Critica Sociale - anno XL - n. 21 - 1 novembre 1948

CRITICA ·SOCIALE 483 base di ben fel'me idee preliminaTi potevano e pos– sono essere tratte tempestive ed utili conseguenze dalla. esperienza in atto in .vi'sta dello ,svolgimento avv.enire del fenomeno ,impedendo molti degli incon– venienti determinatori di una increscios·a situazione che .cosfa miliardi al ,paese, non risolve il pro<blemà ·del suo sfolla,mento, e, quel che è pe,ggio, ha alimen– tato e alimenta pericolose illusioni. Oggi noi conti,– nuiàmo a studiare e concludere .patti i]J.ternazionali che non rapresentano un vero e proprio sostanzi';de progresso nel ,modo ,di affrdntm;e la quèstione. Oggi. ci presentiamo in conferenze •internazionali assu– mendo ~mpegni pei quali sembra non vi sia da par- - 1te nostra sufficiente ponderazione, senza esattamente sapere ciò che sia ,possibile •chiedere a favore dei nostri lavoratori. In s@stam,:a •si vive alla giornata anche iil .questo campo nel quale si giocano le for– tunè dell'economia italiana. Cl'ea!'e gli égani adatti. La mancanza di una de.finita politica dell'emigra– zione va attribuita alla incerta s~tuazione generale in virtù. -della qua.Je. gH ,stessi organismi chiamati ad opera:re in cam,pf specifici non si sentono in grado di preparare seriamente i lineamenti tecnici della politica che i-n essi d'eve .essere svolta. Se, d'altra par– te, l'assenza ,di una politica dell'emigrazione è- ef, fetto della ac-cennata causa, non si può dire che i molteplici organi, che pure hanno il -compito -di agi– re nel campo considerato, costituiscano obiettiva– mente un insieme efficiente capace, non appen, par-_ ta dal centro un serio impulso, di ·dare soddisfacenti risultati. ' E' noto che mentre in passato il ,problema deiJla eemigrazione, per quanto· si riferiva alla attuaziot1e di una politica generale dell'emigrazione, er.a ogget– to dell'a"ttività del-Commissariato Generale, cioè di un organismo unitario, oggi il compito · di _portare agli emigranti. italiani il sussidio qi una direttiva e di una assistenza organi•ca e fattiva è attribuito ad organi facenti -cape, a due diversi uffici_: il Mini– stero deg];i Esteri e .jl Ministero del Lavoro, In ef- .fetti questi due ministeri si sono divisi, i compiti nel senso di riservare al primo tutte le ,pratiche di emigrazione -e tutte le .funzioni svolgentisi al -di là della frontiera nazionale, al sec@ndo lasciando quelle che trovano svolgimento ed attuaziot1e al di qua del•. .confine nazionale. Grosso modo si può dire che al primò compete la trattazione di accordi internazio– nali e la tutela -degli emigranti all'estero, al -secondo l'arruolamento dei iavoratori per l'estero, l'assistenza agli stessi sino all'uscita dal territorio nazionale. II problema dell'emigrazione è, come ognuno ben sa, un· problema estremamente.complesso nel quale van– no a combinarsi interessi e· fatti di svariatissima– natura, in cui gli aspe.tti di,plomàtici interferiscono con quelli economici e sindacali, 'in cui gli aspetti– sociali déll'assistenza si. -combfoano con quelli fi– nanziari relativi alle rimesse che costituiscono un ca,pitolo estremamente importante nella nostra bi– lancia. dei pagamenti. E' chiaro come difficile sia disgiungere o almeno distinguere l'un aspetto dall'~ltro, "per cui la divisio– ne territoriale di competenza tra il Ministero deg11 Esteri e il Ministero. del L'avoro•finisce molto spesso col diventare incerta. Si capisce che la conclusione di un trattato d'é.n:_iigrazione fra l'Italia ed un- paese straniero non possa essere affidata che ad elementi aventi po\ere di,plomatico; è dubbio ·_per altro che ciò debbà avvenire in sede preparatoria e di nego- 1!iazione, quando gli elementi t!lcnici prevalgono. Un trattat9 d'emigrazione _non nasce solo formal– mente, ma sulla· base di concrete informazioni eco-· nomiche, sind_acali e .sociali, sulla base di' valuta~ ziÒni tecnico-economiche che gli agenti diplomatici non sempre sanno raccogliere e discutere come sa– prebbero funzionari per preparazione e d_es_ti_nazione o Bianco legati agli sviluppi e allo studio dei problemi della occupazione operaia. Di qui il continuo palleggiar.si tra i due Ministeri di accuse e critiche, tra forze che, non trovando Ùn terr.Ìno comune sul quale ope• rar.e in armonico collegamento, ·operano disgiunte e quindi con scarso risultato. E' generalmente accettata l'idea di ritornare alla costituzione di un Commissariato Generale· per l'Emi– grazione che possa realmente divenire org;mo téc• nico di una intima collaborazione tra i due diversi rnini&teri, in sè· òp.portunamente assommandone le particolari competem:e, anche se, per quanto si at– tiene allo specifico campo diplomatico ,il Ministero degli Esteri non possa, p.er ovvie ragioni, abbando– nare quelle che sono le sue tipiche facoltà. In que– sto senso è stato presentato dal_ gruppo parlamen– tare del P.S.L.I. un progetto di legge che tra l'altro prescrive la formulazion.e, entro 6 mesi dalla sua approvazione, di 1in ·T.. U. dell'emigrazione. Secondo il progetto il C. G. sarebbe posto alle dipendenze della Presidenza dèl Consiglio. Condizioni, d'altronde, di fecondo lavoro del nuo– vo organismo sono: a) ch'esso non -divenga stru– mento di una polìtièa d'emigrazione svolta sotto il segno di una bandiera 1pGlitica ed ideologica; b) che esso realmente assommi f compiti attualmente di– ·visi tra organismi d'iversi e non si ponga come terzo ad aumentare la confusione invece che a potenziare i ser.vjzi d'emigrazione; La ricostituzione di un Commissariato Generale . aYrà an(\he ìl vantaggio- di facilitare le intese fra l'Italia e l,e altre nazioni appunto perchè queste potranno trovare in un unico organismo. opportuna– mente e compiuta,mente attrezzato ·un- fermo punto di riferimento . dei propri particolari problemi -ri– spetto alla importazione di mano d'opera italiana. La maii-canza di un organismo capace di sintetizza– re esigenze diverse e di tradurle in orientamenti ed ordÌ)li lineari per gli organf périferici,. si fa sentire ora anche aglf effetti del funzionamento di tali or– gal\i periferici per l'arruolamento e la selezione. de– gli errìigrandi. L'arruolamento degli emigrandi è 'la– sciato agli Uffici· regionali e provinciali del Lavoro, dai quali le Camere Confederali del Lavoro ricevono disposizioni e richieste per occuparsi del recluta- mento diretto tra i lavoratori. · · Purtrop,po gli Uffici provinciali e .regionali del La- . voro sono scarsamente efficienti, cosi come gli uffici sindacali periferici; le Camere Confederali, sono in complesso ben lontani da· una organizzazione sode disfacente. Il punto più delicato su cui si indirizzano molte critiche riguarda la garanzia di rapidità e di equità nell'arruolamento dei lavoratori per l'estero. Troppe voci, ben fondate purtroppo, -circolano, di favoritismi, spesso lautamente pagati, perchè in· ar– gomento non si abbia a desiderare una compiuta indagine illuminatrice. · A proposito della funzioae di organismi sindacali nel cam·po dell'emigrazione converrà rilevare come la Confederazione Generale Italiana del Lavoro ri- · vendichi in materia per sè ogni ·e qualsivoglia fun– zione per quanto rigua1,da l'arruolamento, l'assisten– za agli emigrandi ·e la stipulazione dei patti inter– nazionali. Non sembra però che la Confederazione Generale Italiana del Lavoro abbia attualmente strut– tura adeguata al compito che vorrebbe arrogarsi. Ad ogni modo, anche indipendentemente da questa con- • sid.erazione tecnica, che ,potrebbe avere valore con– tih:gente, v'è. da •dom;p1,darsi se un organismo sin– dacale, in special modo e.o! carattere sostanzialmen– te politico. che ha assunto in Italia, nonosl:?nte là cQ,nclamata .autonomia della organizzazione econo– mica dei lavoratori da ogni· movimento legato a parti, sia l'organo più adatto ad operare in una sferii nella qm;1le, come abbiamo già. visto, si .intrecciano · rapporti ed elefnenti · tali c;he soltanto i governi,

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