Critica Sociale - anno XLI - n. 1 - 1 gennaio 1949

CRITICA SOCIALE 21 li, dittatura del proletariato è stata da lui preveduta e au• opicata precisamente nel modo in cui è stata attuata in Russia. Altri. infine, e sono gli intransigenti dittatori dello opirito, che seg;,ono le direttive della Curia Romana, inor– ridiscono al pensiero che si possa osare di interpretare la lfloria in modo div<irso da quello che insegna il Vecchio Testamento e che si possa dubitare che gli eventi umani non dipendano anche nei minimi particolari della sem– pre imperscrutabile volontà di Dio. Siccome è compito precipuo di ogni buon cattolico di far proseliti, di com– battere quotidianamente i pretesi orrori altrui, di salvàre insomma le anime (che cosa voleva di diverso la Inqui– sizione così detta Santa?:??), si cerca naturalmente di con– TÌncere noi marxisti (che per disgraziate contingenze p';,. litiche • siamo desiderati come nìom.;ntanei collaboratori) ad abiurare la nostra fede, creando un dissenso, che so– otanzialmente non esiste, tra il preteso « materialismo » marxista ·e l'idealismo cristiano. Vediamo nn poco di dissipare tutte queste cortine fumo; cene che, a mio modesto avviso, rappresentano gli estre– mi tentativi della intelligenti:Ssima (??) borghesia Italiana· per tentare di salvarsi con il sicurissimo risult11to di un 'wmfragio totaie ed irreparabile, perchè sembra che i da– lOri di lavoro della nostra repubblica facciano tutto il possibile per raggiungere al più presto il punto critico fra · il presente e il passato, che risolva l'àntinomia della oo– ecienza rivoluzionaria ed attui il fatto storico per cui la classe capitalistica, che si è trasformata in ostacolo del si- 1tema produttivo, deve naturalmente (per forza di cose più che per volontà di uomini) essere eliminata. La in– lerpretazione della storia· secondo Marx è ,così semplice (tanto diversa da quello che, interessa\i ·oppositori voglio– - far comparire)· che si può esporla ~ poche parple. Il filosofo tedesco sostiene che· la società umana si svol– se mutandosi i rapporti fra gli uomini e le classi· sociali a seconda delle esigenze della situazione economie.a. MoÌti rimproverano perciò a Marx di. concepire lo sviluppo sto– rico avulso dalla volontà, come un quid' mecçanico nel filiale operano solamente ed esclusivamente le forze eco– aomiche. Essi, in sostanza, lo accusano· di ridurre l'uomo aH' animalità economica è l'accusa non potrebbe essere più ingiusta perchè significa ignoranzà del pensiero marxista. All'infuori infatti di' quello che si è chiamato rovescia– mento- dellà praxis, e cioè coincidenza della variazione ,lell'ambiente e dell'attività' nmana, non vi è dubbio che la interpretazione storica di Marx non esclude allatto l'a– aione della volontà umana. Anzi la presuppo.{e e la ritie– - indispensabile, come intervento precisame,nte d;ll'uomo · eon 'tutti i suoi attributi spirituali, prima per valutare la 1ituazione evolutiva, poi per facilitare ed ,abbreviare il trapasso che le condizioni economiche hanno reso indi– •pensabile, precisamente quando si raggiunge il punto cri– rico di 'cui sopra ho fatto cenno. Quanto alla influenza del fattore economico sul dive– ~enire della società umana tutti debbono. conve;,_;re che, · mentre nessuno afferma -~be esso sia ,esclusivo elemento . ,leÌerminante, neppure si può negare la sua influenza pre– ponderante e, sotto molti aspetti, decisiva. Per~iò in linea lìlosofico-storica la interpretazione marxista della storia aon solo è innegabile (ed ormai si potrebbe dire anche · scientificamente acquisita), ma non è incompatibile con ..,.,suna altra 'fede o credenza più o meno soprannaturale. La constatazione di fatti positivi, di realtà esistenti si può chiamare, se si vuole, materialismo ; così come la fede ael soprannaturale si può qualificare idealismo: ma in· oostanza ·questi nomi sono fatti per confondere .le idee, perchè la vita è nella sua dnra quotidiana re..Ità un con– tinuo intrecciarsi di motivi spirituali e di necessità mati,– riali così che lo spirito umano non può ignorare il corpo e il corpo non può dimenticare lo spirito. Un altro aspetto della disputa è sulla questione del me– todo, e qui cominciano i dissensi in famiglia. Tutti i par– titi socialisti del mondo, ma con particolare ·voluttà il oocialismo italiano, sono travagliati d..Ila pi:_etesa antitesi Ira il riformismo e il rivoluzionarismo, senza che anche ou questi argomenti si abbiano idee molto chiare. Infatti Marx, studiato nel suo pensiero attraverso ai snoi scritti e a quelli ·di Engels, suo collaboratore nella compila• zione del Manifesto Mi comunisti del 1848, non è in realtà nè riformista nè rivoluzionario; è semplicemente marxista. La sua dottri,na non è una ricetta unica per tutti i mili e per tutti i,, malati. Come tutte le dottrine . fonda"1entali, che portano in sè il germe della universalità e della im• mortalità, non è assolµta, e tanto meno lo può essere · in quanto si può dire che tutto il marxismo sia imbevuto di quella dottrina della rela~ività e della concretezza delÌo sviluppo storico che è l'unica guida sicura per orientarsi nel mondo fenomenico nel quale siamo costretti a vivere. Se. le condizioni econÒmiche (e qui si ritorna al punt9 di prima) sono tali da rendere necessarie, e perciò pos– sibili, conquiste tangibili e sostanziali da parte della clas– se lavoratrice, si sfrutta l'ambiente politico sociale della classe dominante e si operano le conquiste nell'ambito delle istituzioni politiche di tipo borghese capitalistico. Se invece le condizio,ni economiche, pur avendo raggiunto il punto critico, non possono superarlo, perchè la dasse do– minante (tipico il caso italiarn:,) non vuole o non può con– sentire un rinnovamento delle strutture e delle istituzioni ed un adeguamento al nuovo corso delle cose, allora, col mettersi contro lo sviluppo storico e le aspirazioni gene• rali, si determina quella situazion,e di rottura, tipicamente rivoluzionaria, e che non può essere risolta che con mezzi rivoluzionari, in tal modo riallacciando il passato e l'aT– venire. Chi è profondamente, intimamente marxista non può e non deve escludere nè un sistema nè l'altro; e arrivo a dire che, in determinati momenti storici ed in determinate situazioni economiche, arbitra della scelta non è la c asse lavoratrice, ma la classe detentrice dei mezzi di produzione e di scambio perchè quasi esclusivamente dal suo atteggia– mento dipende una soluzione piuttosto che l'altra. La dittatura del proktariato ' E veniamo all'ultima questione: la famosa dittatura del proletariato. Qui fa confusione ·raggiunge gli estremi li– miti, specialmente in un periodo come l'attuale, quando si è appena concluso il venticinquennio ·di una dittatura che, dal punto di. vista. storico· e all'infuori di qualsiasi speculazione politica, .non oca in sostanza nè la dittatura della borghesia nè quella del proletariato. Secondo la con– cezione di Marx (invero però formulata in epoca antece– dente alle conquiste democratiche del secolo scorso) si afferma che il potere economico preponderante di una classe sociale determina la dittatura di questa classe sulle altre, perchè, volenti o nolenti, ~onsapevoli o inconsape– voli, tutti gli organi statali, le istituzioni, cnltnrali, le ma– nifestazioni artistiche ecc. sono il prodotto della mentalità della classe dirigente e corrispondono ai suoi interessi eco– nOmici. Da questa proposizione che contiene molta verità (e ne abbiamo una controprova oggi nella resistenza alle rifor– me sociali di buona parte dei· liberali, delle classi agrarie e industriali_ e dell'alto clero), discende la logica conse– guenza che l'assunzione del potere da· parte del proleta– riato· porta alla sua dittatura, che ni.ttavia da un lato, pià che elevarsi a sistema, ha la funzione di liquidare le su– perstiti incrostazioni e i residui parassitari borghesi, · e d'altro lato non è illimitata nel tempo, ma si esercita so• lamente fino a quando, con la totale supremazia econo• mica e conseguente assunzione del potere politico da parte della classe lavoratrice, la classe già dominante si scio– glie in un'unica classe che è quella della umanità che la– vora e produc!''· Questo. è il punto essenziale per tutto i~ socialismo dagli Urali all'Atlantico e oltre, ,da un lato e dall'altro, per tutto il vasto mondo. La rivoluzione socia– lista non porta alla supremazia di una classe sull'altra; vuole la fusione delle classi nella umanità senza classi. Il proletariato che si emancipa esclusivamente per opera propria, non libera solamente se stesso; libera la intiera umanità, ivi compresi coloro che oggi sono nel campo avverso, i quali, uomini anch'essi hàbent oculos et non vident; aures. et non audiunt. Il Socialismo infine non è, non può essere nazionale e neppure imperialista· sotto verun aspetto e per nessuna ra-

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