Critica Sociale - anno XLI - n. 2 - 16 gennaio 1949

36 CRITICA SOCIALE zione n. 3. Ìn primo luogo essa soHecita che il Con– gresso faccia proprio quel « documento per l'unità socialista» red;itto congiuntamente nel novembre scorso da compagni del P.S.L,I,, ,dell'U.d.S., da so– cialisti estranei a partiti ·e dagli autonomisti del P. S.I. Secondo la mozion.e n. 3 bisogna valorizzal'e e far proprio questo atto, che non è più un unilatera– le appello unitario da parte del P.S.L.I., ma una piattaforma per l'unificazione accettata da tutte le forze del socialismo democratico. E a quanti vi vor– rebbero ,scorgere una deviazione dai principi ideo– logici e programmatici del P.S.D.I., i rappresentanti della mozione n. 3 obiettano che in quel documento sono accolte tutte le condizioni che, per la riunifica– zione; erano siate dettate nel giugno scorso dal. Con– siglio Nazionale del P.S.L.I. La mozione n. 3 ricono– sce tuttavia che premessa necessaria per la unifica– zione è che il P.S.L.I. riassuma e propugni una 'sua politica schiettamente ed •ener,gicamente. Insomma: occorre una politica socialista per raggiungere ve– ramente l'unificazione, tanto auspicata, di tutte le forze socialiste. Largamente aperta v·erso l'unità socialista .(tanto da polemizzare implicitamente con la mozione n. 4 per il •,sùo « chiudersi in upa posizione inerte, diffi– dente ed ostile») è pure la mozione n. 2, che af– ferma la necessità di « un atteggiamento di simpa'. tia » e di una sempre maggior.e intensità negli sfor– zi unitari. Essa pone tuttavia come ind·erogabile con– dizione (pronta da parte sua a cessare la collabora– zione governativa a tal fine) la denuncia del patto di unità d'azione col ,P.C.I. Dell'unità so·cialista parla lungamente anche la mozione n. 4, che approva la politica direziona'le e segretaria.le su questo punto. P.er essa• « l'unità so– ci alista è un fatto squisitamente politico che trova la sua determinazione nell'affermazione e nella ma– turità ,della cosci-enza democratica- dei lavoratori », frase che lasciamo al lettore interpretare. Precisa che alla riunificazione non osta alcuna pregiudi– ziale di collaborazio.ne al ,governo da parte ,nostra, ma che solo ad unificazione compiuta (più esatta– mente al congresso di unificazione) v·erranno messi a •disposizione i portafogli ministeriali. Giova però notare come la comune interpretazione ,dei pr-esen– tatori ,di questa mozione' sia quella di tenere fede agli ideali •ed ai motivi della scissione, lasciando , alle altre forze socialis,te di muoversi e di riavvici– narsi, sulla base dei .nostri .principii e dei nostri prograrr:irni. La mozione n. 5 proclama pure la necess'ità di superare ostacoli formali nei confronti dei sòciald– sti dem~cratici, ma per essa l'unità non ha da es– sete una que'stione di forma, bensì una questione di principio: deve consistere, insomma, nella accet– tazione dei principi, di cui parleremo, formulati da tal-e mozione. H problema della partecipazione al governo. Trascurando, per •bl'evità, le motivazioni tratte dall'analisi della situazione o dal giudizio sul nostro esperimento di collab.orazione governativa, osservia– mo che su questo pun1o le mozioni mostrano la massima divergenza. Per la cessa_zione dell'attuale collaborazione go– .vernati va è risolutamente la moziohe n. 3.- Invece· la mozione n. 5 è altrettanto risolutamente parteci– ,pazionista: non già perchè non veda che « la no– stra collaborazione governativa è stafa finora (e pi, ancora è ap:parsa) insuffici-enle e scarsamente d·eter– minante nella politica dell'attuale governo», ·ma per,chè è la situazione storica ad « imporre la -colla– borazione sociialista con tutti i partiti democratici decisi a preservare nell'occidente le libertà civili e politiche ». . · A queste due posizioni estreme si contrappongo- Biblioteca ·GinoBianco no, al centro, due divergenti pos1z10ni condizionate. Assai ferma nella critica alla partecipazione go– vernativa è la mozione n. 2. Essa mostra forti dub– bi che con essa si possa assolvere efficacemente il compito di trattenere la D. C. da uno slittamento sempre ,più accentuato verso destra; ·per di più ri– conosce che la nostra partecipazion·e al governo non ha dato quei risultati, postulati in precedenti assise del Partito, e necessari alle esigenze e problemi del– la classe lavoratr'ioe. La rottura della collaborazione governativa « sarebbe a•ddirittura inevitabile se una coraggiosa chiarificazione della presente nostra po– sizione nel governo non si potesse seri amen te con– seguire ». Nè, a dire il vero, a tale riguardo questa mozione sembra farsi soverchi-e illusioni. Estremamente perplessa e oscillante su questo pro– blema è la mozione n. 4. E forse è su questo punto che, volutam!!nte o no, maggiormente diverge la lettera dalle interpretazioni.{ Stando alla lettera, e lasciate in disparte le giustificazioni della nostra andata al governo (che rton rappresentano, come è chiaro, il punto cruciale della discussione), si dice che la continuazione della nostra collaborazion,~ re– sta condizionata « attraverso un.a più precisa e rin– novata formu1azione delle nostre condirioni di col– laborazione » ad 'un vasto programma di riforme. e ,di realizzazioni, articolato in 11 punti. Prescin– dendo dall'analisi di questi c'è da chiedersi se si pensa di potere seriamente ottenere da De Gasperi l'acèettazione -di un programma così innovatore e tanto più avanzato di quello da noi accettato nell'an– dare al governo; e soprattutto ~e. in caso 4i rifiuto di tale •programma, si pensa effettivamente di tron– care la collaborazione go'"ernativa~ La domanda non è insidiosa giacchè - e qui ,ap,pare appunto la di– verg;enza tra la lettera e la interpretazione - molti dei sostenitori ed aderenti a questa mozione, pui< riconoscendo giustificate talune critiche, àànno un giudizio ,sostanzialmente )!)Ositivo circa l'esperimen– to governativo e proclamano la necessità di conti– nuarlo. Questa tendenza partecipazionista' (anche· senza mutamenti) sembra confortata dall'adesione di certe significati'"e posizioni: come quella dell'on. Preti che in una mozione, assorbita a.alla .n. 4, con– sidera che, ad onta dei difetti riscontrati, un abban– dono della nostra collaborazione ,]i)orterebbe a con– seguemie gravi, .nel senso di una più accentuata in– voluzio,ne a destra della politic-a governativa. E' quindi abbastanza _facile prevedere · che la moiione ,n. 4, anche ,per ,iJ peso d!!lle forze elettorali esplicitamente collaborazioniste ' su di i,ssa _confluite, indin.erà al Congresso verso un sempre più accentuato partecipazionismo. Il problema sindacaJfe. Valgono anche qui le stesse considerazioni. La mozione n. 3 è unitaria anche in senso sindaca– Lé, ma essa .postula l'unificazione socialista anche per ,con.durre un'azione sindacale unitaria con le' altre correnti socialiste, volta a togliere la C.G.I.L. dal ,deleterio dominio comunista e a ritrovare, at– traverso una riscossa dei lavoratori, nel sindacato lo strumento libero e democratico per far valere la loro azione, ·riconoscendo in ciò la condizione per salvare l'u,nità sindacale. La mozione n. 5 è invee.e risolutamente per la rottura della unità sindacale, giacchè attraverso il dominio comunista esercitato sulla <:;.G.I.L. e più ancora la politica sindacale di sabotaggio perse– guita dai comunisti, « la nos~ra •permanenza nel se– no della Conf.ederazione è intollerabile». Non pre– cisa peraltro la mozione n. 5, se non in vaghi ter– mini finalistici, la soluzione propugnata. La mozione n. 2 ammonisce che l'azione dei sin– dacalisti del P.S.L.I. dev'essere decisamente rivolta a contrastare l'asservimento della ,C.G.I.L·. agli inte-

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=