Critica Sociale - anno XLI - n. 1 - 1 gennaio 1949
CR[TICA SOCIALE 9 transjgenza ideologica, spesso ~aziosa, quasi sempre spro– porzionata agli ,sc0pi pe; la quale viene invocata, un mls– simalismo verbale in tutti i partiti, trascinati nella gara, volenti o nolenti, dagli altri (e spesw questa gara, c@nmag– gior , acrimonia, si sviluppa all'interno dei partiti stessi e di lì ·scende nel.le se#Òni.),, un cattolicesimo mentale trasfor– mante la politica, che dovrebbe. essere art@ del possibile in funzione di ampie vecl1,1te mète, in intransigenti atti di fede, rivolti a piccoli scopi e ispirati solitamente da uomini che, lo;o malgrad@, proprio per questo, si vanno « indiando ». Di questi errori fondamentali scontano gli effetti, oggi, indistintamente t1,1tti, i partiti democratici, nelLo schieramento che va daJ P.S.L fino al P.L.I. Ma ogni situa~ione, se ha analogie con ql!lelle precedenti e trova in esse 'giustificazioni storiche, non è detto che debba importare le stesse soluzioni. La politica di trasformistn-0 insegna che dopo De Pretis viene ·Crispi con lo stato d'assedio, e dopo Giolitti salta fuori Mussolini con la milizia; ma ciò avviene quando nel campo del pensiero -politico e deU'azione, e nell'opinione pubblica, non sopravvenga un elemento n;uovo, chiarificatore, che, per· la verità, ne11a ·statidtà del Regno d'Italia, sia do– po De Pretis, sia clopo Giol,itti, nòn si maniiestò. Perciò nacque ql!lel!oche doveva nascere: la reazione, la conserva– zione, in nome dell'ordine, della Patria. Di fronte alìa va– cuHà ed alla sterilità del trasformismo, si cercò un'idea o un fatto e, non essendovene di nuovi, si dovette prenderne di vecchi, purchè fossero idee e fatti. Ma il socialismo, p;trebbe obiettare q11aleuno? Noi cre– diamo che sugli errori antichi (clel sociaHsmo,. prima del re– gime fascista, siano tutti d'accordo e per carità di patria non intendiamo parlarne, anche per non dilungarci. Gli errori recenti. L'attuale trasformismo clunque non è nato, come Minerva da Giove, dal cervello fino di De Gasperi ; è una tàbe an– tica, innestata in condizioni ambientali favorevoli. Ma se così non fosse,. àvrebbe egua)mente trovato nella situaziòne p@li– tica determinatasi nel' corso della· guerra di libera'zione le condizioni migliori per svilupparsi. L'Esarchia ed il Tripar– tito sono l'espressione di un generale furbismo, appena ve– lato sotto l'union satrée. Ogni oomponente partecipava con la celata speranza di soptaHare gli altri e ~osì, per legge fisica, forze contrarie e uguali si elisero e non si fece nes– SWWJJ di quelle co'Se che si sarebbero po,tute fare. Ma i ,par– titi che si proclamavaRo rivoluzionari non compresero, ci non vollero' comprendere, che la partecipazione ad un go– ~erno vincolato in una guerra, anche se di liberazione, li avrebbe, mei;essariam,;nte condotti su posizioni trasformiste. Queste cose parve int11irle per un certo t.emp@Nenni, quan– do non partecipò ad ·un Governo di Salerno,, ma poi, preoc– cupato di perdere i vantaggi materiali per il· partito e di scindere la classe lavoratrice, finì per seguire Togliatti Ora per i partiti con metodo insurrezi@nale la partecipazione a governi borghesi, se pur giustìficata da tatticismo, quando non vi siano immediate e s\cure possibilità di insurrezione, finisce .sempre per andare a loro danno. Perchè questi par– titi non sanno e non possono che governare da soli, che es– sere dittatoriali, perchè q11ando adottano !'a metodologia de- 1mocratica, là dove non vi siano fattori internazionali per loro favorev,oli (1), sono battuti dall'arma più progredita della democrazia, della ragione, dell'umanesimo, della critica cui non possono oont;apporre che un rudimentale scudo .di violenze passionali, di posizioni fideistiche, magari presentate in uri sistema lo&'ico. Di questo errore il P . .C. si. è accorto un po' tardi, dopo una serie di esperimenti noa felici in tutti i paesi dell'Europa occidentale. Questo errore di sottovalutazione cli un minimo di èapacità critica in popoli progrediti ha ricondotto il P.C. su posizioni di isolamento, molto più chiuse e coerenti, po– sizioni che, in senso ideologico e politico-strategico, rappre- _ sentano una semplificazione. Ora il P.C., in rtalia, come in ogni altro paese di Europa, si è isolato, anche se si vale di formule « di fronti » di affiancamento, perchè non p0- (1) Nella Russia di Kerenski la guerra ~ le s.confitte sono l'elemento i-nternazionale favorevole· a.Jil'insurreziòne di otto•bre. HotecaGìnoBianco· teva fare. ailtrimenti, e in qualsiasi q1,1estionedi politica in– terna ed estera si identifica c0n le posizioni che pre,;ide la Russia. Quello che conta è di stabilire che il P. C. si trova isolato e direi fu-0ri del gioco di quella parte dell'opinione pubblica che in Italia,, come negli altri paesi dell'Europa oc– cidentale, costit11isce la maggiorat\za. Bisogna però tener conto del tragico eq11ivocoche c'è in questa .posizione. Dieko all'apparat0 del P.C. vi è ancora un certo numero di infelici, di diseredati, di incapaci a discernere, che cre– dono sinceramente e vedono grossolanamente nel partito più organiz~ato, e che si pone formalmente più a sinistra, il di– fensore dei loro interessi. Ed insieme a cost-0ro ;vi sono i socialisti fusi@nisti, {:he non sanno stàccarsi da posizioni massimaliste, che credono in alcuni miti o che rimangono su questa posiziòne per un mal riposto senso di fedeltà, o per pigriz\a e conformismo mentali, ma che in definitiva non son@ancora pervenuti a chiarire entro se stessi che non vi è altra alternativa: o fondersi con i comunisti, o riunifi– carsi su posizioni autonome e democrntiche. Verrà il mo– mento, -e di questo siamo certi, per ognuno di loro, a se– conda delle reazioni individuali, di scegliere fra le due so– luzioni: o dittatura, o democrazia. Questa, e solo questa, è l'alternativa. · le po-ffzioni socua!,iste. Se il P.S.I. si rendesse conto delle possibilità che ha an– cora, sia pure con ritardo, e avesse il coraggio di disdire il pa<tto cli-unità di azi-0ne, aprirebbe la via alla realizzazione di quei postulati che in questo momento sono fondamentali e· che sono i soli passibili di s.viluppo nella vita del Paese. Intendiamo parlare; di ('jUe! fronte laico, che dovrebbe co– stituire un contrappeso alla m,iggioranza democristiana. E qui vien fatto di ·ricordare la legge economica, che vale an– che in politica. La moneta cattiva scaccia quella buona. La direzio~e del P.S.i. ha individuato qual'era la moneta da spenilere in questo momento: contrapposizione laica alla pre– ponderanza confessionale democristiana. Ma ha emesso una m@neta cattiva, perchè in lega con metallo comunista (patto di unità d'azione e rinnovamento della· formula del fronte) e con questo ha impedito che il P.S.L.I. o altri gruppi po– tessero fai, circolare la loro moneta, che sarebbe stata buona, p~rchè era la moheta della « terza via», perohè significava il fatto nuovo, che impediva il perdurare del trasformismo di De Gasperi. Ma questo è stato impedito dal timore di infrangere l'idolo mitico dell'Unità della classe lavoratrice. Si teme di infrangere un qual<'.he cosa· che non esiste più, che è già stato rotto. Quando la classe lavoratrice, che in Italia si può contare si aggiri sui 16 milioni di elettori, dà il responso che ha dat9, con tutte le conseguenze, ivi com– presa la rottura sul piano sindacale, non c'è che una sola preoccupazione : quello cli ricostrruire questa unità su ba-si attuali, rispondenti, su impostazioni dottrinali e pratiche nuo– ve. Questa è la « terza ..forza» e, se non agisce ancora in pieno, la colpa è esclusiv<}mentedel P.S.I., che non ha per– cepito come oggi, particolarmente in Italia, si guardi al socialismo, inteso in senso europeo e non asiatico, come la soluzione non di compromesso, quindi non trasformista, ina integ·rale, soluzione che contiene una istanza attuale. Il P.S.L.I., dà! canto· suo, si è messo in una posizione cli apertura, molto chiara. Quando il P.S.I. sia in una reale situazione di autonomia, quando abbia scelto per la indi– pendenza internazionale dalla Russia, quando abbia ricono– sciuto 'la metodologia democratica, il P.S.L.I. non ha par– ticolarismi e pregiudiziali. Allora la questione che oggi si gonfia a dismisura, tornerà alle normali dimensioni: par– tecipare o meno al Governo rientrerà nell'qnJiriario svol– gimento della vita democratica del Partito e del Paese .. Se il P.S.I. avesse più fiducia in se stesso e· guardasse alle possibilità di successo, ai fini di una afferinazione di giustizia sociale e internazioni'-le, non esiterebbe un istante. Non è escluso che riservi questa mossa « popolare.» cli ef– fetto, alla vigilia di grandi consultazioni elettorali. L'entu– siasmo, i consensi, la fiducia che susciterebbe sarebbero di vasta portata. Ma tutti i partiti socialisti sono in crisi, tutti i socialisti sono in crisi ; ogni socialista è in istato q11asi permanente di crisi. Il socialista cerca fuori di· sè quello che dovrebbe
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