri n~lle mie conclusioni, ritengo che gli agricoltori e i tecnici debbano essere considerati non già imputati, ma collaboratori della riforma. E se qualcuno di voi si sente nel suo intimo veramente un imput,ito, eb– bene, questo qualcuno rifaccia un esame di coscienza e si aggiorni. Si aggiorni perchè i tempi incalzano e non da– ranno tregua ai cattivi agricoltori come ai cattivi cittadini. Critiche al progef~ della D. C. Fatto questo chiarimento, dal quale possono uscire rin– forzati i rapporti di simpatia fra la mia modesta persona e la vostra grande organizzazione (che ha il torto di es– sere vasta, ma non potente, e ciò per colpa vos'tra) mi sia consentito, prima di avviarmi alla conclusion·e, di' dirvi one– stamente che la vostra opposizione alla progettata riforma è giusta, ma non giustamente motivata. ·Se fossi stato in· voi io non avrei avversato il progetto solo perchè si ·tratta di una riforma che non ha finalità produttivistiche e perchè presenta aspetti antigiuridici. A parer mio il lato giuridico del problema è facilmente superabile e dovrete convenirne : è riforma agraria, cioè riforma di istituti giuridici esistenti ai quali è inutile appellarsi perchè la loro riforma è appunto l'obiettivo che si vuol raggiungere. D'altra parte, sostenendo che questa riforma non ha finalità produttivistiche, voi ri– nunciate ad una delle vostre carte migliori. In uha agricol– tura come la nostra, dove la terra si fa rendere più che in qualsiasi altro Paese del mondo, invocare alla riforma fina– lità esclusivamente produttivistiche significa misconoscere il progressq in atto. Questo rilievo non vale per tutte le zone, siamo d'accordo, ma vale per molte. Il 11rogetto di riforma che si vuol imporre in Italia non ha il torto di non stimolare l'aumento di produzione. Ha il torto di contribuire ad ab– bassarla, la produzione. Ora noi possiamo essere, in certo senso e -in certa mi– sura, anche per una riforma che non abbia finalità produt– tivistiche, perchè, ripeto, il livello italiano è già abbastanza elevato; ma non possiamo che avversare, decisamente av– vetsare, una riforma che sia per sua natura antiproduttivi– stica. Non si riforma quel che esiste per peggiorarne le con– dizioni. Si deve riformare per migliorare. Altrimenti è me– glio lasciare le cose comè stanno. Noi restiamo perplessi di fronte al progetto, perchè sem– bn fatto a_ppostaper peggiorare. Cosa resta delle quattro famo se finali tà enuntiate nella mozione del 4 maggio? Non• una resta.in piedi: -- non· la migliore distribuzione della proprietà e dei red– diti fondiari, pe.rchè si è voluto prendere in considerazione solo il limite massimo della proprietà e si è volutamente tra– scurato di considerare \1-nche il limite minimo; i piccoli ap– pezzamenti isolati, disorganici, frammentati costituiscono fe– nomeno. patologico assai più importante e grave della gran- de proprietà.; • - non la massima occupazione della mano d'opera agri•
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