Critica Sociale - anno XLI - n. 1 - 1 gennaio 1949

CRITICA SOCIALE 13 re a meno, che tutti probabilmente sentono, ma nel– la quale non \tutti credono. Invero, quando si dice che si è disposti per questa unificazione. a sacrifi– care il proprio «·pafriottismo » di partito· (come s1 usa dire), l'aftaècamento al nome ecc., si dice mol– to, ma si dice· anche poco di fattivo. In effetti, il patriottismo di partito, P,er sè, come cosa astratta, conta ben poco: Conta l'attaccamento al socialismo e a quel partito che ne è l'interprete, comunque si chiami. Quindi questa non è unà vera concessione che si fa ad altre correnti. Ma soprattutto non rap– presenta nuUa di concreto, non rappresenta un pas– so avanti. E' bensì un invito, ma come di chi, stan– do in un angolo, apra appena appena le braccia, pronto del resto a. lasciarle subito ricadere. Qui ci vuole ben altro; ci vuole almeno un passo avanti. E poiohè un passo avanti è già stato fatto con il dooumen to per l'unità socialista, a ·cui 1a nostra mozione si richiama più volte, si tratta di non la– sciarlo infruttuoso. Si tratta di cominciare a farlo nostro, se si vuole che esso costituisca quella piat– taforma. inequivoca e chiarificatrice in cui è possi– bile operare -l'unificazione ,delle forze socialiste. Questo noi chiediamo. Sappiamo che notevoli grup– pi di autentici socialisti sono ancora nel P:S.I., ben · più importanti cli singole persone per quanto . di primo piano, e che numerose e notevoli forze sono fuori di entrambi i partiti. Su queste possiamo e dobbiamo- esercitare una azione di attrazione, co– me finora non abbia~o .fatto, non certo per man– canza di appelli unitari, ma per mancanza di una politica francamente socialista. Ciò è possibile an– cora. Il P.S.I. attraversa un « periodo di involuzio– ne», di cui non è ,diffici,le prevedere fesito, poichè la sinistra bassiana, e nenniana viene sempre più rfprendendo· quota, ed il «centrismo» mo.stra una volta di più che in un apparato le ragioni di indole materiale ed i vincoli di dipendenza finanziaria so– no' i più forti. Combattendo il fusionismo ed al tem– po stesso mostrando con i fatti che la nostra poli– tica è veramente socialista, nel senso tradizionale della parola, e soprattutto lasciando da parte un.a buona volta la sterile posizione, non meno sterile quando è velata, di invitare tutti i socialisti ad en- . trare, sic et simpliciler, nel nostro partito, (altret– tanto sterile di quella di coloro che, dall'altra par– te, sognano un nostro reingresso nel P.S.I.), noi po– tremo porre solide basi ad una collaborazione·, spe– cialmente nell'ambito sindacale. Qui èrediamo che esistano notevoli possibilità di azione comune, tan– to più che tutti i sindacalisti socialisti possono ren– dersi conto che l'indipendenza vera dei. sindacati non può essere salvata, o meglio ricuperata, senza l'opera dei socialisti tutti. E per in.dipendenza sin– dacale intendiamo uno sganciamento effettivo da o– gni influenza non solo stalinista, cioè di fatto su– bordina'ta ad un fine politico, ma anche più o me– no velatamente corporativa, come avverrebbe in sin– dacati di categoria slegati da un. centro comune. La parte,cipmione al golJiern.o. Anche su questo punto la nostra mozione è, la più esplicita nella sua opposizione. Nòn intendia– mo ripetere tutte le ragioni già esposte su questa stessa rivista che ci fanno ritenere negativi i risul– tati della nostra p,artecipa:tione al governo così co– me in concreto è stata esercitata. Aa.che i più decisi partecipazionisti non pos.sono addurre a sostegno della loro tesi motivi concreti tratti da una palese efficacia di questo esperimento, ma solo ragioni· di carattere generale (difesa, della democrazia ecc.) che in verità, allo stato attuale delle co'&e, non reg- gono. Si parla di coalizione delle forze democrati– che contro un ipotetico pericolo fascista. Ma oggi il pericolo «fascista», quale si era presentato nel– l'altro dopoguerra, non esiste. Se si profilasse, cer– to il partito socialista non rinnoverebbe l'errore di allora, di voler rimanere fuori dal governo. Ma ora il pericolo maggiore è rappresentato dal clericali– smo, e questo non lo possiamo combattere, i fatti lo provano, collaborando con esso.A questo propo– sito l'esempio francese è quanto mai inoppottuno e controproducente per coloro che lo allegano. In Francia il pericolo degollista è reale ed imminente, ed è questo che tiene insieme una « terza forza » invero pochissimo omogenea e concorde. E dire poi che dobbiamo star.e al governo perchè in Francia c'è un pericolo degollista, e che se De Gaulle trion– fasse il pericolo fascista crescerebbe in Italia, mi pare argomento troppo « teologic'o » per esser preso in. considerazione. Tanto varrebbe dire che, poichè in Cina si combatte, noi •dovremmo affilare le no– stre armi. .. Resta l'obiezi@he che, passando all'opposizione, il partito minaccerebbe di svuotarsi o di confonder– si con i comunisti. Pensiamo invece che, diventando più battagliero, facendo appello all'opinione pub– blica su tptte le questioni maggiori, chiarendo la propria impostazione, il partito può invece acqui~ stare vitalità - maggiore di quella che ha ora - anche a prescindere dal fatto che la nostra uscita dal governo faciliterebbe enormemente l'a,zio.rie per l'unificazione socialista. Quanto al confonderci con i comunisti, ciò è perentoriamente escluso dato che la politica che essi ed i loro satelliti fusionisti e centristi praticano, non per loro scelta ma perchè essa è imposta loro dalle· superiori direttive .del Cominform, nulla ha a i.he fare con la funzione uti– le e costruttiva, ad un tempo dÌ controllo, di criti– ca ·e di incitamento di un'opposizione democratica, ma mira ad impedire l'assestamento degli istituti de– mocratici, l; ricostruzione economica, l'efficienza del– la vita pubblica. Sarà responsabilità nostra - di tutto il partito dìciamo e non dei singoli parlamen– tari - esplicare quella opposizione costruttiva e rea– listica che per gli innumeri problemi non risolti indichi la· soluzione in senso socialista. ·Diversamente, di qu~sto passo, con una collab~– razione governativa che spesso, piaccia o no, ci trascina lontano cÌa solt1zioni socialiste o ad atti non con:ciliabili con una visione socialista (es. il contegno circa le. «sanzioni» agli statali sciope– ranti), e che costringe il partito ad adeguarsi ad essa, rinunciando a proprie in-i,ziative ed• a proprie çritiche, finiremo, se mai, per confonderci con la democrazia cristiana (e sia pure con la sinistra de– mocristiana che, si disflludano i troppo ottimisti, non ha davvero molto da spartire con il sociali– smo), a far perdere -di vista agli occhi critici ed im– pazienti del Paese proprio quella funzione. di « ter– za forza » che implica il concetto di lotta su due fronti, che con tanta baldanza abbiamo rivendica– ta come -nostra e come essenziale per, l'affermarsi del socialismo dell).ocratico in. Italia. PIERO GALLARDO Leirgete e diffondete il quotidiano del P. S. L. I. L'UMANITA'

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=