Critica Sociale - anno XL - n. 24 - 16 dicembre 1948
• CRITICA SOCIALE 553 ----------------------- · Germania è stata pertanto, un risultato del P.receden– te isolamento in cui l'Italia si era voluta porre. E quel– l'altro esempio citato dall'onorevole Nenni, della Triplice ALieanza, non calza perfettamente alla tesi che egli ha vo– luto dimostrare. Io, che ho compiuto ormai quello che Dante considerava J'intero càmmino della nostra vita (Com– menti ali'estrffl1a sinistra - Proteste al centro), ricordo che sin dai bancbi universitari n.oi abbiamo iniziato la, lotta c0n– tro la Triplice Alleanza, perchè questa appartenen~a dell'Italia alla Triplice era il mezzo con cui il Governo itaÌiano si assicurava la possibilità di seguire, all'interno una· politica di reazione, di cui sono stati i principali esponenti Crispi e Pelloux. · Ma noi dobbiamo anche considerare gli aspetti positivi che storicamente ha avuto la Triplice Alleanza, \a quale ha dato all'Italia quella tale certezza, per cui essa ha potuto rivolgere la sua attività allo svolgimento delle sue. possibi– lità economiche e civili, delle sue attività anche di incre– mento intellettuale. E se voi, che non siete più ·giovani (se . anche siete meno vecchi di me), ricordate il primo decennio di questo secolo, vi persuaderete che· quella sicurezza che all'Italia veniva dalla condizione in cui era ·stata posta dalla Triplice Alleanza ha permesso quel meraviglioso incremento per cui allora veramente le agitazioni operaie, che noi ab– biamo favorite e guidàte, sono state strumenti per l'eleva– zione di tutta la vita economica e civile del nostro Paese. (Applausi al centro e a sinistra). Viceversa, quando nel 1848 l'Italia, e precisamente Carlo Alberto, seguendo alla maniera sua l'incitamento di Mazzini çhe l'Italia doveva' fare da sè, si è voluto chiudere entro il ristretto orizzonte· del suo Stato, rifiutando persino l'appoggio della Toscana, dello Stato pontificio e del napoletano, per perseguire in forma egoistica la sua finalità, noi siamo arrivati alla rotta di C4- stoza del 24 luglio, e siamo arrivati poi, successivamente, dopo la ripresa della guerra, alla rotta anche peggiore di Novara. E invece, quando l'Italia pensò di usoire dall'is0la– mento, secondo gli incitamenti che venivanÒ del resto, oltre che dalla parte più evoluta del Partito m~narchico, anche .dal Partito repubblicano, e si alleò nel 1859 con la Francia e nel 1866 con la Prussia, potè conseguire quei suoi intenti che neppure lo slancio rivoluzi'onario del popolo aveva reso possibile çonseguire nel 1848. Lo nostra neutralità. Noi tutti, ripeto, siamo per la neutralità, al modo stesso in cui, caro Nenni, sia'.mo stati nel 1914-15, quando tu per questa nostra neutralità ci accusavi di tradimento. NENNI. - Verissimo! MONDOLFO. - Ma noi non· vogliamo, naturalmen,te (questo lo cbmprendete, e sa,rebbe inutile che io lo dicessi), una neutralità che pdssa sembrare di dire alla Russia, nel momento in cui si sia risolta di arrivare fino al centro del Mediterraneo: « Non troverai q11i nessun ostacolo al rag– giungimento di questi fini». D'altra parte non vogliamo neppure essere travolti in un conflitto in cui scendessero le potenze occidentali, sia pure eon intenti difensivi. Noi possiamo qui ripetere senza nessuna variazione le , parole del nostro grande·compagno Claudio Treves che l'o-. norevole Nenni ha rilette qui ieri, le quali, però, furono pronunziate in una situ;;:zione ben diversa: di fronte ad un articolo del Trattato di pace il quale stabiliva che le forze germaniche dovessero ritirarsi subito da tutti i Paesi oc– cupati (ba:lcai:ici e danubiani), ma ohe dalla Russia non avrebbero dovuto ritirarsi fino a tanto che non avessero avuto il consenso delle Potenze-alleate, perchè dovevano ri– manere lì a fare la guardia finchè le potenze occidentali avessero preparato gli, esericiti che poi combatterono sotto il comando di Kolciak, Denikin ed altri generali contro la Russia. PAJETTA GIANCARLO. - Con grande successo. MONDOLFO. - Con grande sconfitta, della quale noi ci siamo allora compiaciuti, percfiè la situazione era molto diversa da quella che è oggi: una Russia vinta, ma animata di ideali, che non aveva alcuna intenzione i_mperialistica perchè, dobbiamo dirlo anche se voi pur lo ~apete, la ideolo- BibliotecaGinoBianco gia di Lenin era molto diversa da quella che anima oggi la politica di .Stalin. UNA VOCE' A SINISTRA. - Lo dice Mondolfo ! (Com– menn). MONDOLFO. - Noi crediamo di poter ravvisare, anche se a voi pare una ingenuità, un carattere puramente difen– sivo e perciò' uno scopo sostanzialmente pacifico del Patto di Bruxelles e forse anche del preannunciato Patto Atlan– .tico ohe pur io amerei non fosse stipulato. Ma r~tenia,mo tuttavia che, qualunque sia lo scopo di questo trattato di Bruxelles, esso non ci riguardi è non ci giovi. Il fatto di Bruxelles direi che è una tardiva risposta al Patto di Bialy– stock. La creazione eventuale di forze militari, sulla sponda del Reno, dei cinque Paesi riuniti nel Patto di Bruxelles è destinata a fare da contrappeso alle forze russe e polacche èhe ·stanziano· sulla linea dell'Oder. 1 TOGLIATTI. ~ Con il Patto Anticomintern ! MONDOLFO. - Ma appunto perchè questo è il ca– rattere, lo scopo del Patto di Bruxelles, esso non ci ri- guarda, esattamente come non rigùarda la Svezia. ·. E se lo accettassimo (dato che - ciò che non credo - ricevessimo !.'invito) o so1lecitassimo di entrarvi e lo faces– simo per accreseere la nostra sicurezza, noi, invece, accre– sceremmo il nostro pericolo ed i motivi di sospetto contro di noi, aggraveremmo la già grave •situazione in'ternà, su– sciteremmo, forse, i pericoli di una vera guerra civile e attireremmo - nel giorno malaugurato in cui la guerra scoppiasse - una aggressione contro cui non avremmo tem– pestiva difesa che ris_parmi nuovi gravi disastri al nostro Paese. Non sono i patti militari che possono costifuire una garan– zia di sicurezza e <;li pace: è una sana effettiva politica di– retta appunto a mantenere la ·pace e a creare una più stretta e più intima fratellanza fra i popoli. · Evide!)_temente il giorno in cui, contro Ja volontà nostra, l'Italia dovesse essere coinvolta mella guerra, noi non ri– eoi;reremtno •- lo dichia,riamo fin da ora - all'insurrezione . E non dica 1'0norevole Nemai che con (;Juesto ci allonta- . neremmo dalle tradizioni dell'Internazionale, perchè bisogna tener conto riel-la situazione d'oggi e di quella nella quale la Sècond;,t Internazionale ha costantemente affermato e pra– ticato questa sua politica. Allora si era in un periodo ir cui in tutti i Paesi d'Europa erano al potere esqlusivamente esponenti· dell;,t classe capi– tal'istica, e verament<;! la insurrezione rientrava nella nostra concezione della lotta di classe. Soprattutto allora non c'era alcuno Stato al cui servigio potesse esser posta questa mi– .naccia di insurrezione. Allora poteva veramente essere que- sta una p0litica che superava le esigenze nazionalistiche dei singoli Stati per rivolgersi ad um e0ncetto internazionali– stico, universallstico del proletariato. E non solo; ma oggi, se io comprendo che i comunisti possano affermare questa loro intenzione, non ,capisco che l'affermino anche i socia– listi come 1 7 onorevole Nenni, il quale anche recentemente, a nome d el suo Partito e col suo Partito, ha cercato di ottene.re che esso sia mante~uto (o ripreso, non sò bene) .nel ·c omisco, del quaie fa parte il partito laburista d'Inghil– terra, in cui, per opera sua, il soéialismo, per vie pacifiche e democratiche, si afferma in maniera reale ed efficiente, non illusoria e ingannatrice, come nella Russia sovietica. (Interruzioni a sinistra). Dicevo che la neutralita non è necessariamente isolamento, che sia concepito nel significato che noi ci estraniamo da quello che avviene fuori dei nostri confini. Siamo socialisti e perciò internazionalisti': non possiamo chiuderci nell'am– bito esclusivo del nos'tro territorio come se la nostra azione non dovesse conferire ad assicurare la pace -e · 1a sicurezza anche agli altri popoli. Ma del resto, anche per salvare noi, noi dobbiamo salvare l'Europa. E' troppo corriooa la valle del Po, troppo allettante la lunga linea delle nostre coste perchè, anche quando l'Italia voglia chìudersi ne1"suo iso– lamento, possa tranquillamente, come vaticinava .ieri l'ono- ' revole Nenni, ritenersi sicura da ogni pericolo di aggressione! Perciò noi vogliamo dare un contributo attivo per assi– curare la pace dell'Europà. E il mezzo migliore noi trovia– mo nella federazione che è strano sia invisa all'onorevole Nenni. I,o C\J-piséoche essa iI)contri la derisione, lo scetti-
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