Critica Sociale - anno XL - n. 24 - 16 dicembre 1948

552 CRITICA SOCIALE Oggi ci troviamo in una situazione ancora più difficile ed aspra di quella che seguì la prima guerra mondiale. Anche allora, sin dal convegno di Versaglia, si manife– starono tra le potenze vincitrici delle disc•repanze, che tutta– via non ebbero manifestazioni clamorose, come quelle che sono seguite a questa ·seconda guerra mondiale; anche per– chè allora, sconfessando le ideologie del presidente Wilson, l'Ameri<;a si rifiutò di collaborare ulteriormente con l'Eu– rop.i, mentre oggi essa ha ,ritenuto, a grande maggioranza, di dovere essere presente dove si discutono tutti i problemi che possono riguardare una pa-rte qualsiasi del mondo. Da tale deliberazione dell'America è derivata questa situazione che costituisce l'argomento fondamentale, la visione fonda– mentale del nostro dibattito: da una parte la Russia, dall'al– tra l'America; due colossi che stanno di fronte l'uno al– l'altro, sospettosi l'uno dell'altro. La Russia, la quale dopo l'instaurazione del regime bolscevico (parlo con molta fran– chezza e spero che mi sarà consentito) non ha ricevuto li– bertà e non ha ricevuto giustizia; non ha avuto quella re– denzione delle classi lavoratrici che s1 dichiara essere aspi– razione suprema di tutti i ~ovimenti che derivano dal mar– xismo. UNA VOCE ALL'ESTREMA SINJSTRA. - Non è vero! , MONDOLFO. - Ha avuto però la costruzione di una efficiente e poderosa capacità produttiva;. ha creato· una or-ga:nl~zaz-ione statale la quale stimola, con mano molto ferma e potente, questa. capacità produttiva; che ha presso a poco elevato ad obbligo lo stak:movismo, che certo non consentirebbe la « non collaborazione». (Commenti ironici all'estremà sitnistra). Dal canto suo l'America, che dopo la prima guerra JTIOn– diale aveva rinunciato a svolgere una politica ché avesse come oggetto la situazione di tutto il mondo, stavolta ha cambiato strada. Eta entrata in guerra per timore che la· Germania, qualor-a fosse stata vittqriosa,, avrebbe .potuto ri– durre, non dico in suo diFetto dominio, ma in suo a'rbitrio tutto il mercato europeo e -riprend~re quell'opera di pene– trazione nel mercato sud-americano che essa aveva iniziato alla vigilia de1la prima guerra mondiale. Ma, nel corso della , guerra, l'America ha sentito che altre forze erano sorte' e si erano affermate durante la guerra stessa, che potevano rappresentare di fronte ad essa una possibilità di"compefr– zioni di cui essa aveva rag,ione di temere. Oggi, pertanto, abbiamo di fronte questi due colossi che possiamo consi– derare entrambi 'animati -. ma in modo profondamente e radicalmente diverso - da uno spirito che in largo sen~o possiamo chiama,re .imperialista. l,.'America è una Nazione supercapitalistica, dotata di una forza enorme cli espai:i– sione, che evidentemente ha bisogno di allargare sempre più il mercato di vendita dei suoi ~rodotti (i quali escono in misura sempre crescente 'dalle sue officine), ~d ha bi– sogno anche di accapar,rarsi 'quei mercati di rifornimento delle poche materie prime che non ha in grande abbondanza nel suo territorio. Ma essa ha tale potenza di organizzazione produttiva e di organizzazione commerciale che può per le vie pacifiche perseguire le necessità del suo imperialismo, . condizionato da questa situazione a cui ho accennato. Essa non ha alcup interesse a: ricorrere ai· mezzi bellici ; anzi trova nel mantenimento della pace la possibi'lità ·semp,re ~aggiore di compiere questa sua opera di espansione. D'altra parte, per quanto capitalistica, essa ha nel campo politico isti– tuzioni così. sa,ldamente democratiche, per cui la volontà pa– cifica del popolo può essere fatta valere e potrà trattenere ·efficacemente qualsiasi governo - anche se più di destra - il quale volesse ·arbitrariamente, senza lo stimolo di nessuna seria necessità, trascinare quel popolo nella guei:ra. La Russia, invece, non ha la stessa· poderosa organizzazio– ne per compiere .in maniera pacifica la sua espansi'one, ed ha, per giu!Jta, un regime autoritario - intorno al quale non abbiamo bisogno di intrattenerci - un regime che per ciò non subisce la remora del,la volontà pacifica del popolo, · un regime che ha una st,ruttlra guerriera semp,re pronta a scattare, Più che questa diagnosi, contano del resto i fatti, i quali ci dicono che ai popoli baltici non si chiese, per mezzo del referendum, se volevano essere annessi all'U.R.S.S. BibliotecaGino Bianco PAJETTA GIANCARLO. - Ma non è vero! Hanno fatto le elezioni, (Com-menti al centro). SARAGA T. - Anche in Spagna hanno fatto le elezio.1;1i ! MONDOLFO. - In Cecoslovacchia, come ha ricorda.to oggi stesso l'onorevole Taviani, si è imposta la r evoca al– l'adesione al piano Marshall, che in un primo momento era stata data. E quando Tito manifestò il suo desiderio di non mantenere più la po)i,tica della Jugoslavia in una supina su– bordinazione alla volontà del Kominform, cioè della Russia, ebbe dal Kominform quella scomunica che noi tutti cono– sciamo (Commenti all'estrema sinistra). Pericoli di guerra e isolamento. E, del resto, non solo il fatto, accennato pure dall'onore– vqle Taviani, delle forze militari che la Russia mantiene sotto le armi, ma il fatto che la stessa festa del 1° maggio, che dovrebbe· essere del lavoro, e perciò anche della pace, si solennizza per mezzo di grandi parate militari, attestano che la Russia ha bisogno di mantenere vivo nel popolo lo spi,rito guerriero (Commen,ti ,all'estrema sinistra). Del resto, bastava risalire anche a un fatto anteriore, la stipulazio– ne del Patto di Yalta, che Roosevelt dovette fare accettare daLl'lnghilterra per ·poter soddisfare, almeno in parte, i desideri della Rµssia e trovare quindi una possibilità di ac– < ;or.do ; quel Patto per il quale l'Europa veniva divisa...in.,due sfere di influenza, una assegnata alla Russia e l'altra alle Nazioni occidentali. Evidentemente, se non •Si hanno inten– zioni imperialistiche, non si costituiscono queste sfere di in– fluenza che rappresentano la vioJazione più palese di quegli accordi mondiali in nome dei quali gli alleati dichiaravano di combattere contro la Germania, TOGLIATTI. - Ma a Yalta non si è detto niente· di questo! MONDOLFO. Per questi motivi, noi riteniamo che se pericoli di guèrra possono da un momento all'alt.-o sor– gere da ogni parte, oggi il · pericolo ma,ggiore di guerra viene dalla Russia. (Rwmori - lnte-rrnzioni ali'est-rema sini– stra, - Applausi al ceiitro). E noi crediamo quindi pericoloso fomite alla gue_rra ogni atto di s@lidarietà che faccia crescere •nella Russia la :liede nella efficienza delle quinte colonne che operano per essa nei vari paesi. (CDmllne-nti - Inter-ruzioni all'estrema sinistra). Ora, di fronte a questa situazione, quale può e deve esseve la cond0tta dell'Italia? (Interruzioni - Rwmori ·all'estrema svnisrra). Certo, voialtri che n0n avete possibilità di libena discussione ,(Applausi a,[ centra), non potete immaginare con quanta libertà noi possiamo argomentare e conclucl.er -e. Da queste premesse noi arriviamo infatti ad una conclu– sione per cui v0i non potete accusarci di occideritalismo, o antirussismo..... ( Comrnent,i, - Interruzioni} Gli ·.atteggiamenti deU'Italia possono ess,ere: o un· atteg– giamento russofilo, o un atteggiamento occidenta,lista, o un atteggiame11to che chiameremo di neutralità. Dichiaro subito che noi siamo per questa terza via. L'onorevole N.•nni ha identificato la neutralità con l'isola– mento; ma, come io gli osservavo poco fa, si è lasciato co– gliere da tutti noi a battere le mani quando è stato letto qui, mi pare dall'onorevole Taviani, un passo, non ho com– preso bene se di un socialista fusionista o di -un comunista, che dichiarava che in caso di guerra voi sareste delibera- .tamenti: con la Russia. Ora questo, evidentemente, non è isolamento, perchè l'isolamento suppone la volontà ferma di non congiungere le sorti dell'Italia a quelle di nessun altro paese, comurique si svolga 1~ lotta fr.a questi altri paesi. Nenni ha. poi cercato di dimostrare che sempre l'Italia ha avuto danno quando è voluta uscire dall'isolamento, legando le proprie sorti a quelle di altri paesi. Evidentemente ha scelto, ed era· naturale che facesse così,' quei pochi casi che potevano tornare confacenti alla sua tesi, ma non direi nep- pure che ci sìa riuscito. • Per esempio, il vincolo con cui l'Italia nel '39 si è legata con la Germania, è un effetto che l'Italia è stata a!J'ultimo momento costretta a subire, per il fatto che, intraprendendo la spedizione in Etiopia; Mu~solini ha voluto isolarsi da tutta l'Eurooa con la pretesa di far valeré contro tutta l'Europa la ·sua ·volobtà. Quella ne~essità di vinc0lo con la

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