Critica Sociale - anno XLI - n. 2 - 16 gennaio 1949

CRITICA SOCIALE 41 mentere&be la vostra morte attuale. Ma voi altri agricoltori 1 -ion avete voluto intendere né il latino del lodo né l'italiano del commento e imperterriti avete nutrito fiducia e dato fiducia. Al solito: più che fiducia in voi, nella vostra forza o nel vostro diritto, a seconda" del punto di vista da cui si riguarda 1a questione, avete nutrito fiducia nel buon senso degli altri. -La- conclusione· è che nessuno vi ha ingannato. Il proget– to di riforma agraria che oggi si sottopone al paese è il logico corollario del lodo De Gasperi. Non c'è niente di cambiato. Neppure l'insufficienza tecnica e giuridica, nep– pure l'improduttività ai fini economici e sociali. C'è solo l'aggravio della maggiore estensione. Se il lodo interessa più che altro la mezzadria, la riforma dei contratti interessa anche la affittanza, i contratti misti, la compartecipazione. Io non posso qui ripetere, chè non è la sede adatta, le critiche di dettaglio al progetto di legge sui contratti agrari. Ognuno di voi le può fare da sè o se lo può leggere s,· tutti i giornali e riviste. Io impegno-qui la mia responsabi– lità di studioso dei problemi tecnici, economici e sociali del– l'agricoltura, affermando in modo categorico ~he sbagliata è la direttiva sulla quale ci si è avviati. In tale affermazione io impegno, di" più, arn;he l'orientamento politico de1la mia coscie1ì1.adecisamente volta al pieno riconoscimento del buon diritto delle masse contadine di elevarsi dalle condizioni di ·soggezione in cui si trovano. Soggezione economica e mo– rale di cui non gli uomini sono di solito da incolpare, bensì il sistema economico nel quale viviamo. Nel settore agricolo, però, vigono ,forme e sistemi di cui si può far proprio colpa agli uomini, ,perchè, in verità, esistono proprietari e con– d.uttori dalla vista corta che oppongono troppo cieca resisten– za a tante giuste rivendicazioni e a tante feconde innova– zioni, e nulla fanno per attenuare le attuali condizioni dei loro dipendenti. Voi avete caP,ito qua)'è il tono del mio discorso. Non i complimenti che strappaAo i facili applaus( nè la messa in ril,ievo degli innumerevoli punti deboli del progetto di riforma dei contratti agrari o del ben più grave progetto di riforma fondiaria ch·e seguirà. Sarebbe inutile il mio in– tervento a questo vostro convegno se io venissi qui a dirvi, con altre parole, le stesse cose che sapete e di cui siete già convinti. le vertenze tra Confida e Confederterra. Vi critico per. contribuire a migliorare la vostra azione. Giacchè io sono convinto che una forte, efficiente ed avve– duta organizzazione degli agricoltori sia la maggiore garan- - zia per il progresso della nostra agricoltura e per il sano e rapido progredire delle condizioni dei contadini. Questo .non è l!ll controsenso; è positiva certezza maturata d1 .unga esr,erirnz:, e studio delle condizioni in cui si svolge ;-. ,1< stra vita agr,~ola. -L'organizzazione deve aver la forza di colnire o d, i•·olare coloro che non tengono fede ai patti. -Io- giudicai tatticamente felice la mossa della Confederter– ra allorquando, ai primi del 1946, invocò l'arbitrato del Pre– sidente del Consiglio per dirimere le vertenze originate dalla guerra nel settore mezzadrile. Ma non mi trattenni dal tes– sere l'elogio degli esponenti della Confida che quel ma"· dato rifiutarono. Per gli stessi motivi, cui si aggiunge la con– vinzione che è meglio agli organismi sindacali la trattazione della materia contrattuale, stigmatizzai e Confida e Con– federterra per non aver trovato l'accordo sul patto mez– zadrile. E' logico che il Governo intervenga quando le parti non si accordano su materia che tanto interessa il Paese. E na– tauralmente il Governo interviene come può, con ptovvedi– menti di legge che taglian corto; ma è pericoloso provocare tali interventi. E' forse per questo che oggi noi abbiamo, anzi'chè un progetto unico di riforma agraria, due progetti: uno sui contratti e uno sulla proprietà. Con· un progetto solo sarebbe stato più facile aver mag– gior coordinamento e maggiore organicità con beneficio di tutti. 1bliotecaGino Bianco Le trattative furono interrotte, se ben ricordo, per la quota di riparto dei prodotti,per la direzione e per le ono– ranze. Senza diffonderci nel merito, tutti sappiamo che queste clausole hanno o debbono avere un contenuto vario e imprecisato. Nessuno sa qual'è la misura equa per il ri– parto dei prodotti e delle spese; la direzione la svolge in effetti chi ne è capace ed è presente; le ònoranze costi– tuiscono una voce di scarsa portata economica. II disaccordo cronico e sistematico ,ha provocato l'intervento, col risul– tato che le onoranze sono saltate, il riparto base è al 53'%, alla direzione è stata accollata la responsabilità con gli in– dennizzi relativi. Ma questo sarebbe ancora niente se non si fosse aggiunta la stabilità sul fondo, la giusta causa e l'estensione di simili norme a tutti gli altri contratti agrari. Nella Spagna delle corride si ripete questa massima: no~ conviene stuzzicare inutilme,nte il toro, perchè il toro è ir– ragionevole. Potote voi dire di non averlo stuzzicato, il toro, trincerandovi, come avete fatto, dietro pretesi capisaldi della mezzadria e battendovi pér l'integrità di un istituto che so– pravvive solo perchè sa adattarsi a congiunture diverse? ,Anche qui avete avuto fiducia ne'I buon senso degli altri, e della vostra ingenuità subite i danni e i torti. Ma quale più grande prova di ingenuità date voi altri agricoltori italiani, massa composta di proprietari terrieri e di imprenditori, fatti come l'uomo e la donna per vivere insieme e collaborare, quando offrite àl Paese lo spettacolo delle vostre innumerevoli vertenze sui canoni d'affitto e ricorrete alle commissioni o ai Tribunali perchè vi dicano qual'è la base d'accordo, che voi, da soli, non trovate? Dallo sp~ttacolo che voi date sorge la norma dell'equo canone che affiora nel progetto. Equo canone che nessuno sa deffnire. La fo;lucia nell'azione altrui, sia pure di governanti re– sponsabi.Ii, non è mai giustificata, perchè troppi interessi giocano che non sono di ordine tecnico, nè economico, nè sociale. Io oso affermare che non sono neppure di ordine politico., E dopo aver detto questo, vi confesso che non saprei proprio come classificarli se non conoscessi abbastan– za bene la riprovevole tendenza di noi italiani di vivere alla giornata, di adoperarsi ogni giorno per risolvere il pro– blema di ogni giorno, lasciando alla casualità dell'indomani la soluzione delle conseguenze delle nostre indeterminatezze attuali. Voi dite: questo progetto è d'ordine politico. Ma quale politica serve se, tutto sommato, il progetto governativo coin– cide con quello comunista dei Comitati della terra? Il progetto italia,w e le riforme fran.cesi. Ma di un'altra coincidenza, a voi meno nota, io voglio far– vi cenno. In questo opuscolo che vi mostro sono contenute per esteso tre leggi agrarie di un altro Paese. Sono le due leggi francesi del 13 aprile 1946: una sui contratti agrari e una sui tribunali paritetici per i contratti agrari. E' sbalor– ditiva la rassomiglianza del progetto italiano con la legge francese. Tanto sbalorditiva che sorge spontanea la suppo– sizione di una diretta filiazione. Quel che troviamo nel progetto italiano lo si può leggere nélla legge francese del 13 aprile 1946, disposizione per disposizione: salvo qualche imperfezione e incompletezza del progetto italiano che nella legge francese non si trova. Per la conoscenza che ho dell'agricoltura francese debbo dire che la legge 13 aprile 1946 è molto appropriata, co– struttiva e potenzialmente feconda di sviluppi sotto ogni riguardo. Questa affermazione vi dice come non sia asso– lutamente possibile trasferire in Italia le norme •di quella legge per la semplice considerazione che le cÒndizioni fon– damentali della nostra agricoltura sono opposte di quelle francesi. In particolare noi abbiamo un eccesso di popola– zione contadina che non vuole abbandonare la terra, Jl]entre la Francia ha aziende abbandonate da contadini che non vogliono più lavorare la terra. Questo fa chiaramente ca– pire a chiunque come sia da giudicare fondamentale errore anche la semplice ispirazione alla legge del vicino Paese. La legge francese del 13 aprile 1946 è una legge socia– lista ispirata ai principi di quel sano e costruttivo socia– lismo che in attesa di forme organizzative superiori pone •

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