Critica Sociale - anno XL - n. 22 - 15 novembre 1948
$18 CRITICA SOCIALE pressione e di distruzione; sono provvisti di una tale pleto– ra d'anonime, irresponsabili gerarchie di .esecutori, hanno ac– quistato una potenza così importante, onnipresente, e « ra– zionalizzata » da fare sembrare poca cosa il minuzioso or– dinamento dèl despotismo napoleonico o il feroce zelo del Santo Ufficio cattolico in Spagna. La preminenza di questi « ap·parecchi » o « apparati » eco– nomici, politici, politico 0 militari ecc.. ecc. è un attributo ne– cessari~ del « regime delle IT!asse» (ro). * * * La politica coip'è insegnata nel Principe (e già descritta da Polibio) ha per movente principale la « volontà di po– tenza» di sovran_i, oligarchie e relative clientele. Guerre ed alleanze, complotti e ribellio11i, privilegi ed asservimenti, or– dinamenti e soprusi hanno origine in disegni e passioni cli cui persone in carne ed ossa portano l'intera responsabilità. Bene inteso, l'autore del «·Commento alla prjma Deca », .· e· tanto più gli storici antichi, conoscevano modi e motivi d'azione politica in cui. si affermavano non gli appetiti, la violenza, la perfidia della « belva umana», ma la devozione ad una comunità,· la scrupolosa osservanza di tradizioni e di norme di giustizia (nei rapporti' interni di un gruppo, ma anche spesso in quelli d'alleanza, di bu~n vicinato, di rego– lato commercio), insomma a quella probità, senza il cui pre– valere ancora Montesquieu giudicava inconcepibile uno « Sta– to popolare». In tutti i casi sempre si trattava dell'« animo umano» (ca– ;attere, i'ngegno, virtù e vizi) interamente impegnato in una « situazione» di solito ben definibile. Il tumulto di contrasti politici, di cui geùeralmente si am– mira la perspicacè analisi nel XVIII Brwmai0 di Marx, è tutto dominato da <<ideologie». Le «idee» informano (con un rìgore non sempre I inflessibile) la condotta di « uomini politici» i quali, a loro volta, «rappresentano» gruppi dif– ferenziati di una vasta unità sociale; i gruppi stessi sono composti di gente poco permea&ile alle << idee », ma tenace– mente attaccata a particolari e comuni- «interessi»; difen– dendo i propri interessi, eseFcitano sulla vita pubblica tma prèssione indiretta, eppure decisiva. · Su per giù è q·uesta ·una definizione accettabile di quella che potremo chiamare la « politica di avanguardie-» (ò « éli– tes ») della società, inaugurata c0n l'avvento al poter.e di certi Ministri del « despotismo illuminato» «'Tanucci, Aran– da, Pombal, Turgot, Necker, Von Stein, Speranski) e ;!– lustratasi nei fasti e nefasti dei governi parlamentari del secolo decimonono. Si può dire che fino al 1914 i partiti socialisti hanno, essi pure, praticato ima politica d'avanguardia, le forze -stesse. del movimento operaio non· e;sèndo allora· che una élite, mentre la maggioranza del proletariato rimaneva i~erte e tutt'al più eser'citava una pressione indiretta, con il suo nu– mero, sulle costituzioni ed i costumi dei grandi centri. Ab– biamo già avuto l'occasione di accennare come la socialde– mocrazia tedesca, per il rapido aumento dei suoi « effettivi » manovrabilj, da partito d'avanguardia si sia tràsformata in partito di «massa». .. E' abbastanza paradossale la complicazione che la p0litic'l. di «ildee» (e quindi successivamente d'un ceto ( inteliettuale'», .divenuto 'importante in quel che abbiamo chiamato « avan° ·guardta » o « élite»)" ha portato allo straniarsi' redproco - che data dalla Controriforma e dal Barocco in Occiden– te c..... fra «popolo» (le sue forme di comunità, le sue mi- (10) L'<< apparato » comunista, al quale gli altri gt·andi pa'rtiti guardano con i1,1vidia. (o cori ostentato orror~) è un termine tecnico che Lenin prese .a prestito dalla socia.Jde– ~ocrazia gerinanica, già fiera del suo « Parteiapparat ». Pri– ma ailcora esistevano le « macc.hine eletforali » dei grandi· partiti americani con il loro ·numeroso personale stipendiato e specializzato. Un teczo precedente di simili (.Ì: organizzazio– •ni » (-nonchè della Ce-Ka, della Gestapo, ecc. che ne dé11ivano) potrebbe essere rintracciato nell'organizzazione b·onapartista che dopo aver· portato Luigi Napoleone alla- Presidenza si fuse oon i servizi di ,polizia (rafforzati per iniziativa di Borny,. Persigny ecc,Y e fino_ alla fine ciel secondo Impero' go~ernò il _suffragio universa·le, im·ponendo i « candidati uf- fic_!ali » eéc ' · Biblioteca Gino Bianco tologie), minoranze governanti (ridotte di numero e chiuse nei regime d'assolutismo accentratorn) e quell'ambiente di socievolezza spoptanea in cui I sono state precipitosamente «coltivate» le forme d'arte, di pensiero, di comportamento che ,costituiscon0 la civiltà (II). Nel linguaggio e nelle concezioni concrete ,che si tradu– cono in immagini tampoco precise) la distanza si è certa– mi:nte allargata. Anche le più ovvie rievocazioni del popolo diventavano incomprensibili nel contestb ·« filosofko » o «scientifico» in cui credevamo necessario di «illustrarle» gli ideologhi. Si costituì tutto un ceto di intermediarii che annebbitarono le menti «umili» col pretesto di «spicciolare" ad uso loro, le « grandi idee» e le « irrefutabili verità» della scienza; pullulò il tipo del farmacista Homais o cli quel bravo operaio incontrato da Korolenko in una delle sue prigioni e che, volendo spiegare la- teoria di Darwin, ne faceva una fiaba più fantastica di qualunque cosmogonia polinesiana. La « filosofia del popolo,» che vagheggiava Proudhon non riuscì ad avere nè compimento ,dei suoi abbozzi, nè un pre- ' . ' (11) Per. non essere f.J.·ainteso lo scrivente si vede costretto non senza uno sguardo inquieto allo psichiatra già una volta citato (la « mania storicista » potrebbe essere ,catalogata fra le infermità pericolose} ad un « excursus » su fatti notissimi, 'ma rara1nente ordinati non solo nella 1ne1nor-ia di ·persone di media cu1t1tra, 1na neppure negli eruditi 111anùali di stòria. · 1I ;po.polo ,delle campagne - allorchè era ancora in pieno possesso di pro·pnie istituzioni" e d,'un coerente, abbastanza so– stanzioso c01nplesSo doi c~stmni, di miti, d'i « ,principi norma– tivi » (!por I.e farnie imn1aginate, le regole di condotta, I 1 iden– tiJ'icazione del ~ sacro_» e del « giusto ») venne escluso da una parteciI)azione attiva alla Ri.forma con Ja hl'utale repressione dei 1noti contadini, in Germania nel 1525 e Je non meno bru– tàli espropriazioni nei villaggi d'Inghilterra in quellà stessa epoca, cosi veementamentc denunciate nell'« Utopia » di Tho– ,mas Moore. Questo avvdili>mento de.i. ceti popolari ha facil-itato l'ope1 1 a dçlla Contro-:uifo:uma, che almeno ri1portava l'« oppio» eahnante di antic'he superstizioni. Un parallelo si può tro– vare nella disfatta (accompagnata anch'essa da crudeli sup– plizij delle popolari tendenze, (Jeil'Arcipuctc Avvakum nella lotta per la rif01·111a della Chiesa' o~·to<lossa russa fra il 1650 <>d il 1680; .. il quale « scisma » riducendo a Il 'impotenza gli elementi dalla fede ,più •sincera e 1nilitaute, rese facile I'as– soi·bimento delJa Chiesa nel totalitario sistema burocratico dj\ Pietro Prim'o, e ·dli col1po · anche l'aggravio del1la ser.vitù della gleba, essendo il « popolarissimo » religioso· solidale di autonomie villercccie. (J.l. (Paragone •potrebbe spi,ngersi più ·ayanti fi:a le sette d•issidenti russe che trovarono rifugio nel– le « il)lJ>ervie » _-foreste del Setfent1;'ione cd 1 i super~titi del1i;t ' R4~0~1na « •popolare >>, i « quaccheri ». di J ohn Fax, ai quali la Pennsylvania s'offri come asilo}. Le -comunità 1 di popolo (alle qual1 -si senFvano ancora di appartenere un Donatel'lo, un B'0ttice!li, ed anche un Pulci ed un Savonarola} sono state sè.hia~ciate, umiliate, disperse, in1mi-seFite dal -definitivo assestamento - sotto l'usbergq del Papato e di d'om.Ì'llazioni straniere - di mediocrissime plu– toCr8zie· Delle città italiane, dallo sgretolio dei « comuneroJ}) dl Catalogna ed Aragona, •dal progressivo soffocamento, - n1inuziosamente descritto negli studi di Boissonade sull'a:r;ti– girunarto fruncese del Cifnque e Seicento - delle corporaziqni di mestiere ,sotto esose oligarchie di « maestri ::t privilegiati dalla corona, e scm,pre pìÌ). dipendenti dal regio fisco e dal– la ;regia polizia. L'« aut01na,tiw.:azione » del popolo in quel miscuglio 1 (si. po.trebbe di1re- « dnorganico )> (che è la _1nassa 1nori.'erna ur– bana cominciò ~ prodursi con il 1·apido sovrapopolamento di sobbor~hi nelle met:topoli' (e certi forzosi rcclutaxp.enti di mané d '01Pera, pe~ esemipiO per la · 1nanif.a.Mura di Roubaix soHo Colbert, o di soldati per l'esercito prussiano} e si ac– ::?Jr,rò 1nan mano che ·1a « rivol'uzione industriale» si esten– deva. Ma allo stesso tempo la ·degradazione a 1 « massa s·ta: gnajJte » (a quello stato di bestialità .famelica, spaurita, sfi– nita che le scene di Callot e del « Sim,plicissimus » di Grim– 'melhausen, i testi classici di Madame de Sevigné e di La Bruyére sui contadini di. Francia, il « Viaggio da Pietro– bu,rgo a .. Mosca » di R-adi,scev ci fanno conosce.re} ,si propa– gava i1n Andalusia e i·n Basilicata, nelll'lrlanda schiantat,a da Cromwell, e nei paes'i rvvipati dalla· guerra dei Trent'an– n-i, nonchè in tutte le vast~ ,Plaghe, sott~poste alla furia cÌel Gran Turco, al malgoverno di 'inagna1Ji. ungheresi e polacchj, al trop,po oppressi,vo sistema di fiscalità' e servitù in cui s' cr.ge- va il irinnovato iqlip_ero russo.
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