Critica Sociale - anno XLI - n. 1 - 1 gennaio 1949
CRITICA .SOCIALE . 11 vendoci in tal modo all'opposizione, noi faremmo esatta– mente il gioco delle destre, per i motivi sopradetti, e delle sinistre estreme, che vedrebbero risorgere le speranze di ·un fronte, o alhieno vedrebbero avallate da buone firme al– cune impostazioni propagandistiche del fronte. Ma allora, può 'domandarci qualcuno, come si esce da questa alternativa? Secondo noi, per ora, non c'è che da mi– gliorare l'efficienza della partecipazione, moltiplicando le ini– ziative ed esercitando al Governo, in Parlamento e nel Pae– se un'azione chiarificatrice é -razionale di critica al trasfor– mismo, all'invadenza, all'esclusivismo. gretto e bottegaio del partito di maggioranza, con il quale siamo d'accordo su due temi attuali e fondamentali: unità europea e democrazia, ed in disaccordo ·su altri motivi attuali, ma relativamente mi– nori : e su ·questi temi minori non è detto che domani, con il prevalere possibile (dopo il Congresso del marzo del 1949) della sinistra cristiana, non ci troviamo d'accordo. Azione So'Cialista e Azione Cattolica. Noi non crediamo che un'azione coerente, chiara, leale, che chiarisca alla pubblica opinione le nostre tesi, possa por– tare ad incrinature sui problemi di I fondo. Anzi crediamo l'opposto. Di fronte al'la legittima propagamda confessiona– le dell'A.C. e della D.C., a noi sembra che non ci sarebbe nul– la di straordinario, iri un Paese civile e democratico, che si creassero dei centri di ·democrazia laica, non né! senso tra– dizionale della massoneria italiana cresciuta sulle posizioni antipapaline risorgimentali, ma in funzione, di,rei, memo a– stiose e più positive. Di fronte, per esempio, alla invadenza delle scuole confessionali, quale effetto farebbe al Paese una mossa di protesta sostenuta dai socialisti, dai repubblicani e dai liberali? Qualcuno potrebbe a prima· vista temere con– taminazioni ideologiche. Ma la coerenza al principio demo– cratico non insegna che sr può trovare l'accordo contingente, senza indulgere ai principi, anche con chi è nostro avver– sario? E fare l'alleanza con i democristiani non è una prova di questo? Non è. per amore di paradossi che abbiamo òtatb ' questo esempio. Bisogna avere il coraggio di dire ·sempre le cose come sono. Per quello che riguarda il contrasto sto– rico fra l'idea laica e quella confessionale in Italia, la tra– dizione risorgimentalé, da Cavour in poi, ha fatto dei li– berali (Porta Pia)~ che si valsero della ·monarchia, i cam– pioni di q11esta posizione, che si è mantenuta fino all'avvento del fascismo. Oggi sentiamo la necessità di contrapporre qualche cosa di ,nuovo all'ipotetica possibilità che il Ponte– . fice sia proclamato capo dello Stato italiano. Oggi infatti si potrebbero dottrinariamente delimeare queste premesse; e soltanto una nuova consultazione elettorale che riducesse, co– me pensiamo, la forza ·della D.C., eviterebbe questo ipote– tico pericolo. Ipotetico diciamo, peq;hè non c'è, da parte del Vaticano, nessnn desiderio di governare direttamente un Paese del quale, per interposta formazione politica, si con– trollano quei settori che esclusivamente interessano, con il vantaggio di lasciare ad altri tutti quegli altri settori, invero. assai ing,rati, che rappresenterebbero un peso: Sull'azione del Vaticano, che si estrinseca attraverso l'A.C., merita, dopo i paradossi, spendere qualche altra osservazio– ne. E' arcinoto che la D.C. è Tersite e che l'A.C. è Ulisse, e quando si pari~ di contrasti fra i due organismi non ci si riporta al litigio omerico; e questo impedisce di avere il senso esatto dei rapporti. Ora, fatta questa semplificazione, diciamo che in seno ali' Azione cattolica come a,lla D. C., se pure in diversa misura, ci sono due tendenze. Da un lato i conservatori e gli «ultra», dall'altro i democristiani di si– nistra. A questi ultimi va la nostra simpatia, a questi ultimi, cui gli eventi internazionali ed _interni sembrarlo offrire il destro dell'iniziativa politica. Infatti, la congiuntura politica ed economica del Paese esige una soluzione, soluzione che può variare a seconda della linea politica che prevale; cioè delta linea politica che la D.C., e per essa l'Azione Cattolica che è stata la sua grande elettrice, intende adottare. Chiamata a risolvere problemi concreti, deriva;nti in gran parte dal Piano Ma,rshall, la D.C. deve adottare soluzioni che non possono, per natura di cose, essere di compromesso. Il trasformismo politico, di destra o di sinistra che sia, in ecbnomia, non dà risultati. I migliori, i più preparati, i più sensibili Sanno che si ap- iblioteca ·GrnoBianco prossima l'ora in cui i nodi economici dell'Italia vengono al pettine. Non è possibile in Europa che un paese vinto e ro– vinato dalla guerra faccia una politica diversa da quella della Francia e del!'Inghilterra. In questi paesi vincitori e con un impero coloniale, il regime di vita e la pressione fiscale sono molto più duri e, soprattutto, più giusti. Si tratta per l'Ita– lia di calcolare le proprie capacità di resistenza; si tratta di stabilire chi, nel Paese ed in che misura debba contribuire · alta rinascita, ~hi abbia le possibilità di riparare al dissesto. Se si sbagliano -le valutazioni di questi limiti, si butta il Paese allo sbaraglio e si convalidano alcune tesi del P. C. Si approssima il tempo delle decisioni. Una politica ten– denzialmente conservatrice, gretta, o un trasformismo poli– tico dila,tofio, cui corrisponde un empirismo economico, non potranno instaurare un regime paternalistico democristiano perchè gli eventi politici ed economici internazionali ed in– terni, almeno fino a quando noi restiamo al Governo, non dovrebbero consentirlo. Ma c'è il pericolo che .a questo bivio la D.C. ceda alle tentazioni ed alle suggestioni della. sua destra. A nostro avviso, ed amiamo parlare con estrema chiarezza per precisare le responsabilità, occorre che l'Azione Calto– lica, cioè la Chiesa, che tanti vincoli ha con l'Italia, si renda promotrice, agendo con pronto dinamismo sulle coscienze, di un effettivo miglioramento e benessere del Paese, se vuole giustificare il suo interventismo pplitico. « Progredire per conservarsi». In questa difficile congiuntura, se la Chiesa si mette sulla via del ·progresso perchè si rende conto che non può fame a meno, noi che badiamo ai fatti, pur sapen– do che i fini ultimi che essa si propone sono conservatori per il mantenimento di una concezione teologale, riteniamo di poter fare un pezzo di cammino assieme. Ma occorre che la Chiesa senta questa urgenza di muoversi, di proseguire, che si svincoli dalle sue destre. In caso contrario, almeno fino a quando la Russia non avrà esaurito il suo poterii di attrazione, qualsiasi altra politica non può che portare a soluzioni di forza, ad una polarizzazione di posizioni, al– i' odio verso il clero, che dalla pubblica opinione verrebbe considerato, come d'altronde accade nella repubblica spa– gnola, l'ispiratore .ed il responsabile di tale politica. A questo punto qualcuno potrebbe chiederci perchè ci fac– ciamo paladini di una Dama che non ha bisogno di profa– ni difensori, rendendoci in tal modo <Ù Dio spiacenti e alli nemici sui». Eppure la risposta è evidente. A parte che que– sto sia il destino di chi, ragionando, arriva alla terza via, che è poi la terza forza, desideriamo innanzi tutto che nel Paese si conservi la democrazia, che si correggano gli er– rori commessi, che si attuino le indispensabili riforme, con onestà di intenti e con fermezza di propositi. Sentiamo la gravità dell'ora e la solidarietà con tutti gli uomini di buona volontà. ' La storia bimillenaria della Chiesa conosce gli sblocca– menti a sinistra. Basti pertsare al significato dell'accettazio• ne da parte di Onorio III della regola di S. Francesco. Era la democratizzazicme degli ordini monastici, fino allora ba– sati s11!censo; e questo accadeva alta fine del Medio Evo. La storia più breve del Risorgime,nto d'Italia conosce i sa– crHici di Mazzini, di Garibaldi, di Cattaneo di fronte al pericolo di vedere stroncata per una pregiudiziale ideologica, la nascente unità. Intenda dunque chi deve. A chi si p·reoccupa del benessere e del progresso immediato del Paese, a chi garantisce il ri– spetto di tutte le libertà democratiche, n·oi non _possiamo ne– gare la nostra collaborazione, pur rendendoci conto del sa– crificio parziale dei nostri ideali. Anche perchè infinite sono le vie del Socialismo, come quelle del Signore. (Anche Gramsci vedeva con simpatia i movimenti cristia– no-sociali, perchè contribuivano ad aprire la via del ·Socia– lismo). Responsabilità e prospettive. Ma se così non fosse, non potendoci noi permetter di fare affidamento sulla Provvidenza nè, tanto meno, di essere im– previdenti, dovremmo fin d'ora porci in condizioni di svol~ gere una funzione moderatrice ed equilibratrice in senso lai– co, che storicamente e politicamente è indispensabile ·e che troverebbe consenzienti vasti strati della pubblica opinione,
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