Critica Sociale - anno XL - n. 22 - 15 novembre 1948

520 CRITICA SOCIALE ------------------,---------------------.,-------- ~ _..:..,, ___._ incontra una crescente adesione fra le masse e la nostra f,wza politica ed elettorale (è) in costante sviluppo». Da (fuarant'anni in 4ua le varie socialdemocrazie hanno raccolto milioni e milioni di suffragi, il costante «sviluppo» è stato di rendere la «massa» sempre ·più «massa», cioè « lllateriale umano » senza nome, uè volto, rlè « morale», utlilizzabile per le guerre, per l'ebetismo collettivo delle « sa– gre» ed acclamaz'ioni, delle insaziabili esigenze dello stato ormai totalitario anche sotto insegna «democratica». Evi– dentemente è più facile continuare su questa via che sgan– ciarsi da sbagliate ambizioni, per dedicare tutte lè forze alle faticose, poco appariscenti, imprese di educazione, cli asso– ciazione, di rifiuto intransigente d'ogni nazionalismo (o « pa– triottismo» chè dir si voglia), dii quotidiana resistenza a tutti gli «apparecchi» coerci~ivi ed a tutte le pressioni « mas– sicce». Senza dubbio il rischio è grande eh(\ quest'opera di re– denzione, iniziata su una esigua base, di buona volontà e di pochi mezzi materiali, venga stroncata da catastrofi o arre– stata dalla soverchiante mole delle forze avverse. 1 \fa tutti gli altri cammini c0nducono a vicoli ciechi. Non si vince lo stalini~mo ma ci si assimila ad esso, vo– lendolo emulare nel maneggio di masse: eosì come non esi– ste t,; modo «umano» di fare la -gberra non può esistere una•,'organizzazione di massa che non annienti l'uomo. Una Pax Americama che pretendesse imporsi con i me· tocli della « politica cli masse» (e l'uso dei mezzi meccanici che essa comporta), sicuramente procurerà conflitti violenti di cui l'Europa sarebbe la principale vittima. · Un'Unione Europea costituita come combilnazione di << po– tenze" senza completa liquidazione di tutte le gelosie, « amor 1,roprii », _prestigi nazionali, in un risoluto ·cosmopolitismo, o sarà uri aborto o, se l'organizzazione militare vi prevales– se, un pericolo di più per la pace del mondo, dunque l)er « il pane e la libertà » dei popoli. Indichiamo ancora che nel libro di Carlo Levi f«Cristo• s'è (ermato a Eboli » si trovano suggestive anticipazioni su quel che potrebbe o dovrebbe essere l'assetto di ai'.itonome co, munità rurali, se si intendesse sul serio « redimere» <dallo squallore e dall'intorpidimento in c4i attualmente vegetano le popolazioni della Basilicata, Sono proposte molto diverse da quelle «pianificazioni» burocratiche a, cui approderà far-– se (cioè, se ci si decide, infine, a farla) la riforma ag~aria sotto la J)resente dominazione di « grandi partiti democra– tici». Del resto tutti i nostri ragionamenti non hanno affatto per recondito fine uria specie di subordinazione ·degli esisten– ti partiti social-democratici per privarli dei 'seggi patlamen– tari o dei portafogli mjnisteriali che permettono loro di fare tante belle ·cose a beneficio della patria, della democrazia, delle classi lavoratrici, delle classi medie, del p~ogresso uma– no e della propria loro morale salute. Vi sono uomini ohe 1ion sànno parlare ché in gra.ndiosi comizi di «masse», uo– mini nati per sedere (12) in alti consessi ed elaboràre piani I stupendi di «produttive» mobilitazioni generali; uomini cb– me l'onorevole compagno Felix Gouin, la cui. vocazione è di vivere pericolosamente nella giungla del mercato nero (Vini cl'Algeria e prodotti affini). . Bisogna lasciarli ai loro posti; è possibile che vi adem– piano una utile funzione; è certo che altroye non creereb– bero che ingombro. Può darsi benissimo che senza la pre– senza di ministri socialisti, il governo democristiano co– stringerebbe tutti i quarantacinque milioni di italiani a ,an– elare a me~sa ogni mattin11 e a presentart regolarmente ali!). rispettive questure il ,biglietto di confessione; che se i mi– nistri S.F.I.O. si ritirassero dal Governo (come lo vorr.eb– bero certe, anime inquiete dello stesso partito) si cadrebbè presto ill' un dittatorio regime di destra con profitto uni– camente del partito comunista, attorno al quale si schierereb– bero tutti quelli c):,e avessero àbbastanza fegato per resistere anche « fuori della_ legalità». , Il nome del socialismo è stato trascinato in tante, poco edificanti!pèripezie («nazionalsocialismo»; « Mosca patria del (12) Dice un epigramma di Puskin: « Il Principe Dundun siede all'accademia; ma perchè mai vi si,ede? Perchè ha un sedere». BibliotecaGino Bianco socialismo » ; « socialismo » della « falange » spagnola e di _ certi ministri di Pétain, 5enza dimenticare Scheidemann e N oske, De Man... e tanti altri) che si può dire « mitrida– tizzato » contro ogni discredito. Senza disturbare dunque i socialisti che fanno la politica «nazionale» di «masse» aggiungerei anzi: senza negare loro in certe occasioni sim– patie ed appoggi - potrebbero costituirsi gruppi di volon– terosi per condur!, su un tutt'altro piano: « la vecchia lotta per la giustizia socia\e »; per dare cioè un principio di at– tuazione a quel che abbiamo 5ercat_o di definire come « po– ,I.itica del popolo». * * * Avevamo quasi dimenticato AFturo Koestler e la sua con– ferenza ai « Babbitt di sinistra». Ma può ancora aiutarci a precisare qualche carattere della « politica del popolo». Ci riferiamo al sarcasmo dell'esimio scrittore diretto contro quelli che « cercano una causa perfetta». Rammentiamo che questo argomento ha servito e deve servire ancora per ot– tenere il 'consenso e la più efficace, incondizionata coopera– zione di volontà supposte libere: r) alla « causa imperfetta» di Churchill' e Roosevelt quando dirigevano la guerra contro la Germania ed il Giap– pone; 2). alla causa ancora meno limpida di Truman, Mar– shall ecc. nella loro lotta contro Stalin ed il comunismo. Si vede subito l'affaste!Jamento di errate premesse. In .primo luogo si suppone adeguato up giudizio morale (« v;– rità » - <<menzogna» « minor male» - « male assoluto», « colpevole ccin o senza attenuanti » ecc.) su eventi come l'urto di potenze, -la guerra, e la sua ecatombe_, l'insania di . collettive esaltazioni e di çollettivi terrori, che in chiunquè li percepisca realmente suscitano nient'altro che un totale sgomento, un ·orrore eq una pietà inesalabili. Perciò anche tutta la q1suisti~a in merito ai ·«criminali di guerra» e la filacciosa proéedura di Norimberga hanno prodotto la pe- nosa impressione d'un quasi ind~cente sproposito. ' A bbraeciare una causa (poco· i'mporta se oon o senza ini– ziali riserv.e sulla sua «perfezione», giacchè un uomo de– gno cdiessere qualificato tale, .una volta «impegnato», vie– .ter'à a sè stesso ogni pietosa scappatoia) significa volerne il · trionfo « ad· ogni costo'». Se questo costo è il sacrificio della propria vita, «utilmente» consumato in <i!Uantocon– tribuirà in ultimo alla disfatta ed alla morte d'un bene in– dividuato odioso avversario, tutto rimarrà « alla misura 1 umana». Ma se si immaginano due potentissime locomotive, ciascu– na trainante un gigantesco convoglio, zeppo di viaggiatori, co/pevoli ed if!nocenti, e queste macchine lanciate a verti– ginosa celerità l'una contro l'altra per un inevitabile reci– p~oco sconquasso ; che senso avr.ebbe di « parteggjare » per 1 1 1.1110 e l'altro ctleifuochisti impazziti? E se ci -si trovasse sull'uno dei .due convogli destinati allo sfracellamento, l'unica cosa da fare sa~ebbe di raccoman– darsi alla grazia di Dio. Ora, la lotta fra Hitler e gli al– feati, e quella che si prevede fra l'America e la Russia, hanno piuttosto questo aspetto che quello d'una bella partita di scherma fra due moschettieri. , Si ammette generalmente che ciascuno dei trecento Spar– tani alle Termopili abbia deliberatamente scelto di morire « in ossequio alle leggi». Nell'immenso esercito di Serse, il più scalcinato fante aveva diritto di dire: « servo con leal– tà e devozione fino alla' morte il mio grande' Re», ma si sarebbe reso, àlquant0 ridicolo dicendo: « Ho scelto (benchè imperfetta) la· causa <;!ella moilarchia achemenide contro quella dei Greci». Ora l'esercito di Serse, anche se si ac– cettano · le favol0~ cifre di Erodoto, non ra,ppresentereb– be che una modesta frazione delle f©rze che oggi si mo– bilitano, peF deeidere quale dei granctli imporrà la «sua» pace ,ill monçlo. ' Appunto, la seconda premessa che sa di sofisma nel ra– gio~amento di Koestler è di lasciar eredere ai « Babòitt rii sinistra » che sono liberi di aderire o di non aderire ad una « causa » la cui imp9stazione è già pregiudicata da « arcani di Governo » e la cui soluzione può benissimo esigere l'uso della bomba atomica. ' Teoricamente, ogrii uomo del popolo, bianco o negro, chia– ·mato a trasformarsi in G.I. per uccidere e morfoe in nome

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