Critica Sociale - anno XLI - n. 2 - 16 gennaio 1949

34 CRITICA SOCIALE sta federazione europea, dinanzi alla quale anche l'onore– vole Togliatti ha avuto un lieve gesto di apertura, è la fe– derazione europea çhe ancora oggi noi perseguiamo come uno scopo permanente della nostra politica. Noi pensiamo che o ci sarà, alla fine, questa Europa, o la guerra, prima 0 dopo -:- sarà questione di anni o di decenni -, calerà co– me un'ombra terribile sc,pra il nostro Paese. Oggi la strada di Yalta è stata percorsa come noi pre– vedevamo: oggi molto si è a.pprofondita la frattura tra Oriente e Occidente. Oggi esiste ancora il regime di Franco, contro cui inu– tilmente si sono schierati i socialisti uniti nel Comisco, ieri, ed in esso noi vediamo la possibilità di un .ritorno reazio– nario. L'onorevole Togliatti diceva ieri che l'altra guerra e co– minciata nel momento in cui le truppe regolari della Re– pubblica spagnola hanno dovuto abbandonare i confini della Spagna, hanno dovuto oltrepassare i Pirenei., Onorevole To– gliatti, se parallelamente all'ambra bolscevica sull'Eùropa orientale l'ombra di Franco si dilatasse sull'Europa G1cci– dentale, se le truppe regolari della Repubblica francese fos– sero costrette a passare il Reno, se passassero le Alpi le truppe regolari ·,taliane, se passassero sia pure la linea Stet– tino-Trieste le truppe della democrazia europea, chi arreste– rebbe più il mondo sulla china del conflitto? Se questa Eu– ropa diventasse - come potrebbe - un'Europa fascista di– nanzi ad un'Europa ·comunista, chi arresterebbe il mondo sulla ch_ina della guerra? Questo è il problema che noi pro– poniamo ai colleghi della Camera, ai colleghi comunisti e a quelli del Partito socialista italiano: chi salverebbe il mon– do dalla guerra? La Federazione europea. Noi sentiamo - ed è un fenomeno inevitabile - che quest':Europa si sta facendo, perchè' vi è un interesse ton– damentale per questi .popoli dell'Europa ad unirsi: vi è la paura della guerra. Non parlo degli infiniti interessi ·che uniscono questi popoli, non vi parlo della somiglianza dei problemi che li travagliano, vi .Parlo dell'omogeneità del lo.ru destino, del des,tino di questi popoli che, se la guerra ci s,1- rà, saranno tutti travolti; non vi sarà più possibilità di ri– costru7ione, mai più potranno essere popoli felici. Questa identità di destino, questa paura della guerra è quella che sta unendo questi popoli. Si tratta di sapere se questa unione verrà fatta da Chur– 'chill come avamposto dell'impero inglese,, o dai fascisti, o dalle forze socialiste e democratiche. Questo rimane il pro– blema fondamentale che sta dinanzi a noi: saper<e se avre– mo un'Europa che sarà démocratica'., tanto da potei essere anche socialista, o se non avremo quest'Europa. Allora, fa– talmente, qualunque cosa possiamo fare da questi banchi, quest'Europa si farà, e potrà essere di De Gaulle, d.i Fran– co e di Salazar, cioè un'Europa fascista·: al-lora sì l'ipotesi <;\ella c0nnessione tra magnati americani e tedeschi, allora sì l'ipotesi di un'Europa nazista,, risorgente alla testa di una Europa riportante il fantasma di B:itler nel mondo sarà un fatto vero; allora si avrà un'Europa fascista contro un'Eu– ropa comÙnistà, allora sì l'Europ·a sar~ il centro di una spaventosa fanatica guerra che travolgerà per sempre que– sto paese e tutti gli altri paesi che sono attorno ad esso Questo è il problema che sta di fronte a noi. Ecco per– chè guardiamo all'Europa 1 ecco perchè lottiamo in questa Europa, ecco perchè consideriamo che la realizzazione della federazione europea sia un imperativo della nostra coscien– za· di socialisti, pèrchè sentiamo die lottando su quei ba– stioni noi ancora oggi e domani lotteremo per la pace (Ap– plausi a sinistra). Questo è l'elemento fondamentale che sta di fronte ! noi: lottare per un'Europa pacifica, inchpenden– te, che abbia la_coscienza civile che non è la guerra la so– luzione delle grandi controversie, anche delle controversie di classe, ma che è soltanto con mezzi pacifici che possia– mo .realizzare l'unione dei popoli nel mondò. Onorevoli colleghi, questo dibattito volge ormai alla l me. Io non starò qui a tediarvi con dei dati che tutti avete di– nanzi a voi, che tutti avete esammato; mi rivolgo qui al Governo, per dirgli _guaii responsabilità esso ha m questa determinata situazicme, quali· immense responsabilità noi as- BibliotecaGino Bianco segniamo a coloro che hanno oggi l'onore, terribile onore, di condurre la politica del nostro Paese. Badate, voi avete issato sui banchi del Governo la bandiera della tederaz1one europea : è una bandiera sacra, una bandiera che ha avuto i suoi martiri, che ha avuto coloro che sono caduti per lei, una bandiera che nasce dalla cland~stinità, che nasce dalla sofferenza e che non tollera delle &ommistioni ibride. E' una bandiera seria che ha fatto il suo ingresso nel mondo, una bandiera sulla quale sta scritta la parola «pace~- Al-• cuni si avvicinano alla federazione europea, credendo che la federazione europea sia una specie di I club di un certo numero dì Stati· democratici, una specie di stanza di com– pensazione, una specie - "talvolta bisogna dirlo - di ma– scheratura di una certa politica di potenza fatta da alcuni Stati. Non è questo! Io, che non ho potuto leggervi inte– ramente la prosa del senatore Morandi, vi voglio però leg– gere qualche cosa di più importante, qualche cosa che sento il dovere di portare dinnanzi a voi. Vedete come il còmitato direttivo dei federalisti europei. ha commentato la mozione federalista di questa Camera. Con un ordine del giorno in cui è scritto: « Tenute pte-• senti le iniziative in corso fra governi dei diversi paesi eu– ropei, dirette a creare forme di Unione eUFopea prive di effettive strutture federali; constatato che in particolare nel nostro Paese aspirazioni di potenza nazionale si svilup– pano, ehe tendono a coprirsi con formule federaliste; affer– ma che per l'Italia non c'è avvenire democratico nè in una politica di neutralità nazionale, nè in interventi nella politi– ca internazionale diretti allo scopo di riconquistare appan– naggi di una pseudo politica di potenza». Io considero questa la linea autentica del federalismo eu– ropeo. Da una parte ci ~i dke: voi volete fare una federa– zione senza Europa. Questo argomento ha una enorme va– lidità: basta scorrere le pagine del rapporto della Commis– sione economica di Ginevra per rendersi rapidamente conto delia enorme importanza dell'intercambio economico fra l'O– riente europeo e l'Occidente europeo.· Ma vi è un pericolo più grave <;liquesto ed è una Europa seùza federazione, un'Europa senza democrazia. un'Europa senza socialismo. Davanti· a questa alternativa, preferiamo avere ogg-i una federazione che non accolga tutti i paesi europei fidando domani che essi possano entrare a farne · parte e creare così un terzo soazio tra la Russia e l'A mc- rica che possa sviluppare una vera 'pace nel mondo. Fac– ciamo nostro l'invito al Governo italiano di uscire dalle it:J– certezze che hanno sin qui caratterizzatd la sua politiea estera, mirando esplicitamente alla limitazione da parte de– gli Stati europei di alcuni attributi della sovranità, come è previsto nella nostra Costituzione. , Il paese deve sapere che esso non si trova a ·dover sce– gliere solo fra una politica· passiva ed inerte di neutralità ed una politica di adesione a blocchi di potenze, che comporti impegni di natura militare, ma che esso ha la posstbilità e il dovere 'di contribuire attivamente alla instaurazione del– l'unità federale dell'Europa democratica. Mi sia concesso di ripetere in quest'.Aula le parole che un uomo che ha seduto su questi banchi in posto diverso dal mio, il Presidente Einaudi, ha scritto come criterio distin– tivo tra· gli amici e i nemici della pace: «Non fermiamoci - egli diceva - alle -professioni di fe– de, tanto più clamorose quando più mendaci. Chiediamo in– vece: volete voi conservare la ·piena· sovranità dello Stato nel quale vivete? Se sì, costui è nemico acerrimo della pace. Siete invece decisi 'a dare il vostro voto, il vostro appog– gio - soltanto - a chi prometta di dar opera alla trasmis– sione di una parte della sovranità nazionale ad un nuovo · organo detto degli Stati Uniti d'Europa? Se la risposta è affermativa. e se alle parole seguono i fatti, voi· potrete veramente; ma'. allora soltanto, dirvi fautori della pace. II resto è menzogna». Queste le parole del Capo della nostra Repubblica: E' in questo senso che noi chiediamo che il nostro Go– verno si orii:nti: nel senso. di un approfondimento di tutte le possibilità di pace che esistono nel mondo, nel senso di approfondimento di tutti i sintomi di distensione che esi– stono nel mondo, nel senso della moltiplicazione degli sfor– zi per eliminare tutte le sopraffazioni e contro tutti gli ar– bitri.

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