Critica Sociale - anno XL - n. 24 - 16 dicembre 1948

556 CRITICA SOCIALE urgente, doveva e~sere subordinato a quel fine, per non es– sere soffocato nella contraddizione dei djversi aspetti par– ticolari delle nostre esigenze. Bisognava accantonare perfino i problemi più scottanti derivanti dal Diktat, fare dei sa– crifÌci almeno in campi che toccano solo l'orgoglio nazio- · nale, prendere anche singolarmente iniziative mediatrici, non– curanti se a tali iniziative si fosse risposto negativamente da una o dall'altra parte della barricata. II ·cosidetto passaggio alla fase attiva della diplomazia italiana avrebbe dovùto svolgersi -in questo senso, e soltan– to in esso, a costo anche di peccare di fantasia fervida, di iniziativa spoglia di interessi immediati, decisi anche all'in– successo contingente. Se questa strada fosse stata battuta e seguita con conseguente linearità, forse ogg,i s_aremino nel- 1'0.N.U., o almeno sarebbe più elastica la nostra posizione nel mondo internazionalè. Gli errori della diplomazi~ italiana. La diplomazia italiana, dall'entrata in vigore del Diktat ad oggi, ha commesso invece d'ue formidabili errori: in primo luogo, ha posto tutti i problemi italia~i (ricostru– zione economica nell'ambito della cooperazione internaziona– le, revisione del Diktat, applicazione di alcune sue clausole, ingresso nell'O.N_.U.), nel.la stess,a posizione lineare, dando il via alla corsa, con la speranza che almeno uno <lei vari caval)i ,tagliasse presto il traguardo. Non si è accorta es– sa che la revisione del Diktat poneva altre spranghe· alla porta d'ingresso <lell'O.N.U., in quanto la ,rev-is10ne pei: . Trieste, ad esempio, essend0 un'iniziativà unilaterale degli occidei;it,ali,,irrigidiva la Russia. Abbiamo consegnato le na– vi alla Grecia e, parzialment!!, alla Francia, negandole per lungo tempo alla Russia, sulla quale un immediato gesto · S,POntaneoa':'..rebbepotuto ,avere una certa influenza modera– trice. Perfino verso gli- Occidentali abbiamo seguito una linea tortuosa, negoziando recentemente per la questione delle colonie a... Washington e a Parig\ e non a Lonclra. .Siamo caduti succubi deJla guerra fredG!a scatenata su di noi durante la campagna elettorale e l'abbiamo perpetuata nella nostra ,immaginazione e nellà .nostra azione, avv'entu– randoci inoltre in un reva:nscismo spicci0lo, che non è revi– sione del Diktat, ma riapertura perenne delle piaghe vere e fittizie di quel funesto documento. La reale revisione in-· vece la si può raggimngere solo dopo il nostro ingresso nel– J'O.N.U·., se non intendiamo fare di essa uno strumento dì ' irnigidimento delle parti nel contrasto che ci sovrasta, se non intendiamo ottenerla solo come frutto dell'attrito tra i Grandi, nel quale ci siamo· andati fatalmente ingolfando. Il secondo grave errore· commesso, a partire dall'estate -:: scor-sa, è consistito nel proporre il dilemma dell'isolamento o della « presenza att-iva » in funzione e termini militari. Questo errore è il primo evi.dente risultato di una i,nade-. guata valutazione della nuova funzione italiana nel mond_o creatosi dopo la guerra. Il nostro esame diviene ora di scot– fante attualità: perciò intendiamo farlo, ammettendo come esatte le valutazionh della situazione internazionale che han– no ispiratb quell'errore. Nel marzo 1948 veniva firmato a Bruxelles il patto a cinque dell'Unione ~cidentale. L'Italia non era isolata dal mondo, perchè parteci~e attiva deÙ 'E.RP . Ma il sorgere di un'alleanza militare tra alcuni paesi dell 'E.RP . e l'ag– gravamento della situàzione polarizzatà nel blocco di Ber- . lino ci ha indotto a spostare nell'ambito militare i termini , della nostra _posizione·internazionale., Il timore di una guer– ra, che pareva giustificato· nell'estate scorsa, ha accentuato il problema della nostra sicurezza'.. Dal blocco di Bruxelfes sta ora avvenendo sotto f nostri occhi 'il trapasso all'alleanza tÌord-atlantica. Se diamo quasi per certa l'imminenza di un conflitto, risulterebbe- quindi naturale la corsa verso l'inserimento nel Patto Atlantico. La posizione deWitalia verrebbe per cons_eguenza ad irri– gidirsi ·<quale elemento avanzato del blocco: automatica- . mente vérrèmmo a ttovarci in guerra fin dalle prime ore, per difenderci .con le :sole nostre for.ze; almeno fino a quando il Congu-esso americano, cui solò spetta impegnare il paese militarmente, anche se alleanze precedenti implici-• tamente coinvolgano gli Stati Uniti in un conflitto, non pronuncerà la parola: «guerra». Risultato di un nostro BibliotecaGino Bianco inserimento attuale nello schieramento militare occidentale sarebbe la certezza cronometrica clell'invasione,' la polonifl– zazione dell'Italia costretta ad affrontare la lotta da sola, o, al massimo, con l'ausilio di deboli fo~mazioni aeree oc– c-identali e americane, che _per fatale calcolo di opportu– nità sarebbero costrette -a concentrare il loro massimo sfor– zo difensivo in Germania. Sempre mante_nendo l'ipotesi dell'imminenza di· un ,con– flitto, ·un'ItaJ.ia libera da legami militari potrebbe invece avere delle opportunità (anche una sola opportunità) di r,e– starne fuori, almeno inizialmente. Non è un calcolo di ci– nico egoismo queUo che a~dia;no facendo, contro il quale potrebbe insorgere la coscienza europea degli Italiani mi– gliori; esso è un calcolo _che pobrebbe essere vantaggioso per lo stesso schieramento occidentale. Il raccorciamento delle distanze strategiche, prodotto dal potenziamento del– l'ar(tla aerea, i vastissimi campi di azione offerti da un nuovo conflitto impongono concezioni sommamente elasti– che allo scontro tra gli eserciti. L'Italia• potrebbe non di– venire un campo necessario di scontro tra gli avversari : per gli Americani potrebbe non essere indispensabile il ma– teriale possesso del.la penisola italiana, essendo per essi suf– ficiente, agili eHetti della gi-fesa mediteFrànea, lo schie:ra– mento aero-nàvale predisposto nelle basi del,!'Africa de.J Nord e del Medlo Oriente; i Russi a loro volta potrebbero avere lo stesso interesse, per evitare una dispersione di forze marittime <li° cui la Russia non sembra disporre a .sufficienza, dispersione necessaria per provvedere alla ·di– fesa costiera della nostra penisola, una, volta che essa fossf ocoupafa dall'ar111ata rossa. · La guerra passata ha in~egnato infatti che la vittoria ar– ride a chi sa sottrars,i al.Ja facile tentazione di un; troppo vasta espansione militare, tentazione offerta dall'immensa estensione dei fronti eventuali e dalla loro pluralità. Ci limitiamo a prospettare ,una s~la <lelle probabilità che potrebbero esch1dere l'Italia <lal conf.litto, per valorizzare la ql!la!e basta 1-a I moderrnizzazi0ne del Hostro esercito, anche . entro i limiti ~mposti dal Diktat,· ailrri~noiH un primo tem– po, quale elemento modesto ma efficace ·di un'adeguata con– cezione elastica della guerra moder,na. Accenniamo appena, ad altre probabilità· politiche ohe influirebbero spl.Ja nostra situazione, e cioè alla posizione attuale della Jugoslavia, la cui Ien~a evoluzione in senso occidéntalista, pus- mante– nendo le' cautele sugger,,ite dal caso, potrebh>e,riservare delle sorprese anche in caso di conflitto russo-americano. L'Ita– lia libera da impegni mili,tari potrebbe costituire, a ben~fi– cio della stessa coalizicine occidentale, l'ala meridionale eia- .stica e intermedia cui potrebbe cornispondere rn,l Nord l'ala svedesé. · · Una diplomazia che voglia pr,eparare il paese alrr'éventua– lità di, un conflitto cdeve ,tener, presenti questi elementi nuovi della ,strategia; ed alla loro elasticità rispondere con u~a-le, elasticità cli C!once?ione:"essa deve;,sot,trarsi al\e pro– gramr,nazioni rigide G!ellealleanze militari, che non rispon– dono più alle situazioni' attuali. Ciò vale· soprattutto per un paese come il nostro, che deve pensare alla guerra solo q>– me difesa del territorio nazionale da un'invasione: poli– tica militar-e difensiva che risponde a ben chiari concetti di alleggerimento dell'eventuale conflitto generale, e non de– ve ·servire quale di:versione dagli impreseindibil-i scopi di • . I . . • nco~trui.10ne -economica. . Una « presenza. a:tti,z,a » per l'1 ialia in, Europa . Se la corsa verso l'alleanza m,ilita•re, caratteristica clelle recenti mat:tifestazi0ro,idiplomati,;:l;1e italiane, è perieolosa nel– l'ipot~si di un conflitto imminente, lo diviene ancor più nell'ipotesi contraria [1ella quale noi crediamo. Aderendo al blocco di ·!Bruxelles· o al patt0 atlantico, l'Itallia si attire– rebb~ ·-la guerra sul proprio suolo, senza contr,opartite mi– litari sostanziali, e costituirebbe un tremendo passivo ma– ter.iale e psil;ologico nello schieramento occidentale, In caso di noro imminenza del confli~to, .o_ meglio di una disten– sione, l'attuale nostra adesione· ai patti. militari oecidentali attrarrebbe di nuovo inutilmente su di noi un'aspra. puntata offensiva della guerr;i. fi;edda. N' ella concezione americana, il ,patto atlantico è soprat• tutto un0 strumentb diplomatico, 1'itenuto ·necessario per aprire, alla pa,'..i coi Russi, quei negoziati per la Germa-

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