Critica Sociale - anno XL - n. 22 - 15 novembre 1948
506 CRITICA SOCIALE bene organizzata produzione, senza cioè che la to– talità del paese partecipasse, in forme sia pure di– verse, all:J battaglia strategica e perfino, qualche volta, alla battaglia tattica. Si era insomma rivelata quella saldatura fra sistema di produzione e siste– ma di difesa che oggi appare sempre più evidente. Tutt.a la logistica era in. funzione nazionale e solo il conserv.1torismo ostinato di cui sopra ho fatto cenno vorrebbe im~erlìr,! che anche l'organica se– guisse, r.ome le altre tre branche dell'arte militare, la stessa sorte. (Parlo in termini tecnici anche se questi verranno definiti, et pour cause, e1,rati più ancor::i che speciosi). Ciò premesso, è ,necessaria anche una consi·dera– zion.e politica. La classe lavoratrice considerata nel campo nazionale o in quello internazionale è paci– fista per natura, o, per essere più esatti marxistica– mente, per ne<'essità· .eco1iomica. La conquista. di 'bacini minerari, la gue rra del– l'oro bianco e di altre materie prime n.on interes– sano la classe Invoratrice, perchè la organizzazione internazionale del lavoro non ha bisogno delle pro– prietà private di singoli Stati, contrapposte le une alle altre, anzi vuole eliminarle. Queste affermazio– ni bis'ogna ripeterle· chiaramente, senza equivoci, perchè chi non sentisse, non parlasse e non agisse in questa guisa non sarebbe socialista. Naturalmente, fino a quando la società interna– zionale socialista non sia regolarmente costituita,. ogni singolo proletariato di ogni singola nazione, così come fa la sua politica internazionale, deve fa. re la sua politica militare, ma questa dev'essere volta ad organizzare 'esclusivamente\ la difesa, che è sacra perchè costituisce non solo un •dovere ma, ancor più, un diritto di ogni singolo cittadino e ,perciò di tutti i lavo-ratod. Eccd per quale ragone si poteva con.ciliare la frase di Claudio Treves. nel 1917 « Non più un inverno in trin'cea » (perfetta– mente ugualt; nel significato all'energico richiam0 di Bene·detto XV: « sulla inutile strage ») con la di– chiarazione· di Filippo Turati: « Anche per noi so– cialisti la Patria è sul Grappa ». Perciò quandò si parla di organizzare difensivamente il paese col ti– po di ,nazione armata non si insegue il miraggio svizzero; si vuole invece attuare uno def punti fon– damentali, ess,enziali, inderogabili del programma socialista. · Ciò premesso, si tratta di vedere se .tal e or ga– nizzazione sia oggi possibile ,e conveniente n.el no– stro paese, perchè naturalmente la po!Hica no n è astrazione teorica ma realizzazione pratica, e in I– talia la classe lavoratrice non ha assunto il potere politici).' · Il quesito è strettamente connesso con quello re– lativo alla possibilità di proclamare' e praticare un.a politica di neutralità, e alla nostra adesione (limi– tata al campo economico) alla Ticostruzione dell'Eu– ropa occidentale. Per· conto mio io penso che una po1itica di neutralità 1 pur .essendo indiscutibilmente difficilissima, non sia votata a pl'iol'i ad insuccesso. Su questo punto è bene intendersi. Neutralità non significa isolamento, a. meno che da una qualche parte ci venga intimato: « O vi schierate con noi oppure vi abbandoniamo alla vostra sorte e· morite di fame »; ciò che io non credo avvenga o debba avvenire, perchè allora perderemmo tutti il nostro · tempo a discutere, in quanto il nostro paese sareb– be già caduto in totale servaggio, .e i. servi, si sa, hanno solamente il diritto di... servire. Neppure neutralità significa inattività, pe&hè una politica indip'endente, e pertanto non asservita, esige una attività intensa e vigile più cti qualsiasi altra. Quanto alle valutazioni che Altafr fa sulla im– pottanza geo-strategica del nostro Paese, mi per-. metto di dubitare della loro esattezza attuale,' per– chè la trasformazione dei conflitti da na•zionali in continentali, il perfezionamento ·continuo e vera- BibliotecaGino Bianco mente impensabile dei mezzi b ellici, la preponde– rante importanza dell'aviazione han.no, a mio avvi– so, diminuita e comunque modificata la importa1,1- za geostrategica della disgraziata nostra penisola. Potrebbe perciò verificarsi, oggi, una convergen– za di interessi degli opposti belligeranti .a neutra– lizzarla, senza la quale convergenza di interessi concordo nel pensare che nessuna garanzia avreb– be pratico valore. Qualche elemento esiste nel re– cente p assato, e anche nel pl'esente a conforto di ques.to pùnto di vista. Tutti sanno che Hitler non av eva nessun desiderio che noi intervenissimo al suo fianco e lo Stato ~aggiore germanico Io aveva saggiamente consigliato '<Il riguardo. Tra il 25 lu– glio e 1'8 settembre 1943 vj sono state fasi di trat– tative che miravano l\ neutralizzarci. Verso la fine del 1944 vi fu ancora un tènt11tivo del genere. E' in– fatti v.ero quello che rileva Altair, e cioè che ab– biamo cinquemila chilometri di frontièra maritti– ma con. isole, frontiere terrestri indifese e pianu– re invitanti, ma è altrettanto v,ero che le coste e le isole esigono una· protezione marittima ed aerea imponente collegata a nualei terrestri di sostegno, e che i tre quarti delle nostre frontiere terrestri so– no costituite dal• più formidabile massiccio alpino d'Europa, sorvolabile dagli• aeroplani ma che non costituisce un terreno ideale· per le divisioni coraz– zate. Vi sono perciò elemen ti di- natura geomilitare che possono farci spera.re -nell'esito favorevole di tma nostra politica d i 0 ,n eutralità. Quanto all'altro rilievo' di Altair su)Ia ·non omogeneità politica del nostro paese, questa nostra dolorosa instabilità po– trebbe diventare un vantaggio per noi facendoci ritenere alleati non del tutto desiderabili nè dal– l'uno nè dall'altro degli o]!)posti cmite~denti. Se, pertanto, ci mettessimo- sul serio a perseguire una politica di neutralità, doyremmo necessaria– mente, per la interdipendenza basilare che esiste_ tra politica estera e politica mildtare, organizzare la nostra •difesa terrestre sulla base della. nazione ar– m~ta, mentre per la difesa aerea e marittima il pro– blema è sostanzialmente diverso e condizionato al– la quantità e qualità, dei mezzi disponibili. Quanto alla idea federativa europea, nessuno può essere più favorevole di me ad essa e perciò ad una fraterna unione dei popoli del nosfro contin.en– t\:, ma la nostra adesione alle intese di natura e co- ,n·omica oggi in formazione, e la necessaria.subordi– .nazione anche della nostra politica a nuove n.eces- · sità di una allargata associazione dli px;oduzione e di scambio, non può nè deve portarci ad impegni militari, ·senza di che, anche · c,ontro l& nostra vo– lontà, ci schie,reremmo automaticamente con una parte contro l'altra. Orbene, mentre la organizza– zione tipo nazione armata ,evita questo pericolo in modo assoluto tanto che sarebbe auspicabile fos– se adottata dalla Federazione Europea (che in tale modo· assolverebbe più sicuramente la sua funzione distensiva che è in questo momento la più urgente ed importante) gli altri tipi di organizzazione mi– lita•re potrebbero permettere che il nostro paese fos·se trav olto in una nuova avventura bellica. Si dev·e infi.ne notare che, se in effetto l'interesse generale co incidesse cori fa nostra volontà di ri– lilimere _estranei ad un deprecabile· Je almeno per ora improl>abile) conflitto, sarebfue evidente che non avremmo difficoltà a fornh,ci di quei mezzi bel– lici che ci sarebbero indispensabili, così come han– no finora praticato le Nazioni sostanzialmente neu– trali· e cioè, non solo la Svizzera, i cui bisogni so– no effettivamente minori e diversi dai nostri, ma anche la Svezia e la Nnrv.ègia, la cui situazione geo 0 grafic;ì e politica è molto simile alla nostra. Se poi, malgrado tutto, un brutto giorno la mistra neutralità fosse violata e I~ nostra difi;;sa, anche e– roica, sicuramente travolta, iò non credo che l'in– vasore si tÌ'overebbe' bene· neppure dal punto di
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