Critica Sociale - anno XL - n. 22 - 15 novembre 1948
516 CRITICA SOCIALE di avviarsi agli studi superiori classici (2) : questi casi,- cer– tamente rari, si presenteranno, ·come si• sono presentati per il passato, quali risultati di tendenze che, manifestatesi in ritardo, soho appunto per questo più attendibili; ih questi casi la facol1à -potrebbe sottoporre il candidato ad un esame di arrunissione. Gli i.siituti tecnù-i, tutti delna durata di cinque anni, (in cui non dovrebbero mai mancare le esercitazioni pratiche nei laboratori, nelle officine, nei campi' ecc.) devono pre– parare i quadPi dei tea1Ìci del commercio, dell'agricoltura, dell'industria, dell'edilizia, pronti - una volta diplomati - ad entrare in servizio. Non dovrebbe essere preclusa ~ que– sti dipllomati la carriera universitaria per quella determinata facoltà per la quale la _ specialità del diploma ottenuto rap– presenta una congrua preparazione. Conosco, per la mia non breve esperienza, le ragioni contrarie all'accoglimento di questa proposta, che è conforme a un <desider-ioespresso replicatamente dagli interessati; ma la eventuale deficienza di quella cultura generale che giustamente si ritiene neces– saria al conseguimento d-i una laurea, può anche essere com– pensata dalla migliore preparazione tecnica specifica. Le scuole tec-wiv:he, della .durata di tre anni, devono pre: parare !'.esercito dei soldati e dei graduati del lavorò in una società ben organizzata. Le attuali scuole d'avviamento, commendale e indu~triale, possono, in ·mdlti casi, essere senz'altro utilmente trasformate in scuole tecniche. Paral– lelamente al corso ordinario - nel quale il lavoro appli– cato alle singole specialità deve ·avere gran parte - in cia– scuna di queste scudle deve essere istituito un corso teo– rico ridotto, per quei giovanetti che, dopo la scuola unica, per varie ragioni sono andati a lavorare in un'azienda tin– dustriale, commerciale, agricola). Per legge, questi cosid– detti apprendisti devono avere la possibilità e l'obbligo di frequentare questo corso teorico presso una scuola tecni– ca; e una scuola tecnica, sia pur soltanto ,ridotta /a questo corso teorico, dovrebbe essere istituita presso ogni ,Comune o gruppo di Comuni contigui, dove sorga un'azienda_ indu– striale; mentre la legge dov.rebbe pure regolare i4 lavoro di questi ragazzi nell'officina privata. ·Jn tutti i Comuni g-randi e medi e in tutti i raggruppamenti di piccoij Co– muni deve essere istituita una scuola tecnica agricola com– --pleta, col proprio podere. I mae,s,trielementari - Il mio parere, già espresso da tem- . po con molti altri colleghi, rimane assolutamente contrario aU'attuale sistema di preparazione degli insegnanti elemen– tari. E non basterebbe liberare la scuola della moltitudine d1 supplenti impreparati, rimettere in efficienza i iaboratori scientifici ridotti in condizioni deplorevoli (questi mali, gra– vi in tutte le scuole, sono gravissimi da tempo negli isti– tuti magistrali, nei quali l'ultima trovata è stata quella di Spezzare· fra due insegnanti l'insegnamento del latÌ,110im– partito a.. giovani che, frequentando scuole ·di magistero, sa– ranno in parte chiamati ad insegnarlo (3), dare locali adat– ti con annessa scuola elementar·e bene ordinata, per rendere idoneo il sistema. E non basterà' neppure migliorare le con– dizioni economiche dei maestri. Non valle citare l'esempio di vecchi maestri ,di più di mezzo secolo fa (io ricordo bene i valenti maestri del vec– chio Piemonte) : costoro provenivano da quelle poche scuole ben ordinate, che erano allora quasi scuole modello, in cui si insegnavano poche materie, l'italiano e l'aritmetica an– zitutto, e sicure nozioni di scienze fisiche e naturali: Si iscri– vevano a queste scuole giovani già in là negli anni, e l'am– biente -sociaije era tale da considerar.e i maestri, che usci– vàno <il.a queste scuole,' degni di considerazione e di rispetto. Il male più grave, che pregiudica fin da principio la pre– i,arazione dei maestri, è l'età in cui i giovani si avviano a questa carriera, ·senza aver potuto ben ponderare se sen– tono -di avere le attitudini e la passione per questa nobile (2) Questo è già stato concesso <lai nostro Governo ai gio– vani italiani, .che frequentano in Svizzera il liceo scienti.fico italiano di ,Montana. , (3) Questo inconveniente, derivato dalla applicazione del– la riforma Bottai, e che non rigu-ar<i'a soltanto ,J'insegnamen~ to del latino, ma anche dell_e altre materie, è un indice del peggiore funzionamento degli istituti magistrali nei confron– ti de'! licei (n. della redazioner. f BibliotecaGino Bianco professione. Un rimedio a questa grave situazione fu già da me esposto con altri colleghi (4): l'abilitazione all'inse– gnamento elementare si dovrebbe ottenere dai licenziati di un liceo (e sarebbe preferibile dal liceo scientifico), dopo alrneno un anno di una speciale scuola di magistero, e con ciò si eleverebbe molto anche la cultura della classe ma– gistrale. Ho udito dire, da molti maestri, con una sempli– cità che mi ha impressionato, che non era necessario che essi avessero una precisa conoscenza teoretica delle scienze fisiche e naturali. A questo proposito affermo, valendomi del! parere dei più grandi Maestri, che è indispensabile aver studiato le cose dal punto di vista più eleyato possibile, per poter sicuramente jnsegnare anche· solo le prime no- zioni <li una scienza. · Clii esami - .Si domanda da molti che negli esami di li– cenza della scuola elementare, della scuola postelement~re, dePle scuole medie superiori) si istituisca un esame di Stato con un collegio di ·esaminatori tutti estranei alla scuola da cui provengono gli .scolari. -Si afferma che questo sarà un rimedio infallibile per dare (e pensando alle scuole di mezzo secolo fa si potrebbe anche dire ridare) àlla scu·ola que1la serietà tanto necessaria alla desiderata elevazione morale e culturale deJ.la società. Accettare e attuare questa propo– sta (per cùi quasi tutti gli insegnanti sarebbero mobilitati) porten;bbe una spesa énorme in un momento in cui è ne– ces-sa-rio.aumentare fortemente il bilancio della scudla per far fronte a necessità impellenti, per edifici, laboratori, bi– blioteche, stipendi e per l'impianto ,cli molte scuole di tutti i tipi. çredono proprio i sostenitori di questa proposta che gli insegnanti, che non sar,ebber6 adatti - secondo essi ~ ad esaminare i propri alunni, sarebJ?ero idonei, con una conoscenza scarsa 'degli alunni, quale si può acquistare nel tempo bFeve di un esame, a dare il gi udizio così importante e decisivo, a cui sarebbero chiama.ti? Conoscono questi, so– stenitori .come si svdlgevano gÌi esami nelle poche scuole tmedie governative e pareggiate di cinquanta e più anni fa? Quanta dignità e serietà, anche sénza ispettori o c_ommissari estranei alla scuola! Io credo nella necessità deglÌ esami di licenza; ma penso che la presenza di due commissari, che dovrebbero essere esaminatori -ed ispettori ad un tem– po, con l'obbligo di riferire sia sugli esami ~he sul com– plesso dell'andamento generale della scudla, sarebbe suffi– ciente; l'importante e il difficile sarà di trovare, anche nel numero così ridotto, le persone adatte· a questo alto uffi– cio, per cui occorrono scienza, tatto ed equilibFio eccezio– nali. E proprio i migliori Maestri, che onorano le nostre Università, dovrebbero sentirsi ben lieti di incaricarsi - cqme nei passato - •di questa imll,ortante missione. ( , Il numero chiuso - Altro rimedio infallibile è il cosidetto nu:merus clausus (che in qualche altra nazione fu da tem– po .fentato), cioè la limitazione nei laureati (e chi sa per– chè propFio solo dei laureati?)'; e quindi di: coloro che si possono iscrivere tt1ellevarie facoltà universitarie. I medici, per esempio, si l,amentano di esser troppi, quaT,antamila (nep– pure uno per mille abitrnti), è domandano che si limiti il numero dei nuovi faureati. Essi probabilmente ragionano prendendo solo in considerazione le proprie condizioni eco– nomiahe ; la società invece dtlve ragionare pensando alla moltitudine <li malati non assistiti, o molto sommariamente assistiti. E ·così si può dire degli ingegneri, in un momento in cui ragionevolmente si l:lovrebbe pensare che vi dovrebbe essere lavoro per tutti. . . Accettando -il criterio ·del numero chiuso (che si do– vrebbe attuare anche ,per le scuole che preparano all'Uni– versità) si assisterebbe, non a una gara civile e nobile, ma, nelle odierne condizioni sociali, a una lotta in cui proba– bilmente -non i più deg111i sarebbero i vincitori. \ * * * I Scuola elementare effici.ente per tutti; scuola obbligato– ria postelementare unica; legislazione uguale per tutte le scuole, governative· o no, che sol.e siaaio riconosciute dallo Stato con parità di doveri e di diritti, per scolari e inse– gnanti; istituzione di tutti i tipi di scuola necessari ai bi– sogini, più che mai inderogabili, di risanamento e di rico– struzione morale e materiale del nostro Paese, sono i punti (4) Vedi l'opuscoi'o « Il problema della scuola~ già citato.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=